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INFRASTRUTTURE VERDI

Aumentare la resilienza dei territori, combattere il cambiamento climatico

green roofs

Le infrastrutture verdi sono uno strumento di comprovata efficacia per ottenere benefici ecologici, economici e sociali ricorrendo a soluzioni naturali. Ciò ci aiuta a capire il valore dei benefici che la natura offre alla società umana e a mobilitare gli investimenti necessari per sostenerli e consolidarli. Questo approccio spesso consente inoltre di abbandonare la realizzazione di infrastrutture costose a favore di soluzioni più economiche e più durature che si basano sulla natura e che in molti casi creano opportunità di lavoro a livello locale. Le infrastrutture verdi si basano sul principio che l’esigenza di proteggere e migliorare la natura e  i processi naturali, nonché i molteplici benefici che la società umana può trarvi, sia consapevolmente integrata nella pianificazione e nello sviluppo territoriali. Rispetto alle  infrastrutture tradizionali (dette anche infrastrutture grigie), concepite con un unico scopo, le infrastrutture verdi presentano molteplici vantaggi. Non si tratta di una soluzione che limita lo sviluppo territoriale, ma che favorisce le soluzioni basate sulla natura se costituiscono l’opzione migliore. A volte può rappresentare un’alternativa o una componente complementare rispetto alle tradizionali soluzioni “grigie”.

Assumeremo come definizione quella data dalla commissione europea nel maggio del 2113: "Infrastrutture verdi: una rete di aree naturali e seminaturali pianificata a livello strategico con altri elementi ambientali, progettata e gestita in maniera da fornire un ampio spettro di servizi ecosistemici. Ne fanno parte gli spazi verdi (o blu, nel caso degli ecosistemi acquatici) e altri elementi fisici in aree sulla terraferma (incluse le aree costiere) e marine. Sulla terraferma, le infrastrutture verdi sono presenti in un contesto rurale e urbano".

da Infrastrutture verdi – Rafforzare il capitale naturale in Europa; (> scarica la Comunicazione)

La Conferenza nazionale "La Natura dell'Italia"

La tematica delle infrastrutture verdi viene inserita dal Ministero dell'Ambiente nel quadro della sua conferenza nazionale, tradizionalmente dedicata alla biodiversità e alle aree naturali protette. L'edizione del 2013, per iniziativa del Ministro, viene dedicata alle interdipendenze tra le tematiche tradizionali e la nuova visione della green economy ed alle prospettive di rilancio dell'occupazione (> vai al sito dedicato del Ministero dell'Ambiente). Alla Fondazione per lo sviluppo sostenibile viene chiesto di curare il tema delle infrastrutture verdi nel quadro della green economy.

A questo fine la Fondazione crea una prima occasione d'incontro tra gli esperti a Milano nel settembre del 2013 e quindi cura una delle quattro sessioni della Conferenza nazionale in dicembre (> I materiali del Convegno di Milano sono raccolti tra i documenti della Fondazione alla data 03/10/2013).

La Fondazione dà quindi attuazione ad una delle quattro sessioni della Conferenza Nazionale dell'11 dicembre 2013, dedicata a infrastrutture verdi, servizi ecosistemici e green economy che mette capo ad un lungo processo di consultazione con la partecipazione dei maggiori esperti italiani, di amministratori locali,  di gestori di progetti di infrastrutture verdi e di associazioni ambientaliste. Come temi chiave della sessione vengono scelti le infrastrutture verdi in agricoltura e nelle smart city. Viene costituito un gruppo di lavoro  per gestire il processo partecipativo. L'impegno assunto dalla Fondazione è quello di pubblicare tutti i contributi pervenuti alla Conferenza a qualsiasi titolo. Di seguito vengono pertanto pubblicati e/o referenziati tutti i documenti e i contributi prodotti nel seguente ordine:

Documento conclusivo della Conferenza a cura di Edo Ronchi (> vai al documento), anche in lingua inglese (> read)

Il documento di convocazione della sessione Infrastrutture verdi della Conferenza Nazionale a cura del Gruppo di lavoro (> vai al documento)

Il documento che raccoglie estesamente i contributi del processo partecipativo a cura di Toni Federico (> vai alla presentazione)

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Le infrastrutture verdi e i servizi ecosistemici in Italia come strumento per le politiche ambientali e la green economy

Documento finale di sintesi e proposte a cura di Edo Ronchi

La  sessione tematica della Conferenza di Roma “La Natura dell’Italia” dell’11 e 12 dicembre 2013 (> vedi il Programma) - preparata con un processo partecipativo documentato in un Rapporto collegato (> vai alla presentazione) -  è stata dedicata ai temi della conservazione e della valorizzazione del capitale naturale e dei servizi ecosistemici attuate con lo sviluppo di infrastrutture verdi, considerate un fattore rilevante e qualificante di una green economy.

Lo sviluppo delle infrastrutture verdi è stato approfondito per  due ambiti strategici: le aree agricole e le aree urbane. Lo sviluppo delle infrastrutture verdi nelle aree agricole è connesso sia con gli indirizzi  della nuova Politica Agricola Comunitaria (PAC) - che punta a valorizzarne la multifunzionalità -  sia con la crescente necessità  di tutela dei servizi ecosistemici forniti dalle aree agricole a difesa  del territorio dal dissesto idrogeologico e della biodiversità. Lo sviluppo delle infrastrutture verdi può essere un fattore importante  per migliorare e riqualificare le città  ed anche uno strumento di adattamento e di mitigazione  dei cambiamenti climatici . Lo sviluppo delle infrastrutture verdi in Italia può contare su condizioni di favorevoli prodotte con l’ampio e consistente lavoro  già fatto sulle reti ecologiche - comprensive di parchi e altre  aree  naturali protette  fra le più numerose e di migliore qualità d’Europa – nonché dell’iniziativa  sviluppata da molte Regioni, Province e Comuni per tutelare gli assetti dei rispettivi territori. Di contro, tuttavia, in Italia sussistono anche estese criticità  ambientali, rese più acute dalla crisi climatica e da estesi e allarmanti fenomeni di dissesto idogeologico, di frane e di alluvioni che sollecitano un rafforzamento e un miglioramento delle nostre   infrastrutture verdi.

 Il quadro di riferimento: infrastrutture verdi, servizi ecosistemici e green economy

Il crescente interesse europeo per le infrastrutture verdi è motivato dalla ormai riconosciuta importanza di pianificare, programmare,realizzare reti connesse di aree naturali, ma anche seminaturali (aree per esempio agricole o periurbane), per assicurare, mantenere e sviluppare  una serie di servizi ecosistemici.  Tali servizi, forniti dalla natura, sono di vari tipi:  di approvvigionamento (cibo, acqua, legname ecc.), di regolazione (del clima, del ciclo delle acque, delle precipitazioni ecc), di supporto (la fotosintesi, la formazione del suolo, la depurazione dell’aria e delle acque ecc.), di benessere (di attività culturali, educative, ricreative ecc.). Crescenti e insostenibili pressioni antropiche – inquinamento, prelievi, consumo di suolo - stanno intaccando e riducendo i servizi ecosistemici, depauperando la biodi-versità, compromettendo la resilienza. Progettare e realizzare infrastrutture verdi si rende necessario sia per fermarne il degrado, sia per sviluppare e valorizzare i servizi ecosistemici.

In questa loro duplice funzione, le infrastrutture verdi assumono un ruolo strategico per una green economy che punta  su un’elevata qualità ecologica e sulla ricostituzione e valorizzazione del capitale naturale,  basi indispensabili per il benessere e per un durevole sviluppo economico. Nella definizione originaria dell’UNEP la green economy, infatti, persegue benessere e maggiore equità, riducendo i rischi e i costi derivanti dal degrado ambientale e dalla scarsità delle risorse. Sulle infrastrutture verdi la Comunità europea sta predisponendo una strategia per creare nuovi collegamenti tra le aree naturali esistenti e favorire il miglioramento della qualità e delle funzionalità ecologiche del territorio. La realizzazione di infrastrutture verdi promuove un approccio integrato alla gestione del territorio, con  effetti positivi anche dal punto di vista economico: sia per la prevenzione, la riduzione dei danni  e delle spese di riparazione derivanti dai dissesti idrogeologici e ambientali, sia  per le attività  e gli investimenti che sono in grado di attivare, rafforzare e assicurare nel tempo. Gli investimenti per la pianificazione, la conservazione, la manutenzione, il recupero, il miglioramento, il completamento e la   creazione  di infrastrutture verdi, producono risultati e ritorni anche economici nel tempo e sono in grado di generare nuove opportunità di lavoro.

Le infrastrutture verdi forniscono servizi che non hanno solo un valore ambientale: servizi che possono essere, a volte,  alternativi ( si pensi a opere di prevenzione di frane e alluvioni), a volte complementari,  più efficaci e meno impattanti, di quelli forniti dalle tradizionali infrastrutture  grigie, realizzate in cemento e altri materiali inerti. Lo sviluppo delle infrastrutture verdi - come ben indicato dalla strategia UE 2020 per la tutela della biodiversità – ha altresì un ruolo importante per il ripristino degli ecosistemi degradati, per proteggere il nostro capitale naturale: fattore trainante nel percorso di  sviluppo di una green economy in grado di assicurare una crescita  intelligente, sostenibile e durevole.  Va anche meglio sviluppato l’impiego di infrastrutture verdi nella bonifica dei siti contaminati che, in diversi casi, potrebbero  assicurare migliore efficacia e sostenibilità economica degli interventi. Fra gli obbiettivi della programmazione dei fondi strutturali europei 2014-2020 troviamo esplicitamente individuato il ruolo strategico delle  infrastrutture verdi  nella tutela dell'ambiente e  delle risorse. Il Fondo di coesione e il Fondo europeo di sviluppo regionale, infine, promuovono le infrastrutture verdi come  mezzo per la protezione e il ripristino della biodiversità.

Il quadro delle proposte emerse dalla Conferenza sulle infrastrutture verdi

  • Elaborare linee di indirizzo per una pianificazione urbana finalizzata al mantenimento, al recupero e all’aumento del verde pubblico e della permeabilità dei suoli e per regolamenti edilizi che promuovano il verde privato negli edifici e negli spazi pertinenziali.

  • Elaborare e diffondere toolbox per gli operatori e le imprese per la progettazione di infrastrutture verdi e per la valutazione dei vantaggi associati.

  • Fermare il consumo dei suoli non urbanizzati, anche mediante le cinture verdi (green belt).

  • Riorganizzare e rinaturalizzare, ove possibile, i reticoli idrografici urbani.

  • Potenziare le connessioni tra il verde urbano, periurbano e extraurbano.

  • Realizzare programmi urbani di misure di adattamento alla crisi climatica basati sulle infrastrutture verdi ed evolvere da una concezione del verde ornamentale ad un verde polifunzionale.

  • Favorire nelle aree industriali politiche aziendali che migliorano la qualità ecofunzionale dei siti.

  • Promuovere il Green Infrastructures Public Procurement (GIPP), per estendere nelle gare d’appalto pubbliche, che comportano modificazioni rilevanti dell’assetto del territorio, l’utilizzo di infrastrutture verdi con soluzioni innovative.

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Il documento del Gruppo di lavoro per introdurre la discussione della Conferenza sulle infrastrutture verdi

a cura di Toni Federico, Rosalinda Brucculeri, Adele Prosperoni e Roberto Morabito

Componenti del GdL: Andrea Agapito Ludovici, Giuseppe Bortone, Rosalinda Brucculeri, Enrico Cancila, Claudio Massimo Cesaretti, Giulio Conte, Livio De Santoli, Damiano Di Simine, Marco Frey, Valeria Gentili, Stefano Leoni, Sergio Malcevschi, Fausto Manes, Giorgio Matteucci,  Roberto Morabito,  Adele Prosperoni,  Riccardo Santolini

 

Le infrastrutture verdi (IV) sono reti di aree naturali e seminaturali pianificate a livello strategico con altri elementi ambientali, progettate e gestite in maniera da fornire un ampio spettro di servizi ecosistemici (EU). I servizi ecosistemici (SE) sono costituiti dai flussi di materia, energia e informazione provenienti dagli stock del capitale naturale, che si combinano con i servizi dei manufatti antropogenici per generare benessere e qualità della vita (Costanza). La green economy (GE) è incentrata sul recupero e la valorizzazione degli stock di capitale naturale e dei servizi ecosistemici nella direzione dello sviluppo sostenibile. Nella definizione originaria dell’UNEP la green economy persegue il benessere e l’equità riducendo significativamente i rischi derivanti dal degrado ambientale e dalla scarsità delle risorse. La green economy reca un portafoglio di investimenti in favore della conservazione inclusiva degli stock del benessere (Stern, Stiglitz), della natura e dei capitali umano e sociale. Ecosistemi naturali sani e resilienti sono necessari a lungo termine per la società e l’economia e sono determinanti la qualità della vita. Il percorso dell’economia verde in questa fase di transizione passa attraverso una valutazione corretta del ruolo e del valore della natura e dei servizi che essa fornisce per la vita. GE e IV sono strategie e strumenti multifunzionali che ridisegnano i rapporti tra aree protette, zone rurali e forestali ed aree urbane. Senza soluzione di continuità la rete ecosistemica delle IV penetra l’intero territorio creando continuità, funzionalità ed eliminando barriere e sprechi. La natura, non più oggetto di consumo e di sola fruizione estetica, recupera il ruolo di fornitore di risorse vitali e di equilibratore della stabilità e della sostenibilità globali.

Gli investimenti nelle IV sono generalmente caratterizzati da un elevato livello di rendimento nel tempo, forniscono nuove opportunità di lavoro, e sono spesso una alternativa vantaggiosa assai più che complementare alle infrastrutture grigie e all’uso intensivo dei terreni. Le IV servono al contempo gli interessi e persone e della natura. L’adozione delle IV è un passo fondamentale della strategia UE 2020 sulla biodiversità che prevede che, entro quella data, gli ecosistemi e i loro servizi siano mantenuti e rafforzati mediante la infrastrutturazione verde e il ripristino di almeno il 15% degli ecosistemi degradati. Fare fronte all’incapacità di proteggere il nostro capitale naturale e dare il giusto valore ai servizi ecosistemici sono tra gli elementi trainanti nel percorso verso una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Anche la programmazione dei fondi strutturali europei 2014-2020 indica, come priorità di investimento, Proteggere la biodiversità, i suoli e promuovere i servizi per gli ecosistemi, compreso Natura 2000 e le infrastrutture verdi. Per quanto riguarda l’ambiente marino, le IV possono aiutare a mettere in pratica le strategie in materia di pianificazione dello spazio marittimo e la gestione integrata e sostenibile delle zone costiere e delle barriere coralline.

Molti sono i progetti di IV in avanzato stato di realizzazione nel mondo. È il caso delle Green Belts inglesi, dell’Anella verda di Barcellona o del Territorial Planning nell’area metropolitana di Lisbona, oltre a numerosi progetti di infrastrutture verdi urbane negli Stati Uniti, colpiti da fenomeni climatici senza precedenti.

Le infrastrutture verdi in Italia

Una politica di sviluppo e di investimenti su larga scala pubblici e privati in infrastrutture verdi, può apportare grande beneficio alle criticità ambientali ed economico-sociali, particolarmente gravi in Italia per la crisi climatica, per la scarsità delle risorse energetiche e materiali, per i cicli dell’acqua e dei rifiuti, il consumo dei suoli e il dissesto idrogeologico. I grandi fattori di rischio per l’ecosistema, tra cui l’accresciuta frequenza ed intensità degli eventi estremi causata dai cambiamenti climatici in atto, ci obbligano a riconsiderare, in un quadro a volte drammatico, i modelli finora adottati, indirizzandoci verso lo sviluppo delle IV e la rinaturalizzazione delle città e del territorio. Le IV sono probabilmente lo strumento più promettente per sviluppare nuove necessarie strategie in favore della biodiversità e per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Le IV hanno la capacità di rendere il territorio più resiliente: se ben disegnate, possono mitigare gli effetti delle alluvioni e contenere i crescenti fenomeni di siccità. Migliorano la qualità delle acque e dell’aria e favoriscono efficacemente la tutela del suolo e il contrasto del dissesto idrogeologico.

La variante blu delle infrastrutture verdi, riguarda sia le acque interne che gli ambiti marini. Lungo le aste fluviali, oltre a svolgere un ruolo di corridoio ecologico migliorando l’integrità dell’ecosistema, esse possono essere progettate per la rinaturalizzazione di aree da destinare alla laminazione delle piene e per il ripristino di zone umide perifluviali e, all’interno delle città, per svolgere un prezioso ruolo regolatore delle isole di calore urbane. Nell’ambiente marino, ad esempio, le praterie a Posidonia oceanica presentano molteplici ruoli: tutelano la biodiversità in quanto zone di nursery, contrastano l’erosione costiera, sono importanti per la regolazione dell’ossigeno, per lo stoccaggio del carbonio e per la cattura della CO2, anche decine di volte più veloce rispetto alla vegetazione terrestre.

Un punto di forza del nostro paese è l’ampio e consistente lavoro sulle reti ecologiche - comprensive delle Aree Protette e della Rete Natura 2000 che costituiscono una grande IV sul territorio - delle quali si è dotata la quasi totalità delle Province, molte Regioni e un discreto numero di Comuni; citiamo la Regione Umbria, la Regione Lombardia e la Regione dell’Emilia Romagna dove la Rete Ecologia Regionale (RER) è stata dichiarata dal Piano Territoriale Regionale (PTR) infrastruttura prioritaria. Merita citazione il Programma appena  approvato delle compensazioni del valore ecologico per Expo 2015 con soluzioni tecniche ed istituzionali innovative, anche in termini di servizi ecosistemici e dei relativi parametri economici. Di contro sussistono estese criticità per la mancata o insufficiente applicazione della normativa nazionale, come la mancata istituzione dei distretti idrografici,  comunitaria,  e dei piani, come i Piani di assetto idrogeologico (PAI), che già contengono indirizzi precisi per favorire le IV (es. la direttiva tecnica per la definizione degli interventi di rinaturazione dell'Autorità di bacino del fiume Po). Fra le criticità anche la mancata definizione di una normativa integrativa e specifica e il ritardo nell’introduzione della fiscalità ecologica in un quadro rinnovato di riforma fiscale. Le opportunità offerte dal Fondo di coesione e dal FESR rischiano di essere perdute se non si prevedono azioni appropriate di programmazione. Nel nostro Paese, infatti, le IV sono ancora poche e comunque non sono inserite in una logica di sistema, indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi.

Infrastrutture verdi per lo sviluppo della qualità rurale ed ecologica in agricoltura

L’agricoltura utilizza essenzialmente risorse naturali (suolo, acqua, energia solare) e servizi ecosistemici (fertilità, fotosintesi, impollinazione, controllo biologico dei parassiti, ciclo dei nutrienti, servizi idrologici). L’agricoltura pertanto  interagisce profondamente con la natura ed è un fattore determinante per l’economia. Gli agroecosistemi producono a loro volta una serie di servizi ecosistemici, come la regolazione del suolo e delle acque, il sequestro del carbonio e i servizi culturali. Talune perduranti pratiche agricole, condotte con criteri non sostenibili e secondo modelli produttivi di tipo intensivo, possono essere cause di impoverimento della qualità ambientale per la perdita di biodiversità, per la riduzione della fertilità e il possibile emergere di problemi di erosione dei suoli e, non ultimo, per i fenomeni di inquinamento del terreno e delle acque dovuti all’impiego non controllato di fertilizzanti e di fitofarmaci di sintesi chimica. Qualora esercitata con criteri ecologici l’agricoltura consente, per contro, di conservare e valorizzare i servizi della natura e la sopravvivenza di molte specie vegetali e animali minacciate. Permane comunque la sua sostanziale dipendenza dai servizi ecosistemici forniti dal medesimo territorio e dai medesimi spazi di cui essa si serve. I frutti di un’agricoltura condotta secondo gli orientamenti della green economy non solo possono contribuire alla conservazione del capitale naturale e della biodiversità, ma anche ad incarnare i tratti peculiari della natura dell’Italia in grado di competere davvero sugli scenari internazionali mediante la produzione di alimenti di qualità ecologica, controllata e basata su produzioni che riassumano le peculiarità locali e quindi, ad es., non derivanti da organismi geneticamente modificati. In tal senso la promozione e la diffusione di modelli di produzione e consumo basati sulla filiera corta, ove tutti gli attori istituzionali coinvolti nel processo (lo Stato, in tutte le sue componenti salute, agricoltura e ambiente, ma anche lo sviluppo economico e soprattutto le Regioni) intendano davvero valorizzare le autentiche risorse e la biodiversità dei territori, assumendo così un asset importante su cui investire per il rilancio del Paese

La GE comporta inoltre una più estesa infrastrutturazione verde dell’agricoltura e la sua piena integrazione nelle reti di protezione della natura e della biodiversità. L’Italia ha orientato da tempo le scelte produttive verso la qualità legata alle peculiarità e alle vocazioni del territorio. La nuova Politica Agricola Comunitaria (PAC) rafforza questo orientamento e rappresenta un’opportunità eccezionale per le IV: promuove una agricoltura multifunzionale, sostenibile e competitiva e ne valorizza l’utilità sociale ed ambientale. Il greening applicato anche al primo pilastro della PAC rende inevitabile l’assunzione di obiettivi di multifunzionalità  e di ottimizzazione dei servizi ecosistemici. Qualità, tipicità, multifunzionalità, presidio e manutenzione del territorio, sicurezza alimentare sono le parole chiave delle attività agricole di qualità ecologica che hanno già prodotto rilevanti risultati in termini di valore aggiunto, di occupazione e di competitività.

Nell'ambito delle strategie di mitigazione dei cambiamenti climatici, l'agricoltura contribuisce alla riduzione delle emissioni di gas serra e alla conservazione dei servizi ecosistemici. Attraverso le IV in agricoltura, con un approccio integrato ed un’attenta pianificazione strategica, è possibile migliorare la connessione tra le aree naturali esistenti, contrastarne la frammentazione, assicurare la difesa idrogeologica, conservare e migliorare la fertilità del suolo, individuare zone multifunzionali, dove sono privilegiati usi del suolo ed attività favorevoli allo sviluppo di ecosistemi sani. Le IV consentono di contrastare il fenomeno della perdita di terreni agricoli che mette a rischio la biodiversità e compromette la produzione alimentare.

Le IV rurali sono strumenti per affrontare questioni decisive per lo sviluppo e l’ambiente: l’abbandono delle terre, l’occupazione, il turismo, l’accoglienza, la protezione delle zone umide, delle pianure e del patrimonio forestale, dei campi e dei paesaggi tradizionali. Le infrastrutture verdi agricole utilizzano le caratteristiche del paesaggio agrario e gli ordinamenti colturali  nella gestione del territorio e delle acque in aree estese. Con le infrastrutture verdi ricevono ulteriore impulso le potenzialità endogene dei territori rurali e delle comunità che in essi vivono e si liberano le energie delle imprese agricole, si valorizza la multifunzionalità e si allarga l’offerta occupazionale.

Infrastrutture verdi nelle aree urbane

Le città sono ecosistemi densi di presenza umana, ricchi di conoscenza e innovazione, che accolgono più del 50% della popolazione mondiale e circa il 70% degli italiani. Nelle città il conflitto tra artificialità e naturalità è massimo ed è causa di perdita di biodiversità, di qualità dei servizi ecosistemici e di resilienza.

Un Green New Deal, un nuovo patto per affrontare le crisi in atto puntando sulla green economy per uno sviluppo sostenibile, non può che partire proprio dalle città, affrontando da subito le questioni chiave di policy per integrare nella pianificazione e nelle scelte i servizi ecosistemici, facendo delle IV e dell’eco-innovazione il fulcro di una trasformazione urbana intelligente e sostenibile. Accanto ai parchi e alle aree protette con funzione di conservazione della biodiversità, assumono particolare importanza le IV urbane progettate per svolgere specifici servizi, come l’assorbimento della CO2 e degli inquinanti atmosferici, la termoregolazione per ridurre le isole di calore, la laminazione delle acque meteoriche (anche finalizzata al riuso) e più in generale il miglioramento della risposta idrologica dei suoli, la depurazione delle acque e la produzione di alimenti e materie prime. Esempi di IV urbane sono gli spazi verdi e le zone umide multifunzionali, i tetti e le pareti verdi, le aree agricole e le foreste urbane, le vie ciclabili e navigabili con funzioni anche ambientali e i SUDS (Sustainable Urban Drainage Systems) come le coperture permeabili, le trincee drenanti, ecc.). Il suolo non edificato è un ecosistema di valore ambientale strategico ed è una risorsa scarsa economico-sociale. Pertanto lo sprawling urbano deve essere fermato, puntando al consumo di suolo zero mediante la bonifica e riqualificazione delle aree degradate e la rigenerazione del patrimonio edilizio con le tecnologie del risparmio e del riutilizzo di risorse quali energia, acqua e rifiuti e con le IV come il verde pensile e i muri verdi energeticamente sostenibili, le alberature stradali, i parchi e le foreste urbane, in grado di contribuire all’isolamento termico degli edifici e di contrastare i fenomeni alluvionali. La agricoltura periurbana e di frangia può entrare nel tessuto urbano con gli orti urbani usati anche con finalità alimentari e produzioni di alta qualità ecologica in filiera corta, in cui i parchi urbani possono assumere un ruolo plurifunzionale di eccellenza. Va perseguita la continuità tra le IV urbane e rurali mediante la realizzazione di cinture verdi che possono costituire un supporto alla cattura della CO2 e al raffrescamento, alla delimitazione delle città con riduzione della espansione urbana. La infrastrutturazione verde delle nostre città va sviluppata senza concessioni alla commercializzazione del verde pubblico come standard urbanistico e affermando il ruolo del Piano del verde come elemento del Piano strategico e strutturale di una città. L’uso esteso delle IV, oltre a migliorare la qualità ecologica e sociale delle aree urbane, è in grado anche di generare incrementi netti nei valori del capitale costruito e di attrarre investimenti. 

Il Piano Infrastrutture verdi di New York, che citiamo a titolo di esempio, mira a ridurre i costi della depurazione delle acque di 2,4 Mld$ in 20 anni e a far risparmiare 7,5 miliardi di litri di combustibile entro il 2030 per un valore di 1,5 Mld$. Il piano stima un risparmio di 23.000 $/a in energia, emissioni e qualità dell'aria e un aumento di 11.600 $ dei valori immobiliari per ogni ettaro aggiuntivo di IV urbane.  

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Il processo partecipativo della Conferenza sulle infrastrutture verdi

Contiene o referenzia tutti gli interventi e i contributi dalla Conferenza di Milano alla conclusione dei lavori

Raccolto in volume da Toni Federico (> Scarica il pdf)

La  sessione tematica della Conferenza di Roma “La Natura dell’Italia” dell’11 e 12 dicembre 2013, di cui al titolo di questo Rapporto, è stata preparata come un processo comunicativo e largamente partecipativo, con lo scopo di allargare la conoscenza dei delicati temi della conservazione del capitale naturale e di promuovere le azioni che la green economy è chiamata a svolgere per preservare le risorse naturali e i servizi ecosistemici  con l’ausilio del nuovo strumento delle infrastrutture verdi. La sessione si è data due ambiti strategici di discussione e proposta per la green economy che sono l’agricoltura e la città. La prima è oggetto di importanti trasformazioni guidate in Italia dalla nuova Politica Agricola Comunitaria (PAC) improntata non più solo all’originaria salvaguardia della risorsa agroalimentare, ma ora esplicitamente allo sviluppo sostenibile attraverso la multifunzionalità e la condizionalità del finanziamento diretto agli operatori alla difesa dell’ambiente, del territorio e della biodiversità. Il tema delle città, complementare al precedente, porta in primo piano il ruolo delle città intelligenti e sostenibili (le smart city) nella mitigazione e nell’adattamento ai cambiamenti climatici, una tematica divenuta centrale negli ultimi anni per i paesi anglosassoni, così come nel contenimento dei consumi energetici, nel risparmio di acqua e risorse naturali e nel disegno di una mobilità dolce e sostenibile, capace con l’ausilio delle infrastrutture verdi di restituire continuità alle reti naturali e dare un contributo crescente alla protezione della biodiversità.

Questo Rapporto è stato sviluppata sulla base del documento preparatorio della sessione (> vai al documento), distribuito per favorire la discussione, la partecipazione e la formulazione delle proposte. La Conferenza si è svolta nell’ampio quadro dell’iniziativa del Ministero dell’Ambiente,che si è conclusa con l’evento finale di dicembre a Roma, dopo attività preparatorie durate mesi su tutto il territorio nazionale.

Ci preme osservare che la sessione 2013 degli Stati generali della Green Economy, tenuta il 6-7 novembre ad Ecomondo a  Rimini, ha introdotto tra i suoi profili programmatici la tematica dei servizi ecosistemici, costituendo un importante riferimento per questa Conferenza. Inoltre la Fondazione per lo sviluppo sostenibile ha organizzato a Milano, il 3 Ottobre, una Conferenza preparatoria a carattere scientifico “Infrastrutture verdi e capitale naturale nel quadro dell’attenuazione e dell’adattamento ai cambiamenti climatici“ (> Consulta i materiali), per consolidare le basi della conoscenza scientifica su queste direttrici strategiche e programmatiche che con la strategia per la conservazione della biodiversità definiscono le finalità della Conferenza.

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Comitato Scientifico della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile

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