Stati generali
della Green economy
Ecomondo key Energy - Rimini, 7-8 novembre 2012
Promossi dal Ministero dell’Ambiente e da un Comitato organizzatore formato
da 39 organizzazioni di imprese con rilevante valenza ambientale (>
vedi lista
del Comitato)
Gli Stati generali della
Green economy sono stati organizzati e convocati per contribuire alla
elaborazione della strategia nazionale ed europea dopo la Conferenza delle
Nazioni Unite di Rio+20. Otto gruppi di lavoro e numerosi incontri tematici,
con la partecipazione di 2000 esperti, hanno consentito di mettere a punto
la proposta di
“Un
programma di sviluppo della green economy per contribuire a far uscire
l’Italia dalla crisi”
La proposta riguarda in particolare le
otto tematiche strategiche per lo sviluppo della green economy in Italia:
l’ecoinnovazione, l’efficienza e il risparmio energetico, le fonti
energetiche rinnovabili, il riciclo dei rifiuti e i materiali rinnovabili,
la mobilità sostenibile, le filiere agricole di qualità ecologica, i servizi
ambientali, gli strumenti economici.
Notizie e materiali sono reperibili sul sito degli Stati Generali (>
vai al sito)
Dopo gli Stati generali
Conclusi gli Stati Generali della Green economy, è tempo di bilanci
ma anche di riflessioni per elaborare i prossimi passaggi. La discussione,
comunque, non può non partire dalla soddisfazione per la riuscita di questa
iniziativa: a Rimini sono stati oltre 1.500 gli iscritti, circa 40 i
relatori e sono intervenuti due ministri, dell’Ambiente e dello Sviluppo
economico (>
video,
foto e
rassegna stampa). Quale
riconoscimento del lavoro svolto e dell’importanza dell’iniziativa è
arrivato il
messaggio del Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano.
Oltre
1.000 esperti hanno contribuito al lavoro sugli otto settori strategici, dai
quali sono nate le 70 proposte. è
su queste basi, in occasione dei due giorni dedicati alla green economy, che
si è svolto il confronto fra esponenti dei diversi livelli istituzionali, i
rappresentanti dell’Ocse e dell’Unep, delle imprese e dei sindacati, del
mondo politico e parlamentare, delle associazioni ambientaliste. Il
Commissario europeo per l’ambiente Janez Potocnik ha inviato un video
video messaggio.
Realizzare queste proposte non sarà un percorso né breve né semplice, ma
dobbiamo essere consapevoli di aver contribuito a tracciarlo e che ora siamo
fra coloro che dovranno impegnarsi per cercare di realizzarlo. Il frutto di
questo inedito e partecipato incontro, aperto dal ministro dell’Ambiente
Corrado Clini e chiuso dal ministro dello Sviluppo economico Corrado
Passera, è l’indicazione di una roadmap verso la sostenibilità, a
conferma che la nuova economia verde è oggi il settore più innovativo capace
di creare occupazione, contrastare la recessione e proiettarsi sui mercati
internazionali. L’unico credibile, oggi, per affrontare insieme la crisi
economica e la crisi ambientale.
Gli
Stati Generali hanno chiuso solo una fase del percorso avviata a marzo
di quest’anno da un vasto processo partecipativo, promosso dal ministero
dell’Ambiente e da 39 organizzazioni di imprese green, che ha
inizialmente coinvolto circa 300 esperti impegnati in 8 gruppi di lavoro su
altrettanti settori considerati strategici per lo sviluppo della Green
economy: mobilità sostenibile; efficienza e risparmio energetico;
eco-efficienza, rinnovabilità dei materiali e del riciclo dei rifiuti;
eco-innovazione; servizi ambientali; fonti energetiche rinnovabili; filiere
agricole di qualità ecologica; finanza e credito sostenibile per la Green
economy: sui
documenti elaborati su questi temi
si sono confrontati e hanno dato i loro contributi, complessivamente, oltre
1.000 tra esperti, tecnici e rappresentanti della società civile in
altrettante assemblee nazionali tematiche, svolte fra luglio e settembre.
è da questo processo che sono
nati il Programma per lo sviluppo di una economia verde e le 70 proposte per
far uscire l’Italia dalla crisi.
A
sostegno di questo lavoro ne è stato affiancato un altro, per fotografare lo
stato dell’arte dell’economia verde in Italia. Si tratta del Rapporto “Green
economy per uscire dalle due crisi”, realizzato dalla Fondazione per lo
Sviluppo Sostenibile in collaborazione con l’Enea, che passa in rassegna i
settori strategici per una conversione ecologica dell’economia.
TORNA SU
I settanta punti programmatici degli Stati generali della Green economy
Queste 70 proposte, approvate definitivamente dal Comitato organizzatore nella riunione del
23 dicembre 2012, estratte dai documenti elaborati dagli 8 gruppi di lavoro
tematici, concludono il confronto e il dibattito con tutti gli
interlocutori degli Stati Generali. Il testo completo è disponibile per la lettura (>
leggi le 70 proposte).
F
Read
the titles of the 70 proposals:
"70 Proposals for the Development of a Green Economy to overcome the Italian
Crisis"
Qui di seguito presentiamo una breve sintesi delle otto sezioni in cui si articolano
le 70 proposte.
MISURE. La Green economy può costituire una via per affrontare in
Italia la recessione economica e avviare una nuova fase di sviluppo per la
quale occorre diffondere la nuova visione della Green economy tra le
imprese, le amministrazioni e i cittadini favorendone lo sviluppo attraverso
il rilancio del credito, degli investimenti orientati alla sostenibilità ed
alla piena e buona occupazione, nuove politiche fiscali ed una aumentata
consapevolezza dei consumatori.
INNOVAZIONE. L’ecoinnovazione, necessaria allo sviluppo della Green
economy, promuove sistemi di produzione e consumo basati su un utilizzo
sostenibile delle risorse e sulla riduzione degli impatti negativi
sull’ambiente. Occorre, a questo fine, rilanciare la ricerca pubblica e
privata attraverso partenariati pubblico-privati capaci di attrarre nuovi e
cospicui investimenti, anche fissando standard e obiettivi ben definiti per
l’ecoinnovazione, creando eventualmente una funzione partecipata d’Agenzia
per sostenere lo sforzo a livello nazionale.
MATERIALI. L’ecoefficienza nell’impiego dei materiali e nella prevenzione
della produzione di rifiuti, lo sviluppo del riciclo e l’abbattimento dello
smaltimento, la produzione e l’impiego di materiali rinnovabili locali,
avranno un’importanza strategica crescente per assicurare la disponibilità
di risorse, per ridurre la dipendenza dalle importazioni e l’esposizione ai
loro costi crescenti nonché per ridurre gli impatti ambientali. Per un uso
efficiente dei flussi di materia occorre puntare sulla circolarità crescente
dell’economia, sull’uso delle materie prime seconde, sulla produzione di
bioplastiche ed intermedi chimici di origine vegetale, sul riciclo della
materia, sul riuso dei manufatti per minimizzare i flussi materiali, la
produzione di inquinanti e di rifiuti e il ricorso a procedure irreversibili
di smaltimento e conferimento in discarica.
RISPARMIO. L’efficienza e il risparmio energetico presentano diversi e
indiscutibili vantaggi sia ambientali - un minor consumo di energia, per la
gran parte ancora di origine fossile consente di ridurre, per esempio, le
emissioni di gas di serra - sia economici - riduzione ei costi energetici e
delle importazioni di energia -. è
indispensabile mettere il risparmio energetico al primo posto nella
Strategia energetica nazionale fissando nuovi standard di consumi e di
emissioni per gli edifici nuovi, portando al 3% almeno la quota di edifici
pubblici esistenti riqualificati ogni anno ed incentivando l’efficienza
dell’uso dei macchinari industriali, civili e domestici.
RINNOVABILI. Il settore energetico è responsabile di circa i due terzi delle
emissioni mondiali di gas serra. A fronte di un obiettivo di riduzione delle
emissioni mondiali pari al dimezzamento rispetto al 1990, negli ultimi venti
anni sono cresciute di oltre il 40%. La lotta al cambiamento climatico, i
cui effetti potenzialmente catastrofici sono evidenti già oggi, rappresenta
probabilmente la principale sfida della nostra epoca. Le fonti rinnovabili
sono uno degli strumenti principali per affrontare e vincere tale sfida
nonché per ridurre la dipendenza dalle importazioni energetiche. L'Italia
deve proseguire nello sviluppo delle fonti rinnovabili elettriche e
termiche, delle infrastrutture e delle reti per la gestione dell’energia
diffusa con l’obiettivo di un’economia fossil free ed a basse
emissioni, semplificare gli adempimenti burocratici, ridurre i tempi di
ritorno degli investimenti, regolare gli incentivi nella prospettiva
ravvicinata delle grid parity e intraprendendo senza esitazione la
strada della produzione nazionale di manufatti e servizi.
SERVIZI ECOSISTEMICI. La Roadmap europea per lo sviluppo della
green economy dedica grande attenzione alla conservazione del capitale
naturale e dei servizi ecosistemici per una ragione molto semplice: la
nuova economia si chiama green proprio perché punta su un’elevata qualità
ecologica, mantenendo o ricostituendo gli stock di capitale naturale,
tutelando e valorizzando i servizi forniti dagli ecosistemi, basi
indispensabili per il nostro benessere e per il nostro sviluppo economico.
La conservazione e, ove possibile e conveniente, la valorizzazione dei
servizi della natura sono gli obiettivi chiave per cui occorre introdurre la
conservazione degli stock naturali in tutti i piani ed i programmi e la
contabilizzazione dei flussi delle risorse e dei servizi forniti dagli
ecosistemi, in particolare per l’acqua, l’aria, il territorio, le foreste,
il mare e le acque interne anche attraverso l’ulteriore sviluppo delle aree
naturali protette.
FILIERE AGRICOLE DI QUALITà
ECOLOGICA. Le filiere agricole, da quella prioritaria delle produzioni
alimentari, fino a quelle delle agroenergie, delle produzioni di materiali
biodegradabili, dell’agriturismo e della gestione forestale e del
territorio, possono avere importanti prospettive di sviluppo puntando
sull’elevata qualità ecologica.A tal fine occorre promuovere la
multifunzionalità delle aree agricole, le filiere corte nella distribuzione,
la qualità ecologica dei prodotti agricoli, l’agricoltura biologica che già
ci vede ai primi posti in Europa e la gestione forestale, equilibrando al
contempo la produzione agroalimentare con le produzioni agroenergetiche e
biochimiche salvaguardando il territorio mediante la riduzione del consumo
dei suoli.
MOBILITÀ. Una mobilità sostenibile mentre riduce le emissioni, gli impatti
ambientali e la congestione dei trasporti, promuove nuove possibilità di
sviluppo e di occupazione. Le proposte comprendono ridurre i consumi, le
emissioni, le esternalità ambientali negative e i danni alla salute ed alla
qualità della vita del sistema dei trasporti attraverso un sostanziale
ridisegno dei territori urbani, la informatizzazione dei servizi e delle
comunicazioni, il telelavoro, il ridimensionamento del trasporto privato,
l’introduzione di nuovi mezzi di trasporto a basse emissioni, la diffusione
della mobilità dolce ciclopedonale, lo sharing dei veicoli e il
pricing del suolo urbano, in un quadro di deciso rilancio delle ormai
storiche capacità di produrre e di innovare dell’industria nazionale della
mobilità.
TORNA SU
I
lavori degli Stati generali della
Green economy
Mercoledì 7 novembre
Intervento introduttivo
di Corrado Clini, Ministro dell’Ambiente
(>
ascolta l'intervento completo)
Intervento di
Janez Potočnik,
Commissario UE
per l'Ambiente
(>
guarda il video in lingua originale).
è un piacere per me avere
l'opportunità di partecipare a questa conferenza. Mi spiace di non poter
essere oggi di persona con voi, ma io sono felice di poter almeno
contribuire in questa modalità infine rispettosa per l'ambiente.
Permettetemi di iniziare congratulandomi con gli organizzatori per questa
eccellente iniziativa, in un mondo dove la crescita e la prosperità future
saranno determinati dal modo in cui gestiamo oggi le nostre risorse
limitate. Investire in una green economy significa investire nella
competitività futura, nella prosperità a lungo termine, nella crescita
economica e nella creazione di posti di lavoro. Significa trovare la nostra
via d'uscita dalla crisi, ma per questo abbiamo bisogno di guardare avanti e
trasformare le sfide che dobbiamo affrontare oggi in opportunità per il
domani. La trasformazione in un'economia low-carbon ed efficiente
nell’uso delle risorse è semplicemente inevitabile e sono convinto che
l'Italia ha le conoscenze, le competenze, il senso di innovazione e la
creatività necessaria per farlo.
Che ci piaccia o no, le nostre industrie si troveranno ad affrontare
l'aumento dei prezzi delle risorse e noi, che viviamo nel più importante
continente a forte dipendenza del mondo, dovremo imparare ad usare queste
risorse in modo più efficiente, per poi riutilizzarle. L’opportunità che
abbiamo è quella di effettuare la transizione in un modo gestito piuttosto
che aspettare fino a quando dovremo governare un mondo gravato dai vincoli
di approvvigionamento e dalle impennate dei prezzi. Per fare questo dobbiamo
dare alle nostre industrie le giuste prospettive a livello di Unione europea
e anche a livello nazionale. La prevedibilità e la fiducia sono ingredienti
necessari per gli investimenti nelle basi della futura crescita. Abbiamo
anche bisogno di creare un terreno che sia premiante per i risultati
migliori e di collocare le imprese europee nell’elite di un mercato in
espansione mediante le tecnologie, i beni e i servizi più efficienti e
sostenibili.
La Commissione europea sta già lavorando per creare un mercato unico per i
prodotti verdi e noi pubblicheremo le nostre proposte per questo all'inizio
del prossimo anno. Pubblicheremo anche Comunicazioni che coprono due aree in
cui le nostre attività hanno il maggiore impatto sulle risorse: il cibo
sostenibile e la sostenibilità degli edifici.
Stiamo lavorando anche su attività decisive per la salvaguardia delle
risorse idriche europee e su una revisione globale delle nostre politiche
della qualità dell'aria. La Roadmap per un'Europa efficiente nell’uso
delle risorse che abbiamo adottato l'anno scorso, stabilisce traguardi e
obiettivi chiari che guideranno la transizione. Ora dobbiamo fare in modo
che le nostre iniziative siano in grado di perseguire quegli obiettivi.
Tuttavia spetta al settore privato guidare la trasformazione e realizzare
gli investimenti iniziali necessari a quello che è un modello di crescita
più sostenibile. Sono convinto che, con i giusti investimenti, le nostre
industrie possono beneficiare del vantaggio del first mover e
assumere una posizione di primo piano, non solo all'interno dell'Unione
europea, ma anche sul mercato globale.
Un passo importante sarà quello di muoversi verso un'economia circolare,
quella in cui nulla si spreca e tutti i materiali sono reintrodotti
nell'economia. L'Europa ha le conoscenze e le competenze per fare
dell'economia circolare una realtà. Recenti studi stimano che, per esempio,
la piena attuazione della legislazione dell'Unione europea sui rifiuti
consentirebbe di risparmiare 72 miliardi di euro l'anno, di aumentare il
fatturato annuale della gestione dei rifiuti e del riciclaggio di 42
miliardi di euro l'anno e creare oltre 400.000 posti di lavoro entro il
2020. Siamo tutti a conoscenza della situazione in Italia, quando si parla
di rifiuti. Basta pensare che opportunità rappresenta per l’Italia la
gestione dei rifiuti. Più le pressioni globali spingono in alto i prezzi
delle risorse, più i nostri rifiuti diventeranno preziosi. L'Italia dovrebbe
semplicemente cogliere questa opportunità e creare le strutture necessarie
per pompare materiali pregiati nel ciclo economico, piuttosto che gettarle
dentro buche nel terreno.
A Rio, all'inizio di quest'anno, si è riconosciuta a livello mondiale
l'importanza della green economy per ottenere “il futuro che
vogliamo” e vi è stato un riconoscimento del ruolo centrale del settore
privato nella costruzione dell'economia verde, sia a livello globale che da
parte del settore privato stesso.
Sono felice di vedere le imprese italiane che assumono un ruolo guida in
questo processo. L'Italia è stata particolarmente colpita dalla crisi
economica, ma la vostra storia ha dimostrato più e più volte che c’è la
possibilità di riemergere da questa crisi ancora più forti di prima.
La crescita economica nell’Italia di domani ci sarà se sappiamo cogliere
oggi le opportunità offerte dalla transizione verso la green economy:
la Commissione europea è ovviamente qui per aiutarvi e sostenervi in questo
percorso.
Intervento di
Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile
(>
ascolta l'intervento completo).
Il percorso degli Stati generali della green economy.
L’idea parte
nell’aprile del 2012, in un contesto di preoccupante crisi economica in
Italia e alla vigilia della Conferenza di Rio + 20. Diversi settori della
green economy, in difficoltà per la crisi, guardano con interesse a una
proposta comune di rilancio, anche perché, prima e dopo Rio+ 20, a livello
europeo e internazionale, è cresciuta la convinzione che la green economy
possa svolgere un ruolo di traino verso una nuova fase di sviluppo.
In accordo con le
indicazioni dell’UNEP, vengono individuati otto settori strategici sui quali
sono stati formati otto gruppi di lavoro per lo sviluppo di una green
economy in Italia: Ecoinnovazione, Materiali e riciclo, Efficienza
energetica, Energie rinnovabili, Servizi ambientali, Mobilità sostenibile,
Filiere agricole di qualità ecologica e Finanza e fisco. Gli Stati generali
della green economy italiana hanno attivato un’ampia partecipazione.
Per capire cos’è la
green economy è stato preparato un primo Rapporto con un’analisi dei
suoi settori strategici in Italia. Il Rapporto è il risultato della
collaborazione di un gruppo di ricercatori dell’ENEA e della Fondazione per
lo sviluppo sostenibile che ha svolto anche la funzione di supporto tecnico
e organizzativo degli Stati generali, sulla base di un accordo con il
Ministero dell’ambiente e in collaborazione con Ecomondo e Rimini Fiera.
Gli obiettivi degli
Stati generali emersi nel processo di preparazione.
Promuovere una visione condivisa della green economy; individuare gli
ostacoli allo sviluppo della green economy; proporre una riflessione
sugli strumenti per lo sviluppo della green economy e valorizzare i
potenziali di sviluppo della green economy in Italia. Il quadro delle
proposte strategiche degli Stati generali è raccolto in una piattaforma
unitaria (Le 70 proposte) per lo sviluppo della green economy
in Italia e per realizzare un confronto pubblico su questi contenuti con un
ampio arco di interlocutori istituzionali, economici e sociali. Sono state
istruite con i gruppi di lavoro e un’ampia partecipazione, discusse e
approvate dal Comitato organizzatore. Queste 70 proposte costituiscono una
piattaforma comune e condivisa da diversi settori economici, per affrontare
le crisi con lo sviluppo di una green economy in Italia.
La green economy
è il percorso obbligato per uscire dalle due crisi, per avere la
potenzialità per contrastare la crisi economica e finanziaria aprendo nuove
possibilità di sviluppo, con produzioni e con consumi che puntano
sull’elevata qualità ecologica e per affrontare la crisi climatica e
ecologica con misure che attivano investimenti e nuovo sviluppo, per
un’economia a basse emissioni di carbonio capace di tutelare e valorizzare
il capitale naturale. La crisi climatica sta producendo impatti
preoccupanti, avvertiti come tali da una larga parte dell’opinione pubblica
La green economy
è un processo reale ormai in corso. È cresciuta la consapevolezza ecologica:
non è più possibile inquinare e consumare risorse a ritmi sempre più veloci,
l’ambiente è diventato una risorsa scarsa. Tutto ciò favorisce una domanda
di nuova qualità dell’economia, di beni e servizi di qualità ecologica e sta
offrendo nuove possibilità per un numero ormai consistente di imprese. Nei
paesi industriali, specie in questa crisi, è scarsa la fiducia che si possa
avere maggiore benessere solo facendo crescere più velocemente il Pil. E’
ormai diffusa la convinzione che serva un’economia migliore, con minori
impatti ambientali, con un benessere migliore e più diffuso. La green
economy risponde alla domanda di nuova qualità dell’economia, e richiede
anche nuovi indicatori capaci di andare oltre il Pil.
Alcuni ostacoli allo
sviluppo di una green economy in Italia sono stati individuati nella
fase istruttoria degli Stati generali: la mancanza di una visione adeguata;
l’inerzia dei vecchi e consolidati modelli di produzione e di consumo; le
politiche troppo legate all’economia tradizionale che stentano a comprendere
i potenziali della green economy; scarsa disponibilità e alto costo
dei capitali per investimenti green e scarsa diffusione dell’ecoinnovazione;
una fiscalità sfavorevole che non contribuisce a valorizzare i vantaggi e a
internalizzare i costi ambientali; una normativa spesso carente.
Gli strumenti per lo
sviluppo di una green economy sono strumenti di mercato (tasse,
incentivi e disincentivi, tariffe, tassi e accesso al credito) che sono in
grado di offrire segnali ai consumatori attraverso i prezzi e di indirizzare
la convenienza economica delle imprese e attivare investimenti. Altri
strumenti sono un quadro normativo stabile e coerente; una disponibilità e
capacità di eco-innovazione, così come di competenze e professionalità; una
corretta informazione e un’attiva partecipazione dei cittadini e delle
imprese.
I potenziali della
green economy in Italia sono notevoli. Le imprese italiane più in grado
di affrontare la crisi e di competere a livello internazionale sono quelle
che sanno coniugare innovazione, internazionalizzazione e orientamento alla
green economy. Una parte importante delle filiere cardine del made
in Italy sta effettuando scelte strategiche di posizionamento
all’interno della green economy, sia nei settori tradizionali
attraverso l’innovazione di prodotto, sia in quelli emergenti legati alle
tecnologie green e ai servizi low carbon. L’Italia dispone di
buone capacità imprenditoriali e tecnologiche nell’industria del riciclo che
ha ampie possibilità di crescere ulteriormente. L’industria manifatturiera
italiana, che ha bisogno di ingenti quantità di materiali, avrà sempre più
bisogno di un forte sviluppo del riciclo necessario anche per risolvere le
crisi della gestione dei rifiuti in diverse Regioni. Anche la crisi
dell’auto è un’ opportunità per puntare su nuovi veicoli a bassissime
emissioni e sistemi di mobilità sostenibile che riducano gli alti costi
sociali e ambientali causati dai trasporti. Lo sviluppo delle filiere
agricole di qualità ecologica può rafforzare un trend già positivo: quello
delle produzioni agroalimentari di qualità nonché integrare e migliorare il
reddito del settore valorizzando attività di tutela del territorio e lo
sviluppo delle agroenergie.
L’Italia dispone di un
patrimonio naturale e storico culturale fra i più importanti del mondo; il
made in Italy è in buona parte associato a valori green: la
qualità, la bellezza, il vivere bene. Un forte sviluppo dell’ecoinnovazione
del made in Italy porterebbe quell’ondata di aria nuova necessaria
per innovare la nostra economia.
Intervento di
Tomasz
Kozluk
OECD, Chief Economist Green Growth
(> Scarica la presentazione)
Intervento di Steven Stone UNEP,
Chief Economics
and Trade Branch (> Scarica la
presentazione)
Giovedì 8 novembre
Corrado Clini e Corrado Passera: le nuove iniziative
congiunte dei due Ministeri in favore dello sviluppo
(> ascolta il dibattito)
Conclusioni di Corrado Passera, Ministro dello
Sviluppo Economico (> ascolta l'intervento)
TORNA SU
Le note di indirizzo per l’attività dei gruppi relativi
ai settori i strategici
1°gruppo: Sviluppo dell’ ecoinnovazione
L’ecoinnovazione
è stata definita (UE-2011) “qualsiasi forma di innovazione che riduce
impatti negativi per l’ambiente aumenta la resistenza alle pressioni
ambientali e consente un uso più efficace e responsabile delle risorse
naturali”. Sfide ambientali sempre più impegnative e risorse sempre più
limitate, hanno determinato una crescente domanda di tecnologie, prodotti e
servizi ambientali. Con lo sviluppo della ricerca, della formazione, la
valorizzazione economica e la diffusione dell’ecoinnovazione, si potrà
contribuire a migliorare le prestazioni ambientali con soluzioni al tempo
stesso efficienti in termini di costi e valide per le imprese, le città
(Smart cities) e la società nel suo complesso. L’ecoinnovazione è
strettamente collegata al nostro modo di utilizzare le risorse naturali e ai
nostri modelli di produzione e consumo. I vantaggi attesi in termini
ambientali, sociali ed economici dalla diffusione dell’ecoinnovazione sono
considerevoli.
2° gruppo: Sviluppo del risparmio, della rinnovabilità e
dell’uso dei materiali riciclati, della riduzione e del recupero dei
rifiuti
Negli ultimi decenni, la
produttività del lavoro si è sviluppata molto più velocemente rispetto alla
produttività delle risorse: secondo le stime i costi del lavoro
rappresentano meno del 20% di un prodotto e i costi delle risorse
rappresentano il 40%. Nel quadro dell'aumento della domanda di materie
prime a livello globale, che causa rilevanti impatti ambientali ed
economici, cresce la necessità di usarle in modo più efficiente e di
ridurne i consumi. Il riutilizzo, il riciclaggio dei rifiuti e l’uso dei
materiali riciclati, la riduzione dell'uso delle risorse – anche attraverso
standard più elevati di qualità dei prodotti e il principio dell'uso
prolungato del prodotto, l'uso di tecnologie verdi e di materiali
rinnovabili – saranno fondamentali per la competitività, la sostenibilità e
la sicurezza dell'approvvigionamento di materiali a medio e lungo termine.
3° gruppo: Sviluppo
dell’efficienza e del risparmio energetico
L’energia di origine
fossile è sempre più costosa (la bolletta pagata per l’importazione dei
combustibili fossili è aumentata di oltre 23 miliardi di euro dal 2000) e
con impatti molto gravi sul clima. L’era dell’energia abbondante e a basso
costo è finita. Siamo avviati all’era del risparmio e dell’efficienza
energetica per far fronte ai fabbisogni di sette miliardi di persone, mentre
sul nostro futuro incombe il rischio della crisi climatica. I potenziali di
sviluppo delle attività di risparmio e di efficienza energetica sono enormi,
in numerosi settori: degli edifici e dei trasporti, delle apparecchiature,
dell’illuminazione e dei processi industriali. Investimenti per il risparmio
e l’efficienza energetica in tali settori producono rilevanti vantaggi
ambientali, economici e occupazionali, con positive ricadute sia sulla
competitività economica, sia sulla sicurezza del futuro approvvigionamento
energetico.
4° gruppo: Sviluppo delle
fonti energetiche rinnovabili
L’uso di fonti
energetiche rinnovabili per produrre elettricità, calore e carburanti è, a
livello mondiale in forte crescita: la produzione di elettricità da fonte
rinnovabile è quasi raddoppiata negli ultimi dieci anni; la potenza
installata fotovoltaica in dieci anni è passata da 1.700 MW a 67.000 MW e
gli investimenti nel fotovoltaico sono passati da 3 Mld di dollari a 91,4
Mld; la potenza installata degli impianti eolici negli ultimi 10 anni è
passata da 24.000 MW a 239.000 MW e gli investimenti mondiali da 4,6 Mld di
dollari a 71,5 Mld. Gli investimenti complessivi nelle rinnovabili sono
stati nel 2011 pari a 246,5 miliardi di dollari e si prevede che saliranno a
385,1 miliardi nel 2021. Nessun Paese che aspiri ad avere una politica
ambientale di una qualche efficacia e una prospettiva di sviluppo, può
perdere il carro della rivoluzione in atto delle energie rinnovabili.
5° gruppo : Sviluppo dei servizi ambientali
Le risorse ambientali e
il territorio sono diventate risorse scarse, recuperare, risanare,
bonificare aree inquinate è necessario per ragioni ambientali, per
risparmiare consumo di nuovo territorio, ed anche per crescenti ragioni
economiche. L’ambiente fornisce risorse e servizi rilevanti per la nostra
qualità della vita e per la nostra economia: acqua, suolo fertile, tutela
idrogeologica, aria sana, materie prime ecc. Recuperare, mantenere,
tutelare queste risorse, investire per utilizzarle in modo ecosostenibile e
sobrio significa assicurare anche le basi per lo sviluppo durevole del
Paese, con positive ricadute occupazionali, sociali ed economiche.
6°
gruppo: Sviluppo della filiera agroalimentare di qualità ecologica
Gli indirizzi della
politica comunitaria verso la multifunzionalità di un’agricoltura che
diventa anche un fattore di cura e gestione del territorio, il peso
crescente dell’agricoltura biologica e lo sviluppo delle agroenergie
rinnovabili, stanno attribuendo una forte e strategica valenza ambientale a
questo settore. L’indirizzo green dell’agricoltura può assicurare una
migliore redditività delle sue attività, una migliore qualità del territorio
e delle produzioni. Anche l’industria agroalimentare può trarre occasioni di
sviluppo puntando su una qualità ecologica sempre più elevata dei suoi
prodotti e dei suoi processi produttivi.
7° gruppo: Sviluppo di
una mobilità sostenibile
L’Italia è il Paese
europeo con il maggior numero di veicoli privati per abitante e fra gli
ultimi per utilizzo dei mezzi pubblici e del trasporto ferroviario. Il
trasporto, da solo, produce un quarto delle emissioni totali di CO2.
Le città europee più avanzate, che uniscono benessere economico e qualità
ambientale, hanno già sviluppato innovative iniziative per un mobilità
sostenibile che coinvolge diversi e integrati aspetti: di gestione, di reti
e mezzi, di scelte e politiche urbanistiche ecc. E’ necessario
investire su una mobilità sostenibile anche in Italia, che abbatta
l’inquinamento e la congestione del traffico, che migliori la qualità del
trasporto dei passeggeri e delle merci, riducendo gli impatti ambientali,
con rilevanti ricadute sulla qualità di un’economia e sulla competitività
del sistema paese.
8° gruppo: Sviluppo di una finanza e di un credito
sostenibile per la green economy
Il mondo della finanza
dove sono maturate crisi gravi e pesanti, è ad un livello di fiducia fra i
più bassi che si ricordino: è entrato in una spirale di sfiducia
generalizzata che può diventare un fattore di aggravamento della crisi
stessa. I rischi di crisi ambientali, la volatilità dei prezzi e
l’incertezza dei mercati delle materie prime, sono fattori rilevanti per
l’instabilità economica e finanziaria. Indirizzare il credito verso la
Green economy e lo sviluppo sostenibile favorirebbe gli investimenti in
molte attività che altrimenti non decollerebbero, contribuirebbe ad un
recupero di fiducia (in questo caso ben riposta) e contribuirebbe a ridurre
quei colli di bottiglia che ostacolano una ripresa solida e durevole.
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