La Conferenza di Rio sullo sviluppo
sostenibile
UNCSD - Rio+20
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sulla web TV delle
Nazioni Unite
Rio de
Janeiro,
20-22 giugno
2012
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I DOCUMENTI DEL NEGOZIATO
NAZIONI
UNITE
"Resilient People, Resilient Planet: a future worth
choosing" Il Rapporto dell'United Nations Secretary-General’s High-level
Panel on Global Sustainability
La prima versione "Zero Draft" del documento finale di
Rio+20
Rioplustwenties "Rio+20 Participation Guide - An
introduction for children
and youth"Risoluzione ONU 64/236 del 24 dicembre
2009
La
Roadmap ONU delle NGO verso Rio+20 del 2011
La posizione dell'UNCTAD:
"The road to Rio+20 for a development-led green economy" del
2011
Documento
del Segretario Generale dell'UNCSD per il II PrepCom del marzo 2011
sugli obiettivi e i temi della UNCSD
Rapporto di sintesi del primo Intersessional Meeting CSD del gennaio
2011
La proposta del Presidente del Brasile
UNEP
GEO-5
"Global Environmental Outlook"
Il Sommario per gli
operatori politici del febbraio 2012
Le 21 criticità per l'ambiente nel
ventunesimo secolo
del febbraio 2012
Keeping Track of our Changing Environment:
From Rio to Rio+20
EUROPA
Documento del Consiglio Ambiente
del 9 Marzo 2012: "Rio+20: Pathways to a sustainable
future"
Contributo degli enti locali e
regionali dell'UE alla conferenza dell'ONU sullo
sviluppo sostenibile 2012 (Rio + 20) del 14 e 15
dicembre 2011
Il Contributo Europeo alla UNCSD per la preparazione dello Zero Draft
del Documento finale di Rio+20
Il documento del Consiglio Europeo dei Ministri dell'Ambiente del 10
ottobre 2011
La risoluzione
del Parlamento Europeo del 29 settembre
La Mozione
del Comitato ENVI del Parlamento Europeo per una posizione unitaria su
Rio+20
La posizione della
Commissione Europea del giugno 2011
ITALIA
Il Piano d'Azione Ambientale per lo sviluppo sostenibile
RIO+20 sul
WEB
Il sito UNCED
Ministero dell'Ambiente
ENI: Verso la Conferenza Rio+10
|
"Environment cannot be improved in
conditions of poverty.The environmental problems of
developing countries are not the side-effects of
excessive industrialization but reflect the inadequacy
of development. The rich countries may look upon
development as the cause of environmental destruction,
but to us it is one of the primary means of improving
the environment for living, or providing food, water,
sanitation and shelter, of making the deserts green and
the mountains habitable"
Indira Gandhi
Conferenza di Stoccolma sull'ambiente
umano, 1972
|
La Conferenza UNCSD Rio+20
Leggi
in italiano
il Documento finale della
Conferenza Rio+20
|
Il negoziato che doveva portare al documento politico finale della
Conferenza del ventennale di Rio de Janeiro, UNCSD,
Rio+20, ha avuto inizio nell’autunno del 2011 con la
raccolta delle proposte dei governi e della società
civile, conclusa con oltre 6000 contributi
consegnati al Bureau. Vent’anni prima l’ONU
aveva per tempo nominato una commissione di grandi
saggi presieduta dalla Brundtland che aveva prodotto
Our Common future e disegnato i documenti di
Rio, i 27 Principi e Agenda 21, con i quali venne
lanciato nel mondo il messaggio dello sviluppo
sostenibile. Si trattava di novità alquanto
esoteriche per il mondo di allora che pure hanno
posto le basi di (quasi) tutti i processi
multilaterali per la protezione dell’ambiente.
Questa volta si è partiti dal basso, nella convinzione che la maturità
degli attori sulla scena sia ormai completamente
acquisita. Il Segretario e l’Assemblea Generale
hanno assegnato alla Conferenza due temi, la
Green economy e la governance
dello sviluppo sostenibile. Che il metodo avrebbe
rapidamente portato, piuttosto che alla riscrittura
di nuovi principi filosofici dello sviluppo
sostenibile, all’esposizione dei problemi e dei
conflitti sul tavolo ed al blocco reciproco tra
interessi contrapposti era un rischio calcolato. Il
quadro internazionale di oggi è molto indebolito
dalle crisi e con esso è divenuta più debole la
visione del futuro del mondo rispetto alle cure
delle gravi crisi ecologiche ed economiche sul
terreno. Le ragioni del contendere sono ben note:
q il nord del mondo ha eluso
l’impegno a sostenere lo sviluppo dei paesi poveri
con il 7 permille del suo PIL, con l’eccezione
dell’Europa del Nord ma con i casi gravissimi di
elusione di USA, Giappone ed Italia;
q il sud del mondo ha
costituito nel ventennio il terreno di espansione
della globalizzazione dei mercati. Al suo interno
paesi nuovi e qualcuno vecchio hanno scalato il
benessere a ritmi che ora li collocano al top
dell’economia mondiale, altri si sono impoveriti (Europa dell’est) o hanno aggravato il loro
già grave stato di povertà (Africa, Medio oriente);
q i paesi di nuova economia, a
cavallo tra ricchezza e povertà, vengono accusati
dagli occidentali di sfuggire alle loro evidenti
obbligazioni facendosi scudo del Principio di Rio
delle responsabilità comuni ma differenziate, il CBDR, come già avviene nelle trattative sul clima;
q le diseguaglianze di
reddito, dei diritti, dell’accesso alle risorse si
sono aggravate in maniera pesantissima, tra i paesi
e dentro i paesi;
q lo stato dell’ambiente e
degli ecosistemi continua ad deteriorarsi. La crisi
climatica è gravissima. Gli obiettivi del Protocollo
di Kyoto non sono stati colti;
q il governo dello sviluppo
sostenibile è stato palleggiato tra la debolissima
Commissione CSD creata a Rio, l’UNEP, un programma
privo di un ruolo adeguato, e i ministeri
dell’ambiente dei vari paesi. L’integrazione
dell’ambiente con economia e società è rimasta nel
mondo dei desideri.
Il 10 gennaio 2012
il Bureau mette sul tavolo una sintesi di 17
pagine dal nome “The future we want”. Da
allora al 19 giugno il documento ha subito una
logorante interminabile negoziazione,
affidata a funzionari governativi che non hanno
fatto molto di più che contrapporre frasari diversi
e opporre eccezioni fino al far lievitare il
documento, all’inizio di giugno, ad oltre 80 pagine
e 360 paragrafi di cui solo 70 concordati.
Con un sapiente
gioco delle parti il Governo brasiliano è
intervenuto nella settimana che ha preceduto Rio+20
con un ascolto attento delle posizioni contrapposte
ed infine tagliando corto a tutte le eccezioni. Il
suo documento di compromesso di 50 pagine, blindato
e senza alternative, è stato votato martedì 18
giugno dall’assemblea plenaria prima dell’arrivo dei
Capi di Stato, alla condizione non dichiarata che
nessuno avrebbe poi tentato di modificarlo. I
conflitti sono stati eliminati passandovi al di
sotto, obiettivi e tempi sono stati cancellati, la
Roadmap europea della Green economy è
così caduta e l’UNEP non sarà un’Agenzia
indipendente.
Il sentimento più
diffuso tra le migliaia di delegati che hanno
partecipato mercoledì all'apertura del vertice, ci
riferiscono da Rio, è di disappunto per la debolezza
dell’ONU e per la astuzia del Brasile. Sono però i
rappresentanti dei loro paesi quelli che hanno
passato sei mesi a litigare sui punti e virgola. La
società civile, finalmente ammessa a pieno titolo al
negoziato, denuncia che i sussidi ai combustibili
fossili non verranno tagliati, gli oceani non
saranno adeguatamente protetti, sulla forestazione
gli impegni saranno troppo vaghi e soprattutto in
nessuna parte del documento finale si parlerà delle
risorse economiche necessarie e da dove ricavarle e
chi le deve impegnare per sostenere lo sforzo dei
paesi più poveri. Una lettura di questo tipo
accompagnerà nei giorni del dopo Conferenza il
prevedibile coro dei professionisti del fallimento,
al quale non ci uniamo. Non bastano le lamentazioni,
specie se ci si ricorda di seguire i processi che
l’umanità mette in campo per una speranza di futuro
con tardiva superficialità e scetticismo.
Il punto sta nel
valutare i passi in avanti che Rio consentirà, molti
dei quali sono nella dinamica dei fatti, nella
grande consapevolezza testimoniata nelle
innumerevoli iniziative collaterali in campo a Rio,
piuttosto che nelle parole del testo. La dicotomia
nord-sud del pianeta, già messa in discussione dal
processo di Durban per il clima, sarà superata dai
fatti. I nuovi attori saranno diversi. Il bisogno di
azione concreta per lo sviluppo sostenibile ha
trovato un interprete riconosciuto nella green
economy, che solo pochi mesi fa era un prodotto
di laboratorio. Verrà proprio da coloro che hanno
ridotto al minimo il documento di Rio sulla green
economy, dai cinesi in particolare, il
principale sostegno al concetto che cambiare
l’economia è il passo obbligato per rilanciare
economia, benessere, protezione dell’ambiente e
lotta alla povertà e forse anche per ristabilire un
po’ di equità nel mondo. Proprio i cinesi sono i
primi nell’implementazione dei Millennium
Development Goals, i MDG, che vanno a verifica
nel 2015. La loro opposizione alla green economy
non è quella fuori tempo della Bolivia e del
Venezuela (il green capitalism), ma è
autentico timore che gli occidentali vogliano usare
gli standard green per condizionare i
commerci e l’assistenza allo sviluppo loro e dei
paesi veramente poveri e che la tecnologia verde
venga venduta in cambio di materie prime, piuttosto
che trasferita per aiutare lo sviluppo. Data la
storia dei comportamenti occidentali siamo certi che
si stia trattando solo di un atteggiamento
strumentale?
La green
economy porta sulla scena il sistema industriale
e finanziario a cui si chiede partnership,
accountability e trasparenza. Le amministrazioni
pubbliche ora faranno più fatica ad eludere gli
impegni. Se all’Europa, protagonista sfortunata di
Rio+20, si può imputare un errore, è quello di aver
preteso che la sua Roadmap per la green
economy potesse diventare un obbligo per tutti.
A Rio l’Europa ha imparato che, se farà da sola, gli
altri la seguiranno.
Il sistema
dell’ONU vara a Rio, per lo IFSD, il Forum ad
alto livello in area ECOSOC che sarà ministeriale e
che porterà finalmente a New York i ministri
economici. L’UNEP sarà il riferimento rafforzato per
la protezione dell’ambiente e per il coordinamento
dei MEA, gli accordi multilaterali sull’ambiente, ed
avrà rappresentanza universale. Non porterà più,
almeno non da solo, il peso di promuovere lo
sviluppo sostenibile. L’integrazione fa un
(piccolo?) passo in avanti. Il linguaggio della
sostenibilità è ormai solidamente penetrato nella
società occidentale, bisogna però non essere così
ipocriti da dimenticare che gli occidentali sono
meno di un miliardo, più o meno quanto coloro che
non hanno accesso all’energia ed ai servizi igienici
e molti meno di quelli che fronteggiano la fame
tutti i giorni, sono poveri o sono malati.
I paesi ricchi,
noi tra questi, sono andati a Rio+20 con la
consapevolezza che il benessere non cresce più con
il PIL e che nel modello di crescita occidentale si
dovrà spostare l’equilibrio tra i consumi (troppi ed
inutili) e gli investimenti (pochi e mai indirizzati
a proteggere gli stock delle risorse naturali
e dei beni comuni). Del pari si sarebbe dovuto
perseguire il disaccoppiamento, l’efficienza
nell’uso della materia e dell’energia secondo gli
insegnamenti della scuola tedesca e dell’OECD.
Finora però non ne abbiamo tratto le conseguenze. Il
documento di Rio è, anche per noi, l’origine degli
assi per una green economy beyond Gdp,
e per il piano decennale per la produzione ed il
consumo sostenibili.
La previsione
scura che i paesi emergenti causeranno il crash
ambientale non è una scusa per l’inazione in stile
nordamericano-canadese, per capirci. Dice Francesco
Ferrante da Rio che da quelle parti i danni
dell'inquinamento stanno diventando insostenibili,
anche per motivi economici e sociali. Significativo
l'allarme lanciato dall’Accademia governativa delle
Scienze Sociali Cinese che ha calcolato nel 9% del
PIL il danno annuale causato all'economia dal
degrado dell'ambiente, o anche la stima della Banca
Mondiale che per l'India i danni causati solo
dall'inquinamento delle acque equivalgono al 6%del
PIL. Le risposte ci sono, tanto che Lord Nicolas
Stern è convinto che il piano quinquennale cinese,
pur prevedendo una crescita costante del PIL del 7%
l'anno, prefigura il contributo più significativo
alla riduzione delle emissioni di gas di serra di
questi ultimi anni.
Il documento finale di Rio+20: “The future we
want”.
Il gruppo dei Premi Nobel ed i membri del Panel
di alto livello del Segretario Generale, prima che
la Conferenza avesse inizio, avevano ricordato ai
negoziatori che questa è l'epoca in cui l'umanità è
diventata il fattore dominante del cambiamento ecosistemico sulla terra, chiedendo loro il
riconoscimento del fatto che tutte le azioni devono
ora essere giudicate per la capacità di dare un
contributo alla creazione di una civiltà che sia
capace di progredire restando al di qua dei limiti
operativi sicuri per l'umanità definiti da quelle
che vanno sotto il nome di planet boundaries,
i confini sociali ed ecologici. Naturalmente, se ciò
è vero, tutti ci rendiamo conto che occorre una
transizione grande e senza precedenti dall’attuale
ad un nuovo modello di sviluppo, capace di integrare
le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile,
considerate non isolatamente, ma come una sorta di
indissolubile tripla elica.
Stiamo entrando in un futuro non troppo lontano in
cui gli stress ecologici porteranno sfide
profonde alle nostre istituzioni politiche,
paradossalmente le stesse che nel corso degli ultimi
venti anni non hanno saputo dimostrare di essere
all’altezza del compito. Sia nel contesto dello
sviluppo sostenibile che delle politiche di
contrasto al cambiamento del clima, queste
istituzioni hanno accumulato sfiducia e pessimismo,
che sono in sé una fonte di rischio.
Tutto questo può aiutare a spiegare lo strano
scollamento tra le valutazioni della Conferenza di
Rio+20 che vengono dalla società civile e le
sensazioni di molti dei delegati governativi. Da
parte di questi ultimi c'è un profondo interesse nel
preservare l'integrità del metodo degli accordi
multilaterali, accompagnato però dalla
consapevolezza che le istituzioni internazionali
sono state danneggiati dalla loro stessa incapacità
di produrre soluzioni tempestive, di reagire
efficacemente ai dati scientifici più recenti e di
affrontare realtà nuove senza più possibilità di
affidarsi a soluzioni vecchie.
“The
Future we choose”
è una breve dichiarazione dei premi Nobel, dei
cosiddetti “Anziani” e dei componenti del
Secretary-General’s High Level
Panel resa di pubblico dominio
alla vigilia della Conferenza che il Comitato
Scientifico della Fondazione per lo sviluppo
sostenibile ritiene di sottoscrivere pienamente. (>
leggi la dichiarazione)
Vi si parla della necessità di un approccio
scientifico integrato allo sviluppo sostenibile e si
invoca la mobilitazione collegiale dei settori
pubblico e privato e della società civile. La
Dichiarazione afferma tra le altre cose: "Tale
modello integrato, accompagnato dal consenso
scientifico e guidato dai principi di responsabilità
e di equità deve saper fornire una soluzione ecosistemica che assicuri una saggia gestione del
pianeta e dei suoi abitanti".
Non è più possibile che il concetto di confini
planetari, sviluppato dal
Centro studi per la resilienza
degli ecosistemi di Stoccolma possa
essere escluso dalla discussione, nonostante gli
appelli pressanti rivolti all’assemblea di Rio+20 da
parte dei Major Group e in particolare dei
giovani.
Le stesse discussioni dei delegati sulla green
economy, argomento che riteniamo essere stato il
vero tema della Conferenza, non sono state che un
pallido riflesso del fervore che circola nel mondo e
che ha dato luogo proprio a Rio ad infiniti eventi
di discussione appassionata e di livello sempre
elevato, alla ricerca di una nuova economia politica
globale per lo sviluppo sostenibile che porrebbe la
green economy al centro dei processi
decisionali macroeconomici in un momento nel quale
occorre un’innovazione reale per rispondere alle
crisi sistemiche causate dai modelli di crescita
tradizionali.
Ad unire il pensiero delle delegazioni e le
convinzioni della società civile c’è stata a Rio la
presa di coscienza che i governi da soli non sono in
grado di perseguire lo sviluppo sostenibile. Nel
testo finale di Rio+20 viene infatti riconosciuto un
ruolo negoziale rafforzato ad un ampio movimento
globale per la sostenibilità, compresa la società
civile.
Il Panel di alto livello del Segretario
Generale dichiara: "In questa epoca, c'è un
rischio inaccettabile che le pressioni antropiche
sul pianeta, se si continuerà a seguire il percorso
del business as usual, inneschino
cambiamenti bruschi e irreversibili, con conseguenze
catastrofiche per
le società umane e la vita come noi la conosciamo”.
Questo tipo di dichiarazioni ha accomunato, con
sfumature non troppo diverse, tutti i Major Group
rappresentati a Rio e le moltitudini che si sono
date convegno a Rio per creare un vero festival di
iniziative, come ha riconosciuto il Segretario
generale nell’assemblea di chiusura di venerdì. Il
senso di urgenza e la tensione morale di queste
prese di posizione sono serviti per sottolineare la
grande distanza che si è aperta tra le pratiche
dello sviluppo sostenibile sul terreno e la capacità
dei negoziatori multilaterali di offrire loro
riferimento e guida.
Le valutazioni a caldo dell'esito di Rio+20 non
hanno risparmiato critiche al
testo negoziato, “The future we want”.
È la stessa risposta che registrammo con le prime
valutazioni del Vertice sulla Terra del 1992. Ad
esse fece seguito un giudizio più meditato che
riconosceva ai leader del mondo di aver colto
lo spirito del tempo e di aver saputo cambiare il
linguaggio stesso dello sviluppo. In tutta onestà, a
noi che abbiamo seguito giorno per giorno il
negoziato di Rio+20 e ne abbiamo tradotto il
contenuto parola per parola, non sembra che il basso
profilo di questo documento possa, con l’impeto del
1992, convincerci di avere in mano una nuova agenda
capace di guidarci verso lo sviluppo sostenibile in
un mondo che nei venti anni è completamente
cambiato. La parte piena del bicchiere mezzo vuoto
raccomanda attenzione al periodo tra oggi e il 2013,
quando avrà luogo tra l'altro, la revisione finale
degli Obiettivi di sviluppo del Millennio cui
dovrebbe fare seguito il lancio della transizione
mediante i nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile
(SDG).
Il Summit di Rio si è svolto con il presidente degli
Stati Uniti, il primattore del piccolo
Accordo di Copenhagen, immerso
nello scontro elettorale e con l’Europa nel pieno di
una crisi della moneta unica senza precedenti. Altri
leader mondiali di primo piano sono restati
lontano dai negoziati per altre varie questioni.
Queste circostanze spiegano alcuni accadimenti, per
primo il congelamento del testo del governo
brasiliano, probabilmente nella convinzione che la
scarsità delle presenze in Assemblea dei leader
mondiali non avrebbe comunque consentito concessioni
ulteriori o aggiunte. In queste circostanze, i
padroni di casa brasiliani, prima di bloccare il
testo, avevano intrapreso una strategia di ascolto
intensivo delle posizioni delle delegazioni facendo
efficacemente emergere le cosiddette linee rosse
con lo scopo dichiarato di non incappare in
violazioni di rappresentanza, cioè in articolazioni
del testo che le varie capitali non avrebbero potuto
accettare. Alla fine il testo non avrebbe in nessun
modo potuto essere quello che chiamiamo un testo
ambizioso o un testo capace di proiettarsi
coraggiosamente nel futuro.
Che da negoziare a Rio ci fosse poco è testimoniato
dalla delegazione degli Stati Uniti, una di quelle
che mettevano in premessa che non ci sarebbe stato
denaro nuovo sul tavolo, mentre l’Europa, il
donatore ODA per eccellenza, stava chiedendo aiuti
economici ed investimenti al G20 di Los Cabos, pochi
giorni prima, agli stessi paesi cui a Rio avrebbe
dovuto offrire nuovi finanziamenti.
Il quadro istituzionale
per lo sviluppo sostenibile
(IFSD).
Ci sono due risultati
principali
nel capitolo IFSD:
la decisione di istituire
un forum
politico universale
intergovernativo
ad alto livello per sostituire
eventualmente la
CSD e il
rafforzamento dell’UNEP.
Il
negoziato sul
forum si è
incentrato sulle funzioni
piuttosto che
su una formula organizzativa ben
definita. Si tratta di
fornire una leadership
politica, un orientamento e
le raccomandazioni per lo sviluppo
sostenibile.
L’assetto finale sarà determinato
mediante un
processo di negoziazione
intergovernativo, trasparente e
compreso sotto il controllo dell’Assemblea
generale delle Nazioni Unite,
in vista della
convocazione
nella prima sessione,
all'inizio della
68° sessione.
Le prospettive di successo
di questa decisione
dipenderanno dalla
capacità di leadership
delle Nazioni Unite
per cambiare il modesto linguaggio
del testo negoziato
in una
agenda orientata all'azione.
Un problema che
probabilmente si discuterà
alla 67°
sessione della
Assemblea Generale
è l’annosa questione
del rafforzamento e
della riforma dell’UNEP.
Il
documento finale approva
la universalizzazione del
Consiglio direttivo e il
potenziamento del finanziamento.
Tuttavia,
la Unione Europea e un
certo numero di Paesi
africani continuano a mantenere vivo il
loro progetto di
trasformare l’UNEP
in una Agenzia specializzata
(UNEO)
nella convinzione che ciò
potrebbe potenziare il
pilastro ambientale
rispetto alle dimensioni sociali
ed economiche dello sviluppo. A nessuno
sfugge però che si tratta sostanzialmente di
equilibri interni all’organizzazione dell’ONU.
Gli Stati Uniti
non condividono
l'entusiasmo
europeo per la riforma, ed
anzi ritengono l’assetto attuale anche troppo
generoso per l'UNEP.
Così gli
europei gli altri sostenitori
della riforma avranno il loro bel
daffare per convincere gli
altri dei vantaggi
di un
UNEP trasformato.
Strumenti di
attuazione (MOI).
È
stata di gran lunga la questione più delicata e
controversa. I paesi occidentali, che con poche
eccezioni in Europa del Nord, si sono ben guardati
dall’onorare l’impegno di Rio 1992 per il 7 permille
di aiuti ufficiali allo sviluppo, ora dichiarano di
non aver più soldi (incredibili gli USA, i peggiori
tra gli evasori ODA, che si premurano di dichiarare
dietro le quinte, che comunque vada, soldi non ce ne
sono più - con buona pace di Rio e del
Monterrey
Consensus) a Rio+20 e a Los Cabos si davano
d’attorno per chiedere aiuti alle economie
emergenti. Con queste premesse, ottenere dalla Cina
concessioni sulla green economy non poteva che
essere un’impresa disperata. A un certo punto, in
quella che si rivelò poi essere un gesto breve
durata, i G-77/Cina hanno abbandonato il negoziato
sulla green economy dichiarandosi del tutto
insoddisfatti per la mancanza
di progressi sui MOI. Le proposte di contributi
finanziari in centinaia di miliardi di dollari fino
ed oltre il 2018 sono state ritirate dal tavolo dopo
che Stati Uniti, Canada, Giappone, Australia, Nuova
Zelanda e altri 20 paesi avevano dichiarato che
Rio+20 non poteva essere una conferenza dei
donatori. Seguendo le voci che circolavano al di
fuori dei negoziati, il testo finale riconosce anche
che risorse aggiuntive per i MOI avrebbero potuto
venire da transazioni Sud-Sud.
Il negoziato alla fine ripiega sul linguaggio del JPOI 2002, vista l’incapacità di andare avanti sulle
questioni del trasferimento tecnologico come i
diritti di proprietà intellettuale e l'accordo TRIPS
che attualmente li regola in sede WTO. Il testo
finale comprende un accordo per avviare un processo
intergovernativo nell'ambito dell’Assemblea Generale
delle Nazioni Unite per proporre opzioni su
strategie efficaci di finanziamento dello sviluppo
sostenibile, e per richiedere alle agenzie
competenti delle Nazioni Unite
di identificare un meccanismo di agevolazione che
promuove lo sviluppo, il trasferimento e la
diffusione di tecnologie pulite nel rispetto
dell'ambiente.
In materia di commercio internazionale, le linee
rosse riguardavano la liberalizzazione degli scambi
dei beni e dei servizi ambientali e sull’impegno a
intraprendere azioni contro le distorsioni di
mercato provocate dai sussidi, non hanno avuto
spazio in paragrafi separati del testo, ma sono
stati
annotati come questioni importanti che devono
essere affrontate. La maggior parte delle
proposizioni sul commercio sono state eliminate con
un tratto di penna da parte del facilitatore
PrepCom, che ha aggirato ogni contenzioso ed ha
trasferito i sussidi in un paragrafo nella
sottosezione sul consumo e la produzione
sostenibili.
La Green
economy:
A ben vedere la green economy è quel passo in
avanti che ci aspettavamo da Rio+20, pur con tutte
le frustrazioni che ciascuno può avere dopo aver
letto il testo del documento finale. Prima di Rio la
green economy era un progetto dell’UNEP per
coniugare l’esigenza di una nuova economia, a fronte
dei fallimenti dell’economia corrente in tutto il
mondo, con la protezione degli ecosistemi e la lotta
alla povertà già peraltro incardinata nel sistema
ONU con gli MDG. (>
vedi la collezione dei documenti ONU sulla green
economy)
Sposata con
entusiasmo dall’OECD e da almeno parte dei suoi
paesi membri, non è affatto scontato che la green
economy dovesse essere una proposta gradita a
tutti e condivisa. La stessa scelta della green
economy come uno dei temi chiave della
Conferenza UNCSD, un successo indubbio dei
promotori, e tra essi dell’UNEP alla ricerca di
visibilità, non poteva essere una garanzia di
successo.
E così infatti è
stato: la formula dell’economia green nel
contesto dello sviluppo sostenibile e
dell'eliminazione della povertà ha incontrato una
dura resistenza da parte dei G-77/Cina. Gli
oppositori della green economy hanno
largamente usato a Rio+20 l’argomentazione che la
green economy sarebbe un travisamento dei
principi e dagli obiettivi dello sviluppo
sostenibile. Quest‘ultimo ha così ricevuto il
cadeaux di un inaspettato rilancio da parte di
ambienti non poi così tradizionalmente favorevoli.
La Bolivia, tra gli oppositori più aspri, riassume
le ragioni dell'opposizione, affermando che nessun
modello di sviluppo unico qualunque sia il suo
colore dovrebbe essere imposto, e che i diritti
degli Stati in via di sviluppo per perseguire i loro
propri percorsi di sviluppo devono essere
rispettati. Al di là della controversa reputazione
di quel paese, ora, che lo si voglia o no,
rappresentativo di una corrente di pensiero
autorevole e diffusa in Sud America,
l’argomentazione è difficilmente controvertibile ed
è per di più ampiamente sufficiente a togliere dal
tavolo la proposta di una Roadmap europea con
impegni e scadenze obbligatori per tutti. Alla fine
il testo del documento concordato a Rio proclama
un’ovvietà: i paesi che vogliono affrontare la
strada della green economy come uno sforzo
comune (common undertaking) sono liberi di
farlo. Sarà questa la strada o il mancato accordo
finirà per costituire un alibi per l’inazione?
Gli osservatori
si sono affrettati a notare, tuttavia, che i
dirigenti di Stato e i ministri dei vari paesi del
G-77/Cina, intervenendo alla sessione plenaria erano
apertamente fuori linea e facevano continui
riferimenti alla green economy. Chi è attento
alle vicende cinesi ed indiane sa che i loro piani e
programmi più recenti contengono molti degli spunti
dell’economia verde e che quei paesi sanno bene di
essere sotto attacco dei cambiamenti climatici,
dell’inquinamento, della perdita di biodiversità
etc. e che i loro commerci stanno già traendo grande
beneficio dalle tecnologie verdi, vento, sole,
riciclo, etc.
Ne concludiamo
che, nel rispetto delle priorità nazionali, la
green economy come noi la intendiamo è ormai una
via obbligata e condivisa. Senza impegni per gli
aiuti allo sviluppo, per il riconoscimento anche in
economia del Principio di Rio sulle responsabilità
comuni ma differenziate, senza una politica chiara e
leale in materia di trasferimento di tecnologie e di
protezione dei diritti di proprietà intellettuale e
dei brevetti, la posizione dei G-77/Cina non daranno
strada al progetto della green economy che,
pur praticandola, accuseranno di green washing
e di copertura della politica di rapina da essi
imputata all’occidente. Negli incontri di Rio
circolava con insistenza l’esempio dell’aiuto
all’Africa per i farmaci anti-AIDS. Ora la salute è
entrata nei documenti dello sviluppo sostenibile, ma
se c’è chi muore e chi si cura si può parlare di
rispetto dei Principi di Rio?
Il risultato di
questi conflitti insanabili ha portato il governo
brasiliano alla scrittura di un testo molto
difensivo e totalmente qualitativo nella sezione del
documento dedicato alla green economy. La UE, l’OECD
e l’UNEP possono godere di un successo solo parziale
consistente nel porre la green economy al primo
posto nell’ordine del giorno delle trattative
planetarie. In questo mood l’UNEP ha
commentato dopo la Conferenza che l'Agenda della
green economy è ancora in gran parte sul tavolo.
Un risultato di vasta portata strategica è il
riconoscimento della
necessità di nuove e più ampie misure di progresso
per integrare il PIL
per orientare meglio le decisioni politiche. Questa
apertura equivale ad una piccola compensazione
rispetto ai continui riferimenti alla crescita
economica
in tutto il testo negoziato, dal momento che i nuovi
indicatori inizierebbero a misurare i costi
ambientali e sociali del benessere materiale e a
promuovere le idee emergenti sul vivere bene e su
modelli alternativi di prosperità.
Il testo adotta anche il quadro decennale (10YFP)
dei programmi sul consumo e la produzione
sostenibili, già a suo tempo richiesto nel JPOI, e
introduce anche i reporting di sostenibilità
da parte aziendale.
Gli obiettivi di
sviluppo sostenibile (SDGs).
L’accordo sul processo per sviluppare gli SDGs
universali è uno delle più importanti decisioni
politiche della Conferenza, data la sua centralità
nel contribuire a definire il programma post-2015.
Basato su un testo di compromesso brasiliano, il
documento è una specie di tentativo di
tranquillizzare l'UE sul fatto che il processo
dovrebbe essere guidato dai dati scientifici e i
G-77/Cina sul
diritto degli esperti governativi di partecipare
alla elaborazione degli SDG. L'UE non ha avuto
successo nella sua richiesta che le decisioni della
Conferenza andassero oltre i problemi procedurali,
per effetto della resistenza deiG-77/Cina ad
intraprendere una riflessione più approfondita dei
temi e delle scadenze per gli SDG.
Taluni sostengono che la speranza è che una sessione
speciale del
l'Assemblea Generale nel settembre 2013 possa
gestire un tranquillo passaggio del testimone, con
una transizione senza traumi dalla revisione finale
degli MDG all'adozione degli SDG. Tuttavia non sarà
facile trovare una soluzione che sia al contempo
universale e in grado di superare la sensibilità
estreme di paesi e regioni che sono in punti molto
diversi della scala dello sviluppo. Si va dai
pittoreschi Boliviani che
propongono una molteplicità di modelli di sviluppo
in un contesto radicalmente post-coloniale per
arrivare a ciò che viene considerato come
un'alternativa monoculturale che ha origine nelle
capitali dei principali paesi sviluppati, che
vengono accusati di preoccuparsi della sicurezza di
Hollywood piuttosto che del mondo intero e di
voler garantire il consumo insostenibile e gli stili
di vita delle celebrità.
Al centro della disputa sugli SDG c’è un problema
che è diventato via via più esplicito nel corso dei
negoziati Rio +20: la qualità del dibattito e la
misura in cui il documento finale si sarebbe
informato ai risultati scientifici. Il processo
degli SDG sarà una misura del successo dei
prestigiosi sponsor, tra cui gli Anziani, i
Nobel e il Panel ad alto livello sulla
sostenibilità globale del Segretario generale, che
hanno perorato la tesi che una migliore interfaccia
tra scienza e politica è parte indispensabile della
soluzione per migliorare la qualità dei negoziati
multilaterali e dei relativi risultati.
Oceani. Citato come uno dei successi,
l’accordo sulla protezione degli ecosistemi marini
al di fuori delle acque internazionali (BBNJ) è
stato rinviato a due anni per prendere una decisione
in merito allo
sviluppo di uno strumento internazionale sotto la
Convenzione UNCLOS. Tuttavia, i delegati hanno riferito che le
conversazioni in Rio erano state utili. Il
risultato, tuttavia, non è il messaggio forte che
molti volevano. Nonostante questa delusione, un
certo numero di NGO ha accolto con favore gli altri
paragrafi in materia di pesca e della sicurezza
alimentare giudicandoli molto positivi.
Impegni volontari. Rio+20 non va letta solo
attraverso il testo del suo
risultato negoziale. Infatti gli organizzatori della
conferenza e lo stesso documento finale, riconoscono
che i governi da soli non possono assicurare lo
sviluppo sostenibile. A Riocentro e in tutta Rio
durante la settimana, lo sviluppo sostenibile è
stato il protagonista di una infinità di attività
collaterali ed ha coinvolto decine di migliaia di
partecipanti.
Molti dei leader sostenitori della
sostenibilità a livello mondiale hanno trascorso la
maggior parte, se non tutto il loro tempo, a
organizzare e intervenire in importanti eventi
collaterali. Accordi volontari sono stati stipulati
da governi, NGO e Major group, tra cui 500
tra aziende e università. I governi sono coinvolti
in 50 degli 692 impegni, per solo il 7% dei totali.
Ma la domanda generalizzata riguarda la misura in
cui questo approccio bottom-up può assicurare
le azioni necessarie per affrontare le gravi crisi
di sostenibilità individuate dalla comunità
scientifica.
Multilateralismo.
La decisione del paese ospitante di intervenire
prima
della Conferenza e avviare le consultazioni
informali preventive è stata senza dubbio dovuta al
fatto che, seguendo una opinione diffusa tra le
delegazioni, un prolungamento degli intensi e poco
produttivi negoziati
non avrebbe verosimilmente dato luogo ad un
documento migliore.
Il paese ospitante era profondamente preoccupato per
perdita di fiducia nella capacità del processo
multilaterale di affrontare efficacemente le
problematiche dello sviluppo sostenibile nel caso
che non si fosse riusciti a concordare un documento.
Il Brasile voleva preservare l'eredità di Rio e
preservare la fiducia nel multilateralismo stesso
che, per il Brasile e molti altri, è uno strumento
importante per governare l'ambiente internazionale.
Il Brasile in nessun caso poteva permettersi di
iniziare con un fallimento la sua lunga stagione di
appuntamenti internazionali, fondamentale per il suo
commercio e il suo stesso sviluppo.
|
Il negoziato della UNCSD di Rio+20
giorno per giorno |
Venerdì 22 giugno. L’Assemblea plenaria di chiusura di
Rio+20.
La
cronaca dell’Assemblea di chiusura non è di grande
interesse. La blindatura del documento finale da parte
del governo brasiliano ha trasformato l’intera
conferenza in una passerella e l’Assemblea generale in
uno scambio di convenevoli. Riferiamo quindi solo degli
appelli di chiusura, ricordando appena che in Assemblea
l’Europa ha avuto modo di reiterare il suo disappunto
per il mancato accoglimento delle sue proposte che
comprendevano impegni e scadenze precise e gli Stati
uniti di lamentare l’esclusione dal testo sui diritti
riproduttivi e alla salute delle donne, cancellati in
quanto red lines da America latina e Santa Sede.
Eu e Stati Uniti sono quelli che, in varia misura, hanno
chiuso la porta alla questione degli aiuti allo
sviluppo, quelli non onorati e quelli nuovi, ed anche al
trasferimento liberale delle tecnologie verdi. La Cina e
i G77, che hanno visto soddisfatte tutte le loro
richieste ma non quelle relative agli aiuti allo
sviluppo ed al trasferimento di tecnologia, si limitano
a far votare una mozione di ringraziamento al Brasile.
Questo paese, che ha la Presidenza dell’Assemblea, la
apre con la relazione dei quattro rapporteur
delle quattro tavole rotonde sul tema "Looking at the
way forward in implementing the expected outcomes of the
Conference”.
Delle
tavole rotonde, nelle quali sono stati ripetuti in gran
parte concetti già noti ed ascoltati nel corso delle
negoziazioni, riportiamo qui, in lingua originale per
evitare fraintendimenti, quanto ha detto giovedì 21
giugno il Commissario Europeo per l’ambiente
Janez Potočnik,
riassumendo i “sentimenti” europei in uscita da Rio+20:
“First,
on the Green economy, Rio+20 now gives us an opportunity
- for those who want to develop green economy policies
as a common undertaking.
The
European Union is an active supporter of an inclusive
green economy: an economy that creates opportunities for
business, creating jobs and long lasting livelihoods in
a way that also preserves and maintains our environment,
whilst at the same time upholding a range of social
conditions.
The
second area I want to touch upon are the sustainable
development goals. Our Rio text gives us the opportunity
to establish goals that could have a long term impact on
the future path of humanity. Rio has decided to set up a
working group to further develop specifications on how
to do this. The European Union is deeply engaged to
further this agenda, and to ensure its coherence and
integration with the post 2015 development agenda.
Thirdly
and finally, means of implementation is important. We
have agreed to establish a sustainable development
finance strategy. We believe that such a strategy has to
start developing financing architectures that combine
current development aid with private investments and
also brings in a range of international financial
institutions. We have to gather together all the
potential financial resources of all of potential
contributors in the most effective way.
We also
have the opportunity to take further the important
agenda of developing indicators beyond GDP”.
Poco, se mi
considero, molto se mi confronto, potrebbe essere il
nostro commento. Il commissario è stato perfino troppo
attento a non recriminare su nessuna delle speranze
deluse dell’UE e a ripetere il testo finale cosi com’è.
Niente, ovviamente, sugli aiuti allo sviluppo.
Andando alle conclusioni finali, il Segretario generale
della UNCSD, Sha Zukang, ha detto di non dubitare che il
documento finale lascia una eredità duratura, e ha detto
che il passo successivo sarebbe quello di usarlo come
base per l’azione. Nassir Abdulaziz Al-Nasser,
Presidente della 66° sessione generale delle Nazioni
Unite, ha detto che la 67° sessione dell’Assemblea
generale delle Nazioni Unite avrebbe dedicato la sua
migliore energia per prendere le giuste decisioni per
attuare il risultato di Rio+20. Il Segretario generale
dell'ONU Ban Ki-moon ha accolto con favore l'adozione
del documento finale e ha evidenziato le realizzazioni
della Conferenza come l’accordo per istituire gli SDG,
il rafforzamento dell'assetto istituzionale dell’UNEP e
l’accordo sul 10YFP su SCP. Ha pio ribadito il diritto
all'acqua e al cibo. Ha ringraziato il governo
brasiliano e il presidente Dilma Rousseff per la sua
leadership personale e la dedizione per Rio +20, e
ha concluso che: “i discorsi sono finiti, ora inizia
il lavoro".
Il
presidente brasiliano Dilma Rousseff ha ringraziato i
capi di Stato e di governo che hanno contribuito a
creare consenso e ha detto che "ora possiamo
celebrare il futuro che vogliamo”. Ha evidenziato i
successi della Conferenza, come gli SDG, il forum
ad alto livello politico ed ha sottolineato che l’UNEP
sarà ulteriormente rafforzato per assistere i paesi più
poveri ad attuare le loro politiche. Il Brasile
contribuirà con 6 milioni di dollari al fondo dell'UNEP
in favore dei paesi in via di sviluppo, e con 10 milioni
di dollari per le sfide dei cambiamenti climatici in
Africa, paesi meno sviluppati e SIDS. Ha anche
annunciato la creazione di un “Centro per lo sviluppo
sostenibile (Rio+ Center)”, che avrà sede a Rio.
Rousseff ha incoraggiato tutti i Paesi ad assumere
impegni oltre la portata del documento e ha sottolineato
che "Rio è solo un punto di partenza”. Ha fatto notare
che Rio+20 voleva essere ed è stato un evento di
riferimento per l'impegno e il coinvolgimento delle
imprese sulla sostenibilità e responsabilità sociale, e
sulla piattaforma per costruire impegni volontari per
azione.
Ha
detto che Rio +20 è stata la conferenza più partecipata
nella storia e ha sottolineato ed è quindi stata una
"espressione globale della democrazia." In chiusura, ha
voluto dire ai molti che davano il multilateralismo per
finito che a Rio 20 il multilateralismo si è dimostrato
uno strumento condiviso per costruire soluzioni ai
problemi globali.
La
Presidente Rousseff ha dichiarato chiusa Rio+20 20 alle
ore 20:41 di venerdì 22 giugno 2012.
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Giovedì
19 giugno 2012:
la
Conferenza di Rio+20 è improvvisamente diventata acqua
cheta dal mare in tempesta che era. Il documento finale
è stato votato e blindato ed anche distribuito
ufficialmente dall’ONU. I Dialoghi della società civile
si sono conclusi e trenta raccomandazioni soni state
inviate alla Conferenza. Che ne resta di Rio+20? Una
passerella per i ministri che sono venuti. Evidentemente
il Presidente cinese, ormai punto di riferimento per
tutte le attività multilaterali dell'ONU. È venuto
Hollande, fresco di nomina. Gli altri europei sono a
casa per tentare di salvare l’euro. A Rio+20 c’è festa,
per noi italo-napoletani della “smorfia” il numero 20
vuol dire festa. Che Dio ci aiuti!
In
plenaria il Presidente della Bolivia, ha esortato i
paesi a nazionalizzare le risorse naturali, ha
presentato una visione dell’ambientalismo come una nuova
forma di colonialismo, ha sostenuto che la green
economy sarebbe mercificare le fonti naturali di
vita, ingiustamente a danno del Sud del mondo, e ha
proposto di passare a un modello di sviluppo basato su
un nuovo umanesimo.
Il
Presidente dell'Ecuador ha spiegato il significato di
CBDR, ha lamentato la mancanza di volontà politica, e ha
sottolineato la necessità si parlare di salvataggio
ambientale e non solo di salvataggio delle banche; ha
chiesto di riconoscere la natura non come un oggetto ma
come soggetto, di utilizzare incentivi per la tutela
dell'ambiente e di cambiare profondamente il concetto di
sviluppo.
Raúl
Castro, Presidente di Cuba, ha delineato la necessità
del disarmo, di costruire una società basata sulla
giustizia sociale, e di assicurare lo sviluppo
sostenibile, in particolare per i paesi del Sud.
Il
Ministro degli esteri della Finlandia, ha accolto con
favore l'adozione del 10YFP ed ha detto che un certo
numero di strumenti economici green sono già
stati introdotti in Finlandia, comprese le imposte sulle
attività inquinanti.
Dalle
Tavole rotonde di oggi viene la raccomandazione
che il documento finale sia tradotto in un tempestivo
piano d’azione, provocare un processo orientato ai SDG,
dovrebbe includere un obiettivo definito su acqua e
servizi igienico-sanitari, sul cibo, e l’energia. Si
sottolinea la necessità di giungere ad una definizione
di green economy (condivisa, suppongo, di
definizioni ce ne sono anche troppe - ndr.), tenendo
conto del diritto dei paesi in via di sviluppo di
definire le loro proprie priorità nazionali.
Viene
inoltre sottolineata la necessità di definire i principi
per la selezione dei SDG, e che essi siano aspirazionali,
non prescrittivi, realistici e ispirazionali,
flessibili, misurabili, facilmente comprensibili,
universali, con la partecipazione di tutti, compreso il
settore privato, contemplino l'applicazione del
principio CBDR, l'allargamento del Principio 10 di Rio
sulla partecipazione dei cittadini, l'economia blu per i
piccoli Stati insulari e la capacità di integrarsi con i
MDG il 10YFP tenendo ben conto delle risorse e dei MOI.
Dai
capi delle istituzioni ONU viene posto il problema della
salute e benessere; dei bisogni dei bambini per la
nutrizione e l'istruzione; della crescita verde e
dell'impatto della transizione verso la green economy
sui posti di lavoro, e del collegamento tra le politiche
ambientali e sociali intorno al concetto del piano di
protezione sociale.
La
società civile sottolinea la necessità di
concentrarsi sulle donne in agricoltura e garantire che
gli aiuti allo sviluppo siano disponibili per gli
agricoltori che hanno bisogno di assistenza. Afferma che
abbiamo ormai un patrimonio di conoscenza senza
precedenti, comprese le informazioni sugli impatti
climatici che si comportano rischi per l'umanità, e agli
altri cosiddetti punti di non ritorno del sistema
ambientale.
I
relatori dei dialoghi per lo sviluppo sostenibile hanno
presentato le raccomandazioni sviluppate nel corso di
tale evento, tra cui: promuovere riforme fiscali che
favoriscano la protezione ambientale proteggendo i
poveri, creare una tassa sui mercati internazionali
delle transazioni finanziarie (Tobin) e sviluppare SDG
che siano largamente condivisi da tutti. Un relatore ha
suggerito che le 30 raccomandazioni provenienti dai
Dialoghi siano allegate come parte del documento di Rio
+20.
I
gruppi dei premi Nobel e degli Anziani hanno
sottolineato, rispettivamente, la necessità di una nuova
narrazione per l'Antropocene e l’accreditamento di un
numero molto maggiore di organizzazioni. I partecipanti
agli organismi internazionali ed alle Nazioni Unite
hanno rilevato la necessità di accelerare le risposte
operative, sottolineato il valore della natura e che la
dipendenza umana dai servizi naturali deve essere
inclusa nel PIL, e hanno chiesto il rafforzamento del
monitoraggio ambientale e dei sistemi di valutazione.
Gruppi della società civile sottolineano i loro
sentimenti di rabbia e di frustrazione sulla bozza del
documento finale, illustrano come la pesca artigianale
riduca la povertà e contribuisca alla sostenibilità, e
lamentano l'assenza nel testo di limitazioni
all’attività mineraria sui fondali marini.
Alla
fine si chiede che le raccomandazioni generate dai
Dialoghi dello sviluppo sostenibile siano inserite
nel resoconto della tavola rotonda al Summit, che si
istituisca un comitato intergovernativo che include
rappresentanti di alto livello della società civile per
il follow-up delle decisioni della Conferenza sul
rafforzamento dell'UNEP, e che si organizzi un Summit
entro cinque anni, a latere della UNGA, per esaminare i
progressi compiuti da Rio+20.
TORNA SU |
Mercoledì 20 giugno 2012:
La
Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo
Sostenibile (UNCSD, o Rio +20) si inaugura oggi a Rio.
Dilma Rousseff, presidente del Brasile viene eletta
Presidente della Conferenza. In plenaria prendono la
parola i capi di stato presenti. Si tratta di una
passerella di celebrità rilanciata sui grandi schermi a
Rio e in TV in tutto il mondo, ma è importante seguire
gli accenti dei principali leader, tutt’altro che
convergenti. Apparentemente non sarà toccato il testo
del documento finale, imposto dal Governo brasiliano con
un’azione di indubbio successo. Detto che fare
understatement non è risolvere i problemi, ci
congratuliamo anche noi dall’Italia con il Brasile per
la spettacolare promozione dei suoi prodotti industriali
e della sua linea per l’energia sostenibile. Si sa,
business is business, ma Rio+20 non doveva essere
una fiera.
In apertura Milos
Koterec (Slovacchia), presidente di ECOSOC, dichiara che
lo sviluppo sostenibile si è dotato di una propria
riunione ministeriale con il Forum di alto livello
all'interno del quadro ECOSOC. Già, lo sviluppo
sostenibile è il vero vincitore della Conferenza contro
gli esagitati paladini occidentali della Green
economy che ora saranno costretti a fare da soli.
Peccato che il gioco sia chiaro, tutti fanno sviluppo
sostenibile, cioè a un di presso quello che vogliono,
scadenze niente, controlli ridotti al minimo e impegni
rinviati in stile Durban. Qui non c’erano i 2 gradi da
salvare, c’era molto di più. Nessuno è riuscito a
imporre a nessun altro i suoi punti di vista, nessuno ha
posto mano ai cordoni della borsa. Tutti a casa con i
problemi di sempre ma, forse, con un bel numero di sensi
di colpa in più. E già non erano pochi.
I planet boundaries secondo lo Stockolm
institute
Ha la parola per prima
la società civile. Le donne denunciano la
mancanza di impegno per i diritti riproduttivi, la
cancellazione dell’ alto commissario per le generazioni
future e il mancato riconoscimento delle distruzioni
causate dall’energia nucleare e dall’attività mineraria.
I giovani hanno preso atto della violazione delle
loro "linee rosse" che non sono contemplate nel
documento finale, tra cui il riconoscimento dei limiti
planetari, quelli stabiliti in un ormai famoso e
condiviso studio dello Stockholm Resilience Centre
(>
vedi lo studio), l’Alto commissario per i
giovani, i diritti al cibo, all'acqua, alla salute e
diritti sessuali e riproduttivi. I Popoli indigeni
hanno chiesto di tornare al dialogo in armonia con la
Madre Terra, di adottare un nuovo paradigma per il
benessere e di includere la cultura come una dimensione
dello sviluppo sostenibile. Le NGO dichiarano che non
possono accettare un documento politico che non parla
dei confini planetari, dei tipping point e della
capacità di carico della terra. Le autorità locali
hanno sottolineato la necessità di una governance
a più livelli per lo sviluppo sostenibile e di una
nuova agenda urbana, della coesione territoriale e della
regionalizzazione. I Lavoratori e le Organizzazioni
Sindacali hanno sottolineato come il lavoro
dignitoso ha stretta connessione con le politiche
ambientali. Business e Industria si impegnano a
continuare a portare soluzioni per il mercato, per la
crescita inclusiva e verde, e che i governi dovrebbero
promuovere quadri strategici abilitanti per la green
economy. Scienza e comunità tecnologica
sottolineano che siamo ormai entrati nell’Antropocene
e chiedono a Rio+20 di stabilire un nuovo contratto tra
la scienza e la comunità politica. Gli agricoltori
sottolineano la necessità di mettere la sovranità
alimentare al centro della sostenibilità e che senza
agricoltori, senza cibo, non c'è futuro.
Cerimonia di apertura:
nel pomeriggio, per dare inizio alla cerimonia di
apertura della UNCSD, il presidente Dilma Roussef ha
messo in evidenza le decisioni della conferenza,
invitando i governi non indebolire i loro impegni. Hanno
così inizio le dichiarazioni governative tra le quali
scegliamo:
i'G-77/Cina
dichiarano che la green economy deve essere
basata sui Principi di Rio, in particolare sul CBDR, su
Agenda 21 e su JPOI; prendere in conto le priorità di
sviluppo nazionali e i diversi approcci, rimuovere le
barriere commerciali, dilazionare il debito dei paesi in
via di sviluppo, fornire risorse finanziarie nuove ed
addizionali, e un trasferimento delle tecnologie
appropriate.
Il presidente della
Repubblica della Corea, ha annunciato la cerimonia
della firma oggi a Rio per formalizzare l'Istituto della
Global green growth, avviato a Seoul due anni fa
(non referenziato nel documento), impegnandosi a fornire
aiuti pubblici allo sviluppo per la green growth,
incluso il supporto per l'efficienza energetica, la
produzione di energia elettrica, le energie rinnovabili,
i sistemi di accumulo energetico, gli edifici verdi e lo
sviluppo delle infrastrutture.
François Hollande, il
presidente francese, ha dichiarato di aderire ad una
tassa sulle transazioni finanziarie, con una parte dei
guadagni da destinare allo sviluppo. Egli ha anche
sottolineato la necessità di evitare l’erosione dei
terreni agricoli a scapito della sovranità alimentare.
Wen Jiabao, Premier
della Cina, si è impegnato per i finanziamenti all’UNEP
per progetti e attività per sviluppare la capacità dei
paesi, per l’aiuto per la formazione di manager
ambientali, per costruire una rete globale di
cooperazione tecnologica per promuovere le migliori
pratiche, e sui finanziamenti per aiutare i paesi
dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico ad affrontare il
cambiamento climatico.
José Manuel Durão
Barroso, Presidente EC, ha annunciato la CE è
pronta a mobilitare 400 milioni di euro per promuovere
progetti per l'energia sostenibile, particolarmente
accogliendo l’iniziativa del Segretario generale delle
Nazioni Unite per l’energia per tutti.
Tavole rotonde:
durante la UNCSD si riuniscono quattro tavole rotonde e
con la volontà di considerare il tema "guardando la
via da seguire nella realizzazione dei risultati attesi
della Conferenza". Non sarà un grande sforzo! La
presenza capillare della società civile a Rio determina
un ponte con i capi di Stato e di governo attraverso la
trasmissione di una trentina di raccomandazioni alle
tavole rotonde di alto livello. I rappresentanti della
società civile si domandano se e in che modo il paese
ospitante vorrà accogliere le raccomandazioni nel
documento finale della UNCSD.
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Il negoziato che ha
preceduto la Conferenza giorno per giorno |
Consultazioni informali pre-Conferenza a guida
brasiliana 16-19 giugno.
(>
Leggi il testo finale concordato ad referendum dalla pre
Conferenza) |
Martedì 19 giugno 2012:
il Ministro degli Esteri brasiliano Patriota ha aperto
la sessione plenaria di metà giornata, informando i
delegati di essere in grado di adottare il testo che
formalmente verrà presentato per l'adozione alla UNCSD -
Rio +20. Pur non ideale, egli dice, il testo rappresenta
"l'equilibrio" reale e possibile a questo punto.
Lo
stato d’animo dei delegati usciti dalla plenaria dopo
aver accettato ad referendum di adottare il
documento di 49 pagine referenziato nel titolo, un testo
che, pochi giorni prima, aveva solo una minoranza dei
suoi contenuti approvati, è stato di evidente sollievo.
I dubbi non hanno però tardato a farsi avanti. Anche
quelli che avevano visto il risultato come un bicchiere
mezzo pieno si rendono conto che nel testo il MOI, il
rafforzamento dell'UNEP e i SDGs sono stati disegnati
come processi che devono essere affrontati nei prossimi
anni.
Dai
numerosi briefing della società civile, seguiti
immediatamente dopo, viene una prevalenza di dubbi circa
la legittimità e l’organizzazione del processo
negoziale. Le donne, i sindacati e altri si sono detti
particolarmente delusi per la scomparsa tardiva dal
testo del riferimento ai "diritti sessuali e
riproduttivi".
Ida Auken,
Miistro dell'ambiente danese, capo della delegazione
europea
I
G-77/Cina
hanno ringraziato il paese ospitante, dicendo che il
documento approvato ad referendum è il "miglior
risultato possibile”. La Cina ha sostenuto la
dichiarazione e ha espresso apprezzamento per il Brasile
e per la flessibilità dimostrata dai delegati, pur
sollevando preoccupazioni circa le misure commerciali e
il trasferimento tecnologico. Una ulteriore negoziazione
non è raccomandabile, secondo i cinesi, e i delegati
vanno incoraggiati ad essere propositivi e costruttivi
per iniettare "nuova vita nell'agenda dello sviluppo
sostenibile”.
La
Bolivia
sottolinea il riconoscimento del concetto di "Madre
Terra", i diritti della natura e il riconoscimento
dei diversi modelli di sviluppo per evitare di diventare
prigionieri di un modello monoculturale che è stato
chiamato "Green economy".
La
Repubblica del Congo, per il gruppo africano, evidenzia
la possibilità di emergere dal processo con una
dichiarazione politica forte dei capi di Stato e di
Governo. Dichiarando accordo con le osservazioni del
G-77/Cina, aggiunge che l'Africa è ancora preoccupata
per il punto 88 sul rafforzamento UNEP. Ha invitato
tutti i paesi a "decidere" per rafforzare e
aggiornare l’UNEP, piuttosto che invitare l’UNGA a
intraprendere determinate azioni.
Gli Stati Uniti
hanno espresso delusione per l’assenza di un riferimento
ai diritti della riproduzione e l'assenza
dell’indicazioni dei temi prioritari per i SDG.
Sottolineano che la posizione degli Stati Uniti sull'UNEP
è ciò che appare nel documento e ciò che è stato
concordato e questo non comprende la possibilità di
un'agenzia specializzata o di un cambio di nome di alcun
istituto delle Nazioni Unite. Chiariscono che non c'è
alcun accordo di riaprire questa questione nei prossimi
giorni.
L'UE,
certamente non annoverabile tra i vincitori della
Conferenza, ha detto di aver lavorato per raggiungere
un accordo su un risultato ambizioso, per garantire
azioni concrete e decisioni orientate in una chiara
direzione. Dichiara che il documento potrebbe essere
migliorato in vari modi, includendo, per esempio, un
riferimento a un'organizzazione ambientale interna alle
Nazioni Unite.
Il
Venezuela avrebbe preferito un documento più ambizioso
in materia di energia, di oceani e di SDG e si
sarebbe aspettata dai paesi sviluppati una maggiore
ambizione in fatto di MOI. Il testo pone a suo parere
le basi per un futuro collettivo, ed esprime accordo su
un approccio per la Green economy che è ben lungi
dall'essere ciò che alcuni avevano cercato di imporre
(si riferisce ai paesi OECD). Ha detto che il concetto è
stato riappropriato da parte dei paesi in via di
sviluppo e ora finalmente appartiene a tutti.
La
Norvegia ha sostenuto gli Stati Uniti sui diritti
riproduttivi, che ha definito cruciali per l'uguaglianza
di genere e per lo sviluppo sostenibile. Ha sostenuto
l'ambizione in Africa per la creazione di una struttura
di governo dell’ambiente delle Nazioni Unite negli anni
a venire. Il Paese lavorerà per integrare la
partecipazione ed il ruolo dei giovani in modo più
forte. L'aumento della disuguaglianza dopo l'ultima
riunione Rio, denuncia la Norvegia, è la causa
dell'attuale clima di sfiducia.
Il
segretario generale UNCSD Sha Zukang ha concluso
passando in rivista i conseguimenti ottenuti: l'accordo
su un processo per stabilire i SDG, la green economy,
il Forum ad alto livello per il follow-up
dello sviluppo sostenibile; elementi di maggiore impegno
del settore privato, che è stato invitato a fare del
reporting una componente della strategia aziendale
di sostenibilità ed un elemento della propria
responsabilità, l'inizio di un processo per andare oltre
il PIL per misurare la prosperità e il benessere,
l’istituzione di un meccanismo volto ad assicurare
attenzione ai MOI, i mezzi di implementazione e
finanziamento, la riaffermazione di tutti gli accordi
precedenti, a cominciare dai principi di Rio 1992, tra
cui il CBDR e i diritti umani,l’adozione del 10YFP sul
SCP, i progressi settoriali in materia di energia e
oceani, il Registro degli impegni volontari, e la grande
enfasi sul ruolo delle organizzazioni della società
civile.
Il
ministro Patriota dichiara così chiusa la
pre-consultazione per Rio +20 e che il presidente del
Brasile è stato informatodei risultati e dell’accordo
generale. A suo parere l’inclusività è stata una parte
importante del processo negoziale, ed ha comunicato che
si stanno svolgendo a Rio 500 eventi paralleli ufficiali
e 3000 non ufficiali relativi alla UNCSD.
TORNA SU |
Lunedì 18 giugno 2012: Il Brasile continua a guidare
i negoziatori verso un consenso accettabile, ponendo
l'onere a carico di tutte le delegazioni interessate e
minacciandole bonariamente che l'alternativa potrebbe
essere quella di trovarsi di fronte un facilitatore
brasiliano molto esperto incaricato di portare a
compimento il testo a qualunque costo. Anche per il
Governo del Brasile c’è una serie di motivazioni
speciali su questioni che, anche in questa fase finale,
hanno continuato a tormentare alcuni gruppi, come ad
esempio i SDG. Il Governo ospitante crede che piuttosto
che avanzare linee rosse di intransigenza sarebbe meglio
prospettare linee d’arrivo per la discussione. La
convinzione diffusa è che alcune questioni potranno
essere sciolte solo dai Capi di Stato, convinzione
pericolosa se si pensa che quella è l’ultima istanza che
né potrebbe né dovrebbe essere l’anticamera di un esito
tipo Copenhagen. Si tratta in particolare di SDG; di
sussidi ai combustibili fossili; di IFSD ed UNEP; di
trasferimento di tecnologie, di diritti riproduttivi e
di opzioni per il finanziamento per lo sviluppo
sostenibile. Non è chi non vede che i problemi aperti
sono troppi e che, considerando che tutti i governi sono
già stati ripetutamente consultati in questi mesi, non è
chiaro cosa potranno fare di più i Capi di Stato.
Il
Governo brasiliano annuncia comunque una versione
rivista del testo per la mattina di martedì. Il ministro
degli Esteri brasiliano de Aguiar Patriota informa i
delegati che la sessione plenaria che si riunirà alle
ore 10,30 annuncerà alla stampa che l'elaborazione del
testo è stata conclusa. Vedremo. La domenica intanto se
ne va in negoziazioni forse più frenetiche del solito ma
certamente come al solito inconcludenti. Riferiremo solo
di alcune questioni maggiori.
Sezioni I e II: nella sessione serale si concorda
finalmente che non si deve trattare di riconferma dei
risultati dei vertici passati, quanto piuttosto di
onorare gli impegni precedenti senza fare passi
indietro. A tal proposito il capo 16 viene diviso in due
parti: la prima ribadisce alcuni impegni già assunti; la
seconda ricorda gli altri, compresi, tra l'altro, il
Consenso di Monterrey la Dichiarazione di Doha sul
finanziamento dello sviluppo, e il Programma d'azione
della Conferenza internazionale sulla Popolazione e lo
sviluppo.
SCP:
sembra finalmente che ci sia una raccomandazione in
favore dell’adozione finale del 10YFCP, il piano
decennale, sia pure al prezzo della eliminazione
di molti dei punti che sono contenuti nel testo in
materia di modelli di produzione e consumo.
Green economy:
viene distribuito un testo riveduto basato sui risultati
delle consultazioni di un piccolo gruppo. C’è la
preoccupazione che il testo non sia rilevante per ciò
che sta già accadendo sul terreno nei vari paesi e per
il livello delle discussioni che stanno avendo luogo
nella stessa Rio nelle attività e nelle presentazioni al
di fuori dei negoziati. In particolare si fa notare che
sul commercio e la tecnologia il testo risale a
formulazioni vecchie di vent’anni. Qui il chair
brasiliano obietta che tutto ciò che è accaduto negli
ultimi venti anni è stata attivato, in parte, da
documenti concordati dieci e venti anni fa e che nessun
paese ha al momento un'economia verde, e mentre alcuni
settori, le aziende e le città hanno fatto progressi,
non c'è paese che non protegga anche posti di lavoro
molto tradizionali e imprese molto brown.
Si
concorda il sostegno ai paesi in via di sviluppo che
scelgono di implementare politiche di green economy
ai quali si riconosce ora che dovranno essere supportati
da assistenza tecnica e finanziaria. In materia di
accesso al trasferimento di tecnologia, i paesi in via
di sviluppo propongono una frase aggiuntiva, rilevando
l'ulteriore evoluzione degli accordi su questi temi già
presi a Johannesburg.
Energia:
qui la materia è scottante perché questo gruppo discute
il contenuto e il posizionamento di un paragrafo sui
sussidi ai combustibili fossili (il 130 del testo
brasiliano). Una delegazione ha cercato di ribadire gli
impegni già intrapresi dal G20, comunicando le
informazioni in arrivo dal vertice del G-20 di Los Cabos
che avrebbe, lo si saprà meglio domani, prodotto una
relazione sul rafforzamento degli impegni stessi. La
proposta è per un testo alternativo che ribadisce ciò
che alcuni paesi hanno già sottoscritto per abbattere
progressivamente le sovvenzioni dannose per l’ambiente e
quelle inefficienti che incoraggiano gli sprechi e
minano lo sviluppo sostenibile, invitando gli altri a
fare lo stesso, pur tenendo pienamente conto delle
condizioni specifiche e dei diversi livelli di sviluppo
dei singoli paesi e della necessità di proteggere i più
poveri. Un gruppo di paesi si fa carico di proporre un
testo che chiede di riformare, razionalizzare e
gradualmente eliminare i sussidi ai combustibili fossili
dannosi per l'ambiente. Un certo numero di paesi si
oppone ed accusa l'approccio ai sussidi come privo di
equilibrio mettendo in discussione il posizionamento
della questione sussidi nella sezione energia. Gli
stessi sollevano una serie di questioni, tra cui:
questioni metodologiche nel determinare quali
sovvenzioni sono dannose, la sovranità nazionale, le
distorsioni del mercato e le sovvenzioni agricole. Una
delegazione ha richiamato l'attenzione e l’importanza
che la società civile sta attribuendo a questo tema, e
ha ricordato ai delegati il trattamento dei sussidi già
proposto dal paese ospitante in altre parti del
documento.
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Domenica, 17 giugno
2012:
Segnaliamo subito che a Rio, un certo numero di premi
Nobel, membri del Panel della Sostenibilità del
Segretario generale dell’ONU e il gruppo degli
anziani si sono riuniti Domenica per gli ultimi
ritocchi ad una dichiarazione che presenteranno Lunedì.
Questi grandi leader dello sviluppo sostenibile
intendono chiedere, tra l'altro, l'accordo su un mandato
per completare il lavoro sui SDG entro il 2015 e una
diversa enfasi sull’equità, sulla distribuzione e sui
consumi.
Il negoziato procede
oggi per temi. Sulla governance - IFSD
per ciò che concerne il rafforzamento del sistema
intergovernativo per la guida dello sviluppo
sostenibile, le questioni sollevate comprendono il
rapporto tra il Forum politico ad alto livello
che è stato proposto e il ECOSOC, perché sia garantito
che le funzioni non duplichino quelle del ECOSOC e
quelle dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite e
siano diverse e potenziate rispetto a quelle della CSD.
Si discute del ruolo della CSD durante la transizione,
sul termine di tempo per istituire il Forum, se
si debba fare riferimento a partecipanti o a
membri del Forum e se le funzioni dovranno
includere il monitoraggio dei risultati e la fissazione
degli ordini del giorno. C’è stata una nuova proposta di
reinserire il comma che istituisce l’Alto Commissario
per le generazioni future. Poiché molti suggeriscono
che alcuni dei testi concordati nel corso del terzo
PrepCom siano stati persi, il facilitatore
brasiliano ha accettato di riesaminare il testo vecchio,
in particolare per la proposta di trasformare l'UNEP in
una agenzia speciale, e il problema del finanziamento.
Nel testo brasiliano il Forum va costruito sui
punti di forza, le esperienze, le risorse, la
partecipazione delle persone disabili, cioè sulle
modalità migliori della CSD, che sarebbe successivamente
sostituita dal Forum. I delegati hanno discusso i
nessi tra il ECOSOC e la proposta di Forum ad
alto livello, il rapporto con il rappresentante ad
alto livello delle generazioni future, le attività di
monitoraggio ed i meccanismi di revisione delle attività
svolte.
MOI, mezzi di
implementazione:
un certo numero di delegati ha espresso preoccupazione
per l’evidenza data dai brasiliani agli ODA rispetto ad
altre fonti di finanziamento e sulla istituzione di un
processo intergovernativo per la mobilitazione delle
risorse. Un'altra delegazione ha sottolineato la
necessità di un meccanismo/quadro per i
finanziamenti piuttosto che solo di una strategia
e che non si parli di corruzione.
Alcune delegazioni hanno
sottolineato la necessità di trasferimento di tecnologia
su base volontaria e di comune accordo senza termini né
condizioni. Altre aree di conflitto stanno nel
riferimento ad un sistema di proprietà intellettuale,
alla protezione dei brevetti e alla facilitazione del
trasferimento tecnologico.
SDG:
molte delegazioni hanno espresso preoccupazioni per
quanto riguarda riferimento al CBDR anche per i SDG.
Diversi delegati hanno anche lamentato l'assenza dei
principali temi su cui i SDG dovrebbero concentrarsi. Il
facilitatore brasiliano ha osservato però che diversi
paesi sarebbero a disagio per la menzione di un elenco
di temi nel testo e che la questione è così importante
da costituire una linea rossa per avere o non
avere i SDG. In serata i delegati considerano una nuova
proposta per garantire il coinvolgimento della comunità
scientifica e il sistema delle Nazioni Unite in aggiunta
agli stakeholder ed ai rappresentanti della
società civile in sostegno ai lavori dello Steering
Committee dei SDG ed all’azione del Segretario
generale delle Nazioni Unite per valutare le proposte
di SDG presentate dal Comitato. Viene presa in
considerazione la proposta brasiliana di riconoscere
l'importanza e l'utilità di una serie di SDG che
rispettino pienamente tutti i Principi di Rio, tenendo
però conto delle diverse circostanze, delle capacità e
delle priorità nazionali.
Sezioni I e II:
sui principi contenuti nella Dichiarazione di Rio, tra
cui il CBDR e l'equità, un gruppo numeroso di delegati
dichiara che l'enucleazione nei testi del CBDR e di
altri singoli principi costituirebbe una linea rossa di
non accettazione. Opinione opposta, si capisce, di molti
altri. Sulla terra e sugli ecosistemi alcuni delegati
preferirebbero che non si debba ricordare che alcuni
paesi riconoscono i "Diritti della natura". Sul
coinvolgimento delle società civile e degli
stakeholder una preoccupazione è stata sollevata sui
testi brasiliani che potrebbero limitare il
coinvolgimento dei soggetti interessati a dei semplici
contributi intellettuali. Sul settore privato una
preoccupazione che è stata espressa è che
incoraggiare il settore privato ad un comportamento
responsabile è insufficiente. In merito al reporting
di sostenibilità aziendale, una delegazione ha richiesto
l'eliminazione del riferimento alla necessità di
sviluppare modelli e buone pratiche su scala globale.
Green economy:
i delegati hanno suggerito, tra l'altro di rendere il
testo più ambizioso; di rimuovere il riferimento alla
valutazione dei progressi e di rafforzare il ruolo dei
governi rispetto al settore privato. Viene introdotto
un nuovo testo a sostituire i paragrafi sulla la
creazione di un meccanismo di rafforzamento delle
capacità che invita il sistema delle Nazioni Unite, con
i donatori interessati e le organizzazioni
internazionali, a coordinare e fornire informazioni su
richieste come l’individuazione di potenziali partner,
le cassette degli attrezzi, i modelli e le metodologie
per l'economia verde e lo sviluppo sostenibile e le
piattaforme esistenti o emergenti che possono garantire
questo tipo di supporti.
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Sabato, 16 giugno 2012: Le consultazioni informali
pre-Conferenza condotte dal paese ospitante cominciano
nel pomeriggio di oggi.
Un
nuovo testo consolidato ridotto a 50 pagine (>
consulta il nuovo testo)
elaborato dal Governo brasiliano viene rilasciato alle
ore 17:45.
I delegati chiedono una riunione plenaria per presentare le loro impressioni
iniziali sul documento e la giornata si è quindi
conclusa con una plenaria non prevista della durata di
un'ora. Il documento in qualche modo taglia corto con l’albero
di natale prodotto dalle consultazioni precedenti.
Stile e contenuti scontenteranno tutti, il compromesso
non potrà che essere proposto con un profilo
adeguatamente basso. Molto dipenderà dalle qualità
diplomatiche e dall’ambizione dei diplomatici
brasiliani. Certo è che il compito di concordare un
testo con un minimo di capacità di incidere sugli eventi
futuri è quanto mai arduo.
Il
governo brasiliano (gli ospiti) invitano i delegati ad
astenersi dall'introdurre ancora parentesi quadre
o linguaggi di fatto simili a quelli che appaiono già
nel testo: “… siamo ormai all'undicesima ora …" e
occorre finalizzare gli sforzi.
A giudicare “dall’energia e dagli investimenti fatti
come sforzo intellettuale e leadership politica, siamo
tutti uniti da un senso collettivo della nostra
responsabilità e il desiderio di concludere in modo
tempestivo. … Il lavoro procederà nel modo più
trasparente e
in maniera inclusiva”.
Il
testo brasiliano è un tentativo di costruire sul lavoro
svolto durante la terza riunione del comitato
preparatorio e sulla base delle prassi consolidate.
La preparazione del testo ha comportato un buon numero di scelte, ma si è
cercato di mantenere un minimo di equilibrio guardando
alle posizioni dei principali gruppi e paesi impegnati
nel negoziato.
Gli ospiti ricordano che le "… riunioni non servono per una discussione
continua …” e che “gli incontri si tengono per la
chiusura del testo".
Arrivano puntuali le riserve. Il Canada segnala che la
sua delegazione ha avuto una serie di problemi gravi da
affrontare e questa è sicuramente una buona notizia.
L'Unione europea solleva preoccupazioni per una serie di
questioni, tra cui il IFSD, in particolare gli accordi
intergovernativi e il pilastro ambientale sono al di
sotto delle aspettative mentre erano sufficientemente
ambiziosi.
Inoltre non condivide il ruolo dato al CBDR, l'ambizione
per i SDG è inadeguata, si registra l'assenza di alcuni
temi; inadeguato il capitolo sulla Green economy,
c’è una mancanza di ambizione in vari settori e non può
essere accettata l'eliminazione sistematica dei tempi,
degli obiettivi e dei target, che vanifica la proposta
EU di una Roadmap per la Green economy e
lo sviluppo sostenibile; la sezione
MOI, mostra una mancanza di equilibrio nel trattamento degli ODA rispetto ad
altre fonti di finanziamento, e l’incapacità di dare
risultati in sostegno dei paesi meno sviluppati.
Gli Stati Uniti
segnalano
una
serie di problemi
gravi, notizia
anche questa non del tutto negativa.
I
G-77/Cina
prevedono che
l'esito
della
conferenza, che
peraltro è per molti aspetti nelle loro mani, dimostrerà
l’errore degli
allarmisti, e
segnala una
crescente preoccupazione
del gruppo
su una serie di
questioni, tra cui:
la mancanza
di ambizione sui
MOI, l'acqua,
l'energia, la
necessità di
chiarire
il IFSD,
i SDG, gli
oceani,
l'economia
verde, e la
parte che
chiede il rinnovo
dell’impegno politico.
Praticamente su tutto.
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Rio de Janeiro 13-15 giugno : Terzo PrepCom sul
Draft Outcome
Document di Rio+20 |
Venerdì 15 giugno 2012:
il lavoro nella giornata di oggi, l’ultima del negoziato
multilaterale, continua con i sottogruppi. Dei risultati
riferiremo di seguito l’essenziale.
Sezioni introduttive I e II:
impossibile un accordo sui punti 30 (sostegno per
l'Africa), 33 (diritti della natura), 37 (partecipazione
pubblica), 38 (ruolo della società civile) e 40 (il
ruolo del settore privato). Nessun accordo sull’avvio di
un processo di reporting delle migliori pratiche
né per promuovere la collaborazione nella ricerca
scientifica. Nessun accordo per menzionare i contributi
che le NGO potrebbero dare allo sviluppo
sostenibile. Sul punto 24 (occupazione), nessun accordo
sulla necessità di una strategia globale
sull’occupazione giovanile a partire dai risultati dei
lavori dell'ILO.
Il
risultato finale delle cinque del pomeriggio vede
9 su 13 paragrafi della Sezione I (La nostra visione
comune) e 17 su 43 punti nella sezione II (Rinnovare
l'impegno politico) concordati ad referendum.
Green economy:
in una situazione tutt’altro che incoraggiante si
discutono 19 paragrafi e sottoparagrafi e si concordano
sette punti e cinque commi ad referendum. Si
tratta di un risultato importante ma tardivo. Sul punto
omnibus (52), le delegazioni discutono un gran numero di
testi accettando di fare riferimento alle politiche
della green economy. In una lettura sulla
cooperazione internazionale (d alt), le delegazioni
hanno uno scambio di opinioni su come evitare
ingiustificate condizionalità sugli aiuti pubblici
allo sviluppo e sui finanziamenti.
Sulla green economy e la crescita, le delegazioni
hanno convenuto di sostituire il riferimento ai green
job con una proposta di che fa riferimento alla
crescita economica equa e alla creazione di posti di
lavoro. Viene concordato il testo sull'attuazione delle
politiche della green economy da parte dei paesi
che cercano di applicarli per la transizione verso lo
sviluppo sostenibile come impresa comune. Le delegazioni
hanno convenuto ad referendum su un paragrafo sul
sociale e sui fattori e sui costi ambientali (56) su un
punto sull’impegno degli stakeholder e sulla
partnership (57). Sulle tecnologie della
comunicazione (58) i paesi in via di sviluppo mettono in
discussione l'inclusione di riferimenti a promuovere la
trasparenza e la responsabilità.
IFSD:
in linea di principio viene accettata l'appartenenza
universale del Corpo direttivo dell'UNEP e del
Consiglio, ma è disaccordo sulla istituzione di un
organo esecutivo adeguato per migliorare la operatività
dell’UNEP tra le sessioni. Per l'UNEP come difensore
autorevole per l'ambiente globale (comma 82 (b)), si
propone il testo di un accordo precedente. Sul comma 82
(c) sul finanziamento dell’UNEP, i delegati hanno
convenuto sulla necessità di risorse sicure, stabili,
prevedibili e provenienti da una serie differenziata di
fonti. Non c'è stato accordo sulle risorse addizionali.
Sul ruolo di coordinamento dell'UNEP (comma 82 (d)) si
parla di rafforzamento del ruolo di coordinamento dell'UNEP
e di una funzione leader nello sviluppo di un
sistema di governo dell’ambiente delle Nazioni Unite.
I
delegati hanno raggiunto un accordo provvisorio sul
comma 82 sul ruolo dell'UNEP per il coordinamento dei
MEA, sull’interfaccia tra scienza e politica 82 (f) e
sul ruolo dell'UNEP nella diffusione e la condivisione
delle informazioni ambientali e nell’opera di
sensibilizzazione, 82 (g). In materia di rafforzamento
della UNEP (punto 82), i delegati richiamano il Piano
strategico di Bali per il supporto tecnologico e la
capacitazione. Non passa il termine "volontario"
riferito al trasferimento di tecnologia.
I
delegati non hanno avuto la capacità di raggiungere un
accordo né sulla partecipazione della società civile
(comma 69 (g)), né sulla promozione della trasparenza e
della responsabilità attraverso il coinvolgimento degli
stakeholder e della società civile (Paragrafo 77), né
sulla revisione, il monitoraggio e il follow-up nelle
fasi di attuazione (comma 69(h)).
Conclusione della PrepCom:
il co-presidente John Ashe dichiara che 116 punti sono
stati concordati ad referendum e 199 sono ancora
da concordare. Ashe ha poi concvocato la prima riunione
formale della terza sessione del PrepCom con nuovi
co-chair. Il PrepCom ha deciso che il paese ospitante
deve farsi carico del processo di consultazione fino
all'inizio della conferenza il 20 giugno. La
pre-conferenza gestita da parte del paese ospitante avrà
inizio a mezzogiorno del 16 giugno con il supporto del
Bureau durante le consultazioni. Non può
meravigliare che del regolamento interno undici regole
siano rimaste tra parentesi quadre, non concordate.
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Giovedì 14 giugno 2012: il negoziato prosegue con lo stile ed i ritmi del primo giorno
dando sempre più l’impressione che gli accordi si
raggiungeranno forse solo sulle questioni meno
significative e che l’evento di Rio+20 stia svolgendosi
piuttosto nel grande numero di iniziative e
side-event esterni al negoziato. Comincia a
prevalere tra i delegati una sorta di insofferenza verso
la pletora di emendamenti e di discussioni su questioni
inutili o puramente filologiche. Appare evidente ai più
che procedendo in questo modo il documento “The
future we want” rischia di finire su un binario
morto per lasciare campo a quanto il Governo brasiliano
sarà in grado di proporre. Per un quadro della giornata
di oggi ci riferiamo ai resoconti serali dei due gruppi
di lavoro svolti dai facilitatori dei gruppi settoriali
al loro interno.
Gruppo di lavoro
I:
si parla di progressi sulle città, i trasporti e le
miniere. Sulle questioni di genere, sanità e istruzione
un punto in più è andato a referendum e un
accordo su altri due sarebbe possibile. Su montagna,
biodiversità, povertà, alimentazione e foreste si è
lavorato per nove ore. La sezione montagna è quasi
conclusa, e c’è del progresso sulla biodiversità. Sulle
foreste i problemi dovranno essere affrontati ai livelli
negoziali superiori. Nel settore agricoltura occorrono
maggiori progressi. Sulla povertà, si conclude che le
formulazioni da adottare sono quelle della riunione ILO
che si sta per concludere. Sull'occupazione è stato
concordato un solo paragrafo ad referendum. Sui
green job nessun passo in avanti. Sui SIDS si sta
preparando il testo alternativo per un paragrafo sui
paesi meno sviluppati. Sugli oceani i due terzi dei
paragrafi sono state concordati ad referendum.
Gruppo di lavoro II:
progressi insignificanti. Sulla green economy, che aveva
compiuto alcuni progressi nella mattina, nel pomeriggio
la riunione è stata sospesa su richiesta del G-77/Cina
che si dichiara non disponibile a continuare fino a
quando non saranno stati compiuti progressi sul
finanziamento dello sviluppo (i mezzi di
imnplementazione, MOI).
Il
gruppo IFSD ha lavorato tutto il giorno ma il progresso
è lento, in parte per il fatto che i delegati hanno
preso in considerazione alcune questioni che non erano
state discusse in occasione dell'ultima riunione. Sulle
sezioni I e II erano stati considerati punti in sospeso
quelli da 1-32, ma solo uno è stato cancellato. Ci sono
molte questioni trasversali che dovrebbero essere
risolti in relazione con il testo di altre parti del
documento, ma i delegati hanno pochissimo spazio per
lavorare anche su altre questioni.
Dialogo con la società civile:
Durante la serata i rappresentanti dei gruppi presentano
dichiarazioni riguardanti i diversi loro punti di vista
e i membri del Bureau e della Segreteria li
aggiornano su una serie di elementi relativi al processo
di Rio +20 tra i quali i prossimi dialoghi per lo
sviluppo sostenibile. Il Direttore della Divisione
per lo Sviluppo Sostenibile esamina 11 punti che, a
parer suo, dimostrano che Rio+20 è un cambio di passo
rispetto a ciò che da ciò che è stato raggiunto in
passato. In particolare il documento sottolinea il
maggiore ruolo della società civile; per la prima volta
i governi stanno negoziato un accordo sulla green
economy; i governi stanno prendendo in
considerazione la riforma e la creazione di nuove
istituzioni; il 10YFP, il piano decennale sui modelli di
produzione e consumo, se adottato, potrebbe costituire
il vero salto di qualità, e, infine, il registro degli
impegni sta prendendo nota di una importante serie di
impegni all'azione. In ultima analisi, i politici
dovranno rendere conto al popolo, e la società civile
deve premere sui negoziatori perché in qualsiasi modo
trovino la via per dare alla gente ciò che la gente
vuole.
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Mercoledì 13 giugno 2012:
Il terzo e ultimo incontro del Comitato Preparatorio per Rio +20 si è
aperto oggi a Rio de Janeiro. Dopo la conclusione la
Conferenza riprenderà da Mercoledì 20 giugno. Il PrepCom
continua a negoziare il progetto di documento finale che
è emerso il 2 giugno dal terzo giro di consultazioni
informali a New York e dovrebbe adottare le disposizioni
procedurali transitorie per la conferenza. Il III
PrepCom si conclude a mezzanotte di venerdì 15 con
l’invito al Governo Brasiliano a riprendere il negoziato
sotto il proprio controllo di paese ospitante.
La riunione formale
plenaria di apertura della Conferenza si terrà la
mattina del 20 giugno e prenderà in considerazione tutte
le questioni procedurali e organizzative. Ascolterà le
dichiarazioni del presidente del ECOSOC e delle nove
rappresentanze della società civile. Alla cerimonia di
apertura della Conferenza, che si terrà nel pomeriggio,
interverranno il Presidente della Conferenza, il
Presidente dell'Assemblea Generale, il Segretario
generale delle Nazioni Unite e il Segretario Generale
della Conferenza. Oltre al dibattito generale, la
Conferenza sarà caratterizzata da quattro tavole rotonde
di alto livello sul tema "Guardando avanti per la
realizzazione dei risultati attesi della Conferenza".
Il PrepCom III inizia
il suo lavoro con sette gruppi negoziali. IL Gruppo di
lavoro continua a gestire le sezioni V e VI, e il Gruppo
di lavoro II le sezioni I, II, III e IV del documento.
Gruppo di lavoro I:
Durante una riunione serale le relazioni dei
facilitatori consentono di avere il quadro della
giornata. Nel gruppo sul sesso, la salute, l’istruzione,
le miniere, i trasporti e le città, i progressi
riportati sono pochi. Sulle sostanze chimiche c’è
l'intenzione di ricorrere a contatti bilaterali tra le
delegazioni per tentare di affrontare le questioni in
sospeso. Sulla desertificazione si segnalano quattro
questioni in sospeso: se obiettivi come annullare il
degrado mondiale del territorio o il degrado zero,
siano utili; se prendere in considerazione la
Global Soil Partnership
e la Changwon Initiative,
se adottare un Panel intergovernativo. Perfino la
definizione stessa di degrado del suolo viene rimessa in
discussione.
Su SCP ed acqua è ora
fortunatamente disponibile un testo semplificato mentre
sul cambiamento climatico non si sa come trovare il
giusto modo per l'invio di un messaggio forte da Rio +20
che non interferisca con il processo di negoziazione in
corso.
Sugli SDG e sui mezzi
di attuazione, i negoziati sono stati produttivi ma
incapaci di una più semplice formulazione del testo. Il
Co-Chair Ashe, con questi referti, non può fare a meno
di esprimere preoccupazione sul ritmo delle discussioni
e sulla quantità di testo non ancora concordato.
Gruppo di lavoro II:
Non ci sono buoni progressi, occorre muoversi molto più
velocemente. Sulla green economy solo il primo punto è
pronto per l’accordo ad referendum. Sul IFSD
quattro paragrafi sono pronti da concordare ad
referendum, mentre altri che fanno parte di un
pacchetto di compromesso non sarebbero ancora
concordati.
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New York 29
Maggio - 2 Giugno : Terzo round negoziale informale informale sul
Draft Outcome
Document di Rio+20 |
Martedì 2 giugno: Il testo del Documento dei Co-Chair in
uscita dal terzo round negoziale informale:
Pubblichiamo il testo del documento di Rio+20 allo stato
attuale del negoziato. Il nostro coordinatore al
Bureau del PrepCom (Soprano) segnala che si
tratta di un testo poco diverso da quello preparato dai
Co-Chair per la III sessione informale dei
negoziati e che esso contiene 70 paragrafi concordati (agreed
ad referendum, 50 in più) e ancora 290 non
concordati (bracketed). Com'è noto vi sarà ancora
una
sessione negoziale breve
del PrepCom a Rio de Janeiro in data 13-15
giugno, poi la parola passerà alla ministeriale per
l'approvazione finale. Soprano segnala anche che molti
si aspettano che il governo Brasiliano metterà sul
tavolo un testo di compromesso di ultima istanza nel
caso, più che probabile, che il testo negoziato sia
ancora troppo indietro. Intanto è bene prendere atto
della stesura attuale consultando il documento "The
future we want" che reca la data 2 June 2012,
5:00 pm (>
Consulta il documento con la guida in codice colore)
TORNA SU |
Martedì 29 maggio. Il testo in italiano sulla
Green economy: Del testo negoziale preparato dai
Co-Chair riteniamo opportuno rendere disponibile la
versione italiana della sezione III sulla Green economy
per la grande rilevanza dei contenuti. Si consideri che
nell'ultima settimana del negoziato informale terminato
il 2 giugno, nessun accordo è stato raggiunto sui
paragrafi della sezione III. Nel testo in inglese del 2
giugno si possono leggere i testi aggiuntivi alla
versione che qui proponiamo in italiano (>
Leggi la versione italiana del documento finale di
Rio+20 sulla Green economy al 2 giugno 2012)
TORNA SU |
Considerazioni
conclusive per la III sessione negoziale: la miglior
trattazione della fase negoziale a valle di questa
sessione è indubbiamente quella fatta da Paolo Soprano
in un seminario tenuto a Roma il 6 di luglio in
occasione della partenza per Rio della delegazione
italiana del Governo e della società civile (>
Ascolta la relazione di Paolo Soprano). Di
seguito riportiamo alcune circostanze di fatto alle
quali è bene attenersi prima di dare la stura al fuoco
di fila dei commenti sulla portata del fallimento
annunciato di Rio+20 e delle esternazioni degli stati
d'animo degli addetti ai lavori. Conviene infatti stare
in guardia dagli entusiasmi e dalle più che probabili
delusioni e domandarsi se Rio+20, che non sarà un
successone, abbia o non abbia prodotto passi in avanti.
La situazione internazionale è instabile, la crisi
economica, per molti versi inattesa, dal 2008 sta
torturando i (cosiddetti, ex ...) paesi ricchi, alcuni
paesi ex poveri stanno diventando superpotenze senza
volerne trarre le dovute conclusioni a livello di
responsabilità mentre i poveri veri sono ancora poveri
ed affamati (non
è retorica, basta guardare l'ultimo rapporto delle
Nazioni Unite sugli MDG del 2011). Non ci
sono soldi per gli aiuti allo sviluppo e nemmeno molta
disponibilità a trasferire tecnologia a paesi che si
ritengono concorrenti alla pari sui mercati. Il 7
permille di Rio de Janeiro è un bel ricordo che
molti hanno eluso (l'Italia in prima linea) e che altri
vorrebbero cancellare definitivamente a Rio+20. Sul
tavolo di Rio che rimane? La Green economy come
prospettiva di transizione verso lo sviluppo
sostenibile. Per il resto sono scontate le conferme
degli accordi e dei Principi già concordati (ma ... il 7 permille?), con disaccordi profondi e non riducibili
sull'uso politico del Principio sulle responsabilità
comuni ma differenziate. In materia di IFSD valuteremo i
passi in avanti, ma non si tratta certo di un argomento
decisivo per le prospettive del pianeta. Ci sono poi gli
SDG, che, originariamente non previsti, al momento
stanno svolgendo un ruolo negoziale ambiguo. basti
considerare che la proposta europea di una Roadmap
per la Green economy e contro la povertà sarebbe
stata (il condizionale è d'obbligo) nient'altro che una
lunga lista di indicatori e di target per monitorare lo
sviluppo con la più ampia apertura verso le priorità ed
i diritti dei singoli paesi. Cioè la stessa cosa degli
SDG, salvo che questi saranno nel migliore dei casi un
progetto nascente nelle mani delle Nazioni Unite e del
suo Segretario Generale al passo d'addio. Ciò equivale a
prendere tempo, circostanza che non giudichiamo un vero
e proprio passo in avanti. Le distanze e le divergenze
rimarranno tutte. Il merito di Rio+20 sarà di averle
portate in evidenza, sui tavoli dei governi e, ce lo
auguriamo, non solo sulle scrivanie dei Ministri
dell'Ambiente. Se entrerà in gioco un Consiglio SD, per
capirci un organismo di pari livello del Consiglio di
Sicurezza, (a difenderlo sono rimasti però solo Germania
ed Olanda), o se, come vuole l'Italia, si rivitalizzerà
il ECOSOC, ci sarà forse il caso che lo sviluppo
sostenibile diventi finalmente una cura delle
cancellerie piuttosto che di ministri dotati di poteri
scarsi. Intanto le cancellerie, con lo straordinario
aiuto della rete internet, hanno interferito nel
negoziato determinando i livelli di accordo cioè, come
ognuno può vedere, facendo interdizione piuttosto che
costruzione. Da Rio+20, questo è sicuro, la società
civile sarà rilanciata e responsabilizzata. La formula è
quella curiosa dei Major groups che vede fianco a
fianco i popoli indigeni, le donne, i sindacati, la
scienza e addirittura il sistema industriale mondiale
e le amministrazioni locali. Forse sarebbe il caso di
rinunciare a questi modellini arcaici, buoni per un
mondo diviso dove contavano ancora i governi nazionali
ed il mercato non era per niente globale.
Vediamo allora cosa
c'è nel documento e cosa non c'è o non ci potrà mai
essere, posto che un negoziato è uno scambio di
contropartite e che qui a Rio nessuno ha portato da casa
la materia prima. Seguiamo con il testo a fianco (in
inglese, solo la Sezione III è in italiano).
CAP.
I: La nostra visione comune.
Il titolo riecheggia Our Common Future della
Brundtland, commenti il lettore.
C’è
accordo ad referendum
su otto cose: rinnovato impegno per lo
sviluppo sostenibile;
accelerare il raggiungimento
degli obiettivi di sviluppo
concordati a livello internazionale, compresi gli
MDG; al centro
dello sviluppo sostenibile c’è la
gente; la nostra guida è la Carta
delle Nazioni Unite;
la democrazia
ha un ruolo essenziale (la Cina dormiva?), così come il
buon governo e lo Stato di
diritto; impegno
a rafforzare la
cooperazione internazionale (con quali
soldi?); la necessità di fare i conti con
le lacune
ancora esistenti
nell'attuazione dei risultati
dei vertici importanti e
di affrontare le sfide emergenti;
dare opportunità
delle persone di
determinare le loro
vite e il proprio futuro
(i funzionamenti di Amartya Sen).
Il disaccordo permane
sull’
inserimento del CBDR
all'interno del testo;
se promuovere
modelli sostenibili di
produzione e consumo o piuttosto cambiare
i modelli attuali
insostenibili (raro esempio di
masturbazio grillo rum); il
diritto al cibo; il diritto ad
un adeguato standard di vita;
il rispetto universale;
la protezione
di tutti i diritti umani.
Cap. II: Rinnovare l'impegno politico. A - Riaffermare i
principi di Rio e i Piani d'azione già concordati:
Si tratta di Agenda 21 e JPOI.
C'è
ccordo, a 40 anni di distanza, sulla Dichiarazione di
Stoccolma del 1972. Per concordare su Rio 1992 o su
Johannesburg 2002, benché al lettore possa sembrare
assurdo mettere in questione quanto già stabilito
vent’anni prima, occorrerebbe un accordo (impossibile)
sul ruolo del principio CBDR e sull’equità e
l'inclusione (indispensabile) dei diritti delle donne
nei testi che riaffermano l'impegno ad attuare i
risultati dei principali vertici e delle conferenze
sullo sviluppo sostenibile.
-
B- Portare avanti l'integrazione ... Valutare i
progressi e i gap ancora aperti ...:
Si
è trovata convergenza di opinioni sul riconoscimento
delle esperienze di SD portate avanti in vari paesi e
territori; sull’importanza di sostenere i paesi in via
di sviluppo negli sforzi per combattere la povertà e
promuovere l'empowerment del gruppi sociali
poveri e vulnerabili; sulla constatazione che molti,
specie se poveri, basano il loro sostentamento e la loro
cultura sui frutti degli ecosistemi naturali; sul
riconoscimento che ogni paese dovrà affrontare sfide
specifiche per realizzare lo sviluppo sostenibile;
sull'impegno ad adottare misure urgenti e concrete per
la vulnerabilità delle SIDS; sul Programma d'azione di
Istanbul per i paesi meno sviluppati (PMS); sui vincoli
gravi che affliggono i paesi in via di sviluppo privi di
sbocco per perseguire lo sviluppo sostenibile; sulla
necessità di un approccio olistico e integrati allo
sviluppo sostenibile; sul riconoscimento della diversità
naturale e culturale dei paesi del mondo.
Ma
forti divergenze ci sono sul trasferimento di
tecnologia ove si richieda l’accordo tra le parti; sul
diritto a non regredire; sulla necessità di una
strategia globale sulla disoccupazione dei giovani; su
come affrontare il cambiamento climatico all'interno del
testo; sul diritto all'autodeterminazione, in
particolare per coloro che vivono sotto l'occupazione
coloniale o straniera; sul tipo di linguaggio da
adottare per quanto riguarda l'empowerment delle
donne attraverso l'accesso ai servizi sanitari per la
riproduzione; sulle modalità di valutazione dei gap
nell'attuazione degli impegni; sul fatto cruciale di
cominciare a considerare le terza categoria dei paesi a
medio reddito e su come farlo; sui diritti autonomi
della natura e dell’ambiente.
- C -
Ruolo della società civile e degli altri stakeholder:
Largo accordo in questa sezione
laddove i delegati hanno concordato
ad referendum di
sottolineare il ruolo
fondamentale delle donne,
dei popoli indigeni, dei
lavoratori e dei sindacati.
Viene riconosciuto il contributo
degli agricoltori, dei piccoli
coltivatori, dei pescatori,
dei pastori e dei forestali e
la necessità di rilanciare la cooperazione
globale per lo sviluppo
sostenibile. Nella sezione dedicata ai
grandi gruppi
resta invece un numero
eccezionale di problemi come il rispetto
del diritto alla libertà di
associazione e di riunione, il
riconoscimento del ruolo della società civile,
il riferimento per le imprese ai
principi del Global Compact dell’ONU
e i principi guida
in materia di diritti
umani e di
attività industriali e commerciali. Grande il
disaccordo sul contributo delle
organizzazioni non governative.
Niente accordo sul ruolo delle
istituzioni finanziarie internazionali
e delle banche
regionali di sviluppo
nel testo sul
ruolo centrale delle Nazioni
Unite.
Cap. III. Green economy. Un vero e proprio disastro
dal punto di vista negoziale. Un solo paragrafo,
il 61, risulta
convenuto
ad referendum per
conclamare la centralità dei governi nazionali
nel
prendere
la leadership
nelle politiche
e nelle
strategie di sviluppo con
processi di tipo inclusivo.
Perfino il titolo della Sezione è stato messo in
discussione dai G77/Cina che vedono la Green economy
come uno tra i tanti approcci possibili per lo sviluppo
sostenibile senza nascondere la loro diffidenza verso un
uso protezionistico degli standard ambientali,
come abbiamo messo in luce nei resoconti giornalieri.
Restano
irrisolte
questioni sostanziali,
in realtà quasi tutte. Intanto non c’è accordo sul
riconoscimento di approcci,
modelli
e strumenti diversi
tra i vari paesi; inoltre non si concorda sulle
fonti, se cioè le politiche
della Green
economy
debbano essere ispirate al diritto
internazionale, e quindi ai
diritti umani,
oltre a
i principi di
Rio,
sui quali però l'uso del Principio
CBDR
non può essere condiviso. Si chiede
inoltre che cosa
dovrebbe fare
l’economia
verde
e se essa debba essere considerata
un’impresa comune piuttosto che solo un capitolo
della lotta alla povertà e alla fame nel mondo. Benché
l’accordo ci fosse stato già nel 2011 alla CSD19 a New
York, il riconoscimento del piano decennale per
un'azione forte e
urgente sui modelli di produzione e
consumo non si è trovato. Il recupero delle esternalità
ambientali negative mediante la integrazione dei
costi sociali
e ambientali nelle
decisioni politiche,
fa esso pure capo ad un paragrafo non concordato.
Il punto è qui.
La Green economy è più che chiaramente definita
quanto meno dai documenti principali dell’OCSE e dell’UNEP,
circolati molto per tempo e ben noti alle delegazioni.
Ai negoziatori di Rio ed ai loro governi è per ora
piaciuto obiettare su ogni punto del documento dei
Co-Chair che vi abbiamo proposto in lingua italiana,
che pure ci appare sostanzialmente moderato. Alla fine
ci saranno passi in avanti? Vedremo. Occorre però che
nessuno abbia la pretesa di piegare altri paesi ai
propri modelli e alle proprie necessità. Altrimenti
l’Europa rimarrà sola con qualche altro volenteroso
paese OCSE. Ma anche in questo caso si dovrà
procedere egualmente verso quest'altro tipo di economia.
Vorrà dire che la Cina l'avrà avuta vinta con un CBDR
de facto, mandando avanti i paesi occidentali sulla
strada della transizione. Potrebbe pagare questa scelta
a caro prezzo sul piano commerciale e dell'innovazione
tecnologica. Poiché i cinesi sono saggi, non lo faranno.
Bisogna però vedere se vorranno mettere le loro
intenzioni nero su bianco fin d'ora a Rio+20.
TORNA SU |
Venerdì 1 giugno:
Gruppo di lavoro I
- Cap. VI.
Mezzi di
attuazione:
Finanziamenti: Confronto Cina – Stati Uniti sul finanziamento dello sviluppo,
impegno sul quale, ricordiamo, gli US sono all’ultimo
posto nel mondo, perfino dopo l’Italia. Gli Stati Uniti
sottolineano l'importanza della mobilizzazione delle
risorse nazionali e offrono un testo alternativo basato
sul linguaggio concordato nel 2008 con la Dichiarazione
di Doha sul finanziamento dello sviluppo (International
Conference on Financing for Development to Review the
Implementation of the Monterrey Consensus): maggiore trasparenza sul bilancio e sul gettito fiscale con passi
avanti sulla realizzazione, cambiamenti
nell’architettura degli aiuti, cooperazione Sud-Sud e
ruolo attivo dei paesi a medio reddito. I G-77/Cina,
apprezzato il tentativo degli Stati Uniti di progredire
nel negoziato sulla base di accordi già in vigore,
sottolineano però la necessità di una maggiore
ambizione. Propongono pertanto un accordo con i paesi
sviluppati (loro pensano ancora di non esserlo) che
dovrebbero fornire ai paesi in via di sviluppo per la
promozione dello sviluppo sostenibile risorse aggiuntive
superiori a 30 miliardi di US$ all'anno nel periodo
2013-17, impegnandosi a mettere in campo 100 miliardi di
dollari all'anno dal 2018 in poi, e lavorare per la
creazione di un nuovo meccanismo per il finanziamento,
anche con un eventuale fondo per lo sviluppo
sostenibile. L'UE ribatte il suo sostegno per il
raggiungimento degli impegni
esistenti
in materia di aiuti allo sviluppo (il 7 permille di ODA) e di
mobilitazione delle risorse, e dichiara che la richiesta
cinese supera ogni previsione.
Commercio:
l'UE propone di invitare il WTO e l’UNCTAD, in
collaborazione con l'UNEP, a continuare a monitorare e
valutare i progressi in materia di sovvenzioni dannose
per l’ambiente (harmful subsidies) che il Canada
preferebbe venissero soggetti a consistenti riduzioni
piuttosto che eliminati (phased out),
mentre l’UE ha invitato alla loro progressiva
eliminazione in quanto incompatibili con lo sviluppo
sostenibile. I G-77/Cina prendono la parola per dire
che tutta la questione del commercio dovrebbe essere
semplificata in tre paragrafi e sei commi di testo:
riconoscere la flessibilità prevista dalle norme del
WTO; prevenire e contrastare con misure efficaci le
tendenze protezionistiche; supportare al massimo livello
le conclusioni di Doha 2008 per l’agenda dello sviluppo,
riconoscendo un trattamento speciale e differenziato;
priorità sul rafforzamento delle capacità e riconoscere
che il commercio è il motore della crescita economica
sostenuta (sustained) e dello sviluppo.
Regioni:
sul tavolo dei delegati indirizzata
c’è
un testo proposto dai
G-77/Cina che affronta le esigenze di sviluppo dei paesi
meno sviluppati, i paese poveri e poverissimi, l’Africa,
la regione araba, l’America Latina e i Caraibi e l’Asia-Pacifico
delle cui condizioni diversificate il piano d’azione
deve tener conto. US, Giappone e Canada obiettano che il
testo manca di equilibrio, non riconosce gli impegni già
ottemperati né quelli in corso, né fa cenno delle
responsabilità interne dei paesi in indirizzo ai fini
di conseguire lo sviluppo sostenibile e la riduzione
della povertà. La proposta è inoltre fuori tempo massimo
e costringerebbe ad un notevole lo sforzo di
riequilibrio e di ottimizzazione del testo. L’EU,
preoccupata dell’aperto tentativo egemonico della Cina,
si dichiara disponibile solo per i paesi più poveri,
proponendo un tipo di testo che richiami in modo
efficace il Programma d'azione di Istanbul (IPOA, 2011,
Fourth United Nations Conference
on the Least Developed Countries)
e le sue aree prioritarie, che possa contribuire
all'obiettivo generale dell’IPOA di consentire ai paesi
in via di sviluppo di soddisfare i criteri di
classificazione entro il 2020.
A fine
giornata i facilitatori riferiscono dei progressi e dei
problemi incontrati in ciascuno dei gruppi tematici. Il
quadro generale presenta luci ed ombre: ci sono
avanzamenti ma anche blocchi negoziali difficilmente
superabili. Non vale la pena di soffermarsi sui
dettagli, salvo forse riferire che sugli SDG ci sono
molti punti di convergenza, con un disaccordo perdurante
sulla opportunità di trattare subito gli specifici
elementi tematici e sull’alternativa di affidare lo
sviluppo degli SDG al Segretario Generale Nazioni Unite
o piuttosto all'Assemblea Generale. Il Co-Chair
pressa le delegazioni e fissa un calendario ultimativo
per sabato mattina, in particolare su alcuni dei temi
che non sono stati nemmeno ancora affrontati. In
chiusura per la società civile c’è solo la voce
delle donne preoccupate per le questioni dei
diritti e della salute per la maternità. Chiedono anche
l’applicazione del Principio di precauzione sui test
chimici.
Gruppo di lavoro II:
Nella giornata di oggi
hanno lavorato solo tre gruppi negoziali. Sulla
visione la
Cina riferisce
di aver presentato paragrafi alternativi al testo CST
sul ruolo della società civile e sull'utilità del
reporting sulla sostenibilità.
Il
Canada ha presentato i risultati del gruppo informale
sulla Green economy, comunicando che i delegati
hanno ripulito il testo, sottolineando l'importanza
della leadership da parte dei governi che
assumono il ruolo guida in fatto di sviluppo delle
politiche e delle strategie. Ma due questioni più
importanti hanno diviso le opinioni, se cioè la Green
economy si debba caratterizzare come un impresa
comune o se debba essere definita essenzialmente nel
contesto del sostegno ai paesi in via di sviluppo. Alla
fine il testo non dovrebbe più parlare in ogni punto di
– una - Green economy indeterminata, ma
assumere coerenza e riferirsi ad un modello condiviso,
non ad un modello qualunque. Il Chair canadese
riferisce anche che il termine ricorrente “dati e
raccolta di informazioni” cui si fa riferimento un
certo numero di volte nel testo, dovrebbe essere
definito, chiarito e referenziato con precisione e
coerenza. Il Chair ha presentato paragrafi
modificati sul ruolo delle cooperazione e delle
microimprese e sulla importanza del trasferimento di
tecnologia ai paesi in via di sviluppo. Ha inoltre
sottolineato i progressi nel testo sul ruolo
fondamentale della tecnologia e sulla promozione dei
partenariati nuovi e di quelli esistenti.
Riferendo dal gruppo informale IFSD, la Norvegia
ha presentato un testo semplificato,
poi concordato ad referendum,
che sottolinea la necessità di rafforzare la coerenza e
il coordinamento della governance al livello del
sistema delle Nazioni Unite. Ha detto inoltre che il
gruppo ha speso gran parte del tempo ad identificare le
funzioni che si vorrebbero vedere affrontate qualunque
sia la soluzione che emergerà dai negoziati per ottenere
un miglioramento della governance per lo sviluppo
sostenibile senza pregiudicarne la sostanza ed i
principi. Questa lista di funzioni potrebbe essere
utilizzata in tutte le future deliberazioni.
Società civile: i giovani e le NGO chiedono al G77/Cina di riconsiderare la
cancellazione del testo sull’alto rappresentante per le
generazioni future. Chiedono la riforma delle
istituzioni di Bretton Woods e un nuovo Consiglio per lo
sviluppo sostenibile o un nuovo Consiglio di alto
livello. Le NGO dichiarano che è importante la riforma
della governance
per lo sviluppo
sostenibile a livello di sistema e sottolineano l'importanza della
partecipazione di tutti gli stakeholder.
TORNA SU |
Giovedì 31 Maggio:
Gruppo di lavoro I
- Cap. V.
Quadro per l'azione e il follow up
Alla fine
della
giornata,
per tagliare
corto allo stillicidio di emendamenti e cercare di
arrivare a risultati presentabili il Co-Chair
crea e programma 19
mini-gruppi
negoziali
informali nell'area di competenza del Gruppo 1,
guidati da altrettanti
facilitatori:
cambiamento
climatico
(Barbados),
estrazione mineraria (Canada),
agroalimentare (US),
prodotti
chimici
e rifiuti
(Messico), acqua
(Islanda),
disastri
(Giappone);
desertificazione
(Australia);
oceani
(Australia);
foreste,
biodiversità e
montagna
(US);
diritti di
genere
istruzione
(Norvegia);
posti di
lavoro
(EU);
consumo e produzione sostenibili
(Guatemala);
SIDS/regioni
(Monaco),
salute, città,
trasporti
(Canada)
ed
eradicazione della povertà
(UE).
Altri gruppi
sono
stati
previsti
per gli
obiettivi di sviluppo sostenibile
(SDG),
il cui testo CST ha finora trovato adesione solo da
parte di Canada, Giappone e Corea, ed ancora per
finanza, tecnologia
e commercio.
SDG, gli obiettivi dello sviluppo sostenibile: si
entra oggi in uno degli argomenti caldi di Rio+20. Tutti
i paesi, e non potrebbe essere diversamente, hanno dato
una adesione più o meno convinta a questa proposta di
origine sudamericana (Colombia e Guatemala) e in qualche
modo fuori tema rispetto agli assi del Summit
proposti dalla Segreteria Generale, GEDSPE e ICSD. Non è
chi non veda che la proposta di dotare la politica
mondiale dello SD di obiettivi (goals) autorevoli
quanto gli MDG, gli obiettivi del Millennio, abbia
finito per ostacolare l'avanzamento della ambiziosa
proposta europea di uscire da Rio+20 con una Roadmap
della Green economy che, ricordiamo, è
l'economia dello e per lo sviluppo sostenibile. Sulla
carta la saldatura SDG - MDG è una prospettiva di grande
fascino. I nostri dubbi stanno nel fatto che la proposta
SDG sul tavolo del negoziato è per affidare alla
Segreteria generale dell'ONU il lancio della proposta e
di un percorso per realizzarla. Altra cosa è, o meglio,
sarebbe stata avere una Roadmap impegnativa
votata da tutti i paesi al Summit e quindi operativa da
subito. Entrando nel negoziato l'Unione europea
ha ribadito la complementarità tra
SDG e gli altri
impegni
già sottoscritti, in primis
gli MDG.
Sulla natura degli
SDG
e la loro attuazione,
gli Stati Uniti
li pensano come
obiettivi
di principio (aspirational)
da realizzare su base
volontaria con
iniziative a
livello
nazionale.
Per la Cina
essi potranno anche essere universalmente
applicabili, purché gestiti
a livello nazionale.
Prematuro inoltre, secondo loro,
scegliere
ora i
temi specifici. Bisogna invece
chiedere a Rio+20
solo
di avviare un processo
che in seguito
individuerà i temi
e gli altri dettagli,
in sostanza si tratta deell'avvio di
un programma
post-2015
che non deve sottrarre
risorse né distogliere l'attenzione
dagli MDG.
Come si vede si tratta di quanto di più lontano ci possa
essere dalla posizione dell'UE che si limita a
suggerire che
il
Segretario Generale dell'ONU
dia vita ad
un
processo
coordinato,
inclusivo
e trasparente per la definizione degli
SDG.
L'UE
ha anche provato a dire
che i progressi
nei sistemi di monitoraggio sono
fondamentali per il
successo degli
SDG
ed ha concesso
che i target
potrebbero
essere
differenziati
da parte dei paesi senza
che ci sia bisogno di
raccomandarsi
al Segretario
generale dell'ONU
a questo riguardo.
Gli Stati Uniti esordiscono
addirittura con una proposta
di
indicatori
e obiettivi globali
a
menù. La discussione
sugli indicatori è anche la sede naturale per ragionare
del superamento del PIL (GNP) come misuratore universale
del benessere e per la introduzione della
ricchezza naturale
e sociale
nelle misure di
benessere
alternative, come suggerisce il testo
dei Co-Chair. Ma, al di là di una dichiarazione a
favore da parte del Giappone, la discussione non prende
quota e la UE, evidentemente mal disposta, non
interviene affatto.
Sezione VI.
Mezzi di implementazione:
merita un resoconto l'ennesima diatriba sorta sugli
aiuti allo sviluppo nel capitolo
Finanza:
Canada
e Stati Uniti dicono che
Rio+20
non è
una
sede per assumere impegni (pledges)
e chiedono
l'eliminazione di
ogni
riferimento
ad un aumento degli sforzi
di finanziamento.
Propongono
la cancellazione del testo che
fa
riferimento
all'obiettivo
dello 0,7%
del
PIL per
l'assistenza
allo sviluppo
(si
tratta dello storico credito del SUD verso il NORD,
l'ODA,
votato solennemente a Rio 1992),
giustificandosi col fatto che
loro
non l'avevano approvato. I
G-77/Cina chiedono invece di
riaffermare
l'impegno
di
raddoppiare
l'ODA
per
l'Africa e
si impegnano a
intraprendere
tempestivamente
misure
a tale
riguardo. Chiedono però di togliere il paragrafo che
definisce la
lotta
alla corruzione
una priorità. Si discute poi,
abbastanza vanamente, sul trasferimento di tecnologie
dove si palleggiano definizioni varie che non fanno che
adombrare la scarsa disponibilità dei paesi avanzati a
sborsare aiuti e la richiesta dei paesi di nuova
tecnologia ad avere tali trasferimenti senza subire
costi.
Società civile: a
conclusione della giornata di lavoro del Gruppo 1
prendono la parola i
giovani
che
esortano i delegati a
considerare i
diritti
sessuali e riproduttivi
e la
salute
delle giovani donne
e
chiedono di essere consultati sugli
SDG.
Le donne chiedono
un
approccio basato sui diritti
anche
per stabilire gli
SDG.
La
Comunità scientifica e tecnologica
esprime
la preoccupazione che il
nesso
tra
scienza e
sviluppo tecnologico
e
sostenibile
non è
attualmente considerato
nel testo CST.
Gruppo di lavoro II
– Sezione IV. Quadro
istituzionale per la governance dello sviluppo
sostenibile (IFSD):
La
questione di maggior rilievo riguarda il rafforzamento
del ruolo
dell'UNEP,
i suoi
scopi e gli obiettivi,
argomento sul quale gli emendamenti
al testo CST sono stati numerosi.
Sullo
status futuro del
dell'UNEP,
adesione
universale al
Consiglio
direttivo piuttosto che
l'istituzione di un'Agenzia
specializzata,
i delegati
decidono
di discutere punto per punto.
Norvegia
ed US
propongono di istituire
un
Comitato
esecutivo
in seno al Consiglio
direttivo.
I
G-77/Cina
propongono di
dare al
Consiglio
direttivo
l'autorità
per guidare e
definire
l'agenda
politica globale.
L'UE, che
sostiene l'Agenzia, dà
una definizione del ruolo UNEP come consulenza
politica,
allerta precoce
(early warning),
valutazione dello stato
dell'ambiente,
garanzia
della
piena partecipazione
di tutte
le parti interessate e
(stakeholder) e chiede il
rafforzamento della loro partecipazione e la
promozione
del
diritto soggettivo dell'ambiente
(Norvegia).
Diversi emendamenti
affrontano il
miglioramento del
coordinamento
tra
i MEA
nel rispetto della loro
autonomia giuridica e dei loro
mandati.
Vi è stato
accordo generale
sulla
conservazione della
sede
dall'UNEP
a
Nairobi. In materia di
reporting si
sottolinea da parte di tutti la
necessità della
prosecuzione del
riesame regolare
dello stato
della Terra,
della
sua
capacità di carico (UE),
del
cambiamento
dell'ambiente
e del suo impatto
sul benessere umano
(Norvegia).
Si
ascoltano infine le relazioni dei gruppi di lavoro
informali nominati nella mattina. Merita di riferire
quanto dice il Chair canadese sulla Green
economy.
Riferisce che gli emendamenti sono stati accantonati in
attesa di ulteriori consultazioni. Osserva che c'è una
proposta di mobilitare il potenziale di donne e
uomini nel testo sul riconoscimento dei diversi approcci
allo sradicamento della povertà e sugli sforzi di
definizione della Green economy come impresa
comune (common undertaking), accompagnata da un
invito pressante a tutti i paesi ad attuare politiche di
Green economy e a dare riconoscimento ai
partenariati.
TORNA SU |
Mercoledì 30 Maggio:
Gruppo di lavoro I - Cap. V. Quadro per l'azione e il follow up
Prodotti chimici e rifiuti:
Merita qui di individuare ancora la proposta UE di
introdurre obiettivi vincolanti al 2030 in
materia di gestione globale dei rifiuti considerati come
risorsa e di riduzione significativa dello smaltimento
in discarica.
Consumo e produzione sostenibili (SCP):
I delegati hanno discusso intorno al testo che prevede
l'adozione del 10-Year Framework Program (10YFP)
per il SCP. L'UE ha proposto un testo aggiuntivo
suggerendo l’obiettivo di un disaccoppiamento assoluto
della crescita economica dallo sfruttamento delle
risorse naturali, e migliorare notevolmente l’efficienza
globale dell’uso delle risorse. Gli USA vorrebbero un
organo operativo il 10YFP, come l’UNEP o l’Assemblea
Generale delle Nazioni Unite.
Promozione dei Green Jobs:
I G-77/Cina chiedono la cancellazione dal documento dei
riferimenti ai green jobs, Gli USA, per non
essere da meno, chiedono la cancellazione dei paragrafi
sulla protezione sociale e sul lavoro dei migranti, che
a loro parere sarebbero competenza dell’ILO.
Oceani:
L'UE propone un obiettivo per il 2020 relativo alla
tutela degli ecosistemi marini, un obiettivo per il 2025
per la riduzione dei rifiuti marini e un testo esplicito
sulla gestione integrata delle coste e degli oceani. I
G-77/Cina propongono la cancellazione del testo
sull'impatto dell'inquinamento sugli ecosistemi marini e
chiedono anche l'eliminazione di ogni riferimento ad una
rete Internazionale di monitoraggio per l'acidificazione
degli oceani. Sul ripristino degli stock ittici,
l’Islanda chiede che questo debba essere fatto "ove
possibile", in contrasto con l'Australia che propone che
ciò avvenga "nel più breve tempo biologicamente
praticabile". I G-77/Cina suggeriscono un testo
aggiuntivo in materia sussidi per la pesca, per
sostenere gli sforzi volti ad eliminare o ridurre i
sussidi esistenti
responsabili degli eccessi di sfruttamento degli stock
e dell’overfishing. Ciò dovrebbe avvenire entro
il 2015 (Nuova Zelanda). Il Giappone, senza sorprendere
nessuno, chiede la cancellazione di tutti questi punti.
Trasporti:
da segnalare l’accoglimento della proposta messicano in
favore della mobilità con mezzi non motorizzati,
Società civile:
Segnaliamo l’intervento dei giovani in favore dei
green jobs e il sostegno delle NGO all’obiettivo di
eliminazione dei sussidi alla pesca entro il 2015. I
sindacati segnalano la necessità di una transizione
giusta.
Gruppo di lavoro II
– Sezione II:
Rinnovare l'impegno politico per lo sviluppo
sostenibile:
Integrazione della società civile:
la UE e i G-77/Cina hanno presentato un gran numero di
emendamenti al testo sulla partecipazione del settore
privato e sulla responsabilità sociale delle imprese. La
UE propone l’allineamento con il Global Compact
delle Nazioni Unite mentre i G-77/Cina chiedono la
cancellazione degli standard applicabili
di responsabilità aziendale e del concetto di
accountability (trasparenza e responsabilità). L'UE
ha suggerito che il Segretario generale avvii un
processo per lo sviluppo di un quadro globale per
promuovere le migliori pratiche adottando uno stile di
reporting sulla sostenibilità basato sugli
strumenti esistenti.
Sezione III - Green
economy nel contesto dello sviluppo sostenibile e della
eradicazione della povertà (GEDSPE):
i
G-77/Cina vorrebbero modificare la titolazione della
sezione con una formula del tipo "Inquadrare il contesto
delle sfide e delle opportunità della Green economy così
come delle altre visioni possibili dei modelli e degli
approcci allo sviluppo sostenibile " e continuano a
battere il tasto della necessità di ancorare ogni
concetto o proposta di sviluppo al Principio della
responsabilità comune ma differenziata piuttosto che al
complesso dei Principi di Rio. Ribadiscono la necessità
del rispetto della sovranità nazionale sulle risorse
naturali e la contrarietà alla monetizzazione di tali
risorse. Propongono nuovi commi sulla promozione della
SCP, evitando ogni aumento di oneri e costi a carico
dei paesi in via di sviluppo. Appare così chiaro che il
supporto alla transizione green non potrà venire
da questo gruppo. Nello schieramento opposto, che si
pronuncia sostanzialmente per conservare il testo
proposto dai Co-Chair con particolare attenzione
al richiamo ai diritti umani, alla Green economy
come impegno comune ed universale (UE), all’abbattimento
degli impatti ambientali, alla integrazione dei costi
sociali e ambientali nel processo decisionale, alla
partnership pubblico-privato, troviamo gli Stati Uniti,
l'Unione europea, il Canada e la Corea del Sud. Le
contrapposizioni sono chiare, resta da vedere cosa
faranno i paesi non schierati negli ultimi decisivi
giorni di Rio+20. (>
consulta il testo negoziale dei Co-Chair della Sezione
III sulla Green economy che è ora disponibile in
traduzione italiana)
Sezione IV. Quadro
istituzionale per la governance dello sviluppo
sostenibile (IFSD):
La maggior parte delle delegazioni ha dichiarato la
accettazione del testo originale dei Co-Chair sul
rafforzamento delle tre dimensioni dello sviluppo
sostenibile. Ciò fa si che il negoziato IFSD non sia
stato finora particolarmente vivace. Viene approvato il
principio della maggiore partecipazione dei paesi in via
di sviluppo nelle varie strutture e meccanismi
direttivi. La Cina chiede di sostituire in diversi
paragrafi il concetto di monitoraggio dei progressi
dello sviluppo sostenibile con il concetto di
follow-up. Non possiamo mancare di segnalare che in
materia di accreditamento e partecipazione della società
civile, Cina e Stati Uniti chiedono di cancellare un
emendamento dell'UE che chiede per la società civile uno
" stato consultivo superiore”.
L’intervento conclusivo
della delegazione della società civile si segnala
per i Giovani che incoraggiano una convergenza tra le
posizioni opposte e per il settore industriale
che chiede maggior riconoscimento di ruolo per il
sistema delle imprese private.
TORNA SU |
Martedì 29 Maggio:
alla plenaria di apertura del terzo turno dei negoziati
informali per arrivare alla stesura finale del documento
politico di Rio +20, il Co-Chair John Ashe ha
invitato i delegati a valutare il nuovo testo di 80
pagine proposto dai Co-Chair, e distribuito il 22
maggio, per chiedersi se questo può essere il documento
che porterà nel mondo il messaggio desiderato in materia
di sviluppo sostenibile per i prossimi 20 anni o più.
Secondo Ashe questa settimana sarà di "make or break",
successo o, definitivo fallimento. Il negoziato si
svolgerà in due gruppi di lavoro. Il primo prenderà in
considerazione le sezioni V (Quadro per l'azione) e VI
(Modalità di attuazione) dello Zero Draft, mentre
il secondo prenderà in considerazione le sezioni I
(Visione comune), II (Rinnovare l'impegno politico), III
(Green economy) e IV (Il quadro istituzionale per
la governance dello sviluppo sostenibile). I
gruppi saranno presieduti dai due Co-Chair del
PrepCom, Ashe e Kim Sook.
Data la delicatezza
del momento il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon
ha ritenuto di intervenire in plenaria per dire che i
risultati di Rio+20 dovrebbero, tra l'altro,
identificare un processo per definire gli obiettivi di
sviluppo sostenibile (gli SDG), un nuovo quadro
istituzionale e dei meccanismi per stimolare le
economie a creare buoni posti di lavoro, fornire la
protezione sociale e proteggere un ambiente sano.
Gruppo di lavoro I
- Cap. V. Quadro per l'azione e il follow up:
Unione
europea, Canada, Giappone, Corea e Norvegia dichiarano
il proprio sostegno al nuovo testo CST. Il G-77/Cina,
vero protagonista con l’Europa dell’intero negoziato,
sottolinea gli elementi chiave del testo sulla
eliminazione della povertà, il riferimento agli
Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDG), la
necessità della crescita economica, della protezione
sociale, in particolare nei paesi meno in via di
sviluppo e in Africa.
Agricoltura
sostenibile, sicurezza alimentare e nutrizione.
Il G-77/Cina, per quanto riguarda il diritto al cibo e
alla sicurezza alimentare mondiale, lo sviluppo rurale,
e le esigenze delle comunità rurali con specifico
riferimento alle donne, ha chiesto di mettere in
evidenza le lacune del testo, e di inserire le proposte
per superarle e chiare indicazioni sui mezzi di
attuazione. La UE ha proposto un nuovo linguaggio per
sostanziare con obiettivi e tempi la sua proposta di
Roadmap, in particolare con il raggiungimento entro
il 2020 il pieno accesso dei piccoli agricoltori,
specialmente delle donne nelle zone rurali, alla
proprietà dei terreni agricoli, ai mercati e ai
finanziamenti, alla formazione, al rafforzamento delle
capacità e alle conoscenze e alle pratiche innovative.
La delegazione Europea seguirà questa tattica in tutti i
momenti della trattativa. Sostenuta dalla Norvegia, la
UE ha suggerito un testo sulla riduzione dei rifiuti in
tutto il ciclo alimentare entro il 2030. Contrastata dal
Canada, ha suggerito di aggiungere date precise per il
raggiungimento di vari obiettivi legati al cibo.
È ormai evidente che
la Roadmap europea trova opposizioni un po’
dovunque. La contro-tattica è quella di opporle il
processo che dovrebbe portare alla definizione degli SDG
consentendo a tutti una più meditata riflessione sugli
obiettivi e sui target.
C'è stato invece un
accordo generale su un testo sullo stato di salute degli
ecosistemi marini e sulla pesca sostenibile.
Acqua.
L'UE ha proposto, tra l'altro, di identificare 2030 come
target per realizzare l’accesso equo e
sostenibile all'acqua potabile e pulita ed ai servizi
igienici di base e per migliorare notevolmente la
gestione integrata delle risorse idriche a livello
locale, nazionale e transfrontaliero per raggiungere e
mantenere un buono stato delle acque e proteggere gli
ecosistemi e le risorse naturali.
Energia.
L'UE ha proposto di modificare la titolazione in
Energia Sostenibile. Per quanto riguarda il testo
sul ruolo dell'energia nel processo di sviluppo, l'UE ha
sottolineato la forte interdipendenza tra energia,
l’acqua e la sicurezza alimentare. Per quanto riguarda
il ruolo delle tecnologie energetiche per affrontare
cambiamento climatico e per raggiungere l'obiettivo di
limitare l’aumento medio della temperatura globale,
l'UE, sostenuta dalla Norvegia e dai G-77/Cina, ha
chiesto di inserire il limite di tale aumento a meno 2
°C al di sopra dei livelli preindustriali. Il G-77/Cina
ha inoltre chiesto che si tenga conto del principio
delle responsabilità comuni ma differenziate (CBDR) e
delle responsabilità storiche di ciascun paese.
Alla proposta del
Segretario generale "Energia sostenibile per tutti"
l'iniziativa e i suoi obiettivi dovrebbero essere
sostenuti con un percorso da sviluppare attraverso un
processo multilaterale, coinvolgendo tutte le parti
interessate. Il G-77/Cina ha chiesto invece di inserire
anche questo obiettivo nel processo degli SDG.
Trasporti.
Non meraviglia nessuno che la Cina, contro Stati Uniti
e Unione europea, abbia chiesto la cancellazione delle
frasi "ridurre l'inquinamento e le emissioni. e "ripulire
carburanti e veicoli". Solo il Messico ha proposto
un ulteriore paragrafo sulla necessità di incoraggiare
la mobilità non motorizzata.
Salute e demografia.
La Santa Sede, ça va sans dire, ha chiesto che i
diversi riferimenti alla salute sessuale e riproduttiva
siano rimossi.
Foreste.
I delegati hanno discusso un obiettivo volto a arrestare
la perdita di copertura forestale entro il 2030 I
G-77/Cina hanno proposto un testo alternativo che
chiede di migliorare le condizioni di vita delle persone
e delle comunità, in particolare nei paesi in via di
sviluppo e in transizione, creando le condizioni
necessarie per la gestione sostenibile delle foreste,
rafforzando la cooperazione nei settori della finanza,
il commercio, il trasferimento di tecnologie green,
la capacitazione, la governance, assicurando la
proprietà della terra, un processo decisionale
partecipativo e la condivisione dei benefici in coerenza
con la legislazione, le politiche e le priorità
nazionali.
Biodiversità. L'UE ha chiesto l’impegno a intervenire con urgenza per garantire il
raggiungimento degli obiettivi della biodiversità di
Aichi entro il 2020. L’Australia ha proposto di
evidenziare l'importanza della biodiversità terrestre e
marina, di migliorare la connettività degli habitat
e rafforzare la resilienza degli ecosistemi, anche
mediante l'uso delle conoscenze tradizionali, praticando
il consenso informato.
Desertificazione. L'UE ha proposto l’obiettivo di perdita netta nulla di terra e di
suolo in tempi concordati, e di aggiungere nei testi il
termine soil in aggiunta a land.
Società civile. Le NGO hanno sottolineato l'importanza di un approccio basato sui
diritti per affrontare la fame e l'insicurezza
alimentare dei gruppi sociali più vulnerabili,
accogliendo con favore il riferimento alla
interconnessione urbano-rurale per alimentare le città
sottolineando la necessità di riutilizzare i rifiuti
alimentari. Le donne sostengono un approccio allo
sviluppo sostenibile basato sui diritti compreso il
diritto all'acqua e ai servizi igienico-sanitari, e la
necessità di rafforzare gli impegni sulle donne e sulle
popolazioni indigene nel settore dell'agricoltura, della
sicurezza alimentare. Sull'energia gli sforzi devono
essere su base comunitaria, trasparente e inclusiva.
Gruppo di lavoro II
– Sezione I “Our Common Vision”:
Viene ribadita da
tutti la centralità dell’abbattimento della povertà, sia
pure con qualche diversità di accento. Due paragrafi del
testo vengono riscritti di comune accordo. Si discute su
cose del tipo se la povertà sia estrema, se i
modelli di produzione e consumo servano per lo sviluppo
sostenibile o per modificare un modello di sviluppo
insostenibile, si discute ancora sul Principio CBDR. In
materia di diritti umani, salvo il riferimento alla
Dichiarazione universale, si questiona se sia meglio
proteggere o tutelare. Si inserisce nel testo
un riferimento alle disabilità. La Cina si incarica di
far cancellare la parola democrazia tra i
principi del buon governo per lo sviluppo sostenibile:
la ritiene eccessiva. Ci può confortare soltanto
la deduzione che allora forse anche governi non
democratici potrebbero lottare per la sostenibilità.
Sezione II:
Rinnovare l'impegno politico per lo sviluppo
sostenibile:
tutti sono d’accordo
nel confermare i conseguimenti precedenti, i piani
d’azione e i Principi storici di Rio. La Cina si batte
ancora per il CBDR e alla fine il Co-Chair fa tutti
convinti che di tale principio si debba fare uso ma non
abuso. Si riesce a perder tempo sul fatto che lo
sviluppo sostenibile debba essere implementato,
avanzato o realizzato ma le dichiarazioni
di impegno si sprecano.
La parola conclusiva
va alla Società civile (Major groups) che
sottolinea l’importanza del coinvolgimento dei governi
subnazionali e locali e delle Agende 21 locali. I
Giovani chiedono non solo protezione ma diritti, che
devono anche essere la base del documento politico
finale di Rio+20.
TORNA SU |
New York 22 Maggio: Presentata la nuova versione
del Draft Outcome
Document di Rio+20.
I Co-Chair del PrepCom presentano una
versione ridotta e compatta in 80 pagine dello Zero
Draft che sarà il testo sul quale si condurrà il
negoziato informale di fine maggio. |
New York 4 Maggio:
Annunciato il terzo round negoziale informale sul
Draft Outcome
Document di Rio+20.
Il Bureau della UNCSD annuncia una ulteriore settimana di negoziati
informali sul documento finale. La sede
è New York e la data è dal 29 maggio al
2 di giugno.
|
New York 23
Aprile - 4 Maggio: Secondo round negoziale informale informale sul
Draft Outcome
Document di Rio+20.
Il secondo round del negoziato informale è preceduto dalla
dichiarazione, per la verità alquanto rituale, del
Segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon che ha
dichiarato che "Il mondo si trova ad un bivio ...
abbiamo bisogno di tutti, dei ministri dei governi, dei
responsabili politici, degli imprenditori, dei leader
della società civile e dei giovani per lavorare insieme
per trasformare le nostre economie e collocare le nostre
società su un piano più giusto ed equo e per proteggere
le risorse e gli ecosistemi sui quali dipende il nostro
futuro comune.
Rio+20 offre l'opportunità di cambiare rotta... Lo sviluppo I Co-Chair Ashe
e sostenibile
comporta che i nostri obiettivi economici, sociali e
ambientali non sono in competizione e non devono essere
contrapposti, quanto piuttosto collegati tra loro
e perseguiti più efficacemente in modo olistico ...
Abbiamo bisogno di un risultato di Rio +20 che rifletta
questa comprensione e risponda alle preoccupazioni di
tutti".
|
Qualche considerazione conclusiva sulle
due settimane di negoziazione di Aprile-Maggio.
Le linee di rottura tradizionali Nord-Sud hanno
tormentato il negoziato di queste due settimane, in
particolare nei dibattiti sui diritti, la governance
e la povertà. Per i PVS delusi dalla mancata attuazione
degli impegni precedenti Rio sarà l'occasione per
riaffermare tali impegni. I paesi ricchi si sono dati in
gran parte da fare per evitare impegni a spendere soldi,
o comunque altri soldi per gli aiuti allo sviluppo.
L'entusiasmo di molti paesi sviluppati per la Green
economy ha continuato a incontrare un’aperta
ostilità da parte dei G-77/Cina, cui interessa che la
formula, più che prefigurare una transizione
iper-modernista, sia "inclusiva" e focalizzata sullo
sradicamento della povertà. Differenze analoghe sui
principi di Rio, con gli affondi continui e anche
strumentali del G-77/Cina per introdurre dovunque nel
testo il Principio 7 (CBDR, responsabilità comuni ma
differenziate) tanto da dare la sensazione di ricercare
modalità di sganciamento dagli impegni ovvero, per
essere più ottimisti, per vedere quale sia il reale
impegno degli occidentali.
Per converso l’impegno degli Stati Uniti, dell'Europa e
dell'OCSE in favore del Principio 10 (sull'accesso alle
informazioni e partecipazione del pubblico), in sostanza
la universalizzazione della Convenzione di Aarhus, non
è stato particolarmente ben accolta dal sud.
Ma faglie si sono aperte all’interno degli schieramenti.
Gli occidentali, o per meglio dire Europa ed USA, sono
agli antipodi per quanto riguarda gli interventi dello
Stato e i quadri normativi.
Ma il fatto davvero eclatante è la rottura crescente ed
infine esplicita entro i G-77/Cina, che sembra preludere
ad un quadro simile alla COP17 di Durban ed anche,
secondo alcuni, ad una rottura strategica del gruppo. Il
fatto è che la Cina ha tirato troppo la corda su un
atteggiamento di conservazione in materia di
governance dello SD, irritando profondamente i paesi
africani. In particolare, la proposta pacchetto
G-77/Cina sulla IFSD era estremamente controversa,
mancando di risposte sul rafforzamento del ECOSOC, lo
status dell’UNEP e il futuro della CSD ed ha paralizzato
il negoziato del gruppo 2 fino a giovedì 4. La proposta
alla fine raccomandava il rafforzamento piuttosto che
un nuovo ruolo per l’UNEP. Venerdì il Kenya ha portato
alla rottura le nazioni africane a sostegno del
potenziamento dell'UNEP in un'agenzia specializzata, con
alla spalle l’Europa ma non gli USA, sempre timorosi di
nuove imposizioni normative in materia di protezione
ambientale. La proposta è stata giocoforza ritirata.
Sulla proposta degli SDG, da molti attesa come unico
possibile risultato finale concreto di Rio, i PVS hanno
espresso la volontà di impegnarsi in un processo
controllato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite
per SDG capaci di integrare i tre pilastri dello
sviluppo sostenibile, con target e tempi di
attuazione, ma sotto il pieno controllo dei governi.
Tuttavia ci sono molti timori ad avviare un tale
processo che fisserebbe obiettivi comuni per i paesi
sviluppati e in via di sviluppo. Ma, a proposito di
Cina, stabilire obiettivi universali di sviluppo
sostenibile mal si concilia con responsabilità comuni ma
differenziate.
Di buono c’è che il negoziato sta facendo da megafono a
molte nuove idee e che molti governi sono attenti a
queste novità. Così accade per le tematiche "Oltre il
PIL", per i cosiddetti “Planetary Boundaries”,
i confini planetari, per la scarsità delle risorse, per
i problemi demografici e per la quantificazione e la
misurazione della sostenibilità con gli indicatori, che
riportano di attualità i "limiti dello sviluppo"
del Club di Roma a noi cari. Queste novità non hanno
fatto breccia nel testo negoziale, ma le discussioni,
gli scambi e i Side event sono stati numerosi ed
importanti.
Il giudizio generale sul documento finale “The Future
we want” non è certo positivo, ma le aspettative per
Rio vanno, un po’ fideisticamente, al di là del
documento. Si creano reti fitte di trattative
intergruppi per creare stati di fatto più avanzati del
documento.
Durante la sessione plenaria di chiusura, il
Co-presidente Kim Sook ha ricordato che in due settimane
di negoziati un accordo ad referendum si è potuto
fare su soli 21 punti mentre 400 devono ancora essere
negoziati, una vera miseria. Il Bureau, non
sappiamo se per andare ad una conclusione o per il
timore di presentare all’apertura di Rio un testo
impresentabile ed imbarazzante, decide infine di tenere
una settimana supplementare di negoziato informale da
Martedì 29 Maggio a Sabato 2 giugno.
Tirando le somme per ora ci sarebbe accordo solo sulla
campagna del Segretario generale sull’energia per tutti,
su una moratoria dei nuovi sussidi sulla pesca, su un
maggiore impegno per il Reporting di
sostenibilità delle aziende e una qualche decisione
relativa agli SDG.
I più pensano fortunatamente ancora che sia troppo
presto per rinunciare alla speranza di un forte
risultato multilaterale. Tutti pensano possibile un
fiorire di accordi ed opportunità parziali o tra gruppi
di paesi. Si vuole in ogni modo negoziare fino
all’ultimo minuto.
WKG 1, la Green
economy. Le opzioni politiche e i
quadri normativi della Green economy comprendono
gli strumenti economici e fiscali, gli investimenti in
infrastrutture verdi, la riforma degli incentivi, gli
appalti pubblici sostenibili, la divulgazione delle
informazioni e le partnership volontarie tra
economia, società civile e il settore pubblico. Questo
tipo di visione viene dall’Europa che punta sul
partenariato pubblico-privato e lascia ai governi il
compito di creare le condizioni abilitanti necessarie e
promuovere le azioni appropriate per lanciare le
politiche della Green economy. Secondo l’UE la
Green economy è lo strumento essenziale per
raggiungere lo sviluppo sostenibile e l'eradicazione
della povertà. La Green economy deve essere un
impegno comune per tutti i paesi, indipendentemente
dalle condizioni locali e dal grado di sviluppo, basato
sull’adozione di standard di sostenibilità per la
produzione e per l'estrazione delle risorse, da
obiettivi precisi con target e tempi, e i suoi progressi
devono essere controllati dagli indicatori.
La linea di dissenso
non potrebbe essere più aspra, il punto principale della
contesa ruota attorno al ruolo della Green economy
e se essa debba esser discussa al più come uno dei tanti
possibili approcci, utile ma non essenziale, per
realizzare lo sviluppo sostenibile e pervenire
all’eliminazione della povertà.
I G-77/Cina sostengono
il diritto sovrano degli Stati di sfruttare le proprie
risorse e che sta a ciascun paese la scelta di un
percorso appropriato verso l'economia verde. Non vi
devono esser modelli di sviluppo privilegiati rispetto
ad altri né si può puntare esclusivamente su soluzioni
basate sul mercato. Ogni modello di sviluppo sostenibile
deve comprendere le politiche sociali, assegnare un
ruolo di primo piano allo Stato, mentre si richiede di
chiarire sia quello che l'economia verde dovrebbe sia
quello che non dovrebbe essere, con in mente le barriere
doganali e le condizionalità sugli aiuti allo sviluppo.
In più i paesi sviluppati devono intraprendere
cambiamenti di vita significativi e gestire le risorse
naturali in tutt’altro modo. Inoltre il testo deve
includere disposizioni adeguate in materia di modalità
di attuazione (MOI), cioè di finanziamento.
I G-77/Cina vogliono
che si parli di sforzi verso lo sviluppo sostenibile e
non o per una economia verde e inclusiva; vogliono
inoltre che si parli di "futuro" e non di
"transizione", aggiungendo che gli sforzi vanno
intrapresi in linea con le priorità e i piani di
sviluppo sostenibile nazionali. Essi giudicano
insufficienti le strategie di crescita basate sul
mercato e sottolineano l'importanza di un quadro
nazionale delle politiche sociali opponendosi
all'integrazione dei costi sociali e ambientali nel
processo decisionale economico.
La conseguenza di
tutto ciò è che allo stato attuale la III sezione del
documento negoziale consta di 24 paragrafi, tutti pieni
di parentesi quadre e questioni irrisolte, destinate
forse a rimanere tali.
WKG 2, IFSD, Il
quadro istituzionale per la governance dello SD.
Alla chiusura del meeting solo 5 paragrafi su 90 nelle
quattro sezioni erano stati approvati ad referendum.
"Strengthening/reforming/integrating the three pillars".
Questa
sottosezione della bozza del documento finale non
contiene alcun testo concordato. Le proposte da parte di
delegati sono le più varie, una peer review
periodica su base volontaria, l'impegno dei leader
politici di alto livello, l'individuazione di azioni
specifiche per promuovere l'effettiva attuazione dello
SD, lo sviluppo la valorizzazione e il rafforzamento del
monitoraggio, il riesame dell'attuazione di tutti gli
impegni ed altro ancora. Qui non manca solo l’accordo,
mancano le idee.
"UNGA, ECOSOC, CSD,
SDC proposal and UNEP":
I delegati hanno evitato a lungo di affrontare questa
questione, dato che i G-77/Cina non si dichiaravano
pronti a presentare una posizione condivisa. Nell’attesa
l'Unione europea dava sostegno al Kenya per l’UNEP come
Agenzia specializzata; si percepiva una forte preferenza
degli Stati Uniti per conservare le istituzioni
esistenti; alcuni si pronunciavano per il SDC, il
Giappone per la riforma della CSD e il Canada per un
ruolo più organico e integrato di ECOSOC.
Il 3 maggio, i
G-77/Cina presentano la proposta, che comprende
l'istituzione di un forum ad alto livello
politico con un carattere intergovernativo, che dovrebbe
appoggiarsi sulle strutture esistenti e sugli organismi
competenti, tra cui la CSD, e propone di rafforzare le
capacità dell'UNEP. Venerdì alcune delegazioni accolgono
con riserva il documento come un contributo utile con
alcuni elementi validi ma L'UE lo dichiara non
abbastanza ambizioso.
Più tardi il G-77/Cina
è costretto a ritirare la sua proposta dopo che il
Kenya, per il gruppo african, dichiara che alcuni
elementi della proposta africana non erano stati
inseriti nel documento, soprattutto per quanto riguarda
la trasformazione dell'UNEP in una agenzia specializzata
con sede a Nairobi. Il G-77/Cina non è più in grado di
continuare a presentare una posizione unitaria. Al
termine della riunione, l'intero testo è rimasto
pesantemente gravato da parentesi quadre.
L'ultima versione di
questa sezione del documento finale include numerose
opzioni, tra cui un sistema di governo per lo sviluppo
sostenibile entro il sistema delle Nazioni Unite,
rafforzando il ruolo dell'ECOSOC; il miglioramento della
CSD, trasformandla in un SDC; il rafforzamento della
capacità di UNEP; istituire l’UNEP come agenzia
specializzata delle Nazioni Unite per l'ambiente, con
l'adesione universale; e sostenere l'istituzione di un
difensore civico, o Alto Commissario per le generazioni
future. La proposta originariamente presentata dai
G-77/Cina il 3 maggio è stata mantenuta nel documento
con le attribuzioni ai vari paesi che hanno sostenuto i
relativi testi.
Due soli paragrafi
sono stati concordati ad referendum in questa
sottosezione e si riferiscono a: un IFSD migliore e più
efficace che dovrebbe tener conto, tra l'altro, delle
carenze, delle implicazioni, delle sinergie e delle
sovrapposizioni, e riaffermando l’ECOSOC come l’organo
principale per la revisione della politica, il dialogo e
le raccomandazioni.
"IFI, UN
operational activities at country level":
Al 4
maggio
questa sezione del documento mantiene
le
opzioni
principali proposte
dalle
delegazioni
tra
cui
un’attività regolare di esame
dello
stato
del
pianeta;
il miglioramento
del coordinamento e la cooperazione tra
gli
organismi di gestione degli accordi ambientali
multilaterali;
l’ulteriore integrazione
delle
tre dimensioni
dello SD in
tutto
il
sistema delle Nazioni Unite; il
rafforzamento delle
attività operative
del
settore
per
incoraggiare comportamenti virtuosi, promuovere
l’accesso
alle
informazioni,
la
partecipazione del pubblico e
l’accesso alla giustizia in materia ambientale.
I
testi concordati
ad
referendum
parlano di una maggiore
importanza che deve essere data allo sviluppo
sostenibile
dalle
IFI, dall’UNCTAD
e dagli
altri
enti di competenza.
"Regional,
national, sub-national, local":
I
temi chiave
discussi per i livelli della governance
regionale e
sub-regionale
comprendono
l’invito alle organizzazioni ed ai paesi a
intraprendere azioni e
ad
adottare una legislazione
chiara ed efficace
per
lo SD. Una nuova proposta (UE e Svizzera) invita a
garantire
un
impegno politico a lungo
termine, invita
i
paesi a
intraprendere azioni adatte alla specificità
delle loro
situazioni nazionali
e
ad
emanare
una
legislazione chiara ed efficace
per
lo SD.
Il
testo affronta
progetti, fra cui sviluppare
e
utilizzare
strategie di SD con una pianificazione più
coerente e integrata
nel
processo decisionale
e le
iniziative regionali e
interregionali
per lo SD.
La
bozza
contiene due
soli
paragrafi concordati
ad
referendum.
Uno
riconosce
l’importanza della dimensione
regionale che può
complementare l’azione
a
livello nazionale; l’altro
sottolinea il
ruolo
importante
delle
organizzazioni regionali e sub-regionali
per
promuovere una
integrazione equilibrata dello SD.
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I RESOCONTI GIORNALIERI DA N.Y. |
Giovedì 3 maggio: Continuando a negoziare il testo
sulla Sezione V in materia di Acqua ed igiene
l'Europa propone di fissare al 2030 il conseguimento
dell'accesso universale sostenibile ed equo all'acqua
potabile sicura e all'igiene, almeno ad un livello di
base. Come altro mattoncino della Roadmap propone
un target sulla qualità dell'acqua e dei sistemi
naturali acquatici, con la riduzione dell'inquinamento
dell'acqua, il recupero dell'acqua di scarto con
apposite tecnologie di ritrattamento. Propone ancora un
target al 2030 per l'uso efficiente delle acque,
anche transfrontaliere. Altro target al 2030 per
l'uso integrato della risorsa idrica (IWRM).Affrontendo
il tema Energia ci si trastulla sul testo "Modern
energy services". C'è opposizione della Cina alla
cancellazione del termine "Cleaner fossil fuel
technologies" ed alla sostuituzione con "Cleaner
energy technologies". Sull'efficienza energetica e
l'aumento del ricorso alle rinnovabili
(NCST pre 70 bis),
i G-77/Cina, contrari,propongono di legare l'efficienza
all'innovazione tecnologica. L'Europa fa aggiungere al
testo il target dei +2°C di Copenhagen.Suscita un
vespaio la proposta europea sulla eliminazione dei
sussidi ambientalmente o economicamente dannosi,
compreso quelli per i combustibili fossili. Fioccano gli
emendamenti, USA, Norvegia, Canada Australia, Nuova
Zelanda e molti altri consumatori di carbone; la Cina ne
chiede addirittura la cancellazione. Non è chiaro come
questa questione cruciale verrà risolta, l'accordo non
esiste.
La chiusura della
società civile è rimarchevole solo per la
richiesta industriale di sostegno all'innovazione
tecnologica.
Il WKG 2 apre sulla
partecipazione della società civile, argomento sul quale
si sta raggiungendo un buon accordo. Sul Reporting
sullo SD e sul monitoring dei conseguimenti EU
chiede di fissare chiari impegni sugli obiettivi, la
Cina è contraria.
Sul rafforzamento
dello IFSD e sulla piena autorità dell'Assemblea
Generale ONU tutti d'accordo, così come su ECOSOC come
organo principale per il controllo delle politiche (NCST
46). Il paragrafo comprende il follow-up
degli MDGs; la supervisione dei subsidiary body
ECOSOC; la promozione e l'implementazione di Agenda 21
mediante il rafforzamento della coesione e il
coordinamento del sistema; infine il coordinamento dei
fondi, dei programmi e delle agenzie specializzate. La
Cina e i G77 presentano finalmente in forma esplicita la
sua proposta:
sottolinea la necessità di continuare a rafforzare
ECOSOC come un corpo principale per il follow-up
dei risultati di tutte le principali conferenze e i
vertici delle Nazioni Unite in campo economico, sociale
e campi correlati; l'istituzione di un forum ad
alto livello politico con carattere intergovernativo,
sulla base delle strutture o degli enti competenti già
esistenti tra cui anche la vituperata CSD, e la
necessità di varare un processo di negoziazione generale
entro le Nazioni Unite per definire la forma e le
funzioni di questo forum. Condivide la proposta
di dare al Consiglio direttivo dell'UNEP il carattere
dell'appartenenza universale, oggi mancante, mantenendo
la sede dell'UNEP in Nairobi, e rafforzandone le
capacità. Il documento, destinato ad aumentare le
inquietudini, ha almeno il pregio di fissare sulla carta
una posizione finora sfuggente.
Nei commenti finali
della società civile, piuttosto a sorpresa, le
NGO chiedono il rafforzamento della CSD e il suo
allargamento e rafforzamento, ed anche il rafforzamento
di ECOSOC ed UNEP. Probabilmente ciò esprime il timore
che la proposta di oggi dei G77-Cina, oltre ad essere
del tutto indifferente alle istanze della società
civile, finisca per levare di mezzo anche la CSD
rinviando tutta la governance ad un inquietante futuro
Forum che dovrebbe mettere ordine nella questione. I
Popoli indigeni chiedono l'Alto commissario per le
future generazioni e le donne rivendicano la parità di
genere e, molto giustamente, la disaggregazione dei dati
e degli indicatori per genere.
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Mercoledì 2 maggio: Il WKG 1 continua il lavoro
sulla sezione V del Documento
(Framework for Action and Follow-Up)
occupandosi di Agricoltura sostenibile e di sicurezza
dell'alimentazione, materia sulla quale le questioni
più delicate riguardano i diritti delle donne-contadino
e i diritti di accesso alle risorse genetiche. Sul
Turismo sostenibile la questione sta tutta nelle
fonti di finanziamento per la capacity building e
sul ruolo dei privati, ma si raggiunge infine un
accordo. Di Trasporti si ricorda solo
l'inserimento (Russia) della sicurezza stradale, pur
essendo questo un argomento chiave per lo sviluppo
sostenibile del mondo intero. Sulla Natura
prendiamo nota della proposta US di sostituire i termini
conservation, regeneration e adaptation
con preservation, restoration and
resilience. In materia di Città sostenibili
l'Europa è sull'iniziativa e propone un linguaggio che
tratti di comportamenti e stili di vita sostenibili
(contrari USA), di conservazione e valorizzazione del
patrimonio naturale e culturale e di rivitalizzazione
dei centri e dei quartieri (contraria la Cina, se il
lettore può sorprendersi).
La
società civile interviene per ribattere sui diritti
femminili e sul ruolo dell'associazionismo di base per
portare avanti i programmi di sviluppo sostenibile nelle
città.
Importante la discussione del WKG 2 sul rilancio
dell'impegno politico dove viene approvato il
sottotitolo "Engaging major groups and other
stakeholders". C'è disputa tra Cina ed EU che vuole
impegnare non solo i governi centrali ma tutti i livelli
amministrativi nelle politiche di SD. Si discute di uso
delle tecnologie ICT e di digital divide. Sulla
questione sociale e femminile c'è opposizione della
Santa Sede al termine "Gender equality", che però
infine passa. Malumori cinesi sul ruolo aumentato delle
NGO. L'europa tenta un accordo con un testo che
riconosce "the valuable contributions of NGOs in
promoting sustainable development through their
well-established and diverse experience, expertise and
capacity, especially in the area of information sharing
and the support of implementation of sustainable
development". Si conclude discutendo sui Rapporti di
sostenibilità rafforzando il ruolo degli indicatori e
della contabilità e si sottolinea che anche il settore
privato deve produrre gli stessi Report (poco sensibile
la Cina).
L'intervento della società civile vede la
protesta delle NGO sul tentativo di ridurne il ruolo ad
opera della Cina. La comunità scientifica richiede che
sia stabilito e istituzionalizzato con chiarezza il
ruolo della ricerca scientifica per il sostegno alle
politiche dello sviluppo sostenibile, proprio in ragione
della loro estrema complessità.
In
serata si apre il dialogo sull'IFSD, che proseguirà.
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|
Martedì primo maggio: Da oggi i rappresentanti della
società civile sono ammessi a brevi dichiarazioni a fine
sessione in ogni gruppo di lavoro, una novità non
straordinaria, ma pur sempre un primo passo.
La
mattina
si apre con il negoziato sul testo per le imprese e il
coinvolgimento dell'industria nella GESDPE.
Molti delegati sono propensi a mantenere il testo sullo
sviluppo degli obiettivi e sui benchmark sulle
catene di fornitura.
C'e un forte sostegno per i principi del Global
Compact delle Nazioni Unite, peraltro certamente né
impegnativi né portatori di vera innovazione.
I G77/Cina osservano che l'accento sul sostegno dal settore privato,
sostenuto con forza dall'Europa, ha creato
aspettative del tutto irrealistiche.
Nel pomeriggio i negoziati sono sulla sezione V. C'è
disaccordo su testo introduttivo che deve indicare il
deficit di attuazione degli impegni presi di rinnovare
tali impegni.
I G77/Cina si danno da fare per cancellare il testo sugli obiettivi, i
target e gli indicatori, di genere, in quanto non
sarebbe chiaro a cosa questi si riferiscano nella
proposta dei paesi del Nord Europa.
C'è poco supporto per il testo EU su una Roadmap
globale per la GE, che è stato pesantemente criticato
per essere un approccio top-down che non terrebbe
conto delle diverse circostanze e delle priorità
nazionali.
C'è disaccordo anche sull'applicazione delle piattaforme di condivisione della
conoscenza, e l'UE dichiara di non sostenere
l'inclusione di una sezione separata dalla GE sulla
povertà, a causa della natura globale del problema e
della interdipendenza delle due cose.
Tuttavia sembrava che ci fosse accordo universale che il
documento dovrebbe menzionare il raggiungimento degli
obiettivi di sviluppo
precedentemente concordati , in particolare degli MDG.
Il gruppo ha inoltre convenuto che l'eliminazione della
povertà è fondamentale per qualsiasi percorso di
sviluppo sostenibile, ma il G-77 ha voluto comunque
aggiungere un riferimento alle tre dimensioni dello SD
in tale contesto.
Hanno ribadito ancora una volta il "diritto allo sviluppo" come necessario per
raggiungere uno sviluppo sostenibile.
Nel paragrafo che riafferma l'impegno della Carta delle
Nazioni Unite e del diritto internazionale, c'è forte
movimento da più parti (tra cui Australia, l'Unione
europea, Santa Sede, Repubblica di Corea, Svizzera e
Stati Uniti) per includere un riferimento alla
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, contrari i
G77/Cina, che
preferiscono
l'originale, con il linguaggio più generico del testo
del Co-presidente, ma infine propongono un compromesso
che potrebbe prendere in prestito il linguaggio dal
documento degli obiettivi del millennio, gli MDG.
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Lunedì 30 aprile, il negoziato: la giornata si
caratterizza per lunghe puntualizzazioni sui testi e per
l'approfondimento del solco che sembra sempre più
dividere i G77 e la Cina dai paesi occidentali. Il testo
di riferimento è ora un nuovo testo prodotto dai
Co-Chair (NCST).
Nel
WKG 1, in riferimento alla GE, i G-77/Cina inseriscono
l’obbligo di prendere l’iniziativa a carico dei paesi
sviluppati e ribadiscono il diritto allo sviluppo,
contro il parere UE ed US. Questi ultimi chiedono che si
faccia riferimento alla efficienza d’uso delle risorse.
Giappone e UE chiedono di dichiarare che la GE deve
essere un impegno comune per tutti i paesi.
A
proposito del percorso verso la GE con una transizione
equa e inclusiva (NCST 25), i G-77/Cina chiedono che si
persegua lo SD e non la GE con un metodo inclusivo
piuttosto che con una transizione, aggiungendo che gli
sforzi dovranno essere realizzati in conformità con i
piani di sviluppo sostenibile e le priorità nazionali e
che si deve tener conto del diritto sovrano degli Stati
di sfruttare le proprie risorse. Qui la UE chiarisce che
a proposito della scelta in ogni paese di un percorso
appropriato verso la GE (NCST 25 bis), non è la GE che
deve essere definita a livello nazionale, ma il cammino
verso tale economia.
Sulla
gestione delle risorse naturali in una GE (NCST 26),
l'Unione europea, ha cercato di includere un riferimento
agli impatti climatici, contrari gli USA. Il testo
proposto dai G-77/Cina chiede ai paesi sviluppati di
intraprendere "cambiamenti significativi negli stili di
vita dei loro popoli".
Sulla
potenzialità di creazione di un'economia verde (NCST
28), Cina ed EU, hanno aggiunto un testo sulle
necessarie competenze e sulle protezioni sociali e
sanitarie.
Sulla
necessità di incoraggiare i governi a sviluppare opzioni
politiche e quadri normativi che favoriscono produzione
e consumi sostenibili (NCST 28 bis), i G-77/Cina e
l’Europa rimarcano che le strategie di mercato non sono
sufficienti da sole e necessitano di un quadro
nazionale di politiche sociali pubbliche, "Attraverso
visioni definite a livello nazionale, modelli,
politiche, strumenti e approcci" (solo Cina).
Le
divergenze in materia di GE si manifestano in questa
giornata in forma addirittura tripolare, liberisti gli
USA, pianificatori gli europei e sostanzialmente
scettici i G-77/Cina, in una contrapposizione di cui
appare sempre più difficile trovare una composizione. Da
qui nasce il sospetto che ci sia in realtà un altro
testo nelle mani del Governo Brasiliano e che si voglia
andare verso una ulteriore sessione di negoziato
informale, non previsto dal calendario, soprattutto su
pressione dei G-77/Cina che vogliono evitare la sorpresa
di essere messi di fronte al fatto compiuto all’ultimo
momento in Brasile.
Non
molto migliore la situazione nel WKG 2 che discute il
preambolo.Su
temi
e
gli obiettivi
della Conferenza
(CST
5 e
5
alt),
i
G-77/Cina dichiarano
che non c'è
affatto accordo
sulla transizione
alla GE come un
tema del Summit.
Sul
ruolo
della società civile (CST
18),
gli Stati Uniti,
propongono un accesso ai dati ed alle informazioni
"legittimo".
L'Islanda
supporta un
testo alternativo
(CST
18
alt) che richiama
la
libertà di
associazione e di riunione
e
l'uso
delle tecnologie dell'informazione (ICT)
anche per la
partecipazione e la condivisione delle
responsabilità.
L'UE
ha
commentato
che
"la società
civile"
va
al di là
delle ONG,
come pretenderebbero i
i
G-77/Cina.
Il
testo
degli Stati Uniti
contiene una proposta di un nuovo
(pre
punto
18)
sulle tecnologie
dell'informazione e della comunicazione
(ICT)
come
integrazione di
tutti e tre i
pilastri dello sviluppo.
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Lunedì 30 aprile: si apre una nuova settimana di
trattative con l'incontro
dei
rappresentanti
dei cosiddetti Major Group
della società civile con il
Bureau del Comitato
preparatorio della UNCSD.
John
Ashe, Co-Presidente del
Comitato,
apre l'incontro sottolineando
l'importanza del coinvolgimento
della società civile nel
processo di preparazione di
Rio +20 e
sottolinea i progressi compiuti
grazie ai
suoi contributi. L’ICLEI,
che ha moderato
l'evento, chiede
che la partecipazione della società
civile deve essere rafforzata
in tutte le fasi.
Nel
corso dell'incontro un portavoce
per ciascun
gruppo ha poi rilasciato
una dichiarazione di apertura.
La Comunità
Scientifica e Tecnologica ha
detto che Rio+20
dovrebbe fornire
una piattaforma per il sostegno
tecnologico e finanziario
per i paesi
in via di sviluppo e aumentare
i livelli di collaborazione
internazionale.
Le imprese hanno invitato i governi
a mettere in campo
politiche
chiare di sostegno alla
crescita economica, alla formazione e alla
promozione della concorrenza a
tutti i livelli. I Governi
locali hanno sottolineato
il ruolo delle città come
driver
per la crescita economica. I
Popoli indigeni hanno chiesto
risultati
concreti sui diritti
umani, delle donne, dei
lavoratori e dei popoli indigeni
come parte integrante
dello SD. Le
donne hanno detto che la
tutela dei loro
diritti richiede una volontà politica
ed un chiaro linguaggio
di sostegno
da parte delle politiche nazionali. I lavoratori
e i sindacati hanno chiesto
il sostegno internazionale
per garantire
la sicurezza degli ambienti di
lavoro e
ridurre la disoccupazione.
I bambini e
la gioventù hanno sottolineato
la forte necessità di
rafforzare la protezione dell'ambiente
attraverso strumenti giuridici.
Gli agricoltori
hanno chiesto
un quadro politico di sostegno per un’agricoltura
clima-resiliente,
per la sicurezza alimentare
e per invertire
il percorso
di sviluppo attuale. Nel complesso non è apparso che
questa interlocuzione abbia avuto la necessaria forza né
che le affermazioni abbiano saputo andare oltre le
posizioni di cartello. È evidente che il ruolo della
società civile deve essere di anticipazione delle
soluzioni, non di semplice rivendicazione.
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Domenica 29 aprile:
lo
Stakeholder Forum e l’UNEP
organizzano una giornata di seminario sull’agenda di Rio
+20 con sessanta persone, tra cui dieci rappresentanti
dei governi. Lo IFSD è diventato una questione ricca di
passione, di parentesi quadre, di posizioni e di
linguaggi. La settimana finale rischia di essere
dominata da queste diverse visioni del problema.
La
prima parte della giornata è indirizzata su come
rafforzare l'UNEP per il coordinamento dei MEA. La
seconda metà sulla governance internazionale
dello SD e se essa debba essere affidata all’ECOSOC o
coperta da un soggetto nuovo e distinto. Alla fine della
giornata si sono esaminate quattro proposte per
rafforzare le istituzioni globali in materia di sviluppo
sostenibile: una Convenzione basata sul Principio 10 di
Rio; un quadro di indirizzo basato sul principio di
precauzione applicato alle nuove tecnologie; una
Convenzione sulla responsabilità sociale delle imprese o
la creazione di un Alto commissario per le generazioni
future. L’Assemblea sembra essere convinta che i tempi
siano maturi per dare corso a queste prospettive.
C'è
un consenso generale sulla necessità di rafforzare l'UNEP,
ma non sul come. Una agenzia specializzata comporta
rinegoziare le attuali funzioni, potenzialmente
indebolendo la sua leadership come principale
programma delle Nazioni Unite sulle questioni
ambientali. Un ulteriore approfondimento viene fatto sul
finanziamento dell'UNEP, storicamente inadeguato. La
partecipazione universale contribuirebbe a garantire la
sicurezza del finanziamento? Come programma, l’UNEP
riceve finanziamenti dal bilancio centrale delle Nazioni
Unite, ma come Agenzia specializzata ciò non sarebbe più
possibile. Un'Agenzia specializzata sarebbe in posizione
migliore di un Programma per raccogliere fondi?
L’Agenzia avrebbe anche bisogno di essere ratificata da
ciascuno Stato membro - un processo pesante. I dubbi
sono molti, non così le soluzioni.
Nel
pomeriggio, c'era unanimità sulla necessità di aumentare
lo status dello SD all'interno delle Nazioni
Unite. Occorre un’istituzione in grado di integrare le
tre dimensioni dello sviluppo sostenibile e forte
abbastanza per attrarre rappresentanti di alto livello
provenienti da istituzioni finanziarie, economiche e
sociali da tutto il mondo. I pareri sono divisi sulla
possibilità che questo si possa fare con ECOSOC o con un
Consiglio per lo SD. I fautori del Consiglio sostengono
che ECOSOC è sovraccaricato, sottofinanziato ed ha perso
credibilità politica. Per gli oppositori un Consiglio
non sarebbe in grado di evitare la prevalenza delle
questioni ambientali a scapito delle altre due
dimensioni dello SD e le decisioni del Consiglio
potrebbe essere indebolite dalla necessità di riferire
all'Assemblea Generale. Un’ulteriore preoccupazione è
che il potenziale operativo di ECOSOC venga grandemente
ridimensionato se i problemi dello SD vengono trasferiti
in un nuovo Consiglio.
Tuttavia, viene osservato che il rapporto dello SD alle
diverse tematiche trattate da ECOSOC è di uno a quattro,
troppo poco per l’importanza che deve essere data alle
problematiche dello sviluppo sostenibile. Al contrario
sollevando da questi compiti un ECOSOC già sovraccarico
può migliorarne il funzionamento e la capacità di
adempiere al proprio mandato originario.
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Venerdì 27
Aprile:Il
WKG 1 tratta il problema del finanziamento
incassando un diniego USA a sostanziali aumenti e un
suggerimento UE di cercare nuovi partenariati e altre
più promettenti fonti di sostegno finanziario da
affiancare ai tradizionali Means of implementation,
MOI. Cina e G77 producono un testo in favore del
potenziamento delle risorse dei Programmi ONU anche per
fare da kick-off ad altre fonti.
Scienza e Tecnologia:
sui diritti di proprietà intellettuale, che sono i
sistemi di protezione dei brevetti, si confrontano
ancora una volta gli USA con la Cina che insiste per
conservare nel testo un punto che identifichi le opzioni
per un meccanismo appropriato per facilitare la
diffusione delle tecnologie pulite (CST 118 ter), il
rafforzamento della cooperazione internazionale per
promuovere
investimenti nella scienza, l'innovazione e la
tecnologia (CST 120). Il Canada chiede di sopprimere (CST
120 ter) il riferimento alla possibilità di
costituire un gruppo intergovernativo di esperti sullo
sviluppo sostenibile.
Tecnologie CCS,
Il G-77/Cina significativamente fa aggiungere il
riferimento a "tecnologie più pulite per trattare i
combustibili fossili". Peraltro sui sussidi
ambientalmente nocivi, (CST 126), il G-77/Cina chiede di
eliminare il paragrafo. Usa e Giappone
chiedono
la cancellazione dei riferimenti ai sussidi agricoli e
alle sovvenzioni alla pesca mentre il Canada propone una
riduzione delle sovvenzioni ai combustibili fossili solo
quando sono inefficienti (?) e causano sprechi.
Merita anche di riferire che, in materia di
rafforzamento delle istituzioni (CST 61), i G-77/Cina
chiedono la cancellazione delle assemblee
multistakeholder, sottolineando che la natura delle
istituzioni e dei processi deve restare nelle mani dei
governi degli Stati membri.
Nella giornata di oggi il punto centrale è senza dubbio
la discussione concettuale sulla IFSD: il Co-Chair Ashe
invita i delegati a uno scambio di opinioni sulle
opzioni per il IFSD (punti 48-51 del testo della
compilazione).
L'UE, tra i
pochi che hanno già una posizione chiara, dichiara che
dovrebbe essere considerata la funzionalità, prima di
tentare accordi istituzionali. Con il Kenya e gli altri
africani esprime sostegno per l'aggiornamento dell’UNEP
in un'agenzia specializzata con sede a Nairobi, con il
Kenya che specifica
che questa agenzia potrebbe, tra l'altro, assumere un
ruolo di primo piano di coordinamento di accordi
ambientali multilaterali del sistema delle Nazioni Unite
e fornire una più ampia pianificazione strategica per
l'ambiente.
Il
Messico richiede uno spazio comune all’interno
dell’ONU per discutere un programma integrato per lo
sviluppo e lo individua nell’ECOSOC il cui
Vice-presidente De Alba evidenzia che ECOSOC sarebbe il
luogo naturale per
l'integrazione dei tre pilastri dello sviluppo
sostenibile a condizione che tutti ministri competenti
per lo sviluppo partecipino al nuovo processo.
C’è
un partito del Consiglio per lo SD, DSC, che dovrebbe
attirare gli alti livelli di partecipazione
ministeriale, introdurre un meccanismo di revisione
periodica peer review e disporre di un mandato
cross-settoriale, comprendente il follow-up degli SDG.
Ci sono ancora alcuni sostenitori della Commissione CSD,
magari riformata (Giappone, Russia) che sono gli stessi
che, per il rafforzamento dell’UNEP, non vogliono andare
al di là della universalizzazione del suo comitato di
gestione ovvero, al più, di un rafforzamento
graduale dell'UNEP a partire da un incarico di
coordinamento dei MEA.
La giornata si
concludono con un’Asssemblea plenaria per raccogliere i
risultati del lavoro della settimana, ma non si può fare
a meno di dire che l’unico successo palpabile è la
riduzione del testo negoziale da oltre 200 a 157 pagine.
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Giovedì 26
Aprile:
Il WG1 ha completato la prima lettura dei testi sulle
aree tematiche
della
V Sezione (Framework
for Action)
per passare in serata a discutere di obiettivi di
sviluppo sostenibile (SDGs).
Il WG2 prosegue il
difficile dibattito sulla governance, IV Sezione
(IFSD).
Nel Gruppo 1
UE
e Stati Uniti
sostengono, contro il parere della Cina, che si deve
associare a Biodiversità il concetto di
Servizi ecosistemici.” In fatto di partnership
scientifica (CST 93), l’UE chiede di rafforzarla
sull’esempio della IPCC per il clima e dell’IPBES per la
Biodiversità.
Sulla responsabilità sociale e ambientale (CST 97
ter), gli USA, che pure ne sono i promotori,
chiedono di sopprimere
il riferimento alle ISO 26000. Sull’adozione di un
programma quadro decennale per la produzione e il
consumo (10YFP in CST 97 quint) ci sono vari emendamenti
testuali, ma sembrano tutti orientati in senso
favorevole con preferenza per il testo concordato alla
CSD 19 ma mai votato in assemblea.
Istruzione (CST pre 98). L’UE fa aggiungere il “diritto
di ogni individuo all’istruzione”. La Santa Sede
chiede di aggiungere il riferimento al diritto ad un
lavoro dignitoso e di togliere i riferimenti alla parità
tra i sessi, alla pianificazione familiare e sessuale e
alla salute riproduttiva.
Si chiede per le donne (Islanda) di mettere nel testo un
impegno per aumentare il numero di donne in posizione di
leadership ad almeno il 40% e
di migliorare la situazione delle donne nelle campagne (CST
103 pre bis) assicurando la garanzia dell’accesso alla
giustizia e all’assistenza legale.
Tanto
atteso
da tutti,
nella sessione serale
del WG1
arriva il momento di discutere gli
SDG, sui quali molti delegati, e molti
dei rappresentanti della
società civile convenuti in un’assemblea
separata, ripongono la
speranza per
un esito positivo di
Rio+20. Interesse e
paura ha però sollevato l’idea,
Durban-like, di un anno
post-Rio dedicato alla ricerca
di un accordo su specifici obiettivi
per lo SD. Molto ottimismo non c’è
perché tutti capiscono che ogni SDG avrà dei costi e che
la stagione (l’illusione) delle scelte
win-win
è finita.
Invece che (CST 111) “Accelerare e misurare i
progressi” molti, più francamente, propongono il
titolo "SDGs". Il G-77/Cina dichiara che gli SDG devono
essere guidati da alcuni principi, essere inclusivi,
multilaterali
e devono fare seguito al lancio
di un processo che porti a risultati concreti sotto il
controllo dei governi e dell’ONU (CST 106). Chiede anche
che si scriva che gli MDG (CST 105) non sono stati
sufficientemente implementati.
Gli
Stati Uniti chiedono che sia definita un’agenda
universale per lo sviluppo sostenibile e il Giappone
produce un testo che chiarifica il ruolo strategico
degli SDG alla scadenza degli MDG dopo la verifica del
2015.
Sulle
aree di priorità degli SDG (CST 107) si segnalano
l’energia sostenibile, il programma del Segretario
generale dell’energia per tutti, la contabilizzazione
del capitale naturale e il benessere sociale (CST 111)
in "un insieme armonizzato indicatori, generalmente
applicabile e di facile comprensione".
Secondo il Messico un risultato significativo di Rio +20
sugli SDG dipenderà da quattro elementi fondamentali: i
principi guida e la loro
elaborazione, il processo di
sviluppo, le aree tematiche e il sistema di reporting.
Il processo deve vedere l’istituzione di un gruppo di
esperti sostenuto dal Segretario generale dell'ONU e
integrato da parte dei governi, degli stakeholder
e dalle agenzie pertinenti e specializzate; la
creazione di un Outlook per la valutazione dello
sviluppo sostenibile che riferisca all’ECOSOC e che sia
dato mandato alla Commissione statistica dell'ONU di
identificare indicatori adeguati.
Nel frattempo
il dibattito sulla governance e lo
IFSD nel WKG
2 è continuato a stappi, con
gruppi di paesi non
ancora pronti
ad assumere impegni.
Consultazioni informali tra
alcuni paesi hanno tentato di
cercare progressi
sulla questione.
Alcuni dicono che "sia che
si tratterà di
una commissione,
di un consiglio
o di un forum conterà
il modo di costruire uno spazio
funzionale comune
per integrare
le tre dimensioni dello
sviluppo sostenibile". Opinione quest'ultima alquanto
ottimistica perchè non sa entrare nel delicato
equilibrio di poteri interno alle Nazioni Unite.
Il commento di Francis Fukuyama, un prestigioso teorico
della politica internazionale, illustra efficacemente
quanto sta accadendo: “When the surrounding
environment changes and new challenges arise, there is
often a disjunction between existing institutions and
present needs. We often see existing institutions
supported by legions of entrenched stakeholders who
oppose any fundamental change".
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Mercoledì 25 Aprile:
In
una giornata nella quale succede poco e il negoziato si
perde in una miriade di minutaglie, va sicuramente
segnalato che nel pomeriggio viene
completata
una nuova versione più
sobria della III Sezione
sulla Green
economy
per un totale di
17 pagine
contro le
44
dell’inizio
della
settimana.
Citiamo
una diatriba USA-Cina sui diritti all’informazione della
società civile sulle attività dei governi in favore
dello sviluppo sostenibile che i primi vorrebbero
estendere a tutti gli stakeholder. Il G-77/Cina
vuole
limitarsi al solo riferimento al principio
10 di Rio.
Gli stessi due soggetti disputano sul ruolo del
partenariato pubblico-privato
(CST
19). Il
G-77/Cina dicono
che il settore privato
“può
contribuire”
allo sviluppo sostenibile,
sviluppo.
L’UE e
gli Stati
Uniti
vogliono un ruolo
più forte,
indipendentemente dagli ordinamenti interni.
Con l’opposizione degli USA viene proposto un testo
che
invita il
Segretario
generale dell’ONU
a garantire lo
sviluppo
di
un sistema
globale affidabile
e sicuro per
il
reporting di
sostenibilità e la contabilità ambientale
nazionale.
A
proposito del
contributo
della
comunità
scientifica e tecnologica
(CST
20
bis),
gli USA parlano di
“conoscenze
acquisite
e di informazioni legittimamente
condivisibili” piuttosto che di
colmare il divario
tecnologico come vorrebbe il
G-77/Cina.
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Martedì 24
Aprile:
Lentamente il
nuovo testo CST
si va affermando
come riferimento
per il
negoziato, non
senza
occasionali
riprese del
vecchio testo di
marzo. Tuttavia
il negoziato
sembra procedere
con una certa
rapidità
all'abbandono
della pesante
compilazione che
è il testo di
marzo e i
delegati fanno
solo raramente
resistenza alla
cancellazione
dei punti di
quel testo in
favore del CST.
Nel
WG1 sulla
Green economy
si irrobustisce
la linea cinese
e del G77 che la
vuole declassare
ad una tra le
tante possibili
soluzioni per lo
sviluppo
sostenibile. Il
negoziato è
sulla sezione V
"Frameworks
for action and
follow-up"
dal punto 63 in
poi.
La chance europea
per una
Roadmap
sulla Green
economy è
per ora affidata
al punto 63.pre
quat.
“Incoraggiamo la formulazione di una Roadmap per la Green economy per
favorire la fase
di
implementazione
nei settori
prioritari,
sulla base della
cooperazione
internazionale e
nel rispetto
delle sovranità
nazionali".
Troppo poco per
ora. Tuttavia i
negoziatori EU
affrontano con
fiducia questo
approccio un po’
troppo
bottom-up
imposto dalla
Cina. Cina che
accetta il testo
CST in materia
di
eliminazione della povertà con alcuni emendamenti, compresa una
riaffermazione
del diritto allo
sviluppo.
Invece del CST 63 sostiene la sua proposta iniziale, con una modifica che richiede una crescita economica sostenuta (sustained),
inclusiva e equa
nei paesi in via
di sviluppo come
principale
priorità per
l'eradicazione
della povertà e
della fame, la
realizzazione
degli MDG, e il
ripristino
dell'armonia con
la natura.
In materia di OGM e di
sicurezza
alimentare il
G-77/Cina chiede
di mantenere le
sue
proposte originali per l’accesso ai sistemi tradizionali di approvvigionamento
delle sementi
(66 ter) e di
paesi che stanno
intensificando
la loro
produzione
agricola
(66 quat). USA, Canada, NZ ed altri Umbrella, nemmeno a dirlo, chiedono
la cancellazione
del diritto
all’accesso e
alla
condivisione dei
benefici
derivanti dalle
risorse
genetiche per
l'alimentazione
e l'agricoltura.
I delegati
sembrano inoltre
restii a
distinguere
speciali diritti
per i piccoli
coltivatori e
per le donne in
agricoltura con
l'idea che il
progetto di
sviluppo
sostenibile deve
includere tutti
e risolvere i
problemi di
equità e di
inclusione.
Per l’acqua il
G-77/CHINA
chiede di
mantenere le sue
proposte su
acqua e servizi
igienico-sanitari
come un diritto
umano e un
maggiore
sostegno ai PVS
verso l'accesso
e la gestione
delle acque.
Non un granché il
discorso sull’energia.
La UE è per il
testo proposto
per l'efficienza
energetica a
tutti i livelli.
Il G-77/Cina chiede la
soppressione del
paragrafo sulla
eliminazione
dei sussidi ai
combustibili
fossili (70
bis).
Il Giappone media con la "Razionalizzazione e la graduale eliminazione nel
medio termine."
L'UE tiene il
punto della
razionalizzazione
e della
graduale
eliminazione dei
sussidi
ambientalmente e
economicamente
dannosi, tra cui
quelli per i
combustibili
fossili.
Nel WKG 2 continua l'esame del preambolo in punta di
fioretto. La
Cina, contrari
gli USA, vuole
riaffermare il
diritto allo
sviluppo ed alla
libertà dalla
fame.
Sul II A la Cina chiede che tra gli accordi da
rispettare sia
compreso il
Monterey
Consensus
del 2001 sul
finanziamento
dello sviluppo
sostenibile cui
fa eco un coro
di opposizioni,
da EU agli USA,
contro ulteriori
esborsi
finanziari.
è
evidente che il
gioco delle
parti che fa la
Cina
schierandosi con
i paesi poveri
come paese
povero non può
più essere
sopportato dagli
occidentali,che
hanno economie
in pieno declino
e sono quasi
tutti indebitati
con la Cina. Non
si sa come fare
per riformare la
geopolitica
planetaria
implicitamente
assunta nelle
decisioni di Rio
'92 ed è chiaro
che la Cina ed
altri, pur
portatori di
infiniti buoni
argomenti,
continuando in
questa finzione
possono portare
il negoziato al
fallimento. La
Cina si oppone
anche a
risoluzioni
specifiche per i
paesi più poveri
(least
developed)
che vuole tenere
artificiosamente
stretti a sé in
questa continua
messa in scena
della Grande
Potenza dei
poveri, cui
la virtuosa EU e
gli altri molto
meno virtuosi
non sembrano per
ora in grado di
porre fine.
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Lunedì 23 Aprile:
Il secondo giro di consultazioni informali sullo Zero
Draft prende il via con una breve cerimonia di
apertura in cui l'ambasciatore John Ashe,
Co-Presidente del Comitato preparatorio UNCSD, osserva
che l'ultima bozza del testo, che raccoglie in caratteri
neri tutti gli emendamenti proposti fino alla fine del
primo round informale, ora comprende anche in
caratteri blu il testo suggerito dai copresidenti
(CST), che è un tentativo di compromesso tra le proposte
divergenti. (>leggi
il nuovo testo CST dei Co-Chairs)
Il
negoziato si articolerà in due gruppi di lavoro
paralleli. Il WG1 tratterà le sezioni III (Green
Economy, GEDSPE) e V (Quadro d'azione e
follow-up) e il WG2 si occuperà delle Sezioni I
(Preambolo), II (rinnovo dell'impegno politico) e IV
(Quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile, IFSD).
Nel WG1 sulla Green economy la
questione è subito che tutti, in particolare l'UE,
sembrano disponibili a discutere sulla base del CST,
come chiede il Co-Chair Ashe, mentre il
G77-Cina non fa che
ribadire la sua posizione che il negoziato dovrebbe
essere basato sulle sue osservazioni già presentate, e
considerare il CST solo quando può accelerare il
processo.
Propone
di sopprimere molti dei punti del CST III A,
riaffermando che la sezione sulla Green ecocomy
deve includere disposizioni adeguate sui mezzi di
implementazione (MOI), il rispetto degli altri modelli
di sviluppo, non deve concentrarsi esclusivamente su
soluzioni di mercato; integrare le dimensioni sociali e
quelle politiche; assegnare un ruolo di primo piano per
gli Stati, e approfondire bene quello che l'economia
verde dovrebbe o non dovrebbe essere.
è chiaro
dunque che la diffidenza cinese permane e fintanto che
questo nodo non si scioglierà il negoziato si andrà a
perdere sui dettagli. Tra questi il Giappone che chiede
di assegnare alla GE un grande potenziale per
guidare la crescita e l'innovazione, l'UE che accetta
che di Roadmap per la GE si parli in altra parte
del documento o gli US che, opportunamente,
chiedono la sostituzione del riferimento al ruolo dello
Stato con i governi nazionali, subnazionali e locali.
Nella III B la discussione è tutta
sull'occupazione.
La UE chiede di chiarire il senso della condivisione
delle conoscenze tra tutti i paesi per impostare
uno schema di sviluppo delle capacità e suggerisce il
reinserimento del riferimento agli indicatori per
misurare i progressi e lo sviluppo degli di standard di
sostenibilità per l'estrazione e la produzione delle
risorse. Se la vera priorità è la creazione di posti di
lavoro green e decenti l'UE chiede che il
documento faccia appello alla responsabilità sociale e
ambientale del settore privato.
Nella III C, sulle azioni per
promuovere la GE, sezione nella quale l'UE vorrebbe
introdurre la Roadmap, la discussione non fa
alcun passo in avanti per effetto della richiesta del
G77-Cina di spostare la questione al Cap. 5, relativo al
Quadro d'azione generale.
Il WG2 sul preambolo registra
ancora la richiesta del G77-Cina di citare qui il
Principio delle responsabilità differenziate e il
tentativo UE di modificare la dichiarazione delle
finalità di Rio+20 aggiungendo letteralmente al punto 5
"to take action to make the transition to a green
economy, and strengthen and reform IFSD". Molto
importante che Cina ed EU chiedano che la
consultazione della società civile al punto 1 sia
trasformata in partecipazione e addirittura (EU)
in full participation.
Nella sezione II A sui Principi la
Cina si oppone nettamente alla cancellazione del
principio delle responsabilità differenziate che molti,
guidati dagli USA, ritengono appartenere alla sola
Convenzione climatica e non a tutto il quadro giuridico
delle Nazioni Unite, una pretesa invero singolare,
trattandosi di un principio generale dello Sviluppo
sostenibile. Nella II B sui risultati raggiunti e sulle
nuove sfide, in verità, viene fuori poco salvo il fatto
che la Cina si oppone a passare sotto silenzio, come
molti vorrebbero, il mancato pagamento delle quote ODA
del 7 permille solennemente approvato a Rio 92. Nella II
C sulla società civile (Major groups) si affaccia
un po' di inconcludente retorica. Citiamo che la Cina si
fa carico (incredibilmente) di riaffermare i contenuti
della Convenzione di Aarhus sull'informazione ai
cittadini e che, sulla scienza, punto 20, la Santa Sede
propone la formula di sapore rinascimentale "strengthening
the science-policy-ethics-interface".
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26 marzo: Lettera della Società civile al Segretario
Generale Ban. Un buon numero di associazioni si dichiara
preoccupata per l'esclusione dei major groups
della società civile dal processo negoziale formale
dello Zero Draft di Rio+20 non consentendo loro
di presentare revisioni o fare dichiarazioni alla prima
riunione informale. Benché la UNDESA abbia compilato un
testo con tutte le revisioni suggerite dalla società
civile, queste revisioni dello Zero Draft non
sono ancora state ammesse ai negoziati.
Viene
fatto appello urgente al Segretario Generale per
invertire questo stato di cose e far sì che sia data
voce alla società civile nei negoziati in corso. Per lo
meno dovrà essere concessa una dichiarazione formale
all'inizio della prossima sessione di fine Aprile ed in
ogni sessione in cui viene introdotto un progetto di
testo nuovo. (>
leggi il testo dell'appello)
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Qualche commento sulla fase
negoziale del 19-28 marzo.
Lo
Zero draft del documento finale per Rio 20, con
tutti gli emendamenti aggiunti, è esploso da 19 a circa
206 pagine. (> vedi la
configurazione dello Zero draft dopo questa fase
negoziale)
I delegati hanno dedicato la maggior parte del loro tempo a una prima lettura
delle sezioni dedicate alla Green economy nel
contesto dello sviluppo sostenibile, al quadro
istituzionale e al quadro per l'azione e il
follow-up.Le proposte di aggiunte, modifiche e cancellazioni al testo dello Zero
draft hanno allungato il testo, il più delle volte
senza spiegazioni adeguate.
Il Meeting ha offerto gran copia di incontri
paralleli e eventi collaterali.
A differenza della riunione principale, i forum e le discussioni tenute a
pranzo, nelle serate e nelle presentazioni collaterali
hanno offerto argomenti sostanziali e discussione delle
opzioni politiche. I
delegati si trovano in una situazione molto
diversa rispetto al 1992 dove le
ambizioni erano più alte e maggiori i giorni di
negoziato.
Il PrepCom 1992 si è riunito per un totale di 18 settimane nell'arco di due
anni.
Al contrario, per Rio +20 sono stati stabiliti un programma e un tempo di
preparazione limitati.
L'interesse per lo sviluppo sostenibile è oggi molto più
diffuso.
Mentre i governi sono chiamati a intraprendere un'azione
forte e decisa a Rio +20, il lavorio della società
civile è notevolmente maggiore, i processi
intergovernativi sono più numerosi e più complessi,
aumentando così le esigenze del tempo e dell'energia dei negoziatori.
Ciò significa che Rio +20 è solo uno dei numerosi
luoghi per decisioni in materia di ambiente,
sviluppo sociale ed economico e si riduce la potenziale influenza delle decisioni da prendere in Rio.
In effetti, secondo alcuni, Rio+20 è una piccola
istanza, rispetto alle grandi istanze del
cambiamento climatico, degli accordi commerciali o delle
istituzioni finanziarie internazionali, portandoli a
chiedersi se Rio è il processo giusto per affrontare le
sfide globali venti anni dopo.
I Paesi in via di sviluppo vedono la mancanza della
piena attuazione degli impegni.
D'altra parte, i paesi sviluppati sembrano solo
concentrati su come il ruolo delle azioni del settore
pubblico e privato si sono evolute nel corso degli
ultimi 20 anni. I riferimenti continui dei paesi in via di sviluppo al principio delle
responsabilità comuni ma differenziate ha ricevuto da
parte dei paesi sviluppati risposte contrarie alla
individuazione di singoli principi.
I paesi sviluppati hanno promosso una Green economy
in cui le esternalità sono prese in considerazione
assieme alle scelte su come produrre e cosa consumare.
Di
Green Economy si sta discutendo molto, anche recentemente al
Consiglio direttivo dell'UNEP. Le
domande restano, le discussioni hanno puntato verso la
necessità di una migliore base per la pianificazione e
sull'attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile:
avvicinare la scienza e il processo decisionale;
condividere le conoscenze e lo sviluppo, andare oltre il
PIL con indicatori in grado di traguardare il benessere. In questa fase,
tuttavia, i paesi in via di sviluppo hanno resistito
all'idea di una "roadmap" della Green economy
da inserire nel testo esprimendo la preoccupazione che
questo potrebbe diventare un pretesto per condizionare
gli aiuti e il commercio.
L'eliminazione della povertà, non il verde dell'economia, del lavoro, o della
tecnologia, deve essere al centro dello sviluppo
sostenibile.
Alcuni hanno definito le discussioni sul quadro
istituzionale (IFSD), come la sfida
più
grande.
Mentre l'insoddisfazione sulla CSD è molto diffusa, le
alternative non sono chiare. Le proposte per un ECOSOC rafforzato o la creazione di un Consiglio per lo
sviluppo sostenibile (SDC) hanno entrambi punti di forza
ed insidie.
Rafforzare l'ECOSOC potrebbe essere più facile da fare, ma la sua agenda
pesante e la sua scarsa leadership nel promuovere
il coordinamento dello sviluppo sostenibile, nonostante
gli accordi precedenti in tal senso, hanno limitato
l'entusiasmo per questa opzione.
La prospettiva di un SDC preoccupa per le
implicazioni di bilancio. Le NGO vedono nel
SDC cmaggior spazio di partecipazione che con l'ECOSOC.
Alcuni, tuttavia, pensano che uno SDC sarebbe piuttosto un maquillage
che una vera trasformazione in relazione alle urgenze
dello sviluppo sostenibile, che resterebbe affidato più
alla volontà politica che all'organizzazione
istituzionale.
Delle alternative relative per l'UNEP si parlerà in un
altro round di colloqui.
Per molti un risultato possibile per Rio +20 è il
lancio degli SDGs.
La proposta SDG, avanzata da Colombia e Guatemala, ha raccolto il sostegno dei
paesi sviluppati e in via di sviluppo, nonché della
relazione ad alto livello del Segretario generale
sulla sostenibilità globale.
Gli osservatori hanno evidenziato che tali obiettivi
sarebbero applicati universalmente, a differenza degli
MDG che si applicano principalmente alle nazioni
più povere.
Tuttavia, le difficoltà saranno numerose quando il negoziato tenterà di
definire un testo di consenso sugli obiettivi.
Tuttavia, i paesi in via di sviluppo hanno deciso di tentare un processo per
l'esame del SDG, aprendo la possibilità che a Rio siano
gli SDG il vero risultato.
Potrebbe essere un buon risultato anche il un
database di "compendio degli impegni", in
grado di offrire agli attori pubblici e privati la
possibilità di registrare i propri impegni per lo
sviluppo sostenibile. Potrebbe
offrire la possibilità di interventi più significativi di una serie di attori,
e la possibilità di monitorarli. I
Paesi in via di sviluppo temono però che i paesi sviluppati potrebbero
utilizzare questo approccio per eludere nuovamente gli
impegni sottoscritti nel corso degli ultimi 20 anni,
diluendo la responsabilità per la dispersione di azioni
fra attori pubblici e privati. Resta il fatto che, mentre alcuni obiettivi possono essere soddisfatti attraverso la buona
volontà del settore privato, ai governi resta la
responsabilità di fare scelte sostenibili
attraverso i cambiamenti dei quadri normativi.
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New York 26-27 Marzo:
Terzo Intersessional Meeting della CSD.
Conclusioni.
Martedì 27.
Si
svolge la mattina l'incontro tra gruppi major
della società civile e l'ufficio di Presidenza.
L'UE chiede che le future riunioni di questo tipo siano
più ampie e focalizzate sugli argomenti, e che
permettano ai delegati di rispondere alle osservazioni
dei gruppi.
L'UE ha inoltre espresso preoccupazione per il processo
di negoziazione, dicendo che i dettagli dello Zero
Draft sono stati cancellati o aggiunti senza
spiegazioni.
I
G-77/Cina rispondono (perché loro?) che motivazioni
dettagliate sarebbero fornite in una fase successiva dei
negoziati.
Nel
pomeriggio il Co-Chairman John Ashe annuncia che
l'ufficio di Presidenza ha deciso che i co-presidenti
formuleranno proposte per un testo più conciso da
aggiungere al documento con
la compilazione di tutti gli emendamenti presentati,
senza sostituirne nessuno. I paesi potranno offrire
suggerimenti per il lavoro dei co-presidenti e/o
revisioni dei loro contributi che saranno messi a
disposizione di tutte le delegazioni prima delle
consultazioni informali di aprile-maggio.
I delegati sono invitati a presentare le loro proposte
di modifica ai paragrafi 16-24 (la parte finale della
sezione II per le quali non avevano finito la terza
lettura) il cui esame era stato impedito dalla chiusura
delle attività il 28 marzo 2012.
I
G-77/Cina chiedono che i co-presidenti mettano a
disposizione di tutte le delegazioni il testo della
compilation come si presentava alle 19 del 27
marzo, così come un secondo testo con tutte le ulteriori
modifiche proposte tra allora e la chiusura del 28, con
data e ora.
Chiedono che i negoziati riprendano il
23
aprile, sulla base della compilation come si
presenta con le proposte pervenute entro il 28 marzo, e,
tra oggi e il 23 aprile, si dichiarano disposti a
discutere con i co-presidenti la razionalizzazione e la
riorganizzazione del testo.
Sha Zukang, nei ringraziamenti finali, sottolinea che
l’Assemblea generale delle Nazioni Unite vuole un
documento molto chiaro e focalizzato, che parta dai
risultati ottenuti, che non sia una ripetizione di
Agenda 21 o di altri documenti già concordati,
concentrato sulle azioni e le iniziative concrete con
senso della storia e visione del futuro.
Lunedì 26 i delegati
riprendono la discussione dopo la settimana di
consultazioni e di incontri informali informali
svoltisi la settimana scorsa. Il gruppo ha trascorso
l’intera giornata e la sera di lunedì a scambiare
ulteriori punti di vista e proposte sullo Zero Draft.
Su sollecitazione del Chairman la giornata di
lunedì risulterà dedicata quasi per intero all’esame
delle proposte dei G77/Cina.
una riunione del
Bureau con Paolo Soprano
In materia di Green
economy i G-77/Cina iniziano con l’opporsi alla
proposta US di eliminare dal testo sulla Green
economy le opportunità, le sfide, i rischi, e gli
strumenti di attuazione. Evidenziano la necessità di una
crescita sostenuta e confermano il testo proposto
sulla capacitazione dei lavoratori. Chiedono
chiarimenti sul significato della frase giusto
riconoscimento dei capitali sociale e naturale, sui
concetti di scelte sostenibili e di limiti
planetari. Non condividono le proposte (Norvegia)
sullo sviluppo sostenibile e sul modo come si integrano
i costi sociali e ambientali nelle nuove misure proposte
per le attività economiche né la proposta di riforma dei
sistemi
fiscali
nazionali e del credito.
Diffidenti, chiedono che in merito agli sforzi
internazionali per aiutare i paesi a costruire una
Green economy è più importante sottolineare ciò che
tali sforzi non dovrebbe fare, piuttosto che quello che
si dovrebbe fare.
Sulla creazione di un sistema internazionale di
condivisione delle conoscenze, è la Corea, a dichiarare
necessaria una Global partnership tra paesi in
via di sviluppo e paesi maturi anche per sviluppare una
comprensione comune della Green economy e per
apprendere in maniera condivisa.
Rivolgendosi in
particolare all’Europa il G-77/Cina chiede chiarimenti
su ciò che comporterebbe una Roadmap della
Green economy, aggiungendo che l’eliminazione
della povertà deve essere il cuore problema.
Discutendo del Quadro
istituzionale per lo sviluppo sostenibile (IFSD), del
rafforzamento, della riforma e della non più rimandabile
azione per integrare i tre pilastri, i G-77/Cina
ribadiscono i contenuti del testo da loro proposto, il
cui centro di gravità è il Principio della
responsabilità comune ma differenziate, la
partecipazione effettiva nella struttura di gestione
delle istituzioni finanziarie internazionali (IFI) ed il
follow-up dell’attuazione dell’Agenda 21. In
materia di ruoli di Assemblea generale, ECOSOC, CSD e
Consiglio per lo Sviluppo sostenibile viene chiesta
un’architettura di sistema riveduta ed efficace,
inclusiva, trasparente e multilaterale. Non è gradita
invece la proposta di un mediatore delle Nazioni Unite o
di un Alto Commissario per le generazioni future.
I G-77/Cina, piuttosto
genericamente, chiedono che l’integrazione verticale
della governance sia basata, secondo la proposta
messicana, su strategie di sviluppo sostenibile
integrate in ambito nazionale e su piani di sviluppo
come strumenti fondamentali per l’attuazione degli
impegni per lo sviluppo sostenibile.
In termini di quadro
generale il Gruppo ha sottolineato la mancanza di
attuazione degli impegni assunti negli anni precedenti.
Nel corso della
giornata l’UE ha evidenziato l’importanza di obiettivi,
traguardi e milestone, anche in relazione alla
Green economy, esprimendo la speranza che venga varato
un programma forte e orientato all’azione. L’UE ha anche
ribadito il contenuto del proprio testo sul
rafforzamento dell’interfaccia tra politica e scienza in
materia di sviluppo sostenibile.
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New York 19-23 Marzo: Prima riunione informale informale sul
Draft Outcome
Document di Rio+20.
Sulla base della decisione presa nella riunione dell'Ufficio di presidenza UNCSD il 22 dicembre 2011, questo incontro è la prima
consultazione informale informale
per negoziare il documento finale di Rio+20.
Seguirà dal
26-27 marzo la terza riunione intersessionale della UNCSD.
Sha
Zukang sottosegretario generale per gli affari economici
e sociali e Segretario Generale di Rio +20 espone lo
stato del negoziato nei seguenti termini.
Il
testo del Draft contiene ora gli emendamenti
proposti e si tratta di un testo di sostanza. Rio+20 è
una Conferenza operativa, quindi deve fornire un quadro
d'azione coraggioso e decisivo, senza lacune. Ci sono
sfide nuove ed emergenti che non erano altrettanto
pressanti nel 1992. Molte sono causate da una
insufficiente volontà politica di affrontarli.
Vediamo come lo
Zero Draft si è evoluto da
gennaio. Cominciamo con il § 3 - La Green economy
nel contesto dello sviluppo sostenibile e
dell'eliminazione della povertà -. L'area di accordo è
debole e si riassume nei tre punti:
-
è
importante che una Green economy sia
inclusiva ed equa e che sviluppi un'agenda sociale;
-
deve rispettare le sovranità nazionali, i diversi
livelli di sviluppo e le priorità locali;
-
deve evitare di condizionare gli aiuti ed il
protezionismo commerciale.
Tra
gli emendamenti proposti al quadro di azione c’è la
proposta EU di una Roadmap con un menu di
obiettivi, opzioni politiche e milestone.
Se ci sono rischi occorre trovare il modo per
affrontarli e per cogliere le opportunità. Conoscenza e
condivisione delle tecnologie sono aspetti molto
critici.
Per
quanto riguarda il negoziato IFSD sulla governance
tutti hanno indicato i principi base del quadro di
rafforzamento istituzionale, vale a dire l'integrazione
dei tre pilastri dello sviluppo sostenibile e un più
incisivo Reporting sui progressi compiuti
nell'attuazione e nell’affrontare efficacemente le sfide
continue, nuove ed emergenti.
In un
quadro istituzionale più ampio alcuni hanno chiesto un
ruolo rafforzato dell’Assemblea Generale ed dell’ECOSOC
per affrontare l'agenda dello sviluppo sostenibile.
Alcuni hanno dato il loro sostegno alla creazione di un
Consiglio di alto livello per lo sviluppo sostenibile
sotto l'Assemblea Generale. Pochi sono per continuare
con la CSD nella sua forma attuale.
Per
quanto riguarda l'UNEP, vi è un accordo generale per
rafforzare l'UNEP, ma rimangono divergenze su come
raggiungere questo obiettivo. Ci sono proposte per la
partecipazione universale, mentre altri lo vogliono
trasformare in una Agenzia specializzata delle Nazioni
Unite. Molti chiedono una base finanziaria rafforzata.
Infine, vi è stato un ampio schieramento in favore di
legami più stretti tra scienza e politica per rafforzare
la governance adottando soluzioni simili all’IPCC.
Dall’esame degli emendamenti vengono fuori alcuni altri
punti: una maggiore enfasi sul pilastro sociale dello
sviluppo sostenibile; riconoscere il prezioso
contributo degli ecosistemi e dei loro servizi allo
sviluppo economico e al benessere sociale, l'importanza
fondamentale dell'innovazione tecnologica, così come
dell'imprenditorialità e degli investimenti del settore
privato. È stato raccomandato un Report
sistematico sugli impegni volontari e sulle relative
acquisizioni. In molti settori sono stati proposti
emendamenti: sicurezza alimentare, energia, acqua,
degrado del territorio, piani di protezione sociale,
lavoro dignitoso, riduzione del rischio di disastri, gli
oceani e la pianificazione urbana sostenibile.
Un
elemento importante del capitolo 5 è la proposta di
lanciare gli obiettivi di sviluppo sostenibile, SDG. Da
Rio +20 ci si attende quantomeno che sia avviato un
processo che porti agli SDG e che ne siano definiti i
principi. Un accordo sugli SDG a Rio+20 darebbe un forte
segnale di un rinnovato impegno per lo sviluppo
sostenibile. Perché tale impegno sia credibile si dovrà
esser chiari su mezzi di attuazione. Quale sarà il
sostegno della comunità internazionale? Un accordo sugli
SDG, così come un accordo sulla Green economy,
sono destinati ad avere importanti implicazioni per il
quadro istituzionale futuro che si dovrà adottare per la
governance dello SD.
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Venerdi 23 Marzo 2012: La settimana del negoziato
informale si conclude oltre le 11 del Venerdì sera,
quando i delegati hanno completato la prima lettura
dello Zero Draft emendato che forse ora
meriterebbe il titolo di Uno Draft. Il documento
è al momento sovraccarico di parentesi quadre (cioè di
testo non concordato) ma qua e là si intravedono
spiragli: sulla desertificazione, sul 10 YFP su consumo
e produzione sostenibili, etc. Nel pomeriggio di oggi in
plenaria il dibattito si è ravvivato attorno agli SDG:
forse ci sarà sugli SDG un supplemento di negoziato
informale ospitato dalla Colombia che è tra i proponenti
degli SDG, ormai sostenuti apertamente anche da EU.
Importante
infatti il dibattito in mattinata su
consumo e produzione sostenibili: US e Australia
invitano l'UNEP ad adottare il testo della 10YFP (>
vedi il testo in entrata alla CSD 19)
come elaborato al CSD-19, facendo solo limitate
modifiche tecniche necessarie per lanciare il quadro 10Y
al suo prossimo Consiglio direttivo e di organizzare la
prima riunione del 10YFP nel 2013.
I
G-77/Cina dichiarano che continueranno a sostenere la
necessità di un patto globale in cui tutti devono
prendere iniziative ma i paesi sviluppati devono
prendere la leadership.
UE
appoggia il paragrafo iniziale dello Zero Draft e
dichiara che il testo dovrebbe essere basato sulle
decisioni prese alla CSD-19.
Norvegia, Messico e Svizzera vogliono sistemi di
etichettatura o altri meccanismi simili entro il 2022 ed
il Messico sottolinea che il10YFP potrebbe essere un
risultato molto concreto di Rio +20.
UE,
Corea, G-77/Cina e Santa Sede appoggiano
l'emendamento della Cina sulle strategie per
aumentare i consumo tra i più poveri al fine di
soddisfarne i bisogni primari.
Sulla parità di
genere, sembra incredibile, l'iniziativa è in mano per
intero alla Cina che chiede un nuovo titolo del capitolo
aggiungendo a gender equality lo empowerment
of women.
La Santa Sede chiede la cancellazione dal testo dei
riferimenti a sexual and reproductive health.
Chiedono (Islanda, Norvegia) che le donne siano il 40%
in tutte le sedi decisionali e che tutti gli indicatori
che verranno proposti a Rio+20 abbiano separato il dato
di genere.
Importante il
dibattito sugli SDG.
l G-77/Cina sembrano disposti ad esplorare l'opzione
degli
obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) che
devono basarsi sugli
MDG. La crescita può, dicono, aiutare lo
sviluppo sostenibile e la diversità è un principio fondamentale.
La Svizzera chiede
un ampio processo trasparente dell'ONU, attingendo
consulenze di esperti e la partecipazione degli Stati membri e degli
stakeholder.
L'UE ha proposto che gli SDG abbraccino le tre dimensioni
dello sviluppo sostenibile in modo equilibrato e sinergico,
per consentire approcci differenziati tra i paesi.
Gli
SDG dovrebbero essere in numero limitato, per essere facilmente
comunicabili. Dovrà essere possibile tradurre gli SDG nelle politiche nazionali e
il processo deve portare ad un meccanismo di
responsabilità esteso.
Gli Stati Uniti dichiarano che interverranno al più presto.
Norvegia e Nuova Zelanda vogliono una serie di SDG che dovrebbero raccogliere gli
aspetti di successo degli MDG. Propongono come
temi
l'energia sostenibile per tutti, la sicurezza alimentare, la
gestione sostenibile dell'acqua e chiedono al Segretario generale
l'istituzione di un panel di esperti per elaborare e perfezionare gli
obiettivi prima della loro adozione da parte degli Stati membri.
Il
Messico sottolinea che gli SDG
devono coprire tutti e tre i pilastri dello sviluppo sostenibile, essere
universali e
applicabili a tutti i paesi, ma con una differenziazione in funzione dei
livelli di sviluppo, ed essere oggetto di un regolare follow-up dell'ONU.
In
materia di condivisione dei risultati della ricerca
scientifica la discussione è molto partecipata ma gli
ostacoli ad una reale collaborazione internazionale e ad
un reale trasferimento delle tecnologie sono sempre
incombenti. Ci sono proposte per elaborare un testo per
la protezione degli Intellectual Property Rights
ma gli spiragli veri sull'intera questione sono davvero
pochi.
|
Giovedi
22 Marzo 2012: La
mattina, i delegati hanno ripreso la loro conversazione sui green job e
l'inclusione sociale.
Gli Stati Uniti in materia di occupazione
pongono l'accento sui giovani, ma non supportano
il testo sulla strategia specifica in favore dei
giovani. Inoltre propongono di affrontare solo
la povertà estrema, piuttosto che la povertà globale, in
questa sezione del testo.
Stati Uniti e Canada dicono che i testi in materia di
lavoro sono eccessivamente dettagliati. L'UE ha
contrastato la proposta della Cina di avviare un
processo intergovernativo sulla sottoccupazione.
La Svizzera ha sostenuto la proposta dell'UE di invitare
imprese e l'industria per contribuire alla creazione di
green jobs attraverso lo sviluppo e la
distribuzione di prodotti verdi.
L'UE ha sostenuto l'idea di un forum di protezione
sociale, piuttosto che il programma proposto dai
G77/Cina.
Oceani, mari e SIDS sono trattati in una singola
sezione, anche molti sono disposti a dare ai SIDS una
propria sezione.
In riferimento all'importanza degli oceani, l'UE e gli
Stati Uniti hanno chiesto una terminologia più chiara di
"equa ripartizione" delle risorse marine e di "approcci
ecosistemico alla gestione dell'ambiente".
Diverse proposte sono state fatte per consolidare
emendamenti ripetuti,
in particolare sui rifiuti, l'inquinamento,
l'acidificazione e sussidi di pesca.
Giappone e Canada (e chi sennò?) si dichiarano contro una proposta dei
G-77/Cina sul mantenimento o il ripristino degli stock
ittici. Gli Stati Uniti chiedono di sopprimere l'appello del G-77/China per una
moratoria sulle attività di fertilizzazione degli
oceani.
Sul punto 83, sul ripristino degli stock ittici mondiali, sui piani di
gestione basati sulla scienza e sull'eliminazione dei
sussidi, l'UE si è riservata la propria opinione, e ha
messo in discussione la data obiettivo del 2015,
peraltro già deliberata a Johanesburg.
L'Australia propone che la frase "rendimento
massimo sostenibile" dovrebbe applicarsi agli
ecosistemi.
Gli Stati Uniti ha sottolineato la trasparenza nella
regolamentazione delle pratiche della pesca e
acquacoltura sostenibili e ha accolto con favore
il testo sulle sovvenzioni nel settore della pesca.
Islanda e Giappone vorrebbero dare priorità al recupero
degli stock ittici a livelli che possano produrre il
rendimento massimo sostenibile entro il 2015.
Sulla lotta contro la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN),
l'UE ha respinto il testo dei G-77/Cina e degli Stati
Uniti sulle sovvenzioni che contribuiscono alla
sovraccapacità e sfruttamento eccessivo.
In fatto di Climate Change la Corea e la Svizzera
ha sostenuto la proposta dell'Unione europea per una
riconsiderazione del testo sui cambiamenti climatici per
quanto riguarda le minacce da essi poste. La Corea
appoggia un emendamento UE che definisce più difficile
affrontare la sicurezza alimentare e la povertà.
Australia e Svizzera chiedono un emendamento per
modificare il riferimento ai paesi in via di sviluppo
come soggetti più colpiti modificando in "tutti i
paesi, in particolare i più poveri e più vulnerabili."
Il
Canada chiede l'eliminazione del riferimento alla
minaccia per l'integrità territoriale dei SIDS, e
l'introduzione nel testo della minaccia per le regioni
polari. Propone
di chiamare gli sforzi volti a "mobilitare"
piuttosto che "fornire" i fondi da entrambe le
fonti pubbliche e private. Il
G-77/Cina ribadisce il Principio delle responsabilità comuni ma
differenziate, ed è tornato ad esortare i paesi
sviluppati a prendere la guida nella lotta ai
cambiamenti climatici.
Per i prodotti chimici e i rifiuti L'UE ha sostenuto la
richiesta del Giappone per negoziati sul mercurio
da completare entro il 2013, con gli Stati Uniti
contrari. UE e
Corea si oppongono a una US di eliminazione dei
rifiuti elettronici e materie plastiche come questioni
emergenti.
Il Canada chiede che sia sostenuto l'appello per una
eliminazione graduale degli idrofluorocarburi (HFC). |
Mercoledì 21 Marzo 2012:
I delegati si rendono conto che i due terzi degli
emendamenti sulle ultime tre sezioni del progetto pari a
zero sono rimasti da rivedere.
Nel frattempo si nota che sono in corso consultazioni
tra le coalizioni e ci si chiede che ruolo stiano
giocando nel processo.
In particolare, si notano trattative parallele del
G-77/Cina, in cui quel gruppo sta lavorando a
consolidare una posizione comune sui temi e sugli
emendamenti delle altre parti, pur continuando a
mantenere piena correttezza in plenaria e a farsi
rappresentare da un unico portavoce del Gruppo.
I delegati iniziano la loro prima lettura della sezione
V (quadro per l'azione e follow-up) dello Zero Draft.
Si vede per il
punto 63, sui progressi compiuti nell'attuazione, il
testo proposto dal G-77/Cina sullo sradicamento della
povertà dove si sottolinea, tra l'altro, che si tratta
dell'obiettivo generale del Gruppo per la conferenza.
Sulla sicurezza alimentare, il G-77/Cina rivendica il
diritto al cibo e allo sviluppo, avanza concetti come il
micro-credito, la micro-finanza, la parità di genere,
la pesca sostenibile e i piccoli agricoltori e il
cambiamento dei modelli di consumo insostenibili e degli
stili di vita nei paesi sviluppati.
Si oppone infine alla volatilità dei prezzi delle
materie prime.
Gli Stati Uniti, dopo una consultazione con Washington
sul diritto al cibo, suggeriscono l'eliminazione dal
testo, tra l'altro, dell'accesso equo ai mercati
internazionali e delle barriere commerciali e delle
distorsioni, dell'uso
sostenibile ed efficiente delle risorse, e del clima
ed agricoltura resilienti. Propongono
infine di sopprimere la proposta G-77/Cina sul diritto
allo sviluppo e sul diritto al cibo e ad una corretta
alimentazione. Vogliono poi
sopprimere il testo dell'UE su come affrontare la eccessiva volatilità
dei prezzi delle materie prime. Sul
punto 66, in materia di accesso alle informazioni e alle
tecnologie appropriate, gli Stati Uniti propongono di
sopprimere il testo G-77/China sul ruolo delle sementi
tradizionali dei piccoli agricoltori nell'alimentazione.
Con il
Canada propongono di sopprimere il riferimento all'acqua potabile sicura
ed servizi igienico-sanitari come diritti umani.
In materia di energia, il G-77/Cina richiede l'accesso all'energia per
tutti, un maggiore utilizzo di energie rinnovabili, la
necessità di informazioni sulla energia sostenibile per
ogni iniziativa e lo sviluppo di un programma comune.
L'UE
ha suggerito un testo in materia di accesso ai servizi
energetici sostenibili per raggiungere gli MDG dove
indica l'interdipendenza tra energia, acqua e la
sicurezza alimentare e l'importanza dell'energia
sostenibile per la parità di genere. Sul
punto 70, il programma di Ban ki-moon sulla
Sustainable Energy for All, l'UE ha proposto di
almeno raddoppiare il tasso globale di miglioramento
dell'efficienza energetica entro il 2030.
Ha sostenuto una proposta degli Stati Uniti che chiede ai governi di creare
ambienti che facilitino gli investimenti del settore
privato delle tecnologie energetiche pulite ed
efficienti e la proposta dell'Islanda di accelerare
l'evoluzione delle energie rinnovabili. Ha dichiarato che gli obblighi di sviluppo sostenibile sono comuni a tutti i
paesi, anche quelli di nuovo sviluppo.
Gli Stati Uniti hanno sostenuto la proposta del Messico
per sradicare la povertà energetica entro il 2030.
Giappone Australia e Canada consigliano ogni paese di stabilire strategie di crescita a basso tenore di
carbonio attraverso la promozione dell'efficienza energetica, delle energie
rinnovabili ed dell'energia pulita.
Sulla salute, il G-77/Cina ha introdotto le sue
proposte in cui invita a presentare: una data obiettivo
per superare le malattie infettive; un accordo in
materia di accesso universale alle cure mediche per le
malattie, in particolare per i gruppi vulnerabili, donne
e bambini,
e medicinali a prezzi abbordabili compresi i farmaci
generici. |
Martedì 20 Marzo 2012:
L'Unione europea sostiene che il quadro d'azione e la
Green economy devono essere esplicitamente connessi sottolineando la necessità di tener conto delle specificità dei paesi nelle
fasi della transizione a un'economia verde.
Sugli impegni volontari e le azioni nazionali da parte dei governi e degli
stakeholder e le parti interessate, l'UE dichiara
che tutti i soggetti interessati, non solo i governi
nazionali, dovrebbero promuovere politiche di Green
economy.
L'UE propone una collaborazione nella ricerca sulle tecnologie verdi, nei
servizi, nell'ecoinnovazione e nei partenariati
pubblico-privato per sviluppare soluzioni verdi
accessibili ai paesi in via di sviluppo e più poveri.
Gli Stati Uniti propongono di sostituire la Roadmap
della Green economy con una Strategia.
Sono contrari ad impegni temporali,
così come il Canada,
e sostengono che gli stati possono prendere
autonomamente i propri impegni. Chiedono di sostituire a transizione ad un'economia verde il termine
trasformazione e propongono l'eliminazione dei
riferimenti a una transizione giusta. lo stesso Canada vorrebbe qualificare le sovvenzioni da eliminare perché
dannose per l'ambiente con il termine inefficienti.
La Corea propone la creazione l di un centro globale per
la formazione e per promuovere lo scambio di conoscenze
per i posti di lavoro verdi, termine al quale
l'UE propone di aggiungere il qualificativo dignitoso (decent).
Dalla
Svizzera viene sottolineata l l'importanza della misura
quantitativa degli obiettivi della Green economy
e viene avanzata la richiesta di indicatori capaci di andare "oltre il PIL".
Si passa poi a discutere di IFSD.
L'UE propone il metodo della peer review
volontaria come la pietra angolare della riforma IFSD.
Con
la Nuova Zelanda e la Svizzera suggerisce rapporti
periodici di valutazione dell'impatto delle
politiche.
L'UE propone la promozione di partnership tra i vari attori compreso il
settore privato per ampliare ed approfondire le
opportunità di partecipazione attiva di tutte le parti
interessate. Anche l'UE sostiene la necessità di rafforzare l'interfaccia tra politica e
scienza. Propone inoltre
un nuovo testo sulle opzioni di riforma dell'ECOSOC e di
trasformare la CSD in un Consiglio per lo sviluppo
sostenibile (DSC).
Il testo proposto UE sul funzionamento del DSC comprende
la garanzia di pieno coinvolgimento delle agenzie e
degli organismi delle Nazioni Unite e così come
quello delle istituzioni finanziarie internazionali
Propone ancora l'uso di un meccanismo di revisione della
performance in materia di sviluppo sostenibile di
tutti i paesi.
L'UE invita il SG a rappresentare all'UNGA questi progetti per dare
effetto alle riforme proposte e caldeggia la
nomina di un rappresentante ad alto livello per lo
sviluppo sostenibile e le generazioni future.
Il
Messico è favorevole ad una possibile
riforma
dell'ECOSOC, con un Forum annuale ministeriale sul
Global Environment che si riunisce
alternativamente in New York e Nairobi, e un UNEP rafforzato, ove possibile anche come una nuova agenzia specializzata.
Gli Stati Uniti, la Federazione russa e il Canada
chiedono che le proposte UNEP di diventare un'Agenzia
specializzata per l'ambiente dovrebbero essere
soppresse. |
Lunedì 19 Marzo 2012:
L'ultima
versione del Draft, con la compilazione di tutti
gli emendamenti presentati, è circa dieci volte più
lunga delle 17 pagine del 10
gennaio. Nel corso della
mattinata le delegazioni hanno discusso i primi quattro
paragrafi dello Zero Draft, e hanno iniziato
durante il pomeriggio e la sera una prima lettura della
III sezione
sulla Green
Economy nel contesto dello sviluppo sostenibile e
dell'eliminazione della povertà.
La Corea del sud ha
sottolineato l'importanza della Green economy per
lo sviluppo sostenibile e l'importanza delle strategie
di Green growth per fare uno sviluppo sostenibile
socialmente equo e per offrire opportunità come la
creazione di nuovi mercati e posti di lavoro.
L'UE ha ripreso l'affermazione della Green economy
del G-77/Cina che la vede come strumento per lo sviluppo
sostenibile, e mette in guardia contro le
giustapposizioni tra Green growth e Green
economy, al fine di evitare una discussione
circolare ed autoreferenziale. Gli Stati Uniti hanno
proposto un
titolo più breve della sezione: "Overview of the Green Economy", usando
il termine inclusivo piuttosto che equo, e
l'eliminazione di riferimenti a produzione e consumo
sostenibili, al cambiamento climatico, ai limiti
planetari resi noti da Nature, perché, secondo
loro, non tutti i problemi possono essere referenziati.
Nel corso della serata il G-77/Cina ha prodotto una
nuova stesura del punto 25 per tener conto delle diverse
realtà dei paesi e del loro diritto sovrano di sfruttare
le proprie risorse secondo le proprie priorità, mettendo
in evidenza le responsabilità di non causare danni
all'ambiente
di altri Stati o ad aree al di fuori dei limiti della
giurisdizione nazionale.
L'UE ha dichiarato di unire la sua proposta con quella del G-77/Cina in
favore della creazione di un ambiente favorevole per
l'economia verde con proposte relative a standard di
prodotto, a meccanismi basati sul mercato ed agli
incentivi fiscali e creditizi.
Nel testo del G-77/Cina l'UE ha dato sostegno ai
riferimenti alle culture ed alle conoscenze
tradizionali.
Il Lichtenstain ha proposto un nuovo testo che evidenzia
il ruolo della ricerca scientifica, della progettazione,
dell'innovazione e dell'imprenditorialità in una
economia verde.
Anche
il Canada ha suggerito un linguaggio diverso per
incoraggiare il settore privato a fare scelte
sostenibili più facilmente disponibili, accessibili e
attraenti per i consumatori, incoraggiando gli sforzi
per sviluppare, insieme agli altri soggetti interessati,
gli standard di prodotto sostenibili in conformità con
la migliore tecnologia disponibile.
Gli Stati Uniti e il Giappone vogliono un impegno comune
per tutti i paesi sulla transizione verso un'economia
verde come driver per la crescita.
Il Giappone e la Norvegia propongono un emendamento in
materia di integrazione dei costi sociali e ambientali
nella formazione dei prezzi mondiali e nei conti delle
attività economiche.
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Presa di posizione del Governo inglese su Rio+20, il
Rapporto del Panel di Ban Ki-moon e lo
Zero-draft del Documento di Rio+20:
Caroline Spelman,
Ministro dell'Ambiente inglese del Governo Conservatore
di David Cameron, ha preso una posizione molto netta
sull'impegno che si richiede ai governi ed alle imprese
per Rio+20 e la Green economy. "La Green
economy è parte integrante di una crescita economica
sostenibile. Se non riusciremo a proteggere le nostre
risorse naturali renderemo impossibile la crescita
economica a lungo termine. ... Ne abbiamo le prove: ciò
di cui abbiamo bisogno è l'azione. Questo governo è
determinato a vedere Rio+20 come origine di tale azione.
Per produrre risultati che faranno una vero e propria
differenza duratura per l'economia, l'ambiente, e il
nostro benessere.
Il testo di negoziato
delle Nazioni Unite - lo Zero-Draft - è stato intitolato
semplicemente "Il futuro che vogliamo".
è un
titolo forte e un buon inizio. Ma il testo manca di
focalizzazione e di ambizione. Deve essere molto più
forte se Rio+20 vuole determinare il cambiamento che
sappiamo possibile. E manca di alcuni elementi
importanti... (>
Leggi il testo completo dell'intervento)
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30
Gennaio 2012:
Viene reso pubblico dalle Nazioni Unite
il
Rapporto dell’United Nations Secretary-General’s
High-level Panel on Global Sustainability dal titolo
"Resilient People, Resilient Planet:
A future
worth choosing" (>
leggi il Rapporto finale)
Il Rapporto,
commissionato dal Segretario Generale delle Nazioni
Unite, ha richiesto un anno di lavoro di un Panel
di esperti di 22 paesi ed ha l’ambizione di rinnovare la
tradizione del Rapporto della WCED, la World
Commission on Environment and Development che
preparò il Summit di Rio del 1992, di cui si sta per
celebrare il ventennale. Per la cronaca nessun italiano
fa parte del gruppo né degli organismi che ne hanno
supportato il lavoro. Nei ringraziamenti troviamo citati
l’Amministratore delegato dell’ENEL ed un economista
italiano che lavora all’ILO di Ginevra.
È trascorso un quarto
di secolo da quando il Rapporto Brundtland ha introdotto
il concetto di sviluppo sostenibile nella comunità
internazionale. Da allora, il mondo ha acquisito una più
profonda comprensione delle sfide complesse ed
interdipendenti che abbiamo di fronte e si è fatto
strada nei governi e nei cittadini il concetto che lo
sviluppo sostenibile è la migliore opportunità per
determinare il nostro futuro.
Se questo sia un
momento propizio per fare le scelte giuste per lo
sviluppo sostenibile ed assicurare un futuro
all’umanità, come sostiene il Gruppo di lavoro, è
difficile dirlo. L’urgenza di quelle scelte è fuori
discussione. Rio+20 e questo documento hanno per sfondo
un periodo di volatilità e di incertezza globale. Le
economie sono in bilico. La disuguaglianza è in
crescita. La temperatura media globale continua ad
aumentare. Stiamo mettendo alla prova la capacità del
pianeta di sostenere una umanità che entro il secolo
raggiungerà i dieci miliardi di individui. Gli sforzi
per raggiungere gli obiettivi di Sviluppo del Millennio
ed gli altri obiettivi sociali ed economici sono
ostacolati dall'impossibilità di concordare un'azione
decisa e coordinata a livello nazionale e nei consessi
multilaterali, e dagli impegni non soddisfatti per il
sostegno finanziario.
Oggi ci troviamo a un
bivio, dice il Gruppo, come si dice spesso. Proseguendo
sulla stessa strada la gente e il pianeta sono a
rischio. L'altro percorso, lo sviluppo sostenibile,
offre un’opportunità straordinaria, ma occorre impegno e
serietà. Cambiare ovviamente non sarà facile ma
migliorerà il benessere, promuoverà la giustizia,
rafforzerà la parità tra i sessi e preserverà la Terra e
i sistemi naturali di supporto alla vita delle
generazioni future.
Il Gruppo avanza
proposte concrete per la via da seguire in tre aree
chiave: capacitazione delle persone per fare scelte
sostenibili, sviluppo di una nuova economia verde e
sostenibile e rafforzamento della governance
istituzionale per sostenere lo sviluppo sostenibile. Le
proposte si concretano in 56 Raccomandazioni che si
chiede al Segretario Generale di attuare con tutta la
forza dell'organizzazione dell'ONU. Queste
Raccomandazioni sono destinate ad avere un ruolo nella
preparazione del documento finale di Rio+20 ed a
rafforzare la per ora gracile struttura dello
Zero-Draft di quel documento (>
Leggi la lista delle Raccomandazioni) (>
Vai alla pagina delle Nazioni Unite).
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20-22 febbraio 2012:
a Nairobi si è tenuta la
12°
sessione speciale del Governing Council e del
Global Ministerial Environment Forum dell'UNEP. In
un evento collaterale al Consiglio viene assegnato il
Blue Planet Prize.
Entrambi gli eventi potrebbero sembrare fuori dal
percorso di Rio+20, ma non è così, perché l'UNEP è il
soggetto principale della riforma del sistema di governo
dello Sviluppo sostenibile dell'ONU (IFSD), il secondo
tema di Rio+20, e perché il
Manifesto che
presentano i vincitori delle edizioni precedenti del
premio Blue Planet è un documento di grande
importanza che non è del tutto in asse con le tematiche
di Rio+20 (>
Vai al resoconto).
Il
Consiglio si è in realtà assunto la responsabilità di
trattare sia i problemi della Green economy che
quelli della Governance, i due temi di Rio+20. Il
Forum ministeriale GMEF ha raccomandato di mettere
al centro delle iniziative la inclusione sociale; le
politiche pro-crescita, in particolare la ricerca e
sviluppo per l'innovazione; la sicurezza alimentare;
la sostenibilità delle aree urbane; la mitigazione della
siccità e le politiche per i piccoli agricoltori;
il giusto ed equo accesso alle risorse naturali; il
ruolo delle donne, dei giovani e delle comunità
indigene; quadri normativi chiari e flessibili; la
formazione e la capacità di costruire nel periodo di
transizione; gli indicatori di progresso; la
responsabilità per il buon governo e la partecipazione
del pubblico. In sostanza si tratta dei temi che
definiscono la Green economy per la quale si è
detto che "un modello di economia verde deve andare
al di là del PIL come indicatore per la crescita" e
si è detto anche che occorre una più chiara definizione
di Green economy rifiutando l'approccio "one-size-fits-all
", esi è detto anche che gli indicatori che dovranno essere
scelti per monitorare la Green economy, dovranno
tener conto delle specificità dei vari Paesi.
I
Ministri hanno ribadito che circa 120 paesi hanno
raccomandato di fare dell'UNEP un'Agenzia specializzata,
sottolineando che la riforma della governance
è necessaria per sviluppare una robusta Green
economy. Nelle dichiarazioni di chiusura, l'UE ha
sottolineato che le decisioni che saranno concordate a
Rio+20 dovranno essere sostenute da Roadmap o da
Framework prescrittivi per promuovere e
sviluppare ulteriormente le azioni in settori specifici,
nonché di strumenti per misurare il progresso delle fasi
di implementazione. L'UE ha ribadito un forte sostegno
per il rafforzamento dell'UNEP e per trasformarlo in
un'Agenzia specializzata delle Nazioni Unite per
l'ambiente, cementando così un asse di intesa con i
paesi africani, come già a Durban.
Tutti
contenti? Niente affatto. Il tema della Green economy
è stato ripreso in un momento inopportuno.
Lo sfondo è quello dello sviluppo economico e della crisi finanziaria che ha
portato a un netto calo della fiducia del pubblico nelle
istituzioni governative e nelle imprese.
Non è solo il Presidente del Brasile, paese ospitante, a parlare alla vigilia
del Consiglio di una dissonanza “tra la voce dei
mercati e la voce delle strade”. Le azioni di
protesta in tutto il mondo stanno mettendo in
discussione i principi base del mercato e dell’economia
del capitalismo.
Le soluzioni alla crisi offerte da alcuni governi aggravano la disoccupazione
giovanile e l'equità sociale, minando i principi dello
sviluppo sostenibile.
Sono intanto ripresi gli attacchi da un certo numero di politici americani
all’Agenda 21 di Rio. La situazione economica mondiale
ha reso il tema della Green economy sempre più
oggettivamente rilevante ma al tempo stesso,
politicamente imbarazzante.
Molti interventi a Nairobi confermano che persistono sospetti che la Green
economy potrebbe limitare le sovranità nazionali in
materia di modello di sviluppo e che essa sia più in
sintonia con la esigenze dei paesi ricchi.
Si sente una profonda paura da parte di molti che la Green economy
comporterà costi aggiuntivi, restrizioni commerciali,
condizionalità e altri impedimenti.
La tesi dei costi iniziali alti seguiti da un futuro di ripresa brillante,
non ha convinto.
Alcuni delegati hanno accusato l'UNEP di aver trasceso il suo mandato
ambientale, dichiarando che probabilmente la questione
della Green economy le verrà sottratta proprio
dalla riforma della governance che sarà fatta a
Rio+20.
Le debolezze dell’UNEP sono ben note: le sue decisioni possono essere
rovesciate dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite,
non tutti i paesi ne fanno parte (oggi i membri sono
solo 58), occorrono maggiori finanziamenti, il ruolo di
guida per i MEA non ne ha impedito la frammentazione e
le lacune nell'attuazione. Nessun delegato mette in
dubbio la necessità di rafforzare l'UNEP. Tuttavia, gli
Stati Uniti, Cina, India, Russia, Egitto e pochi altri
sono scettici, per vari motivi, rispetto ad un
cambiamento radicale. Sembra in sostanza che l'opzione
agenzia specializzata si stia indebolendo nonostante gli
sforzi della Segreteria e degli europei, entrambi
accusati, sotto sotto, di aver voluto strafare. Alcuni
hanno intravisto la possibilità di un compromesso
consistente in un tacito accordo di rafforzare l’UNEP
attraverso l'adesione universale. Molto dipende da come
il tema IFSD verrà gestito a Rio. Se Rio+20 deciderà di
sostituire la Commissione CSD con un Consiglio per lo
Sviluppo sostenibile, cambiare l’UNEP in qualcosa di
nuovo sarà forse possibile. La riforma del solo UNEP è
un’alternativa debole. C’è però, al di sotto di tutte le
preoccupazioni, la evidente intenzione degli Stati Uniti
e di pochi altri di bloccare questo progetto.
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20
febbraio 2012: viene pubblicato il
Manifesto
dei vincitori del Blue Planet Prize.
Il premio ha una
tradizione che risale addirittura alla Conferenza di
Stoccolma del 1972, ma non lo citiamo per
questo. Presentiamo invece il Manifesto sull'ambiente e
lo sviluppo che un gruppo di autorevoli vincitori ha
deciso di lanciare in occasione del Consiglio UNEP. Tra
essi la signora Brundtland, autrice della più
famosa tra le definizioni dello sviluppo sostenibile
contenuta nel documento pre-Rio "Our common Future".
Siamo ora alla vigilia di Rio+20 ma la circostanza, come
potranno vedere i lettori, viene gelidamente ignorata
dagli estensori che non la citano mai in oltre 20 pagine
di testo, così come non parlano mai di Green economy.
La questione della Governance, il secondo
tema di Rio+20, è discussa a fondo ma mai in relazione
al sistema ONU se non per dire che "Governance is
more than just a question of the institutional
architecture". Il manifesto è invece un'appassionata
ripresa dei principi dello sviluppo sostenibile e
delle basi scientifiche che li sostengono.
Cosa dice dunque
questo documento "Environment and Development
Challenges: The Imperative to Act"? In realtà a
nostro parere nulla di particolarmente rilevante pur
trattandosi di un documento che tocca tutti i punti di
sostanza in maniera corretta e condivisibile. E allora
che cosa ne raccomanda la lettura? Il fatto è che non si
vedeva più da tempo una presa di posizione complessiva
ed argomentata sulla questioni dell'ambiente e dello
sviluppo, quasi che le cose possano esser date per
scontate o che ci si stia facendo travolgere dallo
scetticismo e dalla retorica.
Abbiamo infine
scoperto in apertura di una bozza finale del documento
una buona lista di Key messages, poi scomparsa
dalla versione ufficiale finale. Vogliamo allora
riproporli qui, nelle parti essenziali perché ci
sembrano messaggi di grande significato e importanza.
I
messaggi chiave del
manifesto di Nairobi.
-
Abbiamo un sogno
-
un mondo senza povertà
-
un mondo che
sia equo
-
un mondo che
rispetta i diritti
umani,
un mondo
con
maggiore e migliore
comportamento etico
in merito alla
povertà
e alle risorse naturali
- un mondo
che sia ambientalmente,
socialmente
ed economicamente
sostenibile,
dove le
sfide
come il cambiamento climatico,
la perdita
di biodiversità
e
l'iniquità
sociale
sono
affrontati con successo.
Questo è un sogno
realizzabile,
ma
la tendenza
è
profondamente sbagliata
e su questo percorso non lo realizzeremo.
...
-
è
urgente il bisogno di spezzare il legame tra
produzione - consumo e degrado ambientale. Questo
può comportare rischi per i livelli della vita
materiale per un periodo che ci permetta di superare
la povertà nel mondo. La crescita materiale
indefinita su un pianeta con risorse naturali
limitate e spesso fragili sarà comunque
insostenibile. ...
-
Gli immensi rischi
ambientali, sociali ed economici cui ci troviamo di
fronte saranno molto più difficili da gestire se non
saremo in grado di misurare gli aspetti chiave del
problema. I governi dovrebbero riconoscere i gravi
limiti del PIL come misura dell'attività economica e
integrarlo con le misure delle cinque forme di
capitale, costruito, finanziario, naturale, umano e
sociale, cioè una misura della ricchezza che integra
dimensioni economiche, ambientali e sociali. ...
-
Il sistema energetico
attuale, che è fortemente dipendente dai
combustibili fossili, è alla base di molti dei
problemi che dobbiamo affrontare oggi: esaurimento
delle risorse facilmente accessibili, sicurezza
dell’accesso ai combustibili e il degrado della
salute e delle condizioni ambientali. … la
transizione verso un'economia a basse emissioni
richiede una rapida evoluzione tecnologica,
l'efficienza dei consumi energetici, le fonti
energetiche rinnovabili e la cattura e lo stoccaggio
del carbonio. …
-
Le emissioni di gas serra sono
una delle più grandi minacce per la nostra
prosperità futura. Le emissioni mondiali (flussi)
sono attualmente circa 50 MtCO2eq all'anno e sono in
rapida crescita. … le concentrazioni (stock) di gas
serra in atmosfera sono aumentate a circa 445 ppm a
una velocità di circa 2,5 ppm all'anno. ... Senza
una forte azione per ridurre le emissioni, nel corso
di questo secolo si aggiungerebbero almeno 300 ppm
portando le concentrazioni a circa 750 ppm a fine
del secolo o all'inizio del prossimo. Gli impegni
attuali del mondo per ridurre le emissioni sono
coerenti con un aumento di almeno 3 °C (50-50 di
probabilità): una temperatura mai vista sul pianeta
in circa 3 milioni di anni, con seri rischi di
aumento oltre i 5 °C. …
-
La biodiversità ha valori sociali, economici,
culturali, spirituali e scientifici e la sua
protezione è estremamente importante per la
sopravvivenza umana. La rapida perdita di
biodiversità, senza precedenti negli ultimi 65
milioni di anni, sta mettendo a repentaglio la
fornitura dei servizi ecosistemici su cui si fonda
il benessere umano. …
-
Se vogliamo realizzare il nostro sogno, il momento
di agire è adesso, data l'inerzia del sistema
socio-economico e dato che gli effetti negativi dei
cambiamenti climatici e della perdita di
biodiversità non potranno essere invertiti per
secoli o sono irreversibili (per esempio la perdita
delle specie).
Sappiamo
abbastanza per agire, ma ... siamo di fronte a un
problema di gestione del rischio su una scala
immensa. Se non si interverrà ne verranno impoverite
le generazioni attuali e future.
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25-27 gennaio 2012:
si tiene a
New York Il primo esame dello Zero draft (>
vai alla pagina Nazioni Unite).
Nelle dichiarazioni
di apertura, i delegati
convengono sull’utilità del documento
come base per
i negoziati tra ora
e giugno 2012. Il
futuro che vogliamo,
lo Zero draft, è il
risultato di circa 6000
pagine di
contributi che la CSD
ha ricevuto dagli Stati membri,
dagli altri stakeholder, e dalla discussione
del II Intersessional
Meeting del 15-16 Dicembre.
La CSD produrrà una
compilation di tutti i
contributi per la sessione informale del
negoziato in programma dal
19 al 23 Marzo.
Lo Zero
draft non è piaciuto a gran parte dei delegati come
non piace a noi. Il livello è molto al di sotto delle
necessità, tanto che tutti i delegati hanno sottolineato
che
l'obiettivo
di un
documento
ambizioso
e
orientato
all'azione
richiederà dei negoziati
altrettanto ambiziosi nei
145 giorni
che
rimangono prima di
Rio
+20. Relatori di gran parte dei paesi ritengono il documento
privo di equilibrio e fortemente sbilanciato sulle
tematiche ambientali.
Non
sfugge la differenza con l'approccio a Rio 92, quando il
Summit poté far conto sul risultato del lavoro della
Commissione Brundtland. Lascia molti dubbi questo
approccio attraverso la raccolta democratica del parere
di un enorme numero di soggetti e di paesi che hanno
scritto proposte sostanzialmente banali quando non
retoriche, senza essersi mai messi intorno ad un tavolo.
Lo sviluppo sostenibile, si ribadisce, è ancora
materia dei Ministeri dell'Ambiente e, quindi, i paesi
mandano alla CSD rappresentanti di quei Ministeri. Il
coinvolgimento di altri Ministeri, Finanze, Salute,
Cultura, Commercio e Agricoltura, è definitivamente una
necessità se si vuole garantire l'integrazione dei tre
pilastri dello sviluppo sostenibile ed avere
a Rio+20
qualche prospettiva di eliminare la
povertà.
Alcune proposte cominciano ad
avere un certo seguito. Quella di Colombia e Guatemala
di sviluppare obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG),
continua a suscitare interesse come opzione fondamentale
per il risultato finale di Rio+20, anche durante una
affollata discussione convocata a latere del
Meeting. In risposta a una certa preoccupazione che
gli SDGs cancellerebbero gli MDG, si risponde invece che
invece li potrebbero integrare in un contesto di più
universale applicazione, anche se è chiaro a tutti che
gli SDG intersecherebbero un maggior numero di interessi
in gioco rispetto agli MDG, rendendo più difficile il
negoziato. Sono stati indicati alcuni temi fondamentali
per il negoziato, come l'energia e la sicurezza
alimentare. Si suggerisce di sottoporre a un test gli
SDG prima di sviluppare la lista completa. Alcuni
delegati hanno dichiarato che adottare nuovi indici per
lo sviluppo sostenibile al di là del prodotto interno
lordo (PIL) sarebbe la vera novità di Rio+20. La
felicità e la salute sono proposti da alcuni come
paradigmi di questa innovazione. Nella generale pochezza
delle proposte merita una citazione la proposta da parte
Svizzera di sostituire il termine growth con il
termine prosperity.
Rimbalza la proposta di
creazione di un Ombudsman o di un Alto Commissario, per
le generazioni future, per promuovere lo sviluppo
sostenibile. Molti sottolineano la necessità di
integrare nel documento di Rio+20 il 10-YFP, il
programma decennale del consumo e della produzione
sostenibili. Trova assensi anche la proposta di creare
l’equivalente dell’IPCC per assicurare il sostegno della
scienza allo sviluppo sostenibile a livello globale.
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10 gennaio 2012.
Viene reso pubblico dalla UNCSD il
documento in 128 punti che abbiamo chiamato
Zero Draft. Il documento è il punto di
arrivo di un anno intero di attività preparatoria vuole essere il
punto di partenza per la scrittura negoziale del documento finale del Summit
di Rio del ventennale che sarà portata a termine nei prossimi sei mesi.
Il documento è presentato e discusso
nella pagina
Nazioni Unite di questo stesso sito.
15 - 16 dicembre 2011,
New York, SECOND Intersessional Meeting for UNCSD.
Fin dal
primo
Prep-Com del marzo 2011, il mondo ha subito grandi cambiamenti. La primavera
araba, il movimento
Occupy Wall Street, la crisi economica, per non
parlare del terremoto, dello tsunami e della crisi nucleare in Giappone, di
una serie di eventi meteorologici estremi in tutto il mondo, etc. Molti
delegati sono ancora provati dai recenti negoziati di Durban (>
vedi resoconti in questo sito) ma convinti che colà siano stati
rilanciati il multilateralismo e lo sviluppo sostenibile. Tuttavia l'entità
delle sfide dello sviluppo sostenibile è scoraggiante, soprattutto in
considerazione delle minacce emergenti come l'insicurezza alimentare,
la volatilità dei prezzi dell'energia, l'incertezza economica
globale e la elevata disoccupazione.
Molti delegati hanno
espresso sgomento per il compito apparentemente insormontabile di fornire
indicazioni sul formato, la struttura, e il contenuto dello
Zero Draft
del documento finale per consentire all'Ufficio UNCSD di ridurre le 6.000
pagine di proposte provenienti da governi, agenzie delle Nazioni Unite,
organizzazioni intergovernative, incontri regionali e gruppi principali ad
una base concisa e focalizzata per i negoziati entro l'inizio di gennaio.
Ad incontro iniziato non
è chiaro come la discussione sul formato dello
Zero Draft
possa dare
un valore aggiunto al processo di compilazione. I delegati hanno molto da
dire sui contenuti piuttosto che sulla sua struttura e il suo formato.
Invece di impegnarsi in una discussione sui sette quesiti dell'Ufficio di
presidenza sulla struttura e gli scopi del documento finale, la maggior
parte dei delegati preferisce recitare contributi preparati in materia di
contenuti.
Stranamente le
commissioni che presentano i risultati degli incontri regionali preparatori
vengono relegate ad un evento collaterale, con la scusa che non ci sarebbe
stato tempo per le presentazioni durante la sessione.
Infine potrà sembrare che
l'incontro abbia avuto un valore essenzialmente simbolico per garantire la
legittimità del processo che porta allo
Zero Draft, ma in realtà c'è
stato spazio per le discussioni di merito e di sostanza. La maggior parte
dei delegati ha concordato sulla necessità di seguire da vicino la
risoluzione 64/236 dell'Assemblea generale dell'ONU, che si concentra
sugli obiettivi e su due temi. Nella sua sintesi di chiusura, la CSD ha
ribadito che il messaggio generale era: "Siate brevi e puntuali per
essere compresi dal mondo, evitate un testo pieno di gergo". In effetti,
le delegazioni hanno ripetutamente sottolineato che il testo finale deve
parlare al cittadino medio e non rimanere entro i confini della
burocrazia delle Nazioni Unite e dei tecnocrati. A tal fine, molti hanno
chiesto una dichiarazione politica accompagnata da una serie di azioni
concordate. Resta da vedere se queste azioni saranno negoziate o
volontarie, se la Roadmap della Green economy sarà in allegato
o inclusa nel documento. C'è però grande voglia di specificare gli
attori, i tempi ei mezzi di attuazione degli obiettivi.
C'è un ampio accordo che
una Green economy inclusiva richiede un intervento a più livelli:
internazionale, regionale, nazionale e sub-nazionali, evitando l'approccio
top-down ovvero one-size-fits-all. Le raccomandazioni per la
IFSD, al fine di promuovere l'attuazione e l'integrazione dei tre pilastri
dello sviluppo sostenibile, dicono che è necessaria la coerenza a tutti i
livelli, come il Presidente Sha ha sottolineato: "Coerenza per promuovere
l'integrazione ... la coerenza per promuovere l'attuazione". La coerenza
può infatti fungere da meccanismo di collegamento tra integrazione e
implementazione.
Le delegazioni hanno
presentato diversi punti di vista sul governo mondiale dell'ambiente, con
qualche preferenza per portare il ruolo dell'UNEP a quello di un'Agenzia
specializzata e altre contrarietà alla creazione di nuove istituzioni,
mettendo in evidenza che questo potrebbe in effetti diminuire la capacità
dell'organizzazione di mettere in atto il cambiamento all'interno del
sistema delle Nazioni Unite.
Un'altra area di
discussione è stata l'importanza di misurare i progressi verso lo sviluppo
sostenibile. La proposta della Colombia e del Guatemala per sviluppare
obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) ha ottenuto effettivo sostegno.
Alcuni, tuttavia, hanno sottolineato il fatto che la risoluzione 64/236
dell'ONU, non fornisce una base per introdurre gli SDGs nel documento
finale. Altri hanno sollevato domande su come questi obiettivi verrebbero
identificati, misurati e monitorati, indicando che c'è ancora molto lavoro
da fare per elaborare questa proposta in modo sufficiente.
In un'epoca di incertezza
politica ed economica, alcuni hanno riconosciuto l'elefante nella stanza:
la crisi economica e sociale che potrebbe compromettere il risultato di
Rio+20. Come la CSD ha notato, il 2012 è un anno elettorale in paesi chiave
e numerose iniziative nazionali e regionali si concentrano sulle misure per
superare la crisi finanziaria. Si tratta di cose che possono avere un
impatto sulla priorità assegnata a Rio +20. Ma per tutti "il fallimento
non è un'opzione".
Per assicurare la
necessaria volontà politica e la motivazione per Rio +20, il co-presidente
Kim ha ricordato che il Vertice della Terra di Rio del 1992 ha avuto
successo per effetto di Agenda 21 che, con la sua traduzione in Agende 21
locali è diventata l'agenda dei popoli. In questa epoca di disordini
sociali, scandita da movimenti di massa e rovesci di governi, molti
partecipanti hanno riconosciuto che, per avere successo, Rio +20 ha bisogno
di galvanizzare l'azione dal basso.
Il negoziato nel
Meeting intersessionale. Si sono discussi la compilazione dei contributi
provenienti da stati, organismi delle Nazioni Unite, organizzazioni
intergovernative e Main groups e gli orientamento per la struttura e
il formato di una zero draft version del documento finale di Rio+20
che sarà distribuita a metà gennaio 2012.
La CSD ha
incoraggiato i delegati a proporre risultati concreti, osservando che le
elezioni nei principali paesi nel 2012 e la crisi economica possono
ridurre l'attenzione internazionale su Rio+20. Il documento finale deve
essere conciso, orientato all’azione con un chiaro calendario e
obiettivi specifici, e che l'integrazione, la coerenza e
l'implementazione sono i risultati obbligati della Conferenza. La CSD ha
invitato i governi a puntare in alto, soprattutto in considerazione
delle nuove questioni relative allo sviluppo sostenibile, come
l'insicurezza alimentare, la volatilità dei prezzi dell'energia,
l'instabilità finanziaria globale e la disoccupazione. Ha messo in
evidenza l'interesse generale per misurare i progressi attraverso gli
obiettivi di SD (SDGs) e che le proposte sul quadro internazionale sullo
SD (IFSD) devono rafforzare l'integrazione tra i tre pilastri dello SD e
rafforzare i singoli pilastri, ma in particolare quello ambientale.
I G-77/Cina,
proponendo un documento finale unico, chiedono maggiori fondi, un
registro degli impegni finanziari e del trasferimento di tecnologia e un
meccanismo internazionale per colmare il divario tecnologico. Il Gruppo
africano, esorta a creare un meccanismo per monitorare gli impegni
finanziari e la loro realizzazione, a trasformare l'UNEP in un istituto
specializzato internazionale con sede a Nairobi, a creare centri di
eccellenza per la ricerca congiunta e la condivisione delle
informazioni, a sviluppare nuovi indicatori per valutare le performance
al di là del PIL e dell'indice di sviluppo umano (HDI) e un documento
finale che integri un messaggio politico forte con impegni strategici ed
un piano di attuazione chiaro.
L'UE propone di
negoziare un unico documento finale focalizzato sull’accesso e sulla
gestione delle risorse scarse, chiede una Roadmap sulla Green
economy e un pacchetto di riforme IFSD che comprende il
potenziamento dell'UNEP in un'agenzia specializzata per l'ambiente.
Secondo l’UE gli obiettivi globali SDG vanno trattati all'interno della
Roadmap. Gli LDC chiedono di garantire l'accesso universale alle
risorse a prezzi accessibili; un’energia affidabile con le tecnologie
necessarie; adeguati investimenti in infrastrutture; la gestione
dell'acqua e dei servizi igienici; un sostegno finanziario e tecnico per
il miglioramento della sicurezza alimentare e nutrizionale; la fornitura
di varietà di semi e fertilizzanti ad alto rendimento e resistenti ai
cambiamenti climatici; un contributo alla lotta contro la
desertificazione e il degrado del territorio; il sostegno allo sviluppo
sostenibile delle foreste e delle montagne; la protezione della
biodiversità; l’uso sostenibile delle risorse marine; la protezione
dalle catastrofi cui sono soggette le piccole isole, i paesi di
montagna, i paesi costieri e gli altri paesi più vulnerabili. Il
Pacific Islands Forum sollecita la costruzione di una rete globale
di aree marine protette; azioni contro l’acidificazione degli oceani,
l'inquinamento illegale, non dichiarato e non regolamentato; la
conservazione e la gestione sostenibile degli ecosistemi marini e
risorse per assicurare che i piccoli stati insulari (SIDs) godano di una
quota maggiore dei benefici derivanti dalla conservazione e gestione
sostenibile delle risorse oceaniche.
Linee guida per lo
Zero draft. I delegati hanno poi uno scambio di opinioni sul
documento di compilazione e di commenti per le linee guida per il
progetto zero.
Il gruppo Children
and Youth sollecita l'adozione degli SDGs tenendo conto opportuno
del quadro decennale dei programmi sul consumo e la produzione
sostenibili, SCP, (10-YFP). Chiedono la creazione di un consiglio
per lo sviluppo sostenibile come organo sussidiario dell'Assemblea
Generale dell'ONU; un tribunale mondiale per l'ambiente; un Panel
intergovernativo sullo sviluppo sostenibile sullo stile del IPCC e un
potenziamento dell'UNEP nell'ambito dell'organizzazione delle Nazioni
Unite.
La Cina mette in
guardia contro una sottovalutazione nel documento finale del principio
delle responsabilità comuni ma differenziate e contro la Green
economy se usata come condizione per gli aiuti allo sviluppo o come
mezzo per il protezionismo commerciale. Sull'IFSD, ha chiesto di dare
prova del ruolo guida delle Nazioni Unite; di rafforzare l'ECOSOC e il
CSD; di assicurare che le istituzioni finanziarie internazionali
integrino lo sviluppo sostenibile nella pianificazione e nella
programmazione, e di aumentare l'ascolto dei paesi in via di sviluppo.
La Repubblica di Corea chiede una dichiarazione politica per
l'attuazione e la trasformazione della CSD in un Consiglio per lo
sviluppo sostenibile.
I sindacati chiedono
un impegno concreto sulla quantità e sulla qualità dei green jobs
che l'agenda della Green Economy produrrà e chiedono la Tobin
Tax.
Gli Stati Uniti
chiedono un documento politico focalizzato, di meno di cinque pagine,
con un compendio degli impegni sotto forma di un allegato che
elencherebbe impegni volontari, non negoziati, dei governi e delle parti
interessate a tutti i livelli, e la creazione di un meccanismo per
garantire la accountability. Il Giappone propone lo sviluppo
degli SDGs perché diano un contributo agli MDG dopo il 2015 sulla base
di una nuova strategia internazionale con la sicurezza umana come
principio guida Chiede anche una strategia dei piccoli passi per
migliorare la collaborazione tra gli organismi di governo dello sviluppo
sostenibile.
Le ONG chiedono
impegni per il green procurement negli appalti pubblici da parte
dei governi a tutti i livelli, chiedono un SDG per la deforestazione
zero entro il 2020, chiedono di far carico al
Comitato sulla
Sicurezza Alimentare Mondiale di sviluppare proposte in base alle
raccomandazioni derivanti dall'International Assessment of
Agricultural Knowledge, Science and Technology for Development; lo
sviluppo di una convenzione sulla responsabilità sociale; l'attuazione
del 10-YFP; l'adozione di una tassa globale sulle transazioni
finanziarie (Tobin Tax) e la creazione di un Consiglio ONU per lo
sviluppo sostenibile.
L'India suggerisce
che per la Green economy il documento finale fornisca un menu di opzioni
politiche. La Norvegia raccomanda le tasse verdi e gli incentivi,
l'inclusione del valore del capitale naturale nella contabilità
nazionale, e un ruolo guida per l'UNEP nel mettere a punto gli SDGs.
L'Italia raccomanda
la preparazione degli indicatori di sviluppo sostenibile e una
Roadmap per la Green economy concentrandosi sulla gestione
sostenibile delle risorse naturali.
il Brasile osserva
che a Rio +20 non ci saranno solo i governi, ma anche le
componenti e gli attori della società civile e la comunità
imprenditoriale. Durante i quattro giorni del periodo tra l'ultimo
Comitato preparatorio Prep-Com UNCSD nel mese di giugno del 2012,
propone di concentrarsi sulla sicurezza alimentare e la povertà, le
città, l'energia, l'innovazione, l'acqua, gli oceani, l'economia dello
sviluppo sostenibile, analizzando i modelli di sviluppo non sostenibili
e l'occupazione.
Formato e
struttura dello Zero Draft. L'UE mette in evidenza che
gli obiettivi globali possono determinare i collegamenti tra i due temi
della conferenza, e suggerisce che il documento finale sia focalizzato,
orientato all'azione ed al futuro, e propone tre sezioni: una
dichiarazione politica, una Roadmap dell'economia verde, e un
nuovo quadro IFSD.
L'India raccomanda
che il documento finale dica con chiarezza ciò che la Green economy
non può essere. Il gruppo Business and Industry suggerisce di includere
nel documento finale una valutazione equilibrata del progresso dello
sviluppo sostenibile negli ultimi 20 anni; una visione comune per lo
sviluppo sostenibile nel futuro; uno schema ed un meccanismo di sostegno
alle politiche e ai regolamenti in favore dello sviluppo sostenibile;
chiare priorità dell'azione a livello internazionale e un programma
inteso ad incentivare la tecnologia e l'innovazione in tutta la gamma
delle questioni dello sviluppo sostenibile.
Il Messico
preferirebbe un breve documento che delinei gli obiettivi e le scadenze,
che presenti la Green economy come un insieme di strumenti
politici per favorire i progressi dello sviluppo sostenibile e
raccomanda il rafforzamento dell'UNEP in accordo con la dichiarazione di
Nairobi-Helsinki sulla governance internazionale dell'ambiente.
La Cina chiede la
piena partecipazione dei paesi in via di sviluppo, come pure l'apertura
e la trasparenza.
Il Giappone,
sottolinea che il documento finale dovrebbe essere una dichiarazione
politica concisa concentrata solo su due temi: Green economy e
IFSD, e si dice convinto che questo incontro sarà diverso da Rio e da
Johannesburg, e che dovrebbe concentrarsi solo sui due temi, anche a
causa del tempo limitato a disposizione per negoziare il risultato
finale.
Gli Stati Uniti
ribadiscono che il documento finale deve essere una dichiarazione
politica concisa di non più di cinque pagine concentrata sulle
problematiche di alto livello, con un compendio degli impegni rimesso in
appendice.
La Germania
sottolinea che la transizione verso la Green economy è
nell'interesse di tutti i paesi, suggerisce l'adozione di risultati
concreti come il
programma 10-YFP e un programma per lo sviluppo urbano
sostenibile e propone uno schema volontario di
capacity-building per fornire indirizzi specifici a ciascun paese.
La Norvegia
suggerisce che il documento dovrebbe essere un documento politico
breve, conciso, lungimirante e orientato ai risultati; gli SDGs
dovrebbero far parte del rinnovato impegno politico per lo sviluppo
sostenibile, e il risultato dovrebbe concentrarsi sui due temi, con la
Green economy che incorpora una cassetta degli attrezzi e
una lista di best practices, e la IFSD che preveda un
migliore Forum intergovernativo per lo sviluppo sostenibile e la riforma
della struttura di governance dell'UNEP.
La Sessione
conclusiva: Venerdì pomeriggio, 16 dicembre, Sha, il segretario
generale UNCSD, riassume le opinioni espresse sul formato, la
struttura e il contenuto dello Zero Draft del documento
finale. Sulla struttura e il formato, registra l'accordo per un singolo
documento, mirato e orientato all'azione politica, concentrato sugli
obiettivi e sui due temi fissati dalla
Risoluzione 64/236
dell'Assemblea generale, una visione per il futuro e una
dichiarazione di un rinnovato impegno politico, accompagnata in allegato
da una serie di azioni concordate specificanti gli attori, precisando
tempi e modalità di attuazione e la responsabilità per la distribuzione
degli impegni, sia negoziati che volontari, mettendo in evidenza
alcune proposte in favore di un compendio o un registro di impegni
volontari per accompagnare le decisioni prese.
Sul contenuto, nota
le richieste di riaffermare i principi di Rio e i precedenti impegni per
lo sviluppo sostenibile; l'ambizione di sradicare la povertà;
ripristinare la stabilità e la crescita inclusiva creando per le future
generazioni le condizioni per una vita piena, produttiva e sana in
armonia con la natura e fornendo ai protagonisti tutti i necessari mezzi
di attuazione. Sulla Green economy registra un ampio consenso: il
concetto dovrebbe essere inclusivo, mettere in primo piano lo
sradicamento della povertà ed essere un mezzo per lo sviluppo
sostenibile. Le politiche e le azioni nazionali dovranno essere guidate
da principi concordati e da un menu di opzioni politiche per garantire
la flessibilità, il capacity-building per i paesi arretrati per
sviluppare proprie strategie nazionali di Green economy
condividendo esperienze e creando una piattaforma comune. Sottolineato
anche un ampio consenso per gli SDGs, facendo notare che il documento
finale dovrà mettere in campo questa proposta.
Come aree prioritarie
di intervento, Sha individua gli oceani, la sicurezza alimentare e
l'agricoltura sostenibile, l'energia sostenibile per tutti, l'accesso
all'acqua, l'efficienza, la città sostenibile, green-jobs e
lavoro dignitoso, riduzione del rischio di disastri e
miglioramento della resilienza, così come la desertificazione, le
montagne, foreste, la biodiversità e i cambiamenti climatici. Come temi
trasversali, indica che il
10-YFP può essere una componente strategica
di un accordo sulla Green economy, così come la parità di genere,
l'equità sociale, l'educazione e l'accesso alla tecnologia, ai
finanziamenti ed alla
capacitazione. Sul IFSD, ha rimarcato le
proposte di rafforzare l'UNEP e di elevarlo al ruolo di Agenzia
specializzata; un crescente interesse alla creazione di un Consiglio per
lo sviluppo sostenibile in sostituzione del CSD, sviluppando e
rafforzando le istituzioni esistenti, tra cui l'ECOSOC e l'Assemblea
generale delle Nazioni Unite. Sottolinea infine la necessità di
sviluppare le istituzioni della governance economica e
finanziaria per lo sviluppo sostenibile.
TORNA
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1 - 2 dicembre 2011,
Ginevra, CONFERENZA REGIONALE UNECE. La
Conferenza della Regione europea dopo la Regione araba, Asia-Pacifico ed Africa, è
l'ultima e forse la principale conferenza regionale in preparazione di
Rio+20.
A Ginevra vengono
formulate proposte per istituire i nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile, SDGs, sulla
falsariga degli obiettivi del Millennio, MDG.
Ha trovato forti consensi
la proposta EU di una Roadmap della Green economy nel contesto
dello sviluppo sostenibile e dell'eliminazione della povertà
sia pure con il riconoscimento dei diversi punti di vista e della necessità
di accogliere le sfide dei diversi paesi. Occorre
protezione ed inclusione sociale per i lavoratori in transizione verso la
Green economy. Le implicazioni della solvibilità economica, finanziaria
e la
crisi sono stati temi ricorrenti della discussione di Ginevra.
I partecipanti hanno
chiesto di migliorare il monitoraggio e la valutazione dei progressi in
materia di sviluppo sostenibile, una migliore integrazione dei tre pilastri
dello sviluppo sostenibile e una più forte coerenza e cooperazione
inter-regionale.
Sul secondo tema di
Rio+20, la governance (IFSD), viene consenso sulla debolezza e la
frammentazione dell’attuale assetto istituzionale, le risorse scarse e
l’insufficiente autorità. Le opinioni non sono però unanimi, nemmeno sul
rilancio, alla luce del Principio 10 di Rio, della
Convenzione di Aarhus,
sull'accesso alle informazioni e la partecipazione dei cittadini, che è una creatura UNECE.
Molti hanno sostenuto la necessità dell'ammodernamento dell’UNEP e della
creazione di un Consiglio ONU per lo Sviluppo sostenibile, così come
il rafforzamento delle Commissioni regionali e nazionali, dei Consigli
nazionali per lo sviluppo sostenibile ed il coinvolgimento della società
civile.
Un intervento tardivo dal
Brasile ha dato indicazioni sugli orientamenti di Rio+20 (UNCSD) per
l’eliminazione della povertà e la priorità della sicurezza alimentare,
dell'equità, della salute e dell’occupazione nella chiave dello sviluppo
sostenibile. Il Brasile preme per una Green economy inclusiva a
presidio di un nuovo modello di sviluppo per garantire che il concetto non
privilegia gli aspetti della commercializzazione delle tecnologie avanzate
rispetto alle priorità e alle condizioni dei paesi in via di sviluppo.
TORNA
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1 novembre 2011.
Scade il termine per il
recepimento dei contributi
degli Organismi internazionali, dei governi delle NGO e
di tutti gli stakeholder che abbiano inteso dare
un contributo alla preparazione dello Zero Draft
del Documento finale di Rio+20. I contributi saranno
tutti raccolti in una compilation a cura
dell'ONU. Paolo Soprano, rappresentante dell'Europa,
comunica che alla riunione dell'8 novembre 2011 del
Bureau proporrà di riaprire i termini di recepimento
per acquisire ulteriori proposte e contributi.
Il
sito web della UNCSD consente l'accesso ai testi
tutti i contributi pervenuti entro il termine di
scadenza e tra essi al
contributo europeo in qualità di Political
Group. In sintesi i contributi raccolti sono 606 e
si dividono al seguente modo:
La compilation dei
contributi verrà presentata alla
Prepcom regionale UNECE (The
UN Economic Commission for Europe) il 1-2
dicembre 2011 a Ginevra per consentire l'inizio della
preparazione dello Zero Draft del Documento
finale di Rio+20.
TORNA
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8 settembre 2011,
High-Level Symposium on the United Nations Conference on
Sustainable Development. Tra
le tante iniziative di allargamento e condivisione della
fase preparatoria della UNCSD merita una citazione
questo simposio che si è tenuto a Pechino l’8-9
settembre 2011. In documentazione rendiamo disponibile l'Introduzione
del Segretario Generale dell'UNCSD, una
presentazione sulla
Green economy e una sulla
Governance dello sviluppo sostenibile ed
infine l'intervento
del delegato del WTO.
Questo Simposio
aveva l’obiettivo di promuovere una discussione approfondita tra tutte
le parti interessate sugli obiettivi e i temi di Rio +20. I partecipanti
hanno sottolineato cinque questioni nuove emergenti di prima priorità:
l’accesso, la sicurezza e la sostenibilità dell’energia; la sicurezza
alimentare e l’agricoltura sostenibile; la scarsità d'acqua e la
corretta gestione delle risorse idriche; una maggiore resistenza e
preparazione alle emergenze; il degrado del territorio e del suolo e la
gestione sostenibile del territorio.
A proposito di IFSD, i partecipanti hanno
sottolineato che le riforme dovrebbero essere guidate da un insieme di
principi, tra cui un accordo sui problemi fondamentali da affrontare;
che la forma deve seguire la funzione e la sostanza; che qualsiasi
riforma non dovrebbe solo migliorare l'integrazione dei tre pilastri
dello sviluppo sostenibile, ma ripristinarne l'equilibrio; migliorare la
trasparenza; farsi carico della complessità attraverso la
semplificazione amministrativa, operativa e dei metodi di conformità.
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14 maggio 2011, la
CSD-19.
Alle nove del
mattino di sabato 14 maggio, la XIX sessione, quella che sarà a
parere di molti l'ultima riunione della Commissione per
lo Sviluppo sostenibile, iniziata
due settimane prima il due di maggio, termina con una
richiesta di numero legale in un'aula con ormai pochi
delegati sfiniti da una notte intera di trattative senza
speranza. 15 giorni di negoziato su un possibile testo
per l'agenda decennale della CSD sul modello di
Produzione e Consumo (SCP), lungamente preparata, e
sulle altre materie della sessione, trasporti, rifiuti e
miniere e trattamento delle sostanze chimiche, vanno
completamente in fumo.
La CSD ha avuto
origine a Rio 1992 ed ha vissuto una vita travagliata,
restando pur sempre l'unica sede nella quale si sia
potuto trattare sui tre pilastri dello sviluppo
sostenibile e sulla loro integrazione piuttosto che
sulla sola questione ambientale. Pur essendo l'istanza
più alta della politica per lo sviluppo dell'ONU, per
effetto di un equivoco condiviso dalle amministrazioni
di molti paesi, ha nel tempo più spesso riunito
assemblee di Ministri dell'ambiente con l'assenza
sistematica dei Ministri economici e sociali. Al centro
della riconsiderazione dell'intero quadro della
governance mondiale multilaterale dello sviluppo
sostenibile, la CSD, con questa battuta a vuoto, dovrà
essere inevitabilmente riformata a Rio+20. Oggi però
siamo ben lontani dall'avere un'idea precisa di come
questo cambiamento potrà aver luogo.
Il resoconto della
CSD-19 è disponibile nel documento
E/CN.17/2011/L.2 che, votato in Commissione, finisce
per essere l'unico prodotto ufficiale della CSD-19, una
fotografia impietosa del disaccordo generale e
dell'incapacità di negoziare. Il resoconto testimonia
della presenza finalmente attiva della delegazione
italiana, in aula e non solo entro la delegazione EU (in
figura), da dove viene riportata l'importante
affermazione che per l'Italia "La Green economy è
determinante per lo sviluppo sostenibile e per lo
sradicamento della povertà e che le piccole e medie
imprese possono svolgere un ruolo decisivo
nell'affermazione della Green economy".
Quali possono essere
le ripercussioni di questo disastro sul cammino di
Rio+20?
Non vi è dubbio che
la feroce opposizione di alcune delegazioni al tema
della Green economy fa tremare l'intero impianto
preparatorio della UNCSD ("Capitalismo verde"
secondo il Venezuela e la Bolivia, lo stesso paese che
ha portato pochi mesi prima la COP 16 di Cancùn
sull'orlo del fallimento, auspica che "Il verde della
natura prevalga sul verde dei biglietti di banca e dei
profitti"). Alcuni si sono chiesti se non sarebbe
stato meglio proseguire con la sperimentata tematica dei
modelli sostenibili di Produzione e Consumo (SCP)
senza riflettere che alla CSD-19 il massimo del
disaccordo si è registrato proprio su SCP. Del pari, sul
secondo tema della governance dello sviluppo
sostenibile non si vedono percorsi di convergenza.
La stessa CSD, appena reduce da un fallimento, dovrebbe
essere assieme all'UNEP ancora il centro della rinnovata
iniziativa in favore dello sviluppo sostenibile. Su
queste questioni non si votava, ma i disorientati
negoziatori della CSD-19 sono pressoché gli stessi sui
quali ricade oggi una molto aumentata responsabilità di
condurre in porto il processo preparatorio di Rio+20 che
è appena agli inizi.
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7 - 8 marzo 2011, la
PREPCOM 2 UNCSD.
La seconda sessione del Comitato preparatorio discute le modalità di
preparazione del documento finale di Rio+20. Un processo
inclusivo e partecipato da tutti gli stati membri dovrà
portare alla preparazione della prima bozza, "zero
draft", non oltre il gennaio 2012. Gli stati membri
e tutti gli stakeholder accreditati dovranno
presentare i loro contributi entro il 1 novembre 2011.
Essi contribuiranno ad una compilazione che verrà
presentato al II Intersessional meeting CSD della
metà di dicembre 2011 ed elaborato per contribuire allo
zero draft. Una serie ravvicinata di incontri
informali su base mensile sarà organizzata per definire
nei primi mesi del 2012 la bozza di proposta di
documento finale.
In materia di
Green economy la pubblicazione del nuovo rapporto
dell'UNEP, "Towards a green economy, pathways to
sustainable development and poverty eradication",
che può essere letto nella forma di
Synthesis for Policy Makers e nella forma di un
massiccio
Full
Report di oltre 600 pagine, dà un sostanziale
contributo al chiarimento di molte delle questioni poste
negli incontri precedenti e di molte delle diffidenze
dei paesi emergenti, anche perché si prende atto che
molte delle più importanti esperienze di Green
economy sono in corso in questa parte del mondo, in
Cina, India e Brasile. La Green economy come un nuovo "propulsore
della crescita" capace di trovare una sintesi tra le
tre dimensioni dello sviluppo sostenibile, ambiente,
società ed economia, è un ubi consistam che la
maggioranza dei delegati sembra preferire in conclusione
di questo PrepCom. Il Comitato raccomanda con
particolare enfasi che vi sia spazio per la Blue
Economy nella Green economy, allo scopo di
focalizzare il grave problema dei mari e degli oceani,
gravemente minacciati dai cambiamenti climatici, dallo
sfruttamento delle risorse ittiche e dall'inquinamento,
nonostante gli impegni precisi assunti al WSSD e
puntualmente disattesi.
La
materia della governance dello sviluppo
sostenibile, trascurata nei meeting precedenti,
entra invece nel vivo. Il punto è nell'insufficiente
performance della Commissione CSD e dell'ECOSOC,
l'ufficio di coordinamento delle iniziative
economico-sociali dell'ONU fondato nel 1946 su mandato
della carta delle nazioni Unite (nella foto la prima
riunione). Viceversa l'agenzia ambientale, l'UNEP, ha
lavorato bene anche al di là del suo mandato, come
dimostra appunto il lavoro recente sui Green Jobs
e la Green economy. Trasformarla in Agenzia
per lo sviluppo sostenibile sarebbe forse la
soluzione giusta, ma c'è il problema dell'integrazione
con gli uffici newyorkesi e la fortissima opposizione
dell'Africa contro il trasferimento dell'UNEP da
Nairobi. Una proposta continua a mancare ma il draft
di gennaio dovrà necessariamente delinearla.
Sono disponibili un
sostanzioso documento dell'Assemblea Generale per il
PrepComII (A/CONF.216/7)
ed una
Sintesi del II Comitato preparatorio a cura
dell'Ufficio di Presidenza.
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17
- 19 maggio 2010, la
PREPCOM 1 UNCSD.
La prima sessione del
Comitato preparatorio per la UNCSD si è svolta dal , presso la sede dell'ONU a New York. Il
Comitato preparatorio si è occupato di contenuti e di
aspetti procedurali.
I delegati hanno
valutato i progressi e soprattutto le lacune nei
processi di attuazione dei piani d'azione dei precedenti
vertici sullo sviluppo sostenibile (si veda il
Documento del Segretario Generale A/CONF.216/PC/2). Hanno inoltre
discusso le nuove sfide emergenti, l'economia verde nel
contesto dello sviluppo sostenibile e l'eliminazione
della povertà. è
stato riconsiderato il quadro istituzionale della
governance internazionale dello sviluppo
sostenibile. Nel complesso si è trattato di una messa a
fuoco della materia piuttosto che di un vero e proprio
inizio della fase negoziale.
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10
- 11 gennaio 2011, FIRST
Intersessional Meeting for UNCSD.
Questa prima assemblea straordinaria della
CSD affronta il problema della definizione dei temi e
degli obiettivi della UNCSD prima che il vero e proprio
negoziato abbia inizio. Il tema dominante tra i due
proposti è certamente la Green economy. La sua
novità, si nota, sta soprattutto nell'assunto che
essa sia un passaggio obbligato per lo sviluppo
sostenibile. In fondo, anche se il tema non è
ancora stato inserito nel lessico dell'ONU, gran parte
dei paesi maggiori ne ha sviluppato una variante al
proprio interno. Ciò porta la Germania a invitare a
lasciar perdere la ricerca di una definizione di
Green economy che accontenti tutti, specie i piccoli
paesi preoccupati che si possa trattare di una
definizione di ulteriori standard qualitativi per
bloccare le loro esportazioni o per innalzare nuove
barriere doganali. Piuttosto si tratta di assicurare le
condizioni che consentano a tutti di sviluppare la
Green economy entro i propri confini, con la
necessaria varietà di ispirazione. Molti delegati
richiedono che la prova dell'efficacia della Green
economy debba essere la sua capacità di generare
nuova occupazione e nuovi Green Jobs.
Minore attenzione
viene riservata al problema della governance
dello sviluppo sostenibile per la quale, viene notato,
non vi sono ancora proposte concrete. La Cina chiede
maggior dinamismo e leadership in queste fasi
preparatorie. Nelle conclusioni si sottolineano alcuni
messaggi:
-
più impegno per
lo sviluppo sostenibile;
-
la Green
economy non è un sostituto per lo sviluppo
sostenibile ma piuttosto la sua modalità di
attuazione, differenziata tra paesi;
-
la necessità di
analizzare le deficienze nell'attuazione dei piani
d'azione delle Conferenze precedenti (Agenda 21,
JPOI);
-
necessità di
rafforzare gli strumenti (attualmente UNEP e CSD).
Il
Rapporto di sintesi contiene i risultati ufficiali
del Meeting.
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24 Dicembre del
2009,
Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Con la
risoluzione (/RES/64/236),
ha stabilito che nel 2012 si terrà la Conferenza ONU
sullo Sviluppo Sostenibile anche detta “Rio+20” o
“Rio 20” o UNCSD.
La Conferenza ha tre
obiettivi: assicurare che venga rinnovato l’impegno
politico in favore dello sviluppo sostenibile,
effettuare una valutazione di ciò che è stato fatto e
dare attuazione agli impegni già presi ai quali ancora
non si è totalmente adempiuto, affrontare nuove sfide
emergenti.
Gli Stati membri
hanno deciso che la Conferenza sarà incentrata su queste
due tematiche fondamentali: la
Green economy
nell’ambito dello sviluppo sostenibile e della lotta
alla povertà e il quadro istituzionale della
governance dello sviluppo
sostenibile.
Una massiccia serie di eventi
preparatori si svolgerà nel mondo in vista del
Summit Rio+20 (vedi
la Roadmap Rio+20). Il Comitato scientifico della
Fondazione per lo Sviluppo sostenibile, oltre a dare
conto dei contributi che la Fondazione stessa produrrà
nel corso dei mesi che ci dividono da Rio, vuole
sviluppare queste pagine per dare informazioni puntuali
su tutto l'arco delle iniziative in essere a livello
internazionale e in Italia. Il comitato darà accesso a
tutta la documentazione rilevante per il percorso verso
Rio+20.
In questa prospettiva
diamo di seguito una traccia ragionata di tutti gli
eventi che segnano la storia dello sviluppo sostenibile
nel mondo, sottolineando che tale traccia storica
riporta sistematicamente alle Nazioni Unite, sia pure
con evidenti luci ed ombre.
Com'è noto la UNCSD
segnerà il 40° anniversario della prima grande
Conferenza internazionale che reca specificamente
l'ambiente nel titolo, la Conferenza delle Nazioni Unite
sull'ambiente umano,
UNCHE, che si è svolta a Stoccolma nel 1972.
TORNA
SU
26
agosto - 4 settembre 2002, Johannesburg,
WSSD 2002. Il
Vertice mondiale sullo sviluppo
sostenibile si riunisce in Sud Africa con oltre
21.000 partecipanti da 191 governi, organizzazioni
intergovernative e non governative, il settore privato,
società civile, mondo accademico e comunità scientifica.
Secondo la risoluzione 55/199 dell'Assemblea generale
dell'ONU, WSSD deve rilanciare i principi di Rio e
l'Agenda 21. Il clima non è dei migliori. Negli Stati
Uniti come in Italia le amministrazioni sono appena
cambiate e non è passato un anno dall'attentato alle
torri gemelle. Il mondo è smarrito e alla Conferenza i
delegati fanno fatica a difendere i principi dello
sviluppo sostenibile. l'attacco si concentra sulla "Responsabilità
comune ma differenziata" e sul Principio di
precauzione. L'Italia va al WSSD con in mano il
Il Piano d'Azione Ambientale per lo sviluppo sostenibile,
sviluppato per il governo di centrosinistra da
ecologisti che sono ora in Fondazione, Ronchi, Federico,
La Camera, che non ha fatto in tempo a correggere. Per
fortuna l'appartenenza all'Europa impedisce alla
delegazione italiana di schierarsi apertamente con i
picconatori di Rio. In quel momento le prospettive di
entrata in forza del protocollo di Kyoto sono al
lumicino. Al WSSD raggiunge l'acme l'attacco al
multilateralismo in favore di accordi di tipo
bilaterale. Negli anni a seguire questo approccio,
patrocinato dalla corrente di pensiero che si fa
risalire alla nuova destra neo-con americana,
fallirà del tutto. In questo clima è già molto che i
Principi di Rio e l'Agenda 21 possano essere
riconfermati nelle risoluzioni finali.
Il WSSD adotta due
documenti: il
Piano
di attuazione di Johannesburg (JPOI) e la
Dichiarazione di
Johannesburg sullo sviluppo sostenibile. Il JPOI
è concepito come un quadro d'azione per attuare gli
impegni originariamente concordati a Rio e comprende 11
capitoli: un'introduzione; sradicamento della povertà;
produzione e consumo; il patrimonio delle risorse
naturali; la salute; i piccoli Stati insulari (SIDS);
l' Africa; altre iniziative regionali; i mezzi di
attuazione; il quadro istituzionale. La Dichiarazione
di Johannesburg delinea il percorso del passato
decennio, le novità introdotte dalla globalizzazione, il
mancato sostegno del Nord al Sud, noto come 7 permille,
la necessità di dare sostegno alla lotta per i
cambiamenti climatici ed il sostegno al
WTO, che da poco non è
più in area ONU, impegnato sulle regole del commercio
internazionale. La Dichiarazione riconferma i 27
principi di Rio e rilancia con il JPOI l'attualità di
agenda 21. Il WSSD però non riesce a definire se non una
minima parte degli obiettivi quantitativi dello sviluppo
sostenibile, indispensabili per dare attuazione
all'Agenda 21.
La risoluzione ONU
64/236 prevede la convocazione di tre Preparatory
Committee (PrepCom) meeting in
preparazione della UNCSD. La CSD, Commissione per lo
sviluppo sostenibile, sostiene la preparazione di UNCSD
con tre incontri denominati Intersessional meetings.
TORNA
SU
1997, New York, UNGASS-19.
è una
sessione speciale dell'Assemblea Generale delle Nazioni
Unite per esaminare l'attuazione dell'Agenda 21 cinque
anni dopo UNCED. Adotta il programma per l'ulteriore
attuazione di Agenda 21 (A/RES/S-19/2).
Impegna tutti i paesi a preparare la propria Strategia
nazionale per lo sviluppo sostenibile entro il 2002, la successiva WSSD
2002. Il compito sarà portato a termine dall'Italia solo in misura parziale
per il pilastro ambientale. Ricordiamo che Romano Prodi, allora Presidente del
Consiglio, al ritorno da New York, pronunciò in Senato
un discorso che può essere considerato l'origine delle
politiche italiane per lo Sviluppo sostenibile.
TORNA
SU
3 - 14 giugno 1992, Rio
de Janeiro,
UNCED 1992.
Il "Summit della
Terra", la Conferenza ONU su Ambiente e Sviluppo, ha coinvolto oltre 100
capi di Stato e di governo, rappresentanti da 178 paesi,
e circa 17.000 partecipanti. La delegazione italiana è
composta da 103 persone, tra cui Colombo, Melandri,
Ruffolo. La UNCED introduce nel lessico politico il
concetto di sviluppo sostenibile. Tra le innumerevoli
pubblicazioni su UNCED, indubbiamente la più grande tra
le Conferenze mondiali sui problemi dello sviluppo, cui
è dedicata
altra pagina del
sito, segnaliamo qui il
resoconto
del Formez, utile e conciso e
il filmato di G. Hunt.
I documenti
principali dell'UNCED sono stati la Dichiarazione di
Rio sull'ambiente e lo Sviluppo, l'Agenda
21 (Programma d'azione in 40 capitoli che conserva
ad oggi tutta la sua attualità), e la dichiarazione
sulle foreste. La Convenzione quadro sui cambiamenti
climatici e la Convenzione sulla Diversità biologica
sono stati aperti alla firma a Rio.
Nel 1992, la 47°
sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite
(UNGA), nella risoluzione 47/191, definisce le funzioni
della CSD,
Commissione per lo Sviluppo sostenibile, con
il compito di governare l'intero processo di
applicazione del dettato di Agenda 21. Il lavoro della
CSD non può essere giudicato sufficiente a distanza di
quasi 20 anni dall'investitura.
L'Italia non fu
protagonista a Rio '92, come del resto quasi sempre
accade. L'allora Ministro dell'Ambiente, Giorgio
Ruffolo, spesso frettolosamente celebrato per la sua
lungimiranza, non mancò di profetare il fallimento della
UNCED, un Summit che segnerà il corso della vicenda
ambientale moderna. Il Comitato scientifico ha trovato
negli archivi de La Repubblica un gustoso
articoletto che riferisce delle sue esternazioni su Rio
in unione con quelle di Ripa di Meana, altra figura che
si farà notare spesso per le sue posizioni eccentriche.
(> leggi l'articolo de La
Repubblica: "L'inutile Summit di Rio" del 16 maggio del
1992).
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SU
1983, WCED. L'Assemblea generale
dell'ONU decide di istituire una Commissione
indipendente per formulare un'agenda per l'azione a
lungo termine. Nei tre anni seguenti la Commissione
conosciuta come Commissione Brundtland tiene audizioni
pubbliche e studia i problemi. Alla sua relazione, "Il
nostro futuro comune", che è stata pubblicata
nel 1987, si fa risalire la definizione di "Sviluppo
sostenibile". Vi si sottolinea la necessità di
strategie di sviluppo in tutti i paesi che hanno
riconosciuto i limiti della capacità dell'ecosistema di
rigenerarsi e di assorbire i rifiuti e gli inquinanti.
La Commissione sottolinea il legame tra sviluppo
economico e questioni ambientali, e lo sradicamento
della povertà identificato come un requisito necessario
e fondamentale per l'ambiente lo sviluppo sostenibile.
La UNCSD segnerà
anche il 20 anniversario della Conferenza
sull'ambiente e lo sviluppo (UNCED),
riunita a Rio de Janeiro nel 1992.
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1972, Stoccolma,
UNCHE . La Conferenza di
Stoccolma prodotto tre decisioni principali: la
Dichiarazione di Stoccolma; il Piano d'azione, composto
di 109 raccomandazioni
e misure contro il degrado ambientale per i governi e le
organizzazioni internazionali; un gruppo di cinque
risoluzioni che chiedono:
-
il bando dei test delle armi
nucleari;
-
la creazione di una banca dati
internazionale in materia di ambiente;
-
che si affrontino
congiuntamente le azioni legate allo sviluppo e
all'ambiente;
-
la creazione di un fondo per
l'ambiente;
-
la istituzione del Programma
Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) come nodo
centrale per la cooperazione ambientale globale e la
negoziazione dei trattati.
Già dalla UNCHE si va profilando
quello che sarà il conflitto, tuttora irrisolto,
tra Nord e Sud del mondo sullo sviluppo sostenibile,
come dimostra la citazione di Indira Gandhi nell'incipit
di questa pagina. Nelle fasi preparatorie di UNCSD
risuona chiara l'accusa di alcuni dei paesi del Sud,
raccolti nel cosiddetto G-77 a leadership BRIC, di voler
tradire i principi di Rio spostando i temi del Summit
dalle inadempienze in materia di sviluppo sostenibile
alla green economy.
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