Aggiornamento 22-dic-2017
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SVILUPPO SOSTENIBILE: Storia e tendenze La Green economy Agenda 2030 |
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I cambiamenti globali: Clima Energia Trasporti Territorio | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
INDICATORI dati statistici e metodologie Oltre il PIL verso gli SDG | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Gli obiettivi dello sviluppo sostenibile I lavori dell'High Level Political Forum Gli SDG i target e gli indicatori
Goal, target ed indicatori Per i 17 SDG e i 169 target dell'Agenda 2030, qui nel seguito elencati (> vai al punto), l'Agenzia incaricata dall'ONU, la Inter-agency and Expert Group on Sustainable Development Goal Indicators (IAEG-SDGs), ha sviluppato una proposta di indicatori per gli SDG e i relativi target. Tale proposta non è da intendersi ultimativa perché ogni Paese, eventualmente richiedendo il supporto tecnico ed economico della stessa Agenzia, può implementare la lista con indicatori che ritiene più adatti per la sua specifica linea di sviluppo. Il 6 marzo 2015, alla sua 6° sessione, la Commissione statistica delle Nazioni Unite ha creato l'Inter-agenzia e il gruppo di esperti sugli indicatori degli SDG (IAEG-SDG), composta da Stati membri e comprendente agenzie regionali e internazionali in qualità di osservatori. Gli esperti SDG IAEG hanno il compito di sviluppare e attuare il quadro globale degli indicatori per gli obiettivi dell'agenda 2030. Il quadro degli indicatori globali è stato sviluppato dagli SDG-IAEG e concordato, compresi i perfezionamenti su diversi indicatori, in occasione della 48° sessione della Commissione statistica delle Nazioni Unite tenutasi a marzo 2017. La Commissione statistica delle Nazioni Unite ha raccomandato l'uso dei meccanismi regionali esistenti al fine di garantire un'equa rappresentanza regionale e un'adeguata competenza tecnica. Il Presidente della Commissione statistica delle Nazioni Unite è membro di diritto degli IAG-SDG. A maggio 2017 la composizione della IAEG-SDG è quella riportata in figura. L'Italia non è per ora membro dell'Agenzia.
I documenti di riferimento per l'assessment degli SDG comprendono ad oggi il Sustainable Development Goals Report 2017 (in figura a dx). Questo rapporto mostra che il tasso di progresso in molte aree è molto più lento del necessario per raggiungere gli obiettivi entro il 2030. Sono necessarie azioni mirate per sollevare i 767 milioni di persone che vivono ancora con meno di 1,90 dollari USA al giorno e garantire la sicurezza alimentare per i 793 milioni di persone che affrontano abitualmente la fame. Deve raddoppiare il tasso al quale stiamo riducendo la mortalità materna. Abbiamo bisogno di progressi più determinati verso l'energia sostenibile e maggiori investimenti in infrastrutture sostenibili. E abbiamo bisogno di portare un'istruzione di qualità alla portata di tutti; se tutti i bambini dei paesi a basso reddito completassero la scuola secondaria superiore entro il 2030, il reddito pro capite aumenterebbe del 75% entro il 2050 e potremmo portare avanti la lotta per eliminare la povertà entro un decennio. La disuguaglianza di genere è ancora profondamente radicata, come dimostrano i progressi lenti nella rappresentazione delle donne nella vita politica, nel processo decisionale all'interno delle famiglie e nella violenza, il più delle volte con impunità, che le donne e le ragazze affrontano in tutte le società. I giovani continuano ad affrontare tassi allarmanti di disoccupazione e le loro voci devono ancora essere adeguatamente incluse nelle deliberazioni che riguardano la loro vita e il loro futuro. Più di 2 miliardi di persone vivono in paesi con uno stress idrico eccessivo. Nove su 10 abitanti delle città vivono in città dove l'inquinamento atmosferico è pericoloso per la salute. Il riscaldamento planetario continua senza sosta, stabilendo un nuovo record di circa 1,1 gradi Celsius al di sopra del periodo pre-industriale e contribuendo a una maggiore frequenza di eventi meteorologici estremi. Lo sviluppo sostenibile dipende anche fondamentalmente dalla difesa dei diritti umani e dalla garanzia di pace e sicurezza. Il motto di bandiera dell'agenda 2030: "Non lasciare indietro nessuno", significa anche ridurre le disuguaglianze all'interno e tra i paesi, raggiungere quelli più a rischio e rafforzare lle azioni per prevenire i conflitti e sostenere la pace. Il Rapporto fornisce un'istantanea dei nostri sforzi fino ad oggi. Sottolinea che la leadership politica di alto livello e le nuove partnership saranno essenziali per sostenere lo slancio. Sottolinea inoltre la necessità di dati affidabili, tempestivi, accessibili e disaggregati per misurare i progressi, informare i processi decisionali e garantire che tutti vengano conteggiati. L'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile mira a migliorare la vita e le prospettive future di tutti, ovunque: è una roadmap per ridurre la vulnerabilità, aumentare la resilienza e prevenire conflitti armati. La sfida è quella di mettere in campo azioni che porteranno questi programmi in modo significativo e tangibile alla realizzazione. I governi e gli stakeholder, secondo le parole del segretario generale dell'ONU, devono innanzitutto partire dal riconoscere le lacune che sono state identificate in questo Rapporto - nell'attuazione, nel finanziamento e nella volontà politica - e unire gli sforzi per realizzare questa visione e mantenere questa promessa. Gli altri due documenti da assumere come riferimento sono il Rapporto del Segretario Generale all'HLPF dell'ECOSOC che si è riunito a New York nella sessione annuale del 2017 il 27 e 28 luglio: "Progress towards the Sustainable Development Goals" ed il documento tecnico-statistico ad esso associato: "Supplementary Information". Il Rapporto e gli annessi sono sviluppati dal Segretario generale dell'ONU su mandato dall'Assemblea (§83 della risoluzione 70/1 sulla trasformazione del nostro mondo, nota come l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile), per informare il forum politico ad alto livello, HLPF, sui progressi verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Il rapporto è preparato annualmente dal Segretario Generale in collaborazione con il sistema delle Nazioni Unite. Si basa su un quadro di indicatori globali sviluppato dall'Inter Agency e dal Gruppo di esperti sugli indicatori di sviluppo sostenibile, adottato dalla Commissione statistica alla sua quarantottesima sessione, tenutasi a marzo 2017. La Relazione fornisce una panoramica dei progressi globali verso i 17 obiettivi dell'agenda 2030, sulla base di una selezione di indicatori per i quali i dati si sono resi disponibili a partire da aprile 2017. Alcuni obiettivi non si riflettono in questa fase, a causa della mancanza di di dati, o perché sono misurati da indicatori che sono ancora in fase di sviluppo metodologico. Per la maggior parte degli indicatori presentati nel Report, i valori rappresentano aggregati globali, regionali e subregionali. Sono calcolati da dati provenienti da sistemi statistici nazionali, compilati da agenzie internazionali, sulla base dei rispettivi mandati e competenze specialistiche. I dati nazionali sono spesso adattati per la comparabilità internazionale e, laddove mancanti, le stime sono fatte da agenzie internazionali. La composizione delle regioni e sottoregioni si basa sulle regioni geografiche delle Nazioni Unite, con alcune modifiche necessarie per creare, per quanto possibile, gruppi di paesi per i quali gli aggregati sono significativi. Sebbene le cifre aggregate presentate costituiscano un modo conveniente per tenere traccia dei progressi, la situazione dei singoli paesi all'interno di una data regione può variare significativamente dalle medie regionali. Il documento supplementare contiene l'allegato statistico per la Relazione e una banca dei dati globali, regionali e nazionali disponibili e i metadati per gli indicatori degli obiettivi di sviluppo sostenibile. La disponibilità di dati di alta qualità, tempestivi e disaggregati è vitale per un processo decisionale basato sull'evidenza e per garantire la responsabilità per l'attuazione dell'Agenda 2030. Monitorare i progressi sugli obiettivi di sviluppo sostenibile richiede una quantità senza precedenti di dati e statistiche a tutti i livelli, che rappresenta una sfida importante per i sistemi statistici nazionali e internazionali. La comunità statistica globale sta lavorando per modernizzare e rafforzare i sistemi statistici per affrontare tutti gli aspetti della produzione e dell'utilizzo dei dati per lo sviluppo sostenibile. La consultazione dei dati disponibili è presentata e continuamente aggiornata nel database https://unstats.un.org/sdgs. I metqadati sono stoccati in un database dedicato in: https://unstats.un.org/sdgs/metadata/.
SDG 7. Ensure access to affordable, reliable, sustainable and modern energy for all
Per il clima l'Agenda 2030 riconosce che tutte le decisioni spettano alla Convenzione climatica, quindi, nel caso, all'Accordo di Parigi: SDG 13. Take urgent action to combat climate change and its impacts
21 Novembre 2017: Eurostat pubblica gli indicatori di Agenda 2030 rilevanti per l'Europa Gli obiettivi di sviluppo sostenibile sono da sempre al centro della politica europea, fermamente ancorati ai trattati europei e integrati in progetti chiave, politiche settoriali e iniziative. L'Agenda 2030 e i suoi 17 Obiettivi (SDG) e 169 target, adottati dalle Nazioni Unite nel settembre 2015, hanno dato un nuovo impulso agli sforzi globali per lo sviluppo sostenibile. L'UE è impegnata a giocare un ruolo attivo per massimizzare i progressi verso gli SDG, come delineato nella sua comunicazione "Il futuro sostenibile dell'Europa: prossime tappe. L'azione europea a favore della sostenibilità". La comunicazione prevede un monitoraggio regolare dei progressi verso gli SDG in un contesto UE. Questo Rapporto (in figura) è il primo di questi esercizi di monitoraggio regolari. Si basa sul set di indicatori SDG sviluppato allo scopo di monitorare i progressi verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile in un contesto UE e adottato a Maggio 2017 (cfr. pagina 361). Lo scopo di questa pubblicazione non è solamente valutare i progressi verso i 169 obiettivi dell'Agenda 2030. Gli indicatori sviluppati da Eurostat sono piuttosto in stretto collegamento con la sopra menzionata Comunicazione della Commissione e documento di accompagnamento "Key European action supporting the 2030 Agenda and the Sustainable Development Goals". Il set di indicatori Eurostat comprende 100 indicatori strutturato secondo i 17 SDG. Ogni obiettivo ha sei indicatori principali attribuiti ad esso, ad eccezione degli obiettivi 14 e 17 che ne hanno solo cinque. Quarantuno su 100 indicatori sono multiuso, cioè sono in grado di monitorare più di un SDG. Il set sarà aperto a revisioni regolari in linea con i futuri sviluppi e prenderà in considerazione nuovi indicatori man mano che diventeranno disponibili con nuove metodologie, tecnologie e fonti di dati. Questo Rapporto fornisce una prima statistica panoramica delle tendenze relative agli SDG nell'UE negli ultimi cinque anni, basato sui 100 indicatori scelti. Ogni volta che la disponibilità dei dati lo consente, analisi più dettagliate esaminano anche le tendenze rispetto agli ultimi 15 anni, a lungo termine. Gli andamenti degli indicatori sono descritti in base a una serie di regole quantitative specifiche. Per gli indicatori per i quali esistono obiettivi politici dell'UE, il Rapporto si riferisce a questi obiettivi. Questo vale per 16 dei 100 indicatori, principalmente nelle aree di clima, consumo di energia, istruzione, povertà e occupazione. Tutti gli altri indicatori vengono analizzati quantificando la direzione e la velocità del cambiamento. (> scarica il Rapporto) Eurostat ha una tradizione nella produzione di statistiche per monitorare lo sviluppo sostenibile al livello europeo. Dal 2005 e fino al 2015 Eurostat ha ha regolarmente prodotto rapporti di monitoraggio biennali della strategia di sviluppo sostenibile dell'UE (EU SDS), basati sul set di indicatori di sviluppo sostenibile (SDI). Eurostat controlla anche la strategia Europa 2020, che promuove una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva nell'UE. La pubblicazione Eurostat del 2016 Sustainable development in the European Union — A statistical glance from the viewpoint of the UN Sustainable Development Goals fornisce una prima panoramica della situazione attuale dell'UE e dei suoi Stati membri sullo sviluppo sostenibile in relazione agli SDG, è basata sul gruppo di indicatori UE SDG che poi saranno aggiornati nel Rapporto Indicators for Monitoring the Sustainable Development Goals (SDG) in an EU Context pubblicato il 31 maggio 2017. È importante notare che, sebbene il set degli indicatori SDG dell'UE sia stato allineato per quanto necessario con l'elenco delle Nazioni Unite di indicatori globali, Europa ed Eurostat non intendono coprire tutti gli aspetti degli SDG né riprodurre pienamente l'elenco delle Nazioni Unite. Include invece indicatori rilevanti per l'UE, che consentono di monitorare gli SDG nel contesto delle politiche di lungo periodo dell'UE. L'Agenda 2030 prevede che gli indicatori globali siano integrati da indicatori a livello regionale e nazionale. Gli indicatori di sviluppo sostenibile dell'UE sono stati proposti in seguito all'adozione della prima Strategia europea del 2001, poi rinnovata dalla Commissione nel 2006 con qualche modifica anche negli indicatori. Da allora, il set ha subito altre modifiche da parte della Commissione con l'assistenza di un lavoro tecnico di statistici e rappresentanti politici a livello nazionale ed UE. Dal 2005 e fino al 2015 Eurostat ha prodotto regolarmente relazioni semestrali sul monitoraggio dello sviluppo sostenibile. Nel 2016, parallelamente alla citata relazione della Commissione (COM (2016) 739) la pubblicazione Eurostat già menzionata "Sustainable development in the European Union ..." fornisce una prima panoramica dei dati di sviluppo dell'UE e dei suoi Stati membri in relazione all'Agenda 2030 e gli SDG. I dati Eurostat presentati nel Rapporto 2017 sono stati per lo più estratti a fine ottobre 2017. La maggior parte dei dati usati per compilare gli indicatori derivano da raccolta di statistiche standard di Eurostat tramite il sistema statistico europeo (SSE), ma anche da un numero di altre fonti di dati, compresa l'Agenzia europea dell'ambiente (EEA), l'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere, l'OECD, la Banca Mondiale e altri. Il sito web di Eurostat contiene una sezione dedicata al set degli SDG dell'UE. Il sito web di Eurostat include anche una sezione chiamata "Statistics Explained" un sito web Eurostat ufficiale che presenta l'intera gamma di materie statistiche coperte da Eurostat, compresi gli indicatori SDG EU, in un modo facile da capire, in stile Wikipedia. Insieme, gli articoli costituiscono un'enciclopedia europea statistica che chiarisce tutti i termini usati e dà numerosi collegamenti a ulteriori informazioni ai dati più recenti e ai metadati. Anche qui esamineremo i contesti clima ed energia.
SDG 7. Ensure access to affordable, reliable, sustainable and modern energy for all
SDG 13. Take urgent action to combat climate change and its impacts
Il processo di definizione degli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile (SDG) Il 19 luglio 2014, l’OWG, il gruppo di lavoro dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sugli obiettivi dello sviluppo sostenibile, ha presentato una proposta all'Assemblea per gli SDG, i Sustainable Development Goals. La proposta contiene 17 obiettivi con 169 target e 69 disposizioni per l’implementazione (MOI) che coprono l’intera gamma delle questioni relative ai tre pilastri dello sviluppo sostenibile. Tra questi: porre fine alla povertà e la fame, migliorare la salute e l'istruzione, rendere le città più sostenibili, la lotta ai cambiamenti climatici e la protezione degli oceani e le foreste. Il 10 settembre 2014, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che apre la strada per l'incorporazione degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile nel programma di sviluppo post-2015. Entro la fine del 2014, il Segretario generale si impegnava a produrre una relazione di sintesi con lo scopo di assemblare i risultati di tutte le diverse linee di elaborazione sulla Agenda per lo sviluppo post-2015 e per facilitare ulteriori deliberazioni dell'Assemblea Generale. Il rapporto dell’OWG sarebbe stato tra i contributi principali a questa relazione di Ban ki-moon. I sei elementi essenziali per l'implementazione degli SDG
Gli SDG sono costruiti sugli MDG, i Millennium Development Goals, il cui conseguimento è giudicato incompleto da parte delle stesse UN. Gli SDG incorporano dimensioni economiche, sociali e ambientali. Aprono nuove prospettive includendo temi quali l'energia, la crescita economica, la disuguaglianza, le città, consumo e produzione sostenibili, nonché il nuovo concetto di società pacifiche. La proposta dell’OWG raccoglie una pluralità di questioni economiche, sociali e ambientali in un unico insieme di obiettivi come mai prima d'ora. In più occasioni viene ribadito che le tre priorità essenziali per lo sviluppo sostenibile sono la eradicazione della povertà (economia), i diritti civili (società) e la lotta ai cambiamenti climatici (ambiente). Su quest'ultimo punto i documenti preparatori dell'Agenda 2030 affermano con chiarezza che l'obiettivo globale è il contenimento dell'aumento a fine secolo della temperatura media superficiale della terra entro i +2 o addirittura i + 1,5 °C. Tuttavia le grandi preoccupazioni di non interferire con la COP 21 di Parigio hanno consigliato di non inserire questi tra i target del Goal 13 sul clima e lasciare la decisione interamente all'UN FCCC. Il 4 dicembre 2014, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approva la relazione di sintesi del Segretario generale che dichiara che l’ordine del giorno per l’Agenda 2030, post-2015, si baserà sulle proposte dell’OWG. Con l'adozione del Rapporto dell’OWG, l'Assemblea decide che quel documento finale sarà la base principale per l'integrazione degli SDG nel futuro programma di sviluppo. La risoluzione dell'Assemblea afferma che altre eventuali proposte potranno essere considerate durante il processo di negoziazione intergovernativo fino alla prossima sessione di settembre 2015 dell'Assemblea Generale, la 70°. L'Agenda dello sviluppo sostenibile post-2015, ora rinominata Agenda 2030, dovrebbe essere adottata dagli Stati membri delle Nazioni Unite, al vertice del settembre 2015. I 17 SDG, i nuovi obiettivi e i nuovi target dello sviluppo sostenibile Gli SDG e i target costituiscono un insieme unico e indivisibile, di natura globale e universalmente applicabile, tenendo conto delle capacità e dei livelli di sviluppo delle diverse realtà nazionali, con il rispetto delle politiche e delle priorità di ciascuna. Gli obiettivi sono definiti come aspirazionali (aspirational) e globali, con l'impostazione di principio che ogni governo li accoglierà tra i propri obiettivi nazionali, guidato dal livello globale di ambizione, ma tenendo conto delle circostanze specifiche del proprio paese. Ogni governo dovrà anche decidere come tali obiettivi andranno incorporati nella pianificazione nazionale dei processi, nelle politiche e e nelle strategie proprie. è nozione corrente che i dati di base per molti degli obiettivi rimangono indisponibili per molte realtà nazionali. Pertanto la comunità internazionale si dispone ad offrire un maggiore sostegno per rafforzare la raccolta dei dati e lo sviluppo delle capacità negli Stati membri e a sviluppare strumenti ed istituzioni di base nazionale e globale laddove non esistono ancora.
Il follow-up e i processi di assessment a tutti i livelli saranno guidati dai seguenti principi:
Gli Obiettivi e i target saranno seguiti e controllati utilizzando una serie di indicatori globali. Questi saranno completati da indicatori a livello regionale e nazionale, che saranno sviluppati dagli Stati membri, in aggiunta ai risultati del lavoro svolto per lo sviluppo delle infrastrutture tecnico-scientifiche quando i dati nazionali e globali di base ancora non esistono. Il quadro globale degli indicatori sarà sviluppato dall'Inter-Agenzia e dal gruppo di esperti sugli indicatori SDG e sarà concordato dalla commissione statistica delle Nazioni Unite entro il marzo 2016 e adottato successivamente dal Consiglio economico e sociale e l'Assemblea generale (ECOSOC), in linea con i mandati esistenti. Questo tipo di assessment dovrà essere semplice ma efficiente, affrontare tutti gli SDG e tutti i target, comprese le modalità di attuazione (MOI), e preservare l'equilibrio politico, l'integrazione e l'ambizione in esse contenute.
Nel seguito vengono indicati come Goal i 17 SDG, con numerazione di secondo livello i target e con lettere a, b, c ... le prescrizioni per i mezzi di implementazione (MOI)
Goal 1. End poverty in all its forms everywhere
1.a Ensure significant mobilization of resources from a variety of sources, including through enhanced development cooperation, in order to provide adequate and predictable means for developing countries, in particular least developed countries, to implement programmes and policies to end poverty in all its dimensions 1.b Create sound policy frameworks at the national, regional and international levels, based on pro-poor and gender-sensitive development strategies, to support accelerated investment in poverty eradication actions Goal 2. End hunger, achieve food security and improved nutrition and promote sustainable agriculture
2.a Increase investment, including through enhanced international cooperation, in rural infrastructure, agricultural research and extension services, technology development and plant and livestock gene banks in order to enhance agricultural productive capacity in developing countries, in particular least developed countries 2.b Correct and prevent trade restrictions and distortions in world agricultural markets, including through the parallel elimination of all forms of agricultural export subsidies and all export measures with equivalent effect, in accordance with the mandate of the Doha Development Round 2.c Adopt measures to ensure the proper functioning of food commodity markets and their derivatives and facilitate timely access to market information, including on food reserves, in order to help limit extreme food price volatility Goal 3. Ensure healthy lives and promote well-being for all at all ages
3.a Strengthen the implementation of the World Health Organization Framework Convention on Tobacco Control in all countries, as appropriate 3.b Support the research and development of vaccines and medicines for the communicable and non-communicable diseases that primarily affect developing countries, provide access to affordable essential medicines and vaccines, in accordance with the Doha Declaration on the TRIPS Agreement and Public Health, which affirms the right of developing countries to use to the full the provisions in the Agreement on Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights regarding flexibilities to protect public health, and, in particular, provide access to medicines for all 3.c Substantially increase health financing and the recruitment, development, training and retention of the health workforce in developing countries, especially in least developed countries and small island developing States 3.d Strengthen the capacity of all countries, in particular developing countries, for early warning, risk reduction and management of national and global health risks Goal 4. Ensure inclusive and equitable quality education and promote lifelong learning opportunities for all
4.a Build and upgrade education facilities that are child, disability and gender sensitive and provide safe, non-violent, inclusive and effective learning environments for all 4.b By 2020, substantially expand globally the number of scholarships available to developing countries, in particular least developed countries, small island developing States and African countries, for enrolment in higher education, including vocational training and information and communications technology, technical, engineering and scientific programmes, in developed countries and other developing countries 4.c By 2030, substantially increase the supply of qualified teachers, including through international cooperation for teacher training in developing countries, especially least developed countries and small island developing States Goal 5. Achieve gender equality and empower all women and girls
5.a Undertake reforms to give women equal rights to economic resources, as well as access to ownership and control over land and other forms of property, financial services, inheritance and natural resources, in accordance with national laws 5.b Enhance the use of enabling technology, in particular information and communications technology, to promote the empowerment of women 5.c Adopt and strengthen sound policies and enforceable legislation for the promotion of gender equality and the empowerment of all women and girls at all levels
6.a By 2030, expand international cooperation and capacity-building support to developing countries in water - and sanitation-related activities and programmes, including water harvesting, desalination, water efficiency, wastewater treatment, recycling and reuse technologies 6.b Support and strengthen the participation of local communities in improving water and sanitation management Goal 7. Ensure access to affordable, reliable, sustainable and modern energy for all
7.a By 2030, enhance international cooperation to facilitate access to clean energy research and technology, including renewable energy, energy efficiency and advanced and cleaner fossil-fuel technology, and promote investment in energy infrastructure and clean energy technology 7.b By 2030, expand infrastructure and upgrade technology for supplying modern and sustainable energy services for all in developing countries, in particular least developed countries, small island developing States, and land-locked developing countries, in accordance with their respective programmes of support Goal 8. Promote sustained, inclusive and sustainable economic growth, full and productive employment and decent work for all
8.a Increase Aid for Trade support for developing countries, in particular least developed countries, including through the Enhanced Integrated Framework for Trade-Related Technical Assistance to Least Developed Countries 8.b By 2020, develop and operationalize a global strategy for youth employment and implement the Global Jobs Pact of the International Labour Organization Goal 9. Build resilient infrastructure, promote inclusive and sustainable industrialization and foster innovation
9.a Facilitate sustainable and resilient infrastructure development in developing countries through enhanced financial, technological and technical support to African countries, least developed countries, landlocked developing countries and small island developing States 9.b Support domestic technology development, research and innovation in developing countries, including by ensuring a conducive policy environment for, inter alia, industrial diversification and value addition to commodities 9.c Significantly increase access to information and communications technology and strive to provide universal and affordable access to the Internet in least developed countries by 2020 Goal 10. Reduce inequality within and among countries
10.a Implement the principle of special and differential treatment for developing countries, in particular least developed countries, in accordance with World Trade Organization agreements 10.b Encourage official development assistance and financial flows, including foreign direct investment, to States where the need is greatest, in particular least developed countries, African countries, small island developing States and landlocked developing countries, in accordance with their national plans and programmes 10.c By 2030, reduce to less than 3 per cent the transaction costs of migrant remittances and eliminate remittance corridors with costs higher than 5 per cent Goal 11. Make cities and human settlements inclusive, safe, resilient and sustainable
11.a Support positive economic, social and environmental links between urban, peri-urban and rural areas by strengthening national and regional development planning 11.b By 2020, substantially increase the number of cities and human settlements adopting and implementing integrated policies and plans towards inclusion, resource efficiency, mitigation and adaptation to climate change, resilience to disasters, and develop and implement, in line with the Sendai Framework for Disaster Risk Reduction 2015-2030, holistic disaster risk management at all levels 11.c Support least developed countries, including through financial and technical assistance, in building sustainable and resilient buildings utilizing local materials Goal 12. Ensure sustainable consumption and production patterns
12.a Support developing countries to strengthen their scientific and technological capacity to move towards more sustainable patterns of consumption and production 12.b Develop and implement tools to monitor sustainable development impacts for sustainable tourism that creates jobs and promotes local culture and products 12.c Rationalize inefficient fossil-fuel subsidies that encourage wasteful consumption by removing market distortions, in accordance with national circumstances, including by restructuring taxation and phasing out those harmful subsidies, where they exist, to reflect their environmental impacts, taking fully into account the specific needs and conditions of developing countries and minimizing the possible adverse impacts on their development in a manner that protects the poor and the affected communities Goal 13. Take urgent action to combat climate change and its impacts*
13.a Implement the commitment undertaken by developed-country parties to the United Nations Framework Convention on Climate Change to a goal of mobilizing jointly $100 billion annually by 2020 from all sources to address the needs of developing countries in the context of meaningful mitigation actions and transparency on implementation and fully operationalize the Green Climate Fund through its capitalization as soon as possible 13.b Promote mechanisms for raising capacity for effective climate change-related planning and management in least developed countries and small island developing States, including focusing on women, youth and local and marginalized communities * Acknowledging that the United Nations Framework Convention on Climate Change is the primary international, intergovernmental forum for negotiating the global response to climate change. Goal 14. Conserve and sustainably use the oceans, seas and marine resources for sustainable development
14.a Increase scientific knowledge, develop research capacity and transfer marine technology, taking into account the Intergovernmental Oceanographic Commission Criteria and Guidelines on the Transfer of Marine Technology, in order to improve ocean health and to enhance the contribution of marine biodiversity to the development of developing countries, in particular small island developing States and least developed countries 14.b Provide access for small-scale artisanal fishers to marine resources and markets 14.c Enhance the conservation and sustainable use of oceans and their resources by implementing international law as reflected in UNCLOS, which provides the legal framework for the conservation and sustainable use of oceans and their resources, as recalled in paragraph 158 of The Future We Want Goal 15. Protect, restore and promote sustainable use of terrestrial ecosystems, sustainably manage forests, combat desertification, and halt and reverse land degradation and halt biodiversity loss
15.a Mobilize and significantly increase financial resources from all sources to conserve and sustainably use biodiversity and ecosystems 15.b Mobilize significant resources from all sources and at all levels to finance sustainable forest management and provide adequate incentives to developing countries to advance such management, including for conservation and reforestation 15.c Enhance global support for efforts to combat poaching and trafficking of protected species, including by increasing the capacity of local communities to pursue sustainable livelihood opportunities Goal 16. Promote peaceful and inclusive societies for sustainable development, provide access to justice for all and build effective, accountable and inclusive institutions at all levels
16.b Promote and enforce non-discriminatory laws and policies for sustainable development Goal 17. Strengthen the means of implementation and revitalize the global partnership for sustainable development Finance
Technology
Capacity-building
Trade
Systemic issues Policy and institutional coherence
Multi-stakeholder partnerships
*** Il processo di sviluppo degli indicatori per l’assessment degli SDG Il 6 marzo 2015, alla sua quarantaseiesima sessione, la commissione statistica delle Nazioni Unite ha creato una inter-agenzia e un gruppo di esperti per sviluppare gli indicatori per la quantificazione e il follow-up degli SDG (IAEG-SDG). La IAEG-SDG ha ricevuto il mandato di sviluppare un quadro degli indicatori, dei target e degli obiettivi del programma di sviluppo post-2015 a livello globale, e per sostenere la sua attuazione. Il gruppo di lavoro è composto dai rappresentanti degli Stati membri e integrato con le agenzie statistiche regionali e internazionali in qualità di osservatori. La IAEG-SDG fornirà una proposta di un quadro globale degli indicatori e la lista associata degli indicatori globali e universali per l'esame da parte della Commissione di statistica nella sua 47° sessione del marzo 2016. Il 7 luglio 2015 è stato resa disponibile una prima proposta per gli indicatori SDG che l'Agenzia ha raccolto a titolo provvisorio nella sua prima riunione dell'1-2 giugno 2015 o immediatamente dopo, seguendo le indicazioni provenienti dalle varie agenzie e dalle istituzioni internazionali, la List of proposal. Si tratta di un complesso di oltre 300 indicatori che servirà per iniziare la discussione nell'ambito del gruppo di lavoro. L'elenco delle proposte contiene suggerimenti per gli indicatori globali per le finalità e gli obiettivi del programma di sviluppo post-2015 basate su input di agenzie e organismi internazionali. Presenta inoltre la valutazione fatta dai paesi degli indicatori che erano già stati suggerite nel mese di febbraio 2015, prima della costituzione formale della IAEG-SDG, sulla base di tre criteri: fattibilità, idoneità e pertinenza. Esso fornisce un punto di partenza per le deliberazioni del IAEG-SDG per identificare gli indicatori più adatti alle finalità e agli obiettivi, tenendo conto dei criteri pertinenti per la selezione degli indicatori, così come la necessità per la misurazione coerente e globale di tutti obiettivi e dei target e la necessità di limitare il numero totale degli indicatori. È stato fatto ogni sforzo per riflettere tutti gli ingressi da parte delle agenzie internazionali e dai soggetti che sono o potrebbero essere responsabili per il monitoraggio globale degli indicatori proposti. Tuttavia, l'elenco delle proposte non è altro che un lavoro in corso e ulteriori proposte potranno essere formulate durante le future discussioni della IAEG-SDG. La lista può essere consultata scaricando il Rapporto dell'Agenzia sopra citato, ma anche da una serie di altri studi, tra i quali il Rapporto SDSN del 20 marzo 2015 "Indicators and a Monitoring Framework for the Sustainable Development Goals. Launching a data revolution for the SDGs", il Rapporto dell'OECD "2015 Policy Coherence for Sustainable Development in the SDG Framework Shaping Targets and Monitoring Progress" e il Rapporto ICSU del 2015 "ICSU Review of Targets for the Sustainable Development Goals: The Science Perspective". A titolo di esempio riportiamo in tabella la proposta fatta dall'Agenzia per l'SDG 1 sull'eradicazione della povertà, target 1.1. In blu è riportato l'indicatore suggerito e nel seguito le altre proposte pervenute.
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Il lascito di Rio+20 e il Gruppo di lavoro per gli obiettivi dello sviluppo sostenibile (OWG) La Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile UNCSD (Rio+20), del giugno 2012, ha riconosciuto l’importanza e l’utilità di definire un insieme di Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) di carattere universale, che dovranno essere stabiliti in continuità e coerenza gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDG) e con l’Agenda per lo sviluppo post-2015, sulla quale l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha già avviato un processo di consultazione, il cui primo risultato è il Rapporto Realizing the Future We Want For All. Per la definizione degli SDG il documento finale della Conferenza Rio+20 prevede l’istituzione di un Gruppo di lavoro intergovernativo con il compito di formulare proposte concrete entro la 68° Sessione dell’Assemblea Generale (2013-2014). Il punto della situazione al 30 novembre 2012 va riferito alle decisioni della 67° Assemblea Generale relative alla rapida attuazione del documento finale di Rio+20 (> vedi il documento A/C.2/67/L.45). Oltre al rafforzamento del Consiglio economico e sociale (ECOSOC) il documento apre il processo negoziale per la creazione di un forum ad alto livello politico (HLPF) che partirà dal gennaio 2013 per concludersi nel maggio 2013, con una relazione del Segretario generale dell'ONU sulle proposte degli Stati membri e dei Major Group della Società civile. è previsto che la Commissione sullo sviluppo sostenibile (la CSD) dovrà tenere una sessione finale breve e formale dopo la conclusione dei negoziati sul Forum ad alto livello politico. La risoluzione prevede la costituzione di un Open Working Group, composto da 30 rappresentanti dei cinque gruppi regionali delle Nazioni Unite, con il compito di proporre una serie di obiettivi di sviluppo sostenibile (gli SDG) e di presentare la sua relazione alla 68° sessione dell'Assemblea Generale. Le relazioni saranno tenute con regolarità all'Assemblea Generale tenendo conto della convocazione del primo Forum ad alto livello politico e dell'evento speciale convocato il 25 settembre 2013 per seguire gli sforzi compiuti nella realizzazione degli obiettivi di sviluppo del Millennio (gli MDG) (> vedi la documentazione e il documento finale). Le linee guida dell'OWG sono le seguenti:
Nell'ottobre 2012 l'UNGA ha organizzato un incontro per stabilire in prima istanza caratteristiche e architettura degi SDG "Conceptualizing a Set of Sustainable Development Goals". In dicembre il Segretario generale pubblica un documento di orientamento iniziale (> vedi la sintesi). La 67° Assemblea Generale del 21 dicembre 2012, con la risoluzione 67/203, impegna il Gruppo di lavoro a presentare i primi risultati alla 68° Sessione. Nel mese di gennaio 2013 inizia il suo lavoro anche il Comitato intergovernativo per il finanziamento dello sviluppo sostenibile che si aggiorna prima dell'inizio della 68° sessione UNGA. Il 22 gennaio 2013 viene nominato il Gruppo di lavoro. Italia Spagna e Turchia condividono uno dei seggi. Fino al febbraio 2014 il gruppo di lavoro ha tenuto otto riunioni. La documentazione del gruppo di lavoro è resa disponibile dalle Nazioni Unite (> vedi), così come tutta la serie dei documenti via via pubblicati (> vedi). *** L'avanzamento dei lavori dell'OWG, Open Working Group on SDGs
Luglio 2014. La tredicesima sessione dell'OWG.
La tredicesima ed ultima sessione del gruppo di lavoro (OWG) sullo sviluppo
sostenibile ha avuto luogo tra il 14 e il 19 luglio 2014, presso la sede
delle Nazioni Unite a New York. La proposta dell'OWG sugli SDGs verrà sottoposta alll'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, come parte rilevante del più ampio sviluppo del programma per il post-2015 che sarà varato nel settembre del 2015. Molti delegati e i copresidenti hanno voluto chiaramente ricordare che c'era ancora un altro anno di utili negoziati prima che la proposta degli SDG sia adottata dalla Assemblea Generale delle Nazioni Unite insieme al resto dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile che sostituirà in continuità gli obiettivi di sviluppo del Millennio, gli MDG. La proposta della OWG sugli SDG sarà presentato all'Assemblea Generale nel mese di settembre 2014, dove saranno determinati i prossimi passi. Molti commenti durante la plenaria di chiusura hanno ribadito il fatto che la attuale produzione degli SDG è solo una "proposta". In ultima analisi, la lista degli obiettivi e target avrebbe potuto essere più chiara, concisa e "ficcante", come alcuni avrebbero voluto. Tuttavia, la proposta nasce e si sviluppa da un processo intergovernativo che era aperto alle proposte di tutti gli stakeholder ed in effetti il gruppo di lavoro è stato veramente aperto. Si può dire, come osservato da taluni, che si è innescato un processo di apprendimento interdisciplinare e che il OWG ha dato inizio ad un nuovo modo di affrontare lo sviluppo sostenibile. *** Giugno 2014. La dodicesima sessione dell'OWG. OWG-12 è stato il primo incontro durante il quale i delegati hanno lavorato principalmente in sessioni informali basati sulla bozza di livello zero dei SDG. A valle di una seduta solenne di apertura dei lavori, i delegati hanno considerato e discusso l'obiettivo 7-17 proposto, in sessioni informali che si sono protratte dal lunedì al venerdì. Alla fine della settimana, i copresidenti hanno annunciato che avrebbero preparato un progetto di revisione della bozza di livello zero entro il 30 giugno. *** Maggio 2014. La undicesima sessione dell'OWG. Facendo il punto sull'avanzamento dei lavori di questa sessione si è deciso che la questione della parità di genere sarà inclusa nel documento di lavoro successivo. Sui cambiamenti climatici, che alcuni vogliono come goal a sé stante, c'è disponibilità anche a soluzioni diverse, purché sia salva la centralità del tema. Pertanto, il cambiamento climatico è destinato a rimanere nella prossima versione del documento. I delegati si sono divisi sull'opportunità di includere un'area focalizzata su società pacifiche e inclusive, stato di diritto e istituzioni capaci, che si è deciso che saranno inclusi, per un totale di 17 aree di messa a fuoco. Nella prossima versione ci saranno anche molti più target. Nelle prossime sessioni OWG, sarà posta quindi maggiore attenzione sulla discussione di questi target. Ci saranno anche sessioni informali prima di tutte le successive sessioni OWG, per facilitare e accelerare il processo. La OWG-11 è stata annunciata come l'ultima riunione prima dell'inizio delle sessioni di lunga durata. La prossima versione del documento di lavoro dei copresidenti diventerà pertanto lo "Zero draft" sul quale gli Stati membri dovrebbero assumere la gestione del testo. Per questa ragione molti hanno ribadito le loro liste di preferenze, in un'ultima sforzo per ottenere che le loro proposte siano inserite nel testo.
Le domande più difficili si pongono sul ruolo del
processo OWG, come uno dei numerosi processi intergovernativi che
aiuteranno ad impostare l'Agenda dello sviluppo post-2015.
è poco chiaro come gli
altri processi andranno a convergere nel processo decisionale e come lo
faranno. Si è suggerito alle delegazioni che la priorità del OWG è fissare
obiettivi, e che l'attuazione spetterà ad un'altri soggetti del negoziato.
Nel frattempo, molti governi Viene posto anche il problema della accountability, con riferimento all'operatività dell'High level Political Forum sullo sviluppo sostenibile (HLPF) e del rapporto con l'attività degli incontri finale in parallelo del OWG . La riunione HLPF-ECOSOC di luglio, ha un evidente ruolo potenziale nel controllo sui SDG, e questo sarà un tema chiave per la discussione. Per quanto riguarda la sostanza, alcuni partecipanti hanno messo in discussione se l'eventuale set di SDG debba rispecchiare i molti altri processi e gli accordi esistenti, consentendo alla comunità internazionale di concentrarsi sulla fase di attuazione, o ritagliarsi un ambito separato, occupando ciò che è attualmente uno spazio vuoto nel framework internazionale dello sviluppo. La Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici è programmata per adottare un nuovo accordo globale entro il 2015, e molti pensano che la Convenzione è l'unico forum per fissare i target sul cambiamento climatico. Altri hanno detto se i SDG assumeranno un obiettivo stand-alone sull'importanza del cambiamento climatico, l'ordine del giorno non sarà considerata completo o legittimo. Sulla biodiversità, molti hanno sostenuto che gli obiettivi SDG dovrebbero essere in linea con la Convenzione sulla diversità biologica e i suoi Obiettivi di Aichi, in quanto sarebbe irrealistico per i governi seguire due serie distinte di obiettivi sulle stesse questioni. Ma ci sono su questo posizioni divergenti, anche perché molti pensano che i SDG devono mostrare un livello di ambizione superiore a quanto è già stato concordato. Anche se il documento finale di Rio+20 chiede ai SDG di essere universali, è chiaro dagli ultimi undici incontri OWG che i delegati interpretano questa istruzione in modo diverso. Molti Paesi sviluppati credono di capire che questo sta a significare che gli obiettivi saranno universalmente applicabile a tutti i paesi, ma molti paesi in via di sviluppo sostengono che l'Agenda non potrà trattare tutti gli Stati allo stesso modo.
I paesi in via di sviluppo non vogliono essere ancorati
agli stessi obiettivi del mondo sviluppato, soprattutto senza le risorse per
raggiungerli. E come in precedenti discussioni sul tema della produzione e
consumo sostenibili, alcuni governi hanno affermato che quegli obiettivi
dovrebbero applicarsi solo ai paesi sviluppati. A OWG-11, per esempio, la
troika Stati Uniti/Israele/Canada ha suggerito che tutti i paesi
dovrebbero singolarmente Qualunque sia il risultato del lavoro del OWG, l'Agenda dello sviluppo post-2015 rifletterà gli esiti di più processi. Resta una domanda alla fine: Potranno i governi di tutto il mondo concordare una serie di obiettivi universali su alcune delle più grandi domande dell'umanità? *** Aprile 2014. La decima sessione dell'OWG. Durante la discussione di chiusura del Venerdì sera, il presidente dichiara che il Gruppo ha discusso un numero incredibile di idee in cinque giorni. Sintetizzare non sarà facile, ma è necessario. I tempi non sono ancora maturi per la negoziazione di merito e l'OWG ha bisogno di affinare ulteriormente gli obiettivi e i target prima discutere le loro specificità. Il Gruppo non deve restare impigliato in questioni di sviluppo superate, ma deve entrare in pieno nei problemi di oggi, il cambiamento climatico, le città, e la disuguaglianza prima di tutti. Viene avanti il concetto che i nuovi obiettivi di sviluppo devono essere twittabili. Devono essere compresi da ministri, madri, capitali, giovani, governi locali e cittadini di tutto il mondo. I bambini in età scolare dovrebbe essere in grado di parlarne. Allo stesso tempo, i SDG devono essere uno strumento per il lancio di una vera e grande trasformazione a livello globale. Ogni obiettivo deve essere breve, chiaro e comprensibile, in modo da essere facilmente comunicato ma al contempo ispirare l'azione della politica mondiale I governi e la società civile, sia all'interno che fuori della sede dell'ONU a New York, anche con l'aiuto del webcasting della sessione, si sono concentrati su ciò che dovrebbe essere incluso in un insieme globale di SDG. Non manca però una certa preoccupazione circa la facilità con cui una comunità globale di oltre 190 paesi sarà in grado di semplificare gli ormai ben oltre 300 obiettivi, che sono stati individuati finora, in un programma d'azione coerente. I SDG devono svilupparsi in coerenza con gli MDG, affrontare le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile secondo le indicazioni di Rio +20 e contribuire alla risposta globale alla questioni emergenti. Ai delegati è stato ricordato che i SDG hanno un passato importante, ma più importante è includere una visione del futuro. Gli obiettivi sul tappeto vanno dai MDG aggiornati, alla povertà estrema da eliminare, all'aumento delle nascite, alla registrazione, all'allattamento al seno universale, al supporto per i musei, alla costruzione dei marciapiedi della città. Oltre a proporre obiettivi, nel corso della discussione delle 19 aree di messa a fuoco, documentate nella tabella della IX sessione, i governi hanno delineato altri argomenti che dovrebbero costituire altrettanti obiettivi. Dopo un anno di riunioni e di successive sintesi, alcuni delegati sono venuti preparati con proposte di obiettivi dettagliati contenenti percentuali, prezzi e orari. Obiettivi specifici sono stati suggeriti per la realizzazione entro il 2030, tra cui dimezzare l'intensità della povertà e la povertà estrema e aumentare la percentuale di persone che hanno la sicurezza dell'alimentazione. Nonostante il crescente consenso su alcune questioni, la maggior parte degli obiettivi headline sono ancora in discussione, mentre la proposta di obiettivi per la loro attuazione richiederanno un'ulteriore discussione ed elaborazione. In particolare, nelle questioni di sviluppo del 21° secolo, per i quali gli osservatori hanno notato che molto lavoro resta ancora da fare. è il caso dell'uso sostenibile delle risorse marine, degli oceani e dei mari, degli ecosistemi e della biodiversità. Altri hanno sottolineato che sussistono differenze fondamentali di approccio per quanto riguarda aree di interesse come quelle delle società pacifiche e non violente, dello Stato di diritto e della governance. alla fine della sessione, chi si aspettava di avere finalmente un testo da negoziare si è sentito dire dal presidente che il programma di lavoro per le prossime tre sessioni sarà ancora "consultazioni" per le aree di interesse e ancora negoziare e negoziare ... *** Marzo 2014. La nona sessione dell'OWG. Dopo 11 mesi di lavoro questa sessione segna l’inizio della vera e propria negoziazione e progettazione dell’architettura che dovranno assumere gli SDGs, ovvero l’integrazione delle dimensioni e dei mezzi operativi per raggiungere gli obiettivi in un programma coerente ed efficace . Il primo elemento di novità è rappresentato dalla versione definitiva delle 19 aree focus dei SDG che i delegati hanno ricevuto appena una settimana prima dell’inizio della sessione.
La scelta delle aree, degli obiettivi e dei target da includere nella lista dei SDG è frutto di un lungo lavorio di compromessi e accomodamenti tra le diverse visioni delle parti che non hanno comunque raggiunto il pieno consenso intorno alle 19 aree focus. Circa l’80% degli obiettivi proposti poggiano su un ampio consenso. Potrebbe sembrare un risultato prezioso, se non fosse che il restante 20% rappresenta molte delle questioni più impegnative in grado di influenzare l’intero quadro, cioè le modalità di attuazione, le questioni finanziarie e le responsabilità comuni ma differenziate e l’universalità. Durante la sessione la discussione sul finanziamento per lo sviluppo sostenibile ha sollevato la possibilità di affrontare nuove fonti di finanziamento, andando ben oltre la tradizionale assistenza ufficiale allo sviluppo (un tasto critico che ricorda ai partecipanti la difficoltà di tradurre in fatti gli impegni presi). Le esigenze di finanziamento sono grandi ma la sfida sta nell’affrontarne equamente la quantificazione degli investimenti. Le fonti di finanziamento dovranno rafforzarsi reciprocamente, il che significa porre rimedio alle cattive politiche che remano nella direzione dell’inazione, come gli enormi sussidi energetici, oggetto di profondi disaccordi tra le parti. Nessuna chiara indicazione emerge su come gli ODA, gli aiuti ufficiali allo sviluppo, dovrebbero sopravvivere nella nuova agenda per lo sviluppo. Gli MDG adottati dopo la Dichiarazione del Millennio individuavano le priorità globali e alcune azioni mirate. Inizialmente l’accettazione generale degli MDG è stata lenta, in parte a causa della partecipazione limitata al loro processo di costruzioni. Determinati a imparare dall'esperienza dei MDG, i governi stanno adottando un approccio diverso per l’Agenda post -2015. La prima area focus, l’eradicazione della povertà ha un sostegno quasi unanime ed è stata accettata come il focus primario dei SDG. Il sostegno è significativo anche intorno alle aree 8, 9 e 10, rispettivamente crescita economica, industrializzazione e infrastrutture. Tra i punti più combattuti è l’area 19, società pacifiche e non violente e istituzioni capaci. Molti chiedevano obiettivi separati per la pace e la governance, altri un’intromissione più soft nella vita politica dei Paesi, e tanti altri chiedevano di eliminare del tutto dalla lista le questioni relative alla pace e al buon governo, ritenendole dimensioni trasversali tra le aree focus. Il documento che presenta le 19 aree focus lascia fuori aree d’interesse tra cui la sicurezza alimentare e la nutrizione, l'agricoltura, la riduzione del rischio di catastrofi, la desertificazione, il degrado del suolo e siccità. Anche il focus su oceani e mari è stato dibattuto, molti lo volevano come parte del più generico obiettivo gestione sostenibile degli ecosistemi naturali. L’obiettivo per il clima secondo molti dovrebbe essere incorporato trasversalmente lungo tutta la lista, mentre dovrebbero ricevere maggior rilievo questioni fondamentali, tra cui l’emigrazione e la gioventù, l’acqua e l’accesso ai servizi igienico-sanitari. La parità di genere e l'empowerment delle donne dovrebbe essere riflessa sia come obiettivi autonomi che come dimensioni trasversali. L’importanza delle interconnessioni tra le aree e il loro potenziamento per realizzare con successo un programma di trasformazione mette d’accordo tutti, almeno tanto quanto ci si spacca per il forte dissenso su temi che, dalla Conferenza Internazionale del 1994 sullo sviluppo e la popolazione, segnano la linea rossa che ostacola un accordo, cioè la salute e i diritti sessuali e riproduttivi. Questioni ancora più controverse restano i Mezzi di implementazione e le Responsabilità comuni ma differenziate, e la piega che prenderà il dibattito nel corso delle sessioni future dell’OWG su questi due temi caldi è in grado di influenzare l’intero processo dei SDGs. Molti PVS chiedono che l’obiettivo dei Mezzi di implementazione stabilisca opzioni concrete. C’è molto scetticismo per il ruolo del settore privato nella strategia di attuazione, anche se viene supportato da più parti un obiettivo stand-alone sul rafforzamento del partenariato globale, con tutte le diverse accezioni che ciò implica. Anche il principio delle Responsabilità comuni ma differenziate riguarda tutto il quadro dei SDG, perché, come ricorda il Brasile, Rio+20 ha universalizzato il processo molto al di là della convenzione climatica da cui ha avuto origine. Molti paesi sviluppati sostengono che questo principio vale solo per l'ambiente e il degrado, ma non per l'eliminazione della povertà o il supporto di altri settori di sviluppo. I delegati si sono accordati sulla redazione di 4 documenti che segneranno il passo futuro dei lavori del negoziato: un documento che integra le aree focus, un compendio dei target attuali sulle diverse questioni, una matrice di interconnessioni tra le dimensioni e la definizione di obiettivi, traguardi e indicatori. Insomma, si prepara una versione leggermente "ottimizzata" delle aree di interesse che metta d’accordo tutti come piano di discussione della prossima riunione. E’ difficile non concordare con il copresidente della sessione di chiusura quando ricorda ai delegati che la discussione dovrebbe ormai spostarsi verso proposte specifiche di obiettivi e traguardi piuttosto che continuare ad esporre le aree tematiche. Ad aprile la decima sessione dell’OWG dovrà dimostrare di aver cambiato marcia, passando dagli “esercizi di stile” ad un confronto vivo e produttivo. *** Febbraio 2014. La ottava sessione dell'OWG. La sessione di febbraio rappresenta un punto di svolta per altri più impegnativi compiti. Per undici mesi, i delegati hanno nei fatti portato a termine un vero e proprio periodo di training. La ottava sessione di "raccolta dati" ha visto la discussione formale di oltre 58 argomenti, arricchita dalle presentazioni di 80 esperti, ed ha concluso la fase di approfondimento, lasciando ai membri del gruppo una buona e sufficiente informazione sulle sfide che gli SDG dovranno affrontare e sugli approcci che dovranno essere intrapresi. Allo stesso tempo il Gruppo è cresciuto, dalla sua originaria composizione fatta da "30 rappresentanti designati dagli Stati membri" a 70 membri con un accordo di condivisione dei seggi disponibili. Ora si manifesta l'opportunità che la comunità internazionale cominci a vedere negli SDG, il modo per incorporare lo sviluppo sostenibile in un programma più ampio di sviluppo. Questi primi otto incontri sono stati solo la prima fase, che potremmo definire "diagnostica".
Nel mese di marzo, l'OWG inizierà la fase successiva, e si concentrerà sulla
progettazione Alcuni paesi in via di sviluppo hanno voluto che di disuguaglianza si parlasse, ad esempio, considerando le disparità economiche tra paesi, mentre altri non hanno mancato di sottolineare le altrettanto gravi disuguaglianze sociali all'interno dei singoli paesi. Altri ancora hanno detto che gli SDG dovrebbero concentrarsi sulla povertà, l'analfabetismo, lo sfruttamento economico e la mancanza di lavoro dignitoso come condizioni che portano ai conflitti e alle guerre.
In sostanza la cronaca testimonia il
riconoscimento della natura multidimensionale ed interagente di tutti questi problemi e la
consapevolezza che il lavoro più difficile
dell'OWG sarà
tradurre questi problemi in nuclei di consenso, in obiettivi e indicatori,
lavoro per il quale
occorrerà mobilitare tutte le abilità diplomatiche all'interno del
gruppo e programmare per l'OWG un'attenta navigazione.
Un risultato del vasto, e spesso esaustivo, processo di revisione di
così tanti temi durante la fase di valutazione è da molti Ma la fase dell'inventario e dell'accertamento dei fatti è giunta al termine e tutti sanno cosa viene dopo. Ora che tutte le problemi sono stati disposti in un ricco palcoscenico multi-dimensionale, essi devono essere ripartiti, integrati e strutturati in un programma di sviluppo sostenibile funzionale. Il problema dell'universalità degli SDG Una considerazione è dovuta dopo sette sessioni del gruppo di lavoro. Era attesa ed è quella dell'universalità: come si fa a progettare obiettivi universalmente applicabili a tutti i paesi mantenendo gli obiettivi e i target facili da comunicare e limitati nel numero?
La nozione di "universalità" è un elemento di discontinuità tra gli SDG
e gli MDG:
gli MDG sono stati costruiti
sulle azioni
del Sud finanziate dal Nord . Al contrario il
quadro
per gli SDG in varie proposte concerne le
sulle
attività del dalle quali il Sud può trarre beneficio.
Ciò implica
che
i paesi sviluppati devono fare dei cambiamenti al loro interno
e
non solo pagare per favorire cambiamenti nei paesi in via di sviluppo.
Quindi,
come possono essere universali in natura gli SDG e, allo stesso tempo,
tener
conto delle diverse realtà nazionali? Nell'OWG
sono
stati presentati diversi modi di conciliare le due esigenze. Alcuni Una nota informalmente distribuita ai partecipanti delinea tre interpretazioni di universalità che si sostengano a vicenda e non sono mutuamente escludentesi:
Incorporando tali approcci nel quadro degli SDG, significherebbe che essi sarebbero concordati a livello globale; che rifletterebbero le aspirazioni comuni a tutti i paesi, rilevanti per ogni paese sulla base di un concetto di responsabilità universale. Ma , come le discussioni all'OWG -7 hanno messo in luce, l'universalità nel contesto di un processo intergovernativo non può essere discussa senza il concetto complementare di "differenziazione", riconoscendo che tutti gli Stati membri dell'ONU sono sovrani e sono in diverse fasi di sviluppo e che alcuni hanno una maggiore "responsabilità storica" di altri per lo stato attuale delle cose e per supportare le soluzioni necessarie. Così il problema dell'universalità, non le soluzioni, è chiarito in tutti i suoi aspetti. Chiaro è ormai che universalità non potrà voler dire identità: un bel rebus. Gennaio 2014. La settima sessione OWG. Alla conclusione il chair dichiara, né ci sarebbe aspettato altro, che le questioni sono in discussione sono strettamente interconnesse e necessitano di un approccio sistemico. In Poiché si è parlato di città e di insediamenti umani, riconosce che ci dovranno essere degli SDG urbani, anche se per il momento non c'è accordo. Le città sono grandi consumatori di energia e di materiali, e luoghi di accumulazione di inquinamento e rifiuti. Uno sviluppo territoriale equilibrato può essere decisivo e pertanto decisiva è la regolazione degli scambi in entrambe le direzioni di persone, conoscenze , servizi e reddito tra aree urbane e rurali. Del pari da sottolineare è l'importanza del trasporto sostenibile, in particolare al fine di evitare mobilità inutili, promuovere modi più efficaci e di trasporto di massa e migliorare le prestazioni ambientali delle modalità di trasporto esistenti. Dall'esame dei problemi della produzione e del consumo, SCP, si ricava la necessità del disaccoppiamento tra uso delle risorse e crescita economica utilizzando un mix di politiche e di analisi LCA, basate sul ciclo di vita dei prodotti e dei servizi. I problemi SCP sono quelli che pongono esplicitamente il cambiamento di modello di sviluppo come necessario. I governi chiedono obiettivi SCP differenziati tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo e contributi al fondo fiduciario per il 10YFP sul SCP. Molti fanno notare che di questa necessità di cambiamento, pur ben chiarita già a Rio '92, i paesi ricchi se ne sono infischiati. Al momento appare che, se il Sud pensa che sia il Nord a doversi far carico del cambiamento di modello, sarà difficile formulare obiettivi comuni in materia di SCP. In materia di chemicals è stato osservato che quelle sostanze sono per la maggior parte dannose per i paesi poveri, vulnerabili e in via di sviluppo, che spesso non hanno la capacità di gestirle correttamente. Il clima e i disastri da esso provocati sono materia trasversale a tutti i punti dell'Agenda. Fra l'altro è necessario, dicono i delegati, il rispetto del ruolo di negoziazione dell'UNFCCC. La materia è controversa a proposito di quale delle due trattative debba guidare l'altra. Le opinioni sono discordi, ma è evidente che gli obiettivi climatici negli SDG dovranno esserci eccome. Sembra di cogliere che il nodo di quella trattativa, il principio delle responsabilità comuni ma differenziate, CBDR, stia evolvendosi nelle visioni di alcuni governi, ma per ora posizioni di compromesso non se ne vedono. In preparazione di un percorso per il negoziato dell'anno che inizia, la presidenza prospetta due opzioni: preparare una lista provvisoria di SDG con i target sintetizzando le le proposte che sono stato fatte, che ad oggi constano di 327 obiettivi. L'opzione B è un documenti di testo più leggero, che coprirebbe le principali tendenze della discussione, le idee concettuali e i e potenziali risultati. Una terza opzione sarebbe non fare nulla e lasciare l'iniziativa ai delegati fino a marzo. La Presidenza in tal caso può scrivere i criteri, sulla base del risultato e dei principi di Rio +20, per determinare quali dovrebbero essere gli SDG e i relativi obiettivi, senza definire i target. I conti verranno fatti in Febbraio ma l'ipotesi di riuscire a compilare una lista di SDG almeno indicativa per quella data non appare molto confortata dall'andamento delle cose. Le attività del 2013. La sesta sessione del Gruppo di lavoro si è tenuta a gennaio 2014 a New York. Non è facile fare un bilancio del primo anno di consultazioni, ma certamente i risultati sono pochi e l'agenda 2015 è piena di impegni e convocazioni. Non v'è dubbio che il compito sia particolarmente difficile, pari almeno al tentativo di un trattato internazionale sul clima, alla stessa data di scadenza. Il processo di definizione degli SDG e dei relativi indicatori (fonte: IISD 2113)
Proposte in giro ce ne sono molte, nessuna abbastanza autorevole perché meriti una nostra segnalazione. Si veda ad esempio il rapporto 2013 dell'UNEP che giustamente sollecita una integrazione solida dei valori ambientali negli SDG: "Embedding the Environment into SDGs". Raccomandiamo la lettura di questo Rapporto che, al di là degli intenti dichiarati, contiene importanti suggerimenti metodologici per le altre questioni dello sviluppo sostenibile. Non dimentichiamo infatti che per molto tempo, in vista di Rio+20, l'UNEP ha coltivato apertamente, e per esempio con il sostegno europeo, l'ambizione di essere lei l'Agenzia ONU per il governo dello sviluppo sostenibile. A pag.5, in particolare, l'UNEP referenzia tutti i principali sforzi di definizione degli SDG quotabili a metà 2013. Riportiamo di seguito in lingua originale:
Nelle conclusioni della sesta riunione dell'OWG che conclude il 2013 i chairmen fanno notare che il compito del gruppo di lavoro è davvero di alto profilo e che occorre un modo nuovo di lavorare che eviti di ricadere nei soliti colli di bottiglia del negoziato internazionale multilaterale. Non si possono fissare obiettivi ambiziosi senza specificare le modalità in cui saranno raggiunti, senza che ci sia una volontà politica, il finanziamento, la tecnologia, la capacitazione e lo schieramento politico-istituzionale favorevole. Vi è necessità di una collaborazione rafforzata per l'attuazione degli SDG equi e solidali, di un'equa ripartizione delle responsabilità, di partenariati pubblico-privato, del riconoscimento del ruolo delle aziende per sviluppare nuovi modelli di business sostenibili. Si sottolinea l'importanza di scienza, tecnologia, innovazione e dati mediante il rafforzamento delle capacità statistiche nei paesi in via di sviluppo. Per quanto riguarda le specificità dei vari paesi i il chair ricorda che l'Africa vuole concentrarsi sull'eliminazione della povertà e la fame e vuole arrivare alla realizzazione degli SDG; i SIDS, le piccole isole, vogliono azioni forti sul cambiamento climatico e la gestione sostenibile degli oceani; I paesi LLDC, a minor sviluppo, vogliono alleviare gli alti costi di accesso al mercato attraverso un accordo per la agevolazione degli scambi e i MIC, paesi a medio sviluppo, vogliono concentrarsi sulle disuguaglianze e le iniquità distributive. Come d'obbligo egli ribadisce la centralità dei diritti umani, dello sviluppo e della governance globale. Sulle libertà fondamentali, sul diritto allo sviluppo, rivendica i meriti delle Nazioni Unite come istituzione efficace e come pietra angolare della governance dello sviluppo sostenibile. Tutto bene, dunque, nelle premesse, vedremo come si andrà sviluppando questo processo.
La consultazione dei Governi e della società civile sull'Agenda post-2015 Io sono uno studioso e sento tutta la sete di conoscere che può sentire un uomo. Vi fu un tempo nel quale io credetti che questo costituisse tutto il valore dell'umanità ... Quella superiorità illusoria è svanita, ho imparato che la scienza è inutile, se non serve a mettere in valore l'umanità. Kant, Critica della ragion pratica Inizialmente il lavoro del Gruppo Open sugli SDG sarà basato su un Rapporto del Segretario Generale alla 68° UNGA per la cui preparazione, in attesa della costituzione del Gruppo intergovernativo, il Segretariato della Conferenza Rio+20 (UNDESA) ha pubblicato un questionario e ha chiesto ai Governi di rispondere entro il 5 Novembre 2012. Al di là della capacità ancora modesta di queste iniziative di veicolare all'ONU le infinite proposte che potenzialmente perverrebbero da parte della società civile di tutto il mondo, è importante che tutti gli attivisti dello sviluppo sostenibile e della Green economy abbiano la capacità di misurarsi con questioni di questo livello entrando nella dimensione propositiva e lasciando alle spalle la geremiade delle lamentazioni. Esercitare il diritto di critica è sacrosanto, meglio magari non dimenticando la lezione Kantiana. A tal fine appare davvero apprezzabile l'iniziativa del Ministero dell'Ambiente che ha aperto il questionario ai commenti e tiene aperta una pagina web sulla consultazione con la dichiarazione : "Anche l'Italia intende apportare il proprio contributo partecipando attivamente al lavoro di predisposizione delle risposte ... facendo seguito alla proficua consultazione avviata con la società civile in preparazione di Rio+20. Il Ministero ritiene importante continuare a coinvolgere e ascoltare i soggetti portatori di interesse e ricevere contributi che potranno risultare utili nel definire la posizione nazionale". Il Questionario dell'UN DESA In considerazione della necessità di dare le risposte in lingua inglese, il testo seguente utilizzerà secondo necessità le due lingue. Il Questionario richiede ai contributori di rispondere a 12 quesiti in maniera concisa e con attenzione alle priorità concordate a Rio+20. Nel testo si possono trovare brevi argomentazioni a chiarimento delle questioni poste. Si tratta nell'ordine:
Gli SDG devono essere di natura globale e universalmente applicabile a tutti i paesi, tenendo conto delle diverse realtà nazionali, capacità e livelli di sviluppo e nel rispetto delle politiche e delle priorità nazionali (Il futuro che vogliamo, punto 247). Ci sono qui difficili questioni da risolvere che attengono all'auspicata applicazione del Principio delle responsabilità comuni ma differenziate, al timore che lasciando spazio alle autonome visioni nazionali si finisca per rendere incoerente il processo, alle modalità di armonizzare i pledge nazionali con gli interessi generali, come già avviene per il processo di Durban per il clima e infine alle modalità di assessment dell'avanzamento del processo con target eguali, differenziati o con altri criteri di burden sharing. Si chiede:
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*** Le risposte degli Stati membri delle Nazioni Unite Un primo quadro degli umori mondiali sull'obiettivo 2015 si trova nel documento pubblicato dall'ONU nel Dicembre 2012 con il nome Secretary-General’s Initial Input to the Open Working Group on Sustainable Development Goals. La lettura del documento mette in luce che gli Stati membri generalmente accettano che l'eliminazione della povertà deve restare la priorità più alta a completamento del lavoro incompiuto del MDG 1, e generalmente pensano che per realizzare questo obiettivo è un requisito necessario la crescita economica sostenuta, inclusiva ed equa nei paesi in via di sviluppo. c'è ampio riconoscimento della necessità di garantire che tutta l'umanità abbia accesso ai beni e ai servizi fondamentali per una vita dignitosa, produttiva, all'occupazione, alla salute e all'istruzione. Molti sottolineano la necessità di affrontare le disuguaglianze nell'Agenda di sviluppo post-2015. Il contenuto prevalentemente sociale degli MDG si riflette anche nei ragionamenti sugli SDG ma senza inficiare la protezione della base delle risorse naturali. C'e una generale consapevolezza della necessità che le acquisizioni dello sviluppo rispettino i limiti ecologici, i cosiddetti planetary boundaries, ma le preoccupazioni economiche sembrano però molto più evidenti che in passato. Le priorità espresse dai governi sono nella figura seguente che, priva di una scala numerica, va letta in termini di preferenze relative. Si noti che malauguratamente la Green economy è verso il fondo scala a riprova della scarsa capacità d'azione che ha oggi l'Europa nella comunità internazionale. La tematica Beyond GDP è addirittura l'ultima.
La maggior parte dei paesi hanno indicato una preferenza, ove possibile, per bilanciare le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile all'interno di ognuno degli SDG, possibilmente attraverso la selezione dei target e degli indicatori. Molti paesi hanno convenuto che un forte impegno globale per gli SDG potrebbe contribuire alla migliore definizione delle politiche nazionali (il caso Italia è emblematico) e molti hanno detto che potrebbe forse anche influenzare le allocazioni del bilancio nazionale. La maggior parte dei contributi suggerisce che la comunità internazionale ha bisogno di principi condivisi, e molti sostengono l'opportunità di SDG comuni a livello mondiale. Altri sostengono che gli SDG dovrebbero essere comuni ma differenziati e flessibili per consentire loro di essere adattati alle caratteristiche nazionali, le priorità e il livello di di sviluppo. È stato generalmente accettato che gli SDG devono basarsi sulla Dichiarazione del Millennio, sull'Agenda 21, i principi di Rio, e il JPOI. Dovrebbero essere coerenti con gli altri obiettivi concordati a livello internazionale evitando che il processo di formulazione degli SDG finisca per essere un pretesto per rinegoziare gli obiettivi esistenti. Molti paesi hanno evidenziato la necessità di raggiungere un consenso sul fatto che ci sarà un unico programma di sviluppo con un unico insieme di obiettivi. Sono state espresse opinioni contrastanti su come e quando integrare il lavoro incompiuto degli MDG nella discussione sugli SDG anche perché l'atteso evento speciale del 2013 ha proprio lo scopo di fare il punto sui progressi in materia di MDG e individuare i gap rimanenti. Per quanto riguarda la verifica del progresso verso lo sviluppo sostenibile, vi è la necessità di misure aggregate ma gli SDG dovrebbero consentire una valutazione più specifica dei progressi, capace di cogliere le differenze tra i diversi livelli di sviluppo e tra i diversi gruppi sociali. Misure realistiche di avanzamento devono tenere conto dei diversi punti di partenza e delle diverse condizioni di base tra i vari paesi. Sarà importante, come per gli MDG, una strumentazione quadro globale capace di valutare i progressi e individuare le lacune. Vi è un forte sostegno per coinvolgere la società civile, il mondo accademico e altre parti interessate nel processo di sviluppo degli SDG. Alcuni paesi suggeriscono di istituire un meccanismo per consentire ai major group di condividere idee, collaborare con gli Stati membri e garantirne l'assunzione di responsabilità. Essi dovrebbero anche essere consultati facendo uso dei social media e delle ultime tecnologie dell'informazione. I processi di consultazione nazionali e regionali devono essere trasparenti e inclusivi, raggiungere a tutti i soggetti, compresi i gruppi poveri e vulnerabili. è stato anche sottolineato come critico e necessario il coinvolgimento del settore privato. ***
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